Pubblichiamo di Raffaele Sciortino un paragrafo sull’attuale situazione interna statunitense tratto da un lavoro di prossima pubblicazione sullo scontro Usa/Cina. È il seguito dell’articolo “Dopo Trump?” sulle elezioni presidenziali di un anno fa.
Raffaele Sciortino: Oltre Biden. Quale secondo tempo del neopopulismo?
Oltre Biden. Quale secondo tempo del neopopulismo?
di Raffaele Sciortino
Pubblichiamo di Raffaele Sciortino un paragrafo sull’attuale situazione interna statunitense tratto da un lavoro di prossima pubblicazione sullo scontro Usa/Cina. È il seguito dell’articolo “Dopo Trump?” sulle elezioni presidenziali di un anno fa
Biden eredita un paese oltremodo polarizzato e sfiduciato, nonché ancora sotto la minaccia di una pandemia tutt’altro che superata sia per l’insufficienza del solo rimedio vaccinale a ovviare a una condizione a dir poco precaria della salute della popolazione proletaria1 sia per la persistente opposizione ad esso di parte della base elettorale trumpista. Al contempo, uscita non certo fortissima dal voto per il Congresso, l’amministrazione democratica deve fronteggiare una dura offensiva politica di altri centri di potere, come la Corte Suprema e singoli Stati a maggioranza repubblicana, su temi sensibilissimi quali il diritto all’aborto o le politiche sull’immigrazione.
Ma è sul fronte delle misure economiche, all’uscita dal primo anno di pandemia, che Biden deve intervenire urgentemente e in modo massiccio. Per non rimanere indietro rispetto agli interventi di Trump – quasi quattro trilioni di dollari nel solo 2020 tra helicopter money (denaro a pioggia) per tutti i contribuenti, finanziamenti a fondo perduto, crediti di imposta, detrazioni fiscali e garanzie sui prestiti alle imprese anche medio-piccole, varie indennità di disoccupazione insieme a una moratoria dei pignoramenti e degli sfratti per i ceti medio-bassi, senza contare il quasi raddoppio del bilancio della Federal Reserve al fine di mantenere liquidi i circuiti finanziari. Ma anche per cogliere il momento e tentare di rinsaldare con un piano di riforme il tessuto connettivo di una società che rischia di frantumarsi e balcanizzarsi. Di un possibile, nuovo New Deal si parla negli Stati Uniti per lo meno dalla presidenza Obama, a ridosso della crisi del 2008. Non ne è uscito niente di sostanziale, e qui sta certamente una delle ragioni di fondo dell’ascesa del trumpismo. È la volta buona con Biden? Non è così sicuro.
Michele Castaldo: Una fase complessa
Una fase complessa
di Michele Castaldo
Scrivo queste note col cuore e con la mente, come volessi indirizzarle a un compagno che la pensa diversamente sulla crisi, sulla fase e sulla pandemia.
Capisco l’amarezza di tanti compagni e non solo, più che giustificata, per mille e più ragioni; se però questa si tramuta in astio nei confronti di chi è costretto ad agire diversamente, come chi deve sbarcare il lunario esibendo il green pass della vaccinazione, non ci aiuta a ragionare in modo equilibrato, mentre abbiamo bisogno di molta pazienza, freddezza e lucidità.
Qui di seguito cerco di chiarire il senso della complessità che do alle questioni della fase, e di un punto di vista di natura teorica e politica rispetto ad essa. Si può essere d’accordo o meno, ma ciò non dovrebbe costituire un muro tale da non riuscire nemmeno ad ascoltarsi.
Oggi di fronte a un caos mondiale non possiamo avere la presunzione di pensare che tutti aspettino il nostro intervento e la nostra linea politica per dargli una soluzione rivoluzionaria. In queste note sarò ancora una volta chiaro e limpido, senza allungare troppo il brodo come sono costretti a farei i mestieranti del centrismo politico o i filosofi furbacchioni.
- Pandemia. Abbiamo o possiamo avere dei pareri discordi. Per me esiste, non sono in grado di quantificarne la profondità. Ma ritengo che questa sia arrivata come effetto del modo di produzione capitalistico. Ed essa rappresenta una mazzata tra capo e collo per l’insieme del sistema e lo sta obbligando a correre ai ripari nel tentativo di evitare la catastrofe generale. L’esempio più chiaro non ci viene dall’Italia, dall’Europa o da tutto l’Occidente, ma dalla Cina che fu costretta a un lockdown totale per una popolazione di 60 milioni di abitanti, cioè la stessa quantità del popolo italiano, in una zona molto simile al nostro nord-est.
Paolo Cacciari: Essere in comune
Essere in comune
di Paolo Cacciari
La crisi ecologica è nella sua essenza una questione etica di giustizia, in cui quelli che sono in alto tentano di mettere i ceti popolari contro la transizione ecologica (lo fa, ad esempio, il ministro Cingolani quando dice “sarà un bagno di sangue” e quando parla di “ambientalisti radicali chic, oltranzisti ed ideologici”). Che fare? Non basta rafforzare il sistema dei trattati multilaterali introducendo clausole vincolanti, spiega Paolo Cacciari, occorre “sottrarre agli stati la sovranità sull’utilizzo delle risorse naturali e cederla alle comunità locali insediate, agli abitanti dei luoghi, ai popoli indigeni…”. Significa, ad esempio, ri-territorializzare le attività economiche a cominciare dalla produzione del cibo. Ma questo può realizzarsi solo sulla base dell’esistenza di una comunità umana capace, per dirla con Jean-Luc Nancy, di “essere-in-comune”, una comunità in cui prevale la condivisione sul possesso e la convivenza sul dominio.
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La crisi ecologica, o, per dire meglio, il progressivo deterioramento degli spazi abitabili del pianeta e quindi la riduzione delle condizioni di sopravvivenza per porzioni sempre più grandi di popolazioni animali, genere umano compreso, rendono evidenti in modo clamoroso almeno due questioni politiche fondamentali: le differenti responsabilità storiche e morali delle società umane operanti nei diversi paesi; la sopravvenuta irrilevanza del principio organizzativo-giuridico del modello dello stato nazionale.
Pensiamo al diossido di carbonio. Il tempo di permanenza e di decadimento di una molecola di CO2 emessa in atmosfera varia da un minimo di trent’anni (metà delle quantità emesse) a cento anni (un terzo) e, per alcune frazioni, fino a oltre mille anni (vedi il documentato sito www.climalteranti diretto da Stefano Caserini).
Nil Malyguine: NATO e Russia sull’orlo della guerra?
NATO e Russia sull’orlo della guerra?
di Nil Malyguine
Nelle ultime settimane da parte dei vertici di NATO, Stati Uniti, Unione Europea, persino del G7, si susseguono su base giornaliera gli avvertimenti e le minacce di “gravi conseguenze” alla Russia qualora dovesse invadere l’Ucraina. Fondando le proprie affermazioni su “rapporti dell’intelligence americana”, ovviamente tenuti segreti, si sostiene che la Russia stia preparando un’operazione militare su vasta scala, tanto da giustificare minacce di sanzioni “mai viste” e invocare un rafforzamento della NATO nella regione. La tensione è alle stelle e forse per la prima volta da molti anni uno scontro diretto tra Russia e NATO non appare inverosimile. Le responsabilità non sono però da ricercare dove vengono indicate dai media occidentali: la regia del possibile scontro si trova infatti a Washington e non a Mosca.
Putin vuole invadere l’Ucraina?
O almeno questo è quanto i mass media stanno ripetendo da settimane. Per sostenere tali affermazioni, si indicano le truppe che Mosca starebbe continuando ad ammassare al confine con l’Ucraina.
Matteo Masi: Mario Draghi: la menzogna come metodo di governo
Mario Draghi: la menzogna come metodo di governo
di Matteo Masi
Come si suol dire: 3 indizi fanno una prova. E questi 3 indizi, sul fatto che il metodo di governo di Mario Draghi sia la menzogna, li abbiamo tutti.
Ma andiamo con ordine.
Il primo indizio lo abbiamo avuto in relazione alla valutazione sull’impatto dell’introduzione del green pass sul lavoro. Secondo Draghi infatti la misura avrebbe comportato una impennata delle prime dosi, ma come fa notare Pagella Politica in un suo articolo: «I numeri sulle somministrazioni di prime dosi sono via via calate da metà settembre a inizio ottobre, per poi registrare un leggero aumento a ridosso del 15 ottobre. ». E come possiamo vedere dal grafico elaborato sempre da Pagella Politica (sotto) non si capisce dove sarebbe questa impennata, anzi si vede come addirittura la media di somministrazione di prime dosi sia andata costantemente calando dall’introduzione del green pass in poi. Nello stesso articolo si evidenzia anche come Draghi abbia inventato una correlazione tra l’introduzione del green pass sul lavoro e morti e ospedalizzazioni:
Tomaso Montanari: Il Natale e la speranza: attendersi l’inatteso
Il Natale e la speranza: attendersi l’inatteso
di Tomaso Montanari
Confesso che, negli ultimi tempi, non di rado mi sorprendo a pensare che la principale ragione per cui deve esserci una vita oltre la vita è che tutta questa mostruosa ingiustizia non può averla vinta. Non se ne riesce a sostenere nemmeno la vista, e ogni sforzo per combatterla pare destinato al fallimento. Così, lo ha scritto Max Horkheimer, la teologia è «la speranza che, nonostante tutta questa ingiustizia che caratterizza il mondo, non possa avvenire che l’ingiustizia possa essere l’ultima parola». Una visione altissima, vertiginosa: ma che fa correre almeno due rischi. Il primo è di collocarsi senza tentennamenti tra i giusti: assolti, e anzi giudicanti. Il secondo è di perdere ogni fiducia, e dunque ogni impegno, nella lotta quotidiana per la giustizia sulla terra.
È proprio il Natale, invece, a restituirci quella fiducia, grazie alla rinnovata forza con cui ci fa aderire a questo mondo: per quanto orribile, sfigurato, osceno. E tuttavia degno di fiducia, e di speranza.
Michele Michelino: La scienza e la medicina del capitale
La scienza e la medicina del capitale*
di Michele Michelino
Nella guerra di classe fra borghesia e proletariato un ruolo importante è quello combattuto in campo culturale, medico, scientifico
Le guerre di classe contro il proletariato e le nazioni oppresse per sfruttare più intensamente lavoratori e popoli non si combattono solo con le bombe, i missili, gli eserciti e con lo Stato di polizia che garantisce ai potenti il proprio dominio. I borghesi stanno usando la pandemia Covid 19 per uscire dalla crisi ancora più forti e potenti e ci dicono che tutto finirà bene se seguiamo le loro decisioni.
Governi, multinazionali e Confindustria sostengono che il vaccino ci libera dal pericolo mortale, che i nemici sono gli untori, quelli che non si vaccinano. Davanti alla pandemia e alla paura di infettarsi e morire molti (anche fra i “compagni”) che sostengono a parole la lotta di classe contro il sistema capitalista, invece di lavorare per unire la classe su posizioni anticapitaliste/antimperialiste nello scontro di classe fra borghesi e proletari che hanno interessi inconciliabili, sono passati a sostenere armi e bagagli la posizione dei padroni e ad alimentare la divisione nella classe sfruttata.
Franco Rossi e Andrea Vitale: Il documentario grida vendetta
Il documentario grida vendetta
di Franco Rossi e Andrea Vitale
È meglio dirlo subito, il lungo documentario su Sergio Marchionne, andato in onda in prima serata venerdì 17 dicembre su RAI3, grida vendetta. Sia chiaro, qui non si vuole entrare nel merito del giudizio, che nella trasmissione emerge, sull’uomo Marchionne, e non perché il nostro non sia ben diverso, anzi! Per noi è stato un nemico dichiarato degli operai, che, per la tenacia con cui, servendo gli interessi degli azionisti, ha perseguito l’obiettivo di raggiungere la massima sottomissione possibile degli operai, non merita neanche da morto l’onore delle armi. La verità è che a noi un giudizio sulle persone non interessa. Se scegliessimo questo piano di confronto, pur avendo motivi solidissimi per farlo, cadremmo nella trappola di scegliere fra il padrone buono e quello cattivo, come quando negli anni ’60 si contrapponeva alla figura di Vittorio Valletta, quello dei reparti confino e dei licenziamenti politici per gli operai combattivi, la figura dell’imprenditore “illuminato” Adriano Olivetti, senza comprendere che la comune preoccupazione di entrambi era di ottenere il massimo profitto e che le diverse modalità di approccio con gli operai fra i due erano determinate dalle diverse condizioni in cui questo obiettivo era per loro conseguibile. Ci pensò lo sviluppo impetuoso delle lotte operaie alla fine degli anni ’60 a spazzare via questo tipo di illusione.
Carlo Formenti: Sulla composizione di classe
Sulla composizione di classe
Composizione socioeconomica e composizione sociopolitica. Questioni di metodo
di Carlo Formenti
Con questo intervento di Carlo Formenti si apre il dibattito sul tema della composizione di classe lanciato dall’articolo di Alessandro Testa, della redazione di “Cumpanis”, nel numero scorso del nostro giornale
Provo a rilanciare gli stimoli che ci ha offerto Alessandro Testa con il suo articolo sul tema della composizione di classe. In questo intervento mi concentrerò su alcune questioni di metodo che considero decisive per dire qualcosa di sensato in merito. Testa parte da un dato di fatto: le mutazioni del modo di produzione capitalistico dai tempi di Marx a oggi sono tali e tante che il modello “classico”, fondato sull’opposizione bipolare capitale-lavoro, non è più una chiave interpretativa sufficiente: il secondo fattore del binomio è talmente cambiato (il che vale anche per il primo, ma indentificare le classi dominanti è relativamente più facile) che solo un’accurata indagine scientifica può aiutarci a darne un’adeguata rappresentazione “oggettiva” (il significato delle virgolette si capirà più avanti). Dopodiché aggiunge che, a rendere ulteriormente difficile l’impresa, contribuisce il fatto che la comunità scientifica che potrebbe realizzarla – fondi, ricercatori, istituti universitari, ecc. – è totalmente controllato da élite economiche, politiche e accademiche che non hanno alcun interesse a promuoverla (anzi hanno interesse a impedire che ciò avvenga, o a indirizzare la ricerca verso falsi obiettivi). Posto che l’osservazione è corretta, mi viene da osservare che, per quanto utile, il contributo di analisi empirica che ci potrebbe arrivare dalla ricerca accademica, qualora potessimo disporne, potrebbe integrare ma non rimpiazzare l’analisi teorica di un partito rivoluzionario.
Sono convinto che uno degli errori più gravi del marxismo dogmatico e accademico sia stato attribuire alle scienze sociali borghesi pari dignità rispetto alle scienze naturali, e ciò in particolare in campo economico, al punto che molti intellettuali marxisti – o sedicenti tali – hanno finito per convertirsi in altrettanti esperti di economia politica, dimenticando che l’intento di Marx non era fondare una nuova economia politica, bensì gettare le fondamenta di una critica dell’economia politica, scoprire, cioè, non le leggi dell’economia capitalistica, bensì le “leggi” della lotta di classe.
Avis de tempêtes: Il dado è tratto
Il dado è tratto
di Avis de tempêtes
Il mondo accelera. Ciò che resiste si fa calpestare dal gran balzo in avanti. Se diventa ogni giorno più evidente che il cambiamento climatico è diventato irreversibile, la pressione nelle caldaie dello scafo infernale di questa civiltà-Titanic aumenta, alimentata dall’illusione che un crescendo tecnico possa ripristinare gli equilibri turbati. Da parte dei ribelli, si tarda ancora troppo ad affrontare questa realtà ed a trarne le debite conseguenze, magari provvisorie, per il nostro agire e le nostre prospettive di lotta. Tuttavia i giochi sono fatti ed è a partire da qui che dovremmo riflettere.
Troppo tardi
Se mai è esistita una qualche possibilità di far deviare il treno dall’espansione industriale attraverso una decisione politica del gestore della rete per invertire, o perlomeno rallentare il processo del cambiamento (una convinzione illusoria, dato che la sopravvivenza della mega-macchina non può essere disgiunta dalla crescita produttiva), essa si trova ormai alle nostre spalle. Nessuna misura, per quanto totalitaria o faraonica, potrà disinnescare questo processo già molto avanzato. Il cambiamento climatico è un fatto; la sola cosa che resta aperta alla speculazione (e qualsiasi approccio scientifico che pretenda di elaborare un modello preciso e globale del fenomeno non può che rimanere cieco — una deformazione professionale, probabilmente — davanti all’assoluta impossibilità di prevedere un fenomeno di tale ampiezza, di tale grandezza, da fattori tanto vari quanto ignoti), è il suo ritmo, le sue conseguenze immediate e, a medio termine, ciò che accadrà dopo il tracollo degli eco-sistemi locali.
Andrea Muni: Fallimento, depressione e dittatura neoliberale. Disperata ‘Lettera aperta’ alla nostra generazione
Fallimento, depressione e dittatura neoliberale. Disperata ‘Lettera aperta’ alla nostra generazione
di Andrea Muni
Non è necessario fare ricorso alla forza per costringere il condannato alla buona condotta, il pazzo alla calma, l’operaio al lavoro, lo scolaro all’applicazione, l’ammalato all’osservanza delle prescrizioni […]. Colui che è sottoposto a un campo di visibilità, e che lo sa, prende a proprio conto le costrizioni del potere; le fa giocare spontaneamente su se stesso; inscrive in se stesso il rapporto di potere in cui gioca simultaneamente entrambi i ruoli [di vittima e carnefice], diviene il principio stesso del proprio assoggettamento. Il potere esterno tende all’incorporeo, e più si avvicina a questo limite, più i suoi effetti sono costanti, profondi, acquisiti una volta per tutte: una perpetua vittoria che evita lo scontro fisico e gioca sempre d’anticipo. (M. Foucault, Sorvegliare e punire – Il panoptismo)
Meglio Kleist, Sacher-Masoch e Sofocle per questi tempi bui, lasciate stare Netflix e Zerocalcare
Amici, amiche, esiste un antidoto alla nostra proverbiale depressione generazionale: si chiama lotta, si chiama (al limite) vanità della causa persa: alzare la testa davanti ai soprusi come l’Antigone di Sofocle, il Michael Kohlhaas di Kleist, la Madre di dio di Sacher-Masoch; alzarla come le miriadi di donne e uomini infami e reali che hanno lottato e lottano per la giustizia sociale nelle sollevazioni popolari di tutto il mondo.
Per non morire dentro bisogna combattere nel reale i soprusi e le umiliazioni che patiamo e che spesso siamo costretti a perpetrare. Non possiamo più accontentarci di rimuoverli. In modo diverso e più perverso delle generazioni che ci hanno preceduto, la nostra pare infatti aver scambiato le vessazioni cui è sottoposta per i propri più alti ideali, averne fatto una vera e propria Sindrome di Stoccolma, averle letteralmente introiettate come super-io. E questo nonostante Nietzsche nella Genealogia e Freud nel Disagio, per tacere di Marx, stiano lì da un secolo e più a spiegarci che la Morale di una società, in ultima analisi, non è altro che l’introiezione, il “rovescio della fodera”, della violenza disciplinare istituzionalmente e collettivamente subita dai suoi membri. Ma a quale “disciplina” siamo stati così traumaticamente formati? Riusciamo ancora a vederlo?
Elisabetta Teghil: “L’assoluta centralità della lotta al green pass e al controllo sociale”
“L’assoluta centralità della lotta al green pass e al controllo sociale”
di Elisabetta Teghil
Avremmo dovuto riprenderci la notte e invece ci siamo ritrovate sole con le telecamere/Quattro passi, Note sul femminismo nella fase neoliberista del capitale
Solo immaginando ciò che non esiste possiamo analizzare ciò che è, poiché per comprendere ciò che è ci si deve chiedere come ciò esista./Christine Delphy, Pensare il genere: problemi e resistenze.
Non esiste nessun ambito in cui attualmente sia possibile portare avanti una rivendicazione di qualsiasi tipo senza impostare per prima cosa nello specifico la presa di distanza esplicita nei confronti del controllo sociale.La nuova fase del capitalismo si esprime nella pretesa di impossessarsi di ogni aspetto della nostra vita, anche il più privato, e di ottenere asservimento volontario e dedizione assoluta.
Il Bene non può essere ovviamente che l’esistente ordinato ed obbediente al quale la scienza e l’ingegneria sociale conferiscono il fascino di un teorema immutabile e indiscutibile. La società civile cessa di mettere in discussione l’applicazione di questo teorema, rinuncia ad ogni interpretazione conflittuale. Il massimo del diritto civile e sociale viene a coincidere con il massimo del dovere, con la sottomissione incondizionata alle scelte e agli interessi del capitale.
Enrico Gatto: Il Problema
Il Problema
di Enrico Gatto
Tenerli sotto controllo non era difficile. Perfino quando in mezzo a loro serpeggiava il malcontento (il che, talvolta, pure accadeva), questo scontento non aveva sbocchi perché privi com’erano di una visione generale dei fatti, finivano per convogliarlo su rivendicazioni assolutamente secondarie. Non riuscivano mai ad avere consapevolezza dei problemi più grandi.
George Orwell, 1984 (1949)
Il neoliberismo, che è la base economica del moderno capitalismo assoluto (speculativofinanziario), va necessariamente compreso per inquadrare le attuali dinamiche socio-politicoeconomiche – soprattutto occidentali ma che si ripercuotono ovunque – e poiché è la scaturigine del cosiddetto Pensiero Unico (che sostiene, precipuamente, il primato dell’economia sulla politica).
In parole povere si tratta della dottrina economica (cui corrisponde, ovviamente, un’inscindibile ideologia politica: il neoliberalismo) all’origine di tutti i nostri problemi.
comidad: La fiaba vittimista del sedicente liberismo
La fiaba vittimista del sedicente liberismo
di comidad
Tra i rituali della Commissione Europea c’è la sceneggiata della “persecuzione” di qualche multinazionale del digitale. Stavolta è toccato ad Amazon, a cui è stata inflitta una multa di oltre un miliardo. Molti commentatori hanno già notato che la cifra è irrilevante a fronte dei profitti di Amazon, ma c’è anche da osservare che una multa può essere impugnata ed il suo pagamento effettivo diventa del tutto aleatorio. Se la Commissione avesse voluto fare un po’ più sul serio, avrebbe emanato una direttiva per indurre gli Stati a tassare Amazon e le altre multinazionali del digitale per i sovrapprofitti realizzati grazie alla rendita di posizione acquisita con i lockdown; ed una tassa non poteva essere impugnata.
Ciò non vuol dire che l’azione della Commissione Europea sia del tutto ininfluente, dato che ha consentito ad Amazon ed ai cori dei suoi cantori di esibirsi nel consueto repertorio vittimistico, versando calde lacrime sul “libero mercato” intralciato con lacci e lacciuoli dal potere politico intossicato da velleità socialiste. La barzelletta in circolazione è che Amazon abbia costruito il suo impero sulla “soddisfazione del consumatore”, come se non si sapesse già come verrà trattato il consumatore quando Amazon avrà fatto fuori gli ultimi concorrenti e consolidato la sua posizione di monopolio.
Affari Italiani: Altamedica: “72% dei positivi è vaccinato, mRNA inefficace”
Altamedica: “72% dei positivi è vaccinato, mRNA inefficace”
di Affari Italiani
“In Italia, la principale strategia per prevenire la diffusione del virus è focalizzare l’attenzione e le restrizioni nei confronti delle persone non vaccinate”
“Sbagliato e pericoloso parlare di pandemia dei non vaccinati ed emanare nuove restrizioni solo per colpire i non vaccinati”.
Tra giugno e novembre 2021 il Laboratorio Altamedica di Roma ha rilevato 866 nuovi casi di Covid-19 mediante analisi Rt-Pcr in tempo reale. Di questi, 623 (72%) erano vaccinati (496 completamente e 127 parzialmente con Biontech/Pfizer BNT162b2, Moderna e Astrazenca) e 243 (28%) non vaccinati.
Tra i casi di positivi vaccinati, il 59% (368) erano donne e il 41% (255) uomini. Il 31% (191) delle persone vaccinate era asintomatico e il 69% (432) sintomatico; il 7% (43) era ricoverato in ospedale e l’1% (7) deceduto.
Tra le persone che non erano state vaccinate, il 67% (162) era sintomatico, il 12% (3) ricoverato in ospedale e il 2% (5) deceduto. E’ quanto emerge da uno studio condotto dall’Istituto di Ricerca e Diagnostica Altamedica di Roma, sottoposto al Journal of Medical Virology.
Salvatore Bravo: Saverio Merlino e l’integralismo ideologico
Saverio Merlino e l’integralismo ideologico
di Salvatore Bravo
L’integralismo ideologico è una forma di esemplificazione dei dati e delle visioni prospettiche. L’esodo dagli integralismi ci restituisce una visione articolata della realtà storica e dei progetti politici. Non vi sono paradigmi valevoli per sempre e che possono semplicemente essere applicati ad ogni contesto storico. L’integralismo settario esemplifica e cade nell’irrazionale, poiché assimila ogni contesto a principi teoretici indiscutibili. La complessità esige la duttilità del logos capace di scorgere le differenze e specialmente di mediare la realtà effettuale con i principi e i fini dei progetti politici. Il settarismo, inoltre, è incapace di cogliere le innumerevoli variabili con cui deve confrontarsi per progettare nella concretezza. Si cade in forme di purismo narcisistico che rischiano di essere distruttive per il progetto politico e per gli esseri umani. Saverio Francesco Merlino è un esempio di intellettuale, di anarchico socialista che ha scorto la complessità, ma ha subito la violenza degli ideologici dell’esemplificazione. I suoi testi semisconosciuti sono granai contro il semplicismo ed il settarismo ideologico.
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