Nel mondo dei nuovi becchini e della nuova carne da macello. Glebalizzazione tramite guerre. Chi le concepisce, chi le agevola.
Fulvio Grimaldi, giornalista di grandissima esperienza internazionale, si sofferma sul processo di asservimento della società attuale caratterizzato dall’assenza di memoria storica negli individui. La memoria è il mezzo attraverso cui è possibile osservare e riconoscere gli eventi sviluppando il necessario spirito critico. Qui un’anteprima dell’intero contenuto riservato agli abbonati della piattaforma www.iopenso.eu
Strategia? Sempre quella. Tattiche? Sempre quelle, ma colorate.
La guerra quella è. Chi ci rimette le penne, chi ce le guadagna e vola. Le tattiche in cui si articola la strategia, si vanno raffinando. Oggi hanno perfezionato la loro doppia funzione. Sono armi di distrazione di massa dalle calamità capitateci e, al contempo, agiscono a supporto di guerre che le élites lanciano contro i propri popoli e contro quelli degli altri paesi. L’avanguardia della Cupola onnisciente e onnipotente sono da decenni gli Stati Uniti. Oggi nella loro espressione congiunturale dei Neocon, genia responsabile dell’operazione terrorismo. A partire da quello dell’11 settembre. Genìa sparsa oggi maggiormente tra i Democratici, piuttosto che tra i repubblicani.
Nel nome della Croce. In tutte le sue forme. Anche mediatiche.
Una congerie di criminali dalla lunga scia di predecessori, con linea di partenza nel 1945, 50 milioni almeno di morti, perlopiù civili, seminati in tutto il mondo (3 milioni solo in Iraq e altrettanti in Vietnam e, grazie all’uranio, non è ancora finita). E, sempre guidati dalla Cupola, con punto d’arrivo il Nuovo Ordine Mondiale, come enunciato da Klaus Schwab (Forum Economico Mondiale), Bill Gates e, nel nostro grande e piccolo, Draghi e Cingolani.
E’ da quel covo di serpenti (ai quali, in quanto animali, chiedo scusa della facile metafora), come dalle rispettive fonti finanziarie, che sono scaturiti movimenti a diffusione occidentale, come quello della deportazione di giovani popoli per farne schiavi dei vecchi; quello della guerra tra i sessi, come “Non una di meno”; quell’altro, Black Lives Matter, di razzisti mascherati da antirazzisti; anche quello del terrorismo green del CO2 (del quale peraltro vivono i nostri verdi produttori d’ossigeno). Un’anidride carbonica micidiale quando innalza i mari, del tutto innocua quando uccide polmoni e sangue. Senza contare medici che avvelenano anzichè curare, e i diritti umani valorizzati da chi, pretendendo di colpirne gli abusi, va in cerca di guerre contro “dittatori”.
Dov’è il nido di vipere? Ah, saperlo!
La matrice di tutta questa articolatissima fenomenologia è sempre la stessa. I burattinai sono molto versatili. E se oggi è il naufrago del Congo, indotto a partire per lasciare campo libero ai grandi estrattori, domani è il “dittatore” le cui elezioni sono manipolate (non parlo di Biden), dopodomani, la categoria celestiale delle donne alla mercè di quella infernale degli uomini, o Giulio Regeni che, da uomo dell’intelligence anglosassone, diventa martire del carnefice egiziano (pure scuro di pelle). O, ancora – e siamo al sublime al piano più alto del menzognificio politico-mediatico-antimedico – il Covid 19 che “è lui, e non il vaccino, a causare le conseguenze devastanti delle miocarditi e pericarditi” (Rainews24,11 dicembre 2021), dopo che di tali patologie hanno iniziato a morire giovani a decine di migliaia, subito dopo il buco!
E anche la stessa sorgente da cui sgorga la guardia pretoriana con la penna, sempre pronta a decapitare un governo, servito fino a ieri, per incoronarne un altro, più gradito ai suoi danti causa. Hanno il conforto dell’intellighenzia. Quella dei giri di giostra. Quella del giuramento di fedeltà al Duce: tutti tranne dieci. A forza di frequentare corsi di sguattero, hanno imparato che il lavoro migliore, in funzione di guiderdone e carriera, è scendere in basso a pulire le stalle di Augias (che non è quell’intellettuale di regime cui penserebbero gli ignari del mito)
Di tutto questo, qui da noi, abbiamo un moscerino cocchiero della specie degli invertebrati, nel senso che non è sostenuto da una vasta platea di lettori. Volteggia in virtù di benevoli venticelli: interventi promozionali di multinazionali del fossile, della finanza, della grande distribuzione e simili. E, ahinoi, anche dei nostri contributi involontari, sottrattici dallo Stato che però, voltato l’angolo, inneggia alla libera ed equa concorrenza. Si chiama “il manifesto”. Un agitprop dell’antica guardia, specializzato in russofobia e sinofobia, ma veicolo a vapore della nuova strategia trans/subumana in tutti i suoi aspetti tattici.
Nell’intervista di cui al link si parla di guerre vecchie e nuove. Non credo che vi siano differenze molto grosse, sempre che si prescinda dagli strumenti della tecnologia e da quelli, in uso da sempre da parte di religioni, sette, persuasori occulti, che operano per i propri interessi e contro quelli di coloro sui quali agiscono. E’ la storia millenaria di una pratica di seduzione di cui solo il seduttore gode: la circonvenzione di incapace. Certo, dalle mazzafionde, scimitarre, catapulte e perfino dai fucili e dalle bombe a mano, siamo passati (se si prescinde dalla pur sempre efficace forza di riserva terroristiche con l’AK-47, o l’autobomba) ai missili a lunga gittata, ai droni, all’arma ipersonica, ai satelliti e, prossimamente, all’arma nucleare. Questi che li fanno non li ferma nessuno, perchè ci campano e pretendono di camparci sempre meglio e nei secoli.
Negli effetti dei vari armamenti non cambia molto, salvo che a quelli attuali abbiamo aggiunto una bella carica di inquinamento perenne, cioè di effetti a lunga durata. Metalli pesanti, uranio, nanoparticelle, polveri sottili. Quelli di cui Greta e i suoi boyscout nulla sanno. O sanno dirci.
Che guerra fai, se il consenso non ce l’hai?
Cambia qualcosa, più che altro sul piano formale, nella cattura del consenso. Intendo quella adesione al progetto di guerra e sterminio che costituisca giustificazione morale e vasellina ideologica per qualche sterminio. Prima si andava giù di clava: quelli sono gli anticristi, gli infedeli, i mangiatori di bambini. Se li ammazzi vai in paradiso, sennò all’inferno con loro. Le ultime forme di tale procedura erano il “Gott mit uns” sui cinturoni della Wehrmacht, “Dio, Patria, Famiglia“, nei proclami del portavoce radiofonico del Duce, Mario Appelius, “Popolo eletto” del Talmud, e “In God we stand” (variante di “In God we trust”) dell’una guerra in media all’anno dalla fondazione, portata ad altri dagli Stati Uniti.
Le siringhe, i manganelli, non bastano? A la guerre comme à la guerre
Sono sempre i buoni a soffondere di lauri e ghirlande, incensi, giuristi e moralisti, le più atroci espressioni della necrofilia di una classe che, essendo estremamente minoritaria e quindi priva di robuste basi d’appoggio, sa di dover fondare la propria sopravvivenza sull’unico principio del “mors tua vita mea”. Questi buoni possono prestarsi in buona fede, da utili idioti e, in malafede, da amici del giaguaro. I primi vengono narcotizzati dai “diritti umani”, dalla “democrazia”, dalle “donne oppresse”, dal “dittatore” che infierisce sul suo popolo. Quando questi concetti, tramite forze tanto religiose quanto laiche, hanno raggiunto una misura sufficiente di consenso, può partire la mattanza. Sulla quale, poi, i buoni, hanno la mirabile abilità di far scivolare i propri sentimenti come su morbida neve.
Se pensiamo ai successi della guerra sanitaria, stavolta addirittura all’umanità intera, ci rendiamo conto di quanto le nuove aggressioni abbiano progredito passando dalle tonache nere ai camici bianchi e dal pulpito all’edicola.
Untori di guerra
Ascoltavo il canale bilderberghiano de La7, una dei soliti invasati d’odio contro quelli là fuori, senza mascherina, o senza Nato, inveire a proposito del “Summit della Democrazia”, così definito da un vecchio scimunito per dare una qualche dignità al suo colloquio da remoto con il rivale statista. Si udiva contrapporre la patria della democrazia, delle libertà, della libera informazione, ovviamente dei diritti umani, a quell’autocrate, oppressore di dissidenti, negatore dei diritti, imminente aggressore a un paese vittima. Si sentivano menzionare gli Stati Uniti e la Russia. E sarebbe stato facile indicare a chi dei due spettavano le opposte qualifiche. Non fosse che di propaganda si trattava, non di informazione. Quindi di rovesciamento della realtà nel suo contrario
Per completare l’Operazione Bacillo Innocuo-Rimedio Mortale ci vorrebbe una guerra. Le restrizioni non bastano. Ci vuole, come per quel bacillo, un “gain of function”, un potenziamento della funzione Dobbiamo fare come in guerra, lo ha detto Mario Monti “somministrandoci” “l’informazione dosata dall’alto”. Esattamente come dall’alto si dosano missili e bombe.
Allora tanto vale farla, la guerra. Il bacillo-con-rimedio era propedeutico. Siamo in vantaggio, noi dalla parte del vegliardo traballante, abbiamo però divisioni tutte addosso ai confini del nemico. Che, invece, ha le sue a qualche centinaio di km dalla sua, di frontiera. E non ha mai fatto guerre, se non di difesa. Mentre quelli di “in God we trust”, ne fanno ininterrottamente per un totale, ripeto, dal solo 1945, di 50 milioni di morti. Eppure bastano un paio di ciarlatani da stampa o Tv per convincerci che quella del ladro di elezioni negli USA è “la cosa giusta”. Fosse anche solo la minaccia di rispondere alla “minaccia russa” – basta una False Flag tipo Torri Gemelle o Pearl Harbour – per convincerci tutti. Così ci scordiamo del male minore (si fa per dire) e andiamo ad accettare quei lager degli infetti da segregare, anche perchè sono disfattisti, probabilmente spie russe. Nell’avamposto Australia già lo fanno. E lì, magari, c’è anche un rifugio atomico.
Vuoi obiettare? Zitto, il nemico ti ascolta.
Eppoi c’è chi s’è scandalizzato di un corteo anti-pass con casacca dei Lager.
Del resto non è questo il paese dove a fare gli antifascisti sono i più fervidi fautori del totalitarismo bio-tecno-fascista?
Fulvio Grimaldi
SABATO 11 DICEMBRE 2021
https://fulviogrimaldi.blogspot.com/2021/12/nel-mondo-dei-nuovi-becchini-e-della.html