Si è svolta come di consueto, nella «data della memoria» del 21 ottobre, presso il parco memoriale «Kragujevački Oktobar», a Kragujevac, la commemorazione della Giornata della Memoria per le vittime della seconda guerra mondiale, cerimonia di Stato alla presenza del presidente della Serbia, Aleksandar Vučić, accompagnato da un ampio numero di figure pubbliche ed istituzionali, ministri e cittadini. Tra i presenti, la vicepresidente del Bundestag Claudia Roth e rappresentanti delle ambasciate di Francia, Austria, Polonia, Bielorussia, Stati Uniti.
Tra i momenti simbolici della cerimonia, vi è stata la deposizione della corona al monumento simbolo del complesso, il Monumento detto «delle ali spezzate», presso il quale sono state deposte le corone della Città di Kragujevac, della SUBNOR (l’Unione delle Associazioni dei Veterani della Guerra di Liberazione Popolare, la seconda guerra mondiale sul fronte jugoslavo), nonché degli studenti, delle studentesse e dei docenti del Ginnasio di Kragujevac, un altro luogo della storia, dal momento che si tratta del primo ginnasio serbo (1833).
Il Complesso Memoriale, e, in particolare, il Monumento «delle ali spezzate», è un particolare e struggente luogo della memoria, nel quale si ripercorre la memoria collettiva di una delle più feroci stragi naziste in terra balcanica (e non solo) e di una delle pagine più dolenti della lotta di liberazione e della resistenza antifascista. Il monumento fu eretto nel luogo in cui gli studenti e i professori del ginnasio furono uccisi: l’eccidio, tutt’oggi ritenuto uno dei più grandi crimini della guerra in terra balcanica, ha avuto luogo a più riprese, tra il 19 e il 21 ottobre 1941, in rappresaglia per 10 soldati tedeschi uccisi e 26 soldati tedeschi feriti dopo gli scontri con i partigiani che si erano verificati nell’area a cavallo tra Kragujevac e Gornji Milanovac, nella Serbia centrale.
L’ordine nazista consisteva nel colpire 100 persone per ogni soldato tedesco ucciso e 50 persone per ogni soldato tedesco ferito. Tuttavia, la rappresaglia si tramutò ben presto in eccidio, al punto che, ancora oggi, il numero esatto delle vittime non è acclarato (l’Archivio del Complesso ha raccolto dati per un totale, provvisorio, di 2.796 civili uccisi) e, come la stampa ha riportato, «si ritiene che le vittime della strage di Kragujevac siano diverse centinaia e quindi la ricerca dovrà ancora continuare»; tra i colpiti, non solo i circa 300 ragazzi dai 12 ai 20 anni, tra cui studenti del I e del II Ginnasio e della Scuola Magistrale, ma anche i giovani dell’Istituto Tecnico Militare.
Quanto alla scansione della strage, il 19 ottobre 415 cittadini furono fucilati presso Kragujevac, in particolare nei villaggi di Grošnica, Mečkovac e Maršić, e il 20 ottobre furono fucilati a Kragujevac 122 cittadini e cittadine, tra cui un numero significativo di cittadini di origine ebraica. L’evento più tragico ha avuto luogo proprio tra il 20 e il 21 ottobre, data in cui furono uccisi più di 2.200 persone, e in cui occorse la ricordata strage degli studenti. Il Monumento detto «delle ali spezzate», nucleo del complesso, è un luogo della memoria e una realizzazione artistica tra le più significative tra i luoghi della seconda guerra mondiale in Europa. La peculiarità del Complesso consiste, infatti, proprio nella sua unicità, dovuta al fatto di essere concepito e costruito come “scrigno vivente” di tesori culturali e come luogo della memoria di una sconvolgente tragedia di guerra.
In tale «costellazione della memoria», è possibile infatti rinvenire dieci meravigliosi capolavori di scultura, opere di alcuni tra i più grandi artisti della Jugoslavia. Come detto, il Monumento «delle ali spezzate», alias Monumento agli Studenti uccisi e ai loro Professori (Miodrag Živković, 1963), simbolo del Complesso, fu realizzato sul sito in cui il gruppo più ampio di studenti e professori fu messo a morte. La scultura è una struttura monolitica colossale, lacerata in due, come a dare forma ad un’ala spezzata, a simboleggiare quelle giovani vite, interrotte. Ad esso si accompagnano gli altri monumenti: il Monumento di “Dolore e Sfida” (Ante Gržetić, 1959), il “Monumento alla Resistenza e alla Libertà” (Ante Gržetić, 1966); il “Fiore di Cristallo” (Nebojša Delja, 1968) dedicato a quindici lustrascarpe, bambini tra i 12 e i 15 anni, fucilati con un gruppo di adulti; il “Sonno di Pietra” (Gradimir e Jelica Bosnić, 1970) dedicato alla memoria degli abitanti dei villaggi vicini, che subirono i rastrellamenti e furono uccisi in quest’area; il monumento “Cento per Uno” (Nandor Glid, 1980).
Quindi, il “Memoriale dei Popoli della Croazia” (Vojin Bakić, 1981); il “Monumento ai Caduti Serbi ed Ebrei” (Milorad Zorbić, 1991), situato all’esterno del Parco Memoriale, in prossimità del sacrario presso il quale Serbi ed Ebrei furono sterminati il 20 ottobre 1941. Infine il “Monumento dell’Amicizia” (Anton Stojku, 1994) e la scultura del “Giudizio” (Jovan Soldatović, 1979), quest’ultima collocata all’inizio del Complesso e ispirata alla mitologia classica, in base alla quale le Parche rappresentavano le tre divinità femminili, che intervenivano alla nascita del bambino, per determinarne il destino. Qui le tre figure sono legate al significato del Complesso e alludono al destino delle persone poste al centro di questa suggestiva celebrazione della memoria collettiva.
La panoplia di forme e nomi, di opere e artisti che compongono questa costellazione, la celebrazione della memoria della resistenza e il richiamo alla fratellanza e all’amicizia tra i popoli, sono anche un potente richiamo alla pace e alla giustizia. Una memoria che è opportuno richiamare, in occasione della Giornata della Tolleranza, il 16 Novembre, per celebrarne gli ideali, «costruire la pace e promuovere rispetto e comprensione tra le culture e i popoli del mondo»: «la tolleranza è la responsabilità che sostiene i diritti umani, il pluralismo, la democrazia […]. Implica il rifiuto del dogmatismo e dell’assolutismo e afferma gli standard stabiliti negli strumenti internazionali sui diritti umani». A maggior ragione nella ricorrenza di questo 2021, dedicata proprio alla comprensione e all’amicizia tra popoli e culture. In definitiva, un poderoso «luogo della memoria», reso vivo dalla ricchezza di forme culturali ed estetiche, dalla complessità dei significati simbolici e dal vigore dei rimandi memoriali.
15.11.21 – Gianmarco Pisa