Per capire i motivi che hanno indotto gli organizzatori ad annullare le manifestazioni dei ‘No Green Pass’ a Trieste, l’AntiDiplomatico ha intervistato Dario Giacomini, uno dei fondatori del Coordinamento 15 ottobre e presidente dell’associazione Contiamoci, nata per i sanitari sospesi.
Perché avete annullato le manifestazioni? Quali informazioni vi sono arrivate?
«Come coordinamento 15 ottobre abbiamo ricevuto informazioni su persone non note che si muovevano in città con atteggiamenti ‘strani’. Quindi abbiamo pensato che potessero esserci già in città degli infiltrati, la cui origine non ci è nota: estremisti di destra e sinistra, persone che amano infiltrarsi per creare tensione. Quindi perché temiamo quella che può diventare una strategia della tensione abbiamo deciso di annullare le manifestazioni. Non vogliamo inoltre arrivare all’incontro con il governo con una Trieste infuocata o con disordini».
Avete pensato a contromisure per evitare le infiltrazioni?
«Abbiamo organizzato un servizio d’ordine. Il problema è che si prevedeva una tale massa di persone che il corteo sarebbe stato incontrollabile».
Cosa chiederete domani al ministro Patuanelli? Quali saranno le vostre prossime iniziative?
«Le richieste sono note: abolizione del green pass attraverso una road map precisa e vincolante. In Parlamento non c’è dibattito, quindi al momento l’unico dibattito ci può essere tra governo e cittadini. In questo momento siamo una voce che rappresenta una parte dei cittadini italiani. Milioni di cittadini italiani trovano queste norme discriminatorie e vogliamo cercare di trovare una soluzione a questo problema».
Dialogherete con i sindacati di base su tematiche inerenti il mondo del lavoro?
«Adesso abbiamo l’esigenza di ristabilire dei principi democratici che vanno oltre le ideologie. Poi dopo ognuno avrà il suo percorso. Per quanto riguarda il coordinamento non è fonte di discussione. Dobbiamo fare adesso una riconciliazione nazionale, nel nome del vaccino si sono sperati gli italiani. Si sono separate le famiglie. Questa follia non è accettabile».
Quale è stato il principale errore del governo italiano nella gestione della pandemia e quale, il paese che ha avuto la migliore gestione?
«Non mi permetto di giudicare le politiche sanitarie. Io penso che la pandemia essendo un problema sanitario globale, le risposte potevano essere più o meno le stesse in tutti gli Stati, non ci dovrebbero essere grosse differenze. Tecnicamente abbiamo a disposizione diversi strumenti per contrastare la pandemia. Va benissimo usare i vaccini per tutelare la salute pubblica, ma da qui a fare l’obbligo ce ne passa perché ci sono altri strumenti come il distanziamento sociale e i dispositivi di protezione individuale che continuano ad esserci a dimostrazione del fatto che la vaccinazione non è uno strumento risolutivo. Lo dice anche chi vuole la vaccinazione per il 100% degli italiani. Io non ho i titoli per dire se i vaccini funzionano o no, ma dico attenzione, non andiamo a comprimere le libertà delle persone. Non può essere che se non ti vaccini muori civilmente. In questo momento in Italia la carta d’identità vale meno del green pass».
Prossime iniziative?
«Tutto dipenderà dall’incontro di domani. Dalle prospettive che apre o che chiude. Se ci sarà una chiusura totale la strategia sarà sempre pacifica, ma continueremo a portare le persone nelle piazze a far sentire la nostra voce, ancora più forte, ma ribadisco sempre in maniera pacifica. Ma magari più numerosi, compatti e coesi».
Qui l’intera intervista:
La Redazione de l’AntiDiplomatico