Avanti, compagni! Con scienza e coscienza!
I risultati delle elezioni di domenica 3 ottobre e lunedì confermano che tra le masse popolari crescono il malcontento, l’indignazione e la rivolta contro il regime della borghesia imperialista e il suo governo, il governo del banchiere Mario Draghi che i vertici della Repubblica Pontificia (RP) hanno installato ponendo fine ai governi M5S, chiudendo così, momentaneamente con successo, la breccia che le elezioni del 5 marzo 2018 avevano aperto nel loro sistema politico.
Le percentuali dei voti raccolti domenica e lunedì dalle singole liste incidono sulla composizione dei consigli e a proposito di chi comanderà nell’amministrazione comunale e regionale, chi spartirà potere e soldi, a quali gruppi capitalisti, clientele, bande e organizzazioni criminali andranno.
Ma la storia la fanno le masse popolari. Possiamo e dobbiamo incominciare da subito. Noi comunisti, il movimento comunista cosciente e organizzato, con alla testa il partito comunista, dobbiamo diventare capaci di mobilitare e organizzare le masse popolari fino a che diventeranno una forza capace di far ingoiare il proprio governo, il Governo di Blocco Popolare (GBP), ai vertici della RP e capace, incalzando e dirigendo il GBP, di far fronte alle manipolazioni, alle manovre giudiziarie, ai sabotaggi, alle sanzioni e alle aggressioni militari dei vertici della RP e dei gruppi imperialisti italiani e internazionali e avanzare verso l’instaurazione del socialismo.
La cosa più significativa dei risultati elettorali è che il numero degli astenuti è cresciuto ovunque e che i gruppi che avevano momentaneamente approfittato in termini di risultati o sondaggi elettorali del malcontento e dell’indignazione delle masse popolari, i gruppi di Matteo Salvini e di Giorgia Meloni, perdono già seguito e voti. Il gruppo di Enrico Letta (PD) e Giuseppe Conte guadagna in percentuali ma perde elettori. Finiranno peggio del M5S di Giuseppe Conte!
Rafforzare la resistenza delle masse popolari agli effetti della crisi economica, politica, sociale e ambientale prodotta dalla direzione della borghesia imperialista e dei suoi funzionari, agenti e portavoce.
Promuovere in ogni azienda, scuola, quartiere e territorio la formazione di Organismi Operai e Popolari che facciano come sta facendo il Collettivo di Fabbrica GKN di Campi Bisenzio (FI) contro lo smantellamento dell’apparato produttivo italiano di beni e servizi!
Promuovere lo sciopero di lunedì 11 ottobre proclamato unitariamente dai sindacati di base e partecipare in massa!
Trasformare l’indignazione per il bla, bla, bla di Mario Draghi e dei suoi accoliti Giorgetti & compagnia in Organismi Operai e Popolari e in Nuove Autorità Pubbliche!
Non dare tregua ai gruppi imperialisti italiani ed esteri, alla Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, USA e sionisti, all’Unione Europea e alla NATO con le sue criminali “missioni umanitarie” stile Afghanistan e Sahel!
La linea da seguire è chiaramente e dettagliatamente illustrata nel Comunicato del Partito dei CARC sulla parabola dell’ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano: lo riproduciamo integralmente.
Articolo pubblicato il 4 ottobre 2021 dall’Agenzia Stampa La Staffetta Rossa del P.CARC
Sulla condanna a Mimmo Lucano: che ogni comune sia una nuova Riace!
Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace (RC), oggi candidato al consiglio regionale della Calabria, è stato condannato dal tribunale di Locri a 13 anni e 2 mesi di carcere per presunti illeciti sulla gestione dei progetti di accoglienza per gli immigrati. La condanna, arrivata a pochi giorni dal voto calabrese, è dura e pesante. Essa va concepita, però, come una manovra politica. Una chiara manifestazione della lotta per bande in corso tra i vertici della Repubblica Pontificia. È una tappa di una guerra condotta per via giudiziaria per infliggere un colpo a destra (Salvini, con i guai giudiziari di Morisi di cui si parla in questi giorni) e uno a sinistra. Una manovra che però segnala l’evidente fragilità della compagine che sostiene Draghi e la paura di un sonoro schiaffone al governo e alla coalizione che più di tutti lo sostiene alle elezioni calabresi.
Alla pubblicazione della notizia in tutta Italia si sono moltiplicati presidi e manifestazioni a sostegno dell’ex sindaco di Riace, con tanti candidati alle varie amministrative che hanno preso verso di lui posizioni di solidarietà e complicità. Al fine di comprendere il da farsi, bisogna però ricavare i giusti insegnamenti dall’esperienza di Mimmo Lucano. Insegnamenti tanto più utili a tutti alle masse popolari organizzate e a tutti quei candidati che vogliono cambiare il corso delle cose presenti e si interrogano su come esprimere nuove forme di governo dei territori e del paese.
Il modello Riace e le Amministrazioni locali d’Emergenza – Innanzitutto il principale merito di Mimmo Lucano è il contributo che dà alla comprensione e allo sviluppo di amministrazioni locali al servizio delle masse popolari, quelle che abbiamo definito Amministrazioni Locali d’Emergenza. L’aspetto “umanitario” della sua opera, quindi, è importante ma secondario. L’esperienza di Riace insegna che un sindaco, in quanto primo cittadino che svolge il suo mandato nel rispetto dei principi Costituzionali, può scegliere da che parte stare e come superare il bivio in cui si trovano tutti gli amministratori locali nella gestione del proprio territorio e delle principali problematiche che il governo centrale scarica nelle loro mani: amministrare al servizio di chi?
Per meglio comprendere di cosa si sta parlando e non inseguire il tamtam mediatico degli ultimi giorni è utile riassumere in cosa consista il “modello Riace”. Nel 1998 una barca di profughi curdi ha raggiunto le coste del paesino calabrese. Da quel momento, dopo che decenni di emigrazione lo avevano spopolato, il paese ha ritrovato una sua vitalità e ricostruito una comunità. Ciò è stato favorito dalle politiche assunte dall’amministrazione comunale: il censimento, il recupero e l’affidamento agli immigrati di case che si trovavano in uno stato di abbandono; la costruzione di esperienze di formazione per il lavoro per gli immigrati; ha rilasciato carte d’identità a quei cittadini immigrati che a causa delle lungaggini burocratiche rischiavano l’espulsione; ha creato una moneta locale, sotto forma di buoni emessi dal Comune, per ovviare ai ritardi dell’erogazione dei fondi statali ed europei per l’accoglienza consentendo, d’accordo con alcuni esercizi commerciali, agli immigrati di acquistare beni alimentari. È nella realizzazione di queste misure che il sindaco, secondo la Procura di Locri, ha espresso una eccessiva spregiudicatezza.
Lezione da tirare su legalità borghese e la lotta in corso – L’esperienza di Lucano dimostra, nel piccolo, che un sindaco può e deve assumersi la responsabilità di trovare soluzioni alternative a quelle che consente la legalità borghese, che è fatta per servire padroni e speculatori di ogni sorta, ad uso e consumo della stessa classe dominante criminale che è responsabile del progressivo peggioramento delle condizioni di vita delle masse popolari del nostro paese. Dimostra che legalità e giustizia non sono idee astratte, esse hanno senso a seconda di quale sia la classe che le esercita. La democrazia borghese (quella in cui viviamo oggi) è la copertura politica con cui i capitalisti regolano i propri affari e amministrano la loro società. Tutto quello che non è conforme a questo andazzo non può essere tollerato.
Lucano ha adottato misure giuste per le masse popolari e complessivamente ha mostrato buona volontà e anche spirito solidale verso gli immigrati. Ma non aveva né un “piano di guerra” per far fronte agli attacchi del nemico (delle Larghe Intese prima e dello sciacallo Salvini poi) e far seguire al primo passo il secondo e poi il terzo, né aveva la consapevolezza che doveva dotarsi di esso. Quelle misure senza una rivendicazione politica adeguata, una mobilitazione e organizzazione delle masse popolari nel governare e sostenere l’azione di governo, senza replicare tale esperienza in altri territori, ha finito per isolare il sindaco di Riace e lasciarlo in balia delle guerre per bande della borghesia.
Già quando fu esiliato dalla sua città, pur organizzando manifestazioni e non facendo passi indietro sulla linea politica adottata a Riace, Mimmo Lucano non ha osato violare l’esilio e nel caso sfidare l’arresto; non ha osato organizzare gli abitanti di Riace per prendere in mano la gestione della città e proseguire nell’adozione delle misure necessarie alle masse popolari del territorio; non ha osato assumere un ruolo di avanguardia nel mobilitare altri sindaci dei comuni italiani ad adottare il “modello Riace” ed estendere la disobbedienza ai decreti sicurezza dei vari Minniti e Salvini portando tutti quei sindaci che gli davano solidarietà a passare dalle parole ai fatti.
Tali limiti non sono arretratezza e codardia di Mimmo Lucano, fanno parte di una concezione del mondo tipica della sinistra borghese che consiste nel voler rendere il mondo più umano senza eliminare il capitalismo, volere promuovere uno sviluppo armonioso ed equo tra sfruttati e sfruttatori, voler cambiare le cose senza sovvertire il regime esistente creando le condizioni per costituire una nuova governabilità del paese, il Governo di Blocco Popolare. La stessa illusione che animò Tsipras in Grecia e il M5S in Italia.
Da accusati ad accusatori, il processo di rottura – Nella società borghese la legalità sarà sempre più giusta per i capitalisti e andrà contro gli interessi delle classi oppresse, sebbene la classe dominante si arroga il diritto di violare le proprie stesse leggi quando vincolano la sua azione. Le classi oppresse per avere giustizia devono costruire una nuova società, il socialismo; fino a quel momento quando saranno intenzionate a prendersi giustizia si troveranno sempre più a dover violare la legalità borghese o a lottare perché venga applicata contro gli interessi della borghesia e dei capitalisti.
Questo approccio va applicato anche alla condotta e gestione dei processi che le autorità dello Stato borghese muovono contro le masse popolari e chi viola le sue leggi per metterne al centro gli interessi. La linea da attuare in questi casi, anziché aspettare e sperare di essere assolti dalle autorità borghesi (sperare di cavarsela), è quella del processo di rottura. Esso consiste nel trasformarsi da accusati in accusatori e nel negare da parte degli imputati ogni collaborazione alle Autorità dello Stato, in specifico alla magistratura: questa è legata a procedure, riti e forme che implicano un certo grado di sottomissione e di collaborazione dell’imputato.
Nel caso di Mimmo Lucano il processo di rottura doveva consistere nel non collaborare alla ipocrita messinscena a favore della classe dominante della “giustizia neutrale”, “eguale per tutti” ma rivendicare politicamente le azioni amministrative di cui era imputato, mobilitare le masse popolari a sostegno di quelle misure e allargare il campo della solidarietà e dell’emulazione di quelle misure da parte di altri amministratori locali.
Attraverso lo sviluppo creativo e sistematico di queste operazioni Lucano poteva e può darsi i mezzi per ribaltare l’intero procedimento giudiziario e in particolare le udienze e le cerimonie del processo, in un processo alle Autorità che violano le loro stesse leggi, violano lo spirito e spesso anche la lettera della Costituzione, vanno contro gli interessi delle masse popolari, legittimi anche se non riconosciuti dalle leggi.
L’aspetto decisivo è l’organizzazione – Quanto accaduto a Lucano mostra, inoltre, come l’iniziativa singola di un sindaco possa arrivare solo fino a un certo punto. L’elemento decisivo per cambiare le cose è il protagonismo delle masse popolari del nostro paese, la loro organizzazione in comitati, organismi e organizzazioni operaie e popolari che costruiscano sui territori (a partire dai luoghi di lavoro) una rete di nuova governabilità, imparando a imporre dal basso e con la lotta le misure necessarie a fare fronte agli effetti più gravi della crisi generale del sistema capitalista in cui siamo immersi. La crescita di queste Nuove Autorità Pubbliche sarà la base per arrivare a imporre Amministrazioni Locali d’Emergenza e un governo di emergenza delle masse popolari, un Governo di Blocco Popolare.
La solidarietà verso Lucano è sacrosanta e giusta ma abbiamo già visto come essa per essere produttiva deve trasformarsi in atti concreti.
Le organizzazioni operaie e popolari prendano in mano la gestione dei territori e comincino ad imporre le misure necessarie a fronteggiare la crisi economica in corso, a partire dalle parole d’ordine “un lavoro utile e dignitoso per tutti”. Sfruttino innanzitutto lo sciopero generale del 11 ottobre per mettere in campo 10, 100, 1000 azioni di rottura con le Larghe Intese e il governo Draghi. Costringano i candidati alle elezioni, gli amministratori locali e i sindaci di tutta Italia, a partire da quelli che solidarizzano con Lucano, a fare quello che ha fatto il sindaco di Riace nelle loro città: si mettano al servizio delle masse popolari e violino ogni legge costituita che va contro gli interessi delle masse popolari!
Vincere è possibile!
Ma per vincere bisogna avere una giusta (scientifica) concezione del mondo, una giusta strategia, darsi i mezzi per la propria politica e combattere fino in fondo!
Avanti nella lotta per portare le masse popolari organizzate a istituire il Governo di Blocco Popolare!
Comunicato CC 30/2021 – 6 ottobre 2021
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