Newsletter n.14/2021: E’ uscito Resistenza di Ottobre 2021!
Draghi è sull’orlo del burrone. La classe operaia può spingerlo giù. Insorgiamo!
(…) Se il 9 luglio gli operai della GKN avessero deciso di affidare la lotta contro i licenziamenti, la chiusura e la delocalizzazione dello stabilimento di Campi Bisenzio all’iter istituzionale/sindacale, oggi parleremmo di una fra le tante vertenze chiuse, in gergo, “alla meno peggio”: Cassa integrazione per tutti, una miseria di buonuscita che per i più anziani, forse, sarebbe valsa come accompagnamento alla pensione e tanti saluti.
È quello che succede sempre quando la mobilitazione degli operai è concepita come corredo alla trattativa fra sindacati e padroni; trattativa da fare rigorosamente a porte chiuse e che si conclude con i dirigenti sindacali che chiosano “abbiamo fatto il possibile, ma non c’è stato niente da fare”.
Invece la storia ha preso un’altra piega.
Chiamando in causa il governo per impedire i licenziamenti e la delocalizzazione gli operai GKN entrano a gamba tesa sulle caviglie di Draghi… (continua a leggere)
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(…) Se il governo Draghi usa tutti gli strumenti in suo possesso per favorire le delocalizzazioni, i licenziamenti e lo smantellamento dell’apparato produttivo anziché difenderlo, allora il governo Draghi va abbattuto. Se il governo Draghi usa la pandemia per colpire più duramente i lavoratori, per ricattarli, per dividere le masse popolari e metterne una parte contro l’altra; se promuove la discriminazione di Stato (Green Pass); se esegue gli ordini degli industriali e continua a permettere ogni tipo di speculazione sulla salute pubblica, anziché garantirla efficacemente — allora il governo Draghi va cacciato.
Se il governo Draghi usa l’aumento sconsiderato delle bollette per l’energia come ricatto per aggirare l’esito del referendum e dare il paese in pasto agli speculatori del nucleare, allora Draghi va cacciato.
Ma per cacciare Draghi bisogna necessariamente rispondere a una domanda: quale governo lo sostituirà? Se non vogliamo cadere dalla padella alla brace, le masse popolari organizzate devono imporre un loro governo di emergenza popolare.
È difficile, ma non è impossibile. Se ci sono cento motivi per dubitare, per dire “sarebbe bello, ma è impossibile”, “non ce lo lasceranno fare”, ce ne sono altri mille per superare lo scetticismo e le paure, per affrontare le resistenze e per assumersene la responsabilità. (leggi l’articolo completo)
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Intervista a Matteo Moretti del Collettivo di Fabbrica GKN
(…) Noi stiamo semplicemente continuando a fare quello che già facevamo qua dentro. Cioè, il Collettivo di Fabbrica è quella rete di lavoratori che si rendono disponibili a un confronto e un approfondimento delle situazioni interne, ma anche esterne, al di là dell’iscrizione a qualsiasi sindacato; che uno abbia o non abbia la tessera è indifferente.
Dentro alla GKN l’approccio alla discussione sindacale avveniva in questa maniera e lo svolgimento dell’attività sindacale si basava su un concetto: siamo tutti uguali. Quindi se ha un problema il precario, si interviene sul precario, se ha un problema la ditta esterna, si interviene sulla ditta esterna. Con tutte le difficoltà del caso perché ovviamente questo alimenta il concetto della delega. Nel nostro caso, in particolare, da parte dei lavoratori delle ditte esterne e questo è un problema che c’è sempre stato e che ancora ci trasciniamo dietro. Il protagonismo operaio deve nascere dai lavoratori, diciamo che in questo senso non può essere la GKN a traghettare dettando la linea a un movimento di classe. Oggi facciamo esternamente quello che facevamo internamente. (Clicca qui per leggere l’intervista integrale)
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“Insorgiamo!” – voci dal corteo di Firenze del 18 settembre
Oltre agli operai della GKN, oltre ai compagni e ai cittadini di Firenze, tanti altri lavoratori da tutta Italia hanno risposto all’appello “Insorgiamo!” e hanno partecipato alla manifestazione. Abbiamo chiesto ad alcuni di questi di mandarci impressioni e riflessioni sul corteo, sul ruolo che la classe operaia sta assumendo nella lotta per cacciare il governo Draghi e per costruire il governo che serve, sui passi ulteriori che è possibile fare, a partire dallo sciopero generale dell’11 ottobre. Leggi tutte le testimonianze raccolte durante il corteo del 18 settembre a Firenze!
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E se a decidere e a scegliere fossero gli operai?
(…) In certi casi, a ragionare “a rovescio” si imbocca la via giusta. Se si impara a ragionare a rovescio più spesso, se si impara a partire dagli obiettivi di chi si mobilita per arrivare a quello che istituzioni, autorità e organizzazioni sindacali possono fare, si capisce anche come funzionerà il governo di emergenza popolare che va imposto e qual è la strada per imporlo. Sono gli organismi operai e popolari a decidere e a dirigere, autorità e istituzioni devono obbedire… (leggi tutto)
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Il movimento sindacale nei Paesi Baschi
“Le condizioni salariali e dei diritti dei lavoratori nei Paesi Baschi sono migliori rispetto a quelli dello Stato spagnolo e questo è dovuto alla lotta, alla capacità di mobilitazione e conflitto del nostro sindacato” – Urtzi Ostolozaga, militante di LAB, intervista del 2016.
“Nei Paesi Baschi si registra un elevato numero di scioperi. La predisposizione allo sciopero non segue una tendenza negativa, come nel resto delle regioni spagnole, ma rimane costante, evidenziando la capacità della regione di far fronte all’egemonia neoliberista. I sindacati nazionalisti baschi sono protagonisti della scena” – Angela Maria Salis, il Manifesto del 18 luglio 2021.
Due “input” che aprono alla voglia di capire: cos’hanno di particolare i sindacati dei Paesi Baschi? Cosa conferisce loro la capacità di costruire rapporti di forza favorevoli ai lavoratori, anche in un contesto di crisi generale, di attacco padronale dispiegato e di repressione brutale? (leggi tutto l’articolo)
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Dalla nostra Agenzia Stampa “Staffetta Rossa”
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Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza – per il Comunismo (CARC)
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