Il mondo in guerra, Fulvio Grimaldi: “La nuvola e la grandine”

Nascosti dietro a un apparato da conquista della Libia, i complottisti tramano

“Sancho”: intervista su guerre nascoste e dintorni.

L’Infezione è la paura

Quando c’è una paura, suscitata per uno scopo e quello scopo si fa fatica a raggiungerlo, tocca creare una paura più forte, e poi un’altra ancora più forte. E così via. Succede di questi tempi con i tamburi di guerra, percossi più che mai. Ma solo relativamente a una, o due, al massimo tre guerre. Tutte e tre da condurre in termini di conflagrazione nucleare. Di altre guerre, quelle vere, quelle in atto, si parla poco o niente. Succede, come ho ricordato nel programma “Sancho”, con la continua minaccia, propagandata da tutti i media, da analisti d’ogni parte, da pacifisti e guerrafondai, di una prossimissima guerra tra USA e Cina, di un’imminente con la Russia, o di una prossima di Israele e USA contro l’Iran (peraltro iniziata da tempo in chiave strisciante, di terrorismo ed economica. Ricordo Giulietto Chiesa che, a ogni incontro pubblico, già vent’anni fa pronosticava come imminente la guerra alla Russia e, dal momento che lui su questo argomento era il più preparato, toccava credergli.

Chiaro che una guerra mondiale e perdipiù atomica, non può non spaventare a morte il colto e l’inclita, seminare il panico, la depressione, indurre la gente a scavarsi rifugi, non fare più figli. Se oggi politica e media agitano con tamburi, cimbali e corni tibetani questa apocalisse, del tutto ipotetica e, a mio avviso, inattuale finchè non avranno prima cambiato, a forza di paure e bacilli, le società umane (da vecchio fesso, mi posso sbagliare), è che tocca esaltare una paura più debilitante e paralizzante di quella suscitata dalla nuova peste. E, da lunga pezza, anche la paura della “catastrofe climatica” (Verdi, Gates, Papa, Biden e High Tech). Questa a sua volta doveva potenziare la minaccia di un terrorismo dilagante dalla Libia a Boston, da Parigi, Nizza, Londra, Berlino e Monaco, a Mosul e Tunisi. Infine, Gebrejesus, Gates, Draghi e. giù, giù, fino a Figliuolo, a superarli tutti.

Guerre promesse e guerre nascoste

Insomma le guerre, o guerricciole vere, tutte mosse dall’intento di togliere di mezzo turbative e ostacoli al procedere dello schiacciasassi imperial-globalista, meglio non pubblicizzarle troppo. Lasciamole nella nebbia di invenzioni demonizzatrici fatte diffondere da pirandelliane parvenze di giornalismo, come gli imperial-antifascisti Repubblica, Il Corriere, La Stampa e, nel suo piccolo, il manifesto.  Pensiamo ai jihadisti ISIS e vari attivati nel Sahel, per consentire a francesi e sussidiari italiani di rubare uranio e altri minerali; agli stessi sparsi sull’Afghanistan per vendicarsi della fine delle ruberie e delle stragi godute per vent’anni; agli ISIS utilizzati da USA e Sauditi per riuscire finalmente a eliminare gli yemeniti dalla faccia della Terra.

Pensiamo in particolare al Myanmar, che i sinistri sfottono chiamandolo ancora, come i colonialisti britannici, Birmania. Qui, il paese si è tolto dai piedi la mina amerikana Aung San Suu Kyi, accusata di traffici di materiali “dual use” per una bella rivoluzione colorata. Dopodichè la quinta colonna da lei coltivata negli anni, esclusa dal potere, ha avuto l’incarico USA di frantumare la nazione. Nel paese che ha avuto l’ardire di volersi sovrano e prestarsi al passaggio al mare della Via della Seta cinese,  questa Isis buddista si è armata e prova a lavorare insieme a una serie di guerriglie impegnate da anni a creare il caos finalizzato a un tranquillo narcotraffico.

Una storia lunga generazioni. Il capo del filo sta nascosto in alto e nel tempo.

Torniamo alla strategia della paura. Sì, cari amici, è una catena che da decenni ci vanno avvolgendo tutt’intorno a mente e corpo. Per mezzo secolo, per farci tremare e obbedire, ce l’hanno menata con l’orso sovietico e con i cavalli alla fontana di San Pietro (vista la storia della Chiesa e quella socialcomunista, quasi quasi mi sarebbe potuto andar bene). Poi con quei cavalli ormai addomesticati, specie in Italia, ecco che sono arrivate svariate pesti mortali, dall’AIDS (dove la peste era il rimedio, l’ATZ ritirato nel 1996 dopo averne ammazzati altro che l’HIV) all’aviaria, alla porcina, alla mucca pazza… Ogni volta siamo saltati sulla sedia. Paura per noi , ma anche terrore che arrivasse la “canina”, con conseguente mattanza dei nostri cani. Abbiamo svuotato dispensa e frigo e siamo diventati vegani. Con un salto progressista di ventimila anni, ci siamo ritrovati a nutrirci di bacche. Vegetariani, poi vegani, quindi erbivori e basta.

Tutti passetti – il burino dice “step” – verso la meta da secoli prestabilita: il Nuovo Ordine Mondiale. Un ordine smaterializzato al punto da renderci ologrammi, fluidi e fluttuanti alla Zan. Sempre che non invitati a togliere il disturbo del tutto.

Buone cose dal G20 = Sangue dalle rape 

Abbiamo avuto il privilegio in questi giorni del G20 e del COB26 a Glasgow, in cui lo stato d’assedio a Roma, bella reminiscenza del Bava Beccaris milanese, ha fatto capire ai reprobi del pass che un Genova G8 è sempre alla portata di mano, tanto per capirci. Carlo Giuliani, ragazzo, ce lo ricordiamo tutti. Un’offesa alla sua memoria aver fatto passare il connazionale, quasi coetaneo, Giulio Regeni, per uno come lui. Storie opposte.

Quelli che, protetti da carri armati, cecchini e droni,  grazie alla simpatia che suscitano ovunque appaiano, abbiamo visto fare comunella nelle due città, nel segno dell’intesa, della complicità e del più o meno comune intento, sono anche quelli che due mesi fa scapparono dall’Afghanistan. Un togliersi dai maroni dopo vent’anni di sevizie, ma lasciando quel popolo liberato in preda all’Isis e alla fame. Anzichè bombe e fame, Isis e fame, stavolta imposta dal criminale congelamento dei fondi dello Stato, collocati dai precedenti fantocci in banche occidentali e Nato.

Sono gli stessi che hanno raso al suolo Libia, Iraq e Siria, che stanno sbranando lo Yemen, provando a metterne i resti nelle mani del loro mercenariato terrorista. Sono gli stessi che hanno collocato mine esplosive sotto forma di forze speciali, Ong, covi colorati in quasi tutti i paesi del mondo e si sono appropriati di giornali e media che queste attività le chiamano “diritti umani”. Sono coloro che sopravvivono grazie a rapine, omicidi mirati, genocidi mirati, truffe, inganni, intrighi e costumi osceni.

Sono gli stessi che o acconsentono, o guardano dall’altra parte quando Israele scatena i suoi coloni, i suoi carcerieri, o la sua soldatesca contro donne, uomini, bambini inermi, ne azzanna i terreni, ne ruba le coltivazioni, ne polverizza le case. Maestro di tutti i terrorismi, bolla di terrorismo le associazioni palestinesi che osano difendere le pezze di diritto umano rimastegli dopo oltre mezzo secolo di vessazioni, espropri, massacri. Unici diritti umani reclamati che non siano contaminati dall’ipocrisia.

Amici, che avete l’indulgenza di avermi seguito fin qui, ma vogliamo finalmente chiederci, e chiedere ai sorci chiusisi in casa per volerci credere, se possano essere costoro – questi della Nuvola di Fuksas, o dell’Exhibition Centre di Glasgow, questa gente che, anche se gira per palazzi, abita in castelli e passeggia nei suoi parchi, non ha la più pallida idea di niente, se non di come riempire il caveau, a forza di sangue, sudore e  vita nostra – a salvare il pianeta, farci vivere bene, pulire la Terra? Gli ospiti di uno come costui?

Facciamoci una domanda e diamoci una risposta. E agiamo di conseguenza.

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