Il Novecento ha voluto realizzare l’idea, ha detto Alain Badiou, ma per realizzarla, si potrebbe aggiungere, ha anzitutto provato a cambiarla.
Giorgio Cesarale: Negatività, totalità e nuove forme della critica
Negatività, totalità e nuove forme della critica
di Giorgio Cesarale
Il Novecento ha voluto realizzare l’idea, ha detto Alain Badiou, ma per realizzarla, si potrebbe aggiungere, ha anzitutto provato a cambiarla.1 Esso è stato infatti un secolo rivoluzionario non solo dal punto di vista sociale e politico o da quello artistico e scientifico, ma anche da quello filosofico. Forme, contenuti, risultati dell’impresa filosofica moderna sono rimasti “spiazzati” da un discorso nuovo, caratterizzato dalla radicale ricombinazione dei materiali consegnati dalla tradizione. Se si dà infatti uno sguardo alla costellazione filosofica del Novecento, dall’ermeneutica alla fenomenologia passando per il pragmatismo e la filosofia analitica, ci si accorge che ciascuna di queste correnti ha inteso effettuare una svolta, capace di proiettare la filosofia fuori da una situazione considerata ormai priva di sbocchi, di ogni autonoma possibilità rigeneratrice. Sennonché, dire “filosofia moderna” significa anche dire, come è noto, “critica”. A quale destino si è perciò dovuta sottoporre la critica, tipico manufatto del pensiero europeo sette-ottocentesco, entro il contesto filosofico novecentesco? È una domanda cruciale, per l’insieme delle implicazioni che reca con sé, e non è perciò un caso che attorno a essa si sia venuta componendo una vasta e articolata riflessione. A tal proposito, la nostra convinzione è che, malgrado le sue difficoltà, tale riflessione debba proseguire, sebbene si tratti di volgerla verso margini inesplorati, o non esplorati con sufficiente energia, come sta peraltro accadendo nel dibattito che su questo tema si sta svolgendo sulle colonne dell’«Ospite ingrato». Le notazioni che seguiranno cercheranno di conferire a questa convinzione un profilo più preciso.
Marcello Musto: Alienazione, storia di un concetto
Alienazione, storia di un concetto
di Marcello Musto
Il rapporto tra lavoro e sfruttamento, tra attività creatrice e oggetti prodotti, è centrale nell’analisi di Marx e nella sua idea di superamento del capitalismo
Da quando sono stati pubblicati per la prima volta negli anni Trenta, i primi scritti di Karl Marx sull’alienazione sono serviti come pietra di paragone radicale nei campi del pensiero sociale e filosofico, dando vita a consensi, contestazioni e dibattiti. Nei Manoscritti economico-filosofici del 1844, Marx sviluppò per la prima volta il concetto di lavoro alienato, spingendosi oltre le nozioni filosofiche, religiose e politiche esistenti di alienazione per collocarlo nella sfera economica della produzione materiale. Si è trattato di una mossa rivoluzionaria e l’alienazione è stato un concetto che Marx non ha mai messo da parte e che avrebbe continuato a perfezionare e sviluppare nei decenni successivi. Sebbene i teorici sul tema dell’alienazione abbiano, per la maggior parte, continuato a fare uso dei primi scritti di Marx, è nell’opera successiva che Marx fornisce un resoconto più completo e sviluppato dell’alienazione, nonché una teoria del suo superamento. Nei taccuini dei Grundrisse (1857-58), così come in altri manoscritti preparatori de Il Capitale (1867), Marx propone una concezione dell’alienazione che trova storicamente fondamento nella sua analisi dei rapporti sociali sotto il capitalismo. Se questo importante aspetto della teoria di Marx è stato finora sottovalutato, resta la chiave per comprendere cosa intendesse il Marx maturo per alienazione – e contribuisce a dare gli strumenti concettuali che saranno necessari per trasformare il sistema economico e sociale dell’ipersfruttamento in cui viviamo oggi.
Una lunga traiettoria
Il primo resoconto sistematico dell’alienazione è stato fornito da Hegel ne La fenomenologia dello spirito (1807), dove i termini Entausserung («alienazione»), Entfremdung («straniamento») e Vergegenständlichung (letteralmente: «oggettivazione») sono stati usati per descrivere il divenire altro da sé dello Spirito nel regno dell’oggettività.
Paolo Bellavite: Covid: ricoveri abbattuti drasticamente se curata entro tre giorni. Lo studio italiano che lo dimostra
Covid: ricoveri abbattuti drasticamente se curata entro tre giorni. Lo studio italiano che lo dimostra
Valentina Bennati intervista Paolo Bellavite
Ci sono medici che hanno riposto ogni fiducia solo nel “vaccino” e altri che, invece, in questi ultimi 20 mesi hanno lavorato, e molto, per curare i malati ed evitare che giungessero troppo aggravati in ospedale. Dalla loro esperienza – che ha dimostrato che, se si interviene nella fase iniziale con terapie appropriate, di COVID si può guarire tranquillamente a casa – è nato uno studio, ora a disposizione della comunità scientifica.
Pubblicato in anteprima l’8 dicembre dalla rivista peer-review ‘Medical Science Monitor’ con il titolo “Retrospective Study of Outcomes and Hospitalization Rates of Patients in Italy with a Confirmed Diagnosis of Early COVID-19 and Treated at Home Within 3 Days or After 3 Days of Symptom Onset with Prescribed and NonPrescribed Treatments Between November 2020 and August 2021 (Studio retrospettivo sugli esiti e sui tassi di ospedalizzazione di pazienti in Italia con diagnosi confermata di COVID-19 precoce e trattati a casa entro 3 giorni o dopo 3 giorni dall’insorgenza dei sintomi con farmaci di prescrizione e non di prescrizione tra novembre 2020 e agosto 2021)”, il lavoro ha, come prima firma, quella del professore Serafino Fazio, componente del Consiglio Scientifico del Comitato Cura Domiciliare COVID-19, già professore di medicina Interna all’Università di Napoli. I co-autori sono Paolo Bellavite (già professore di Patologia generale alle Università di Verona e di Ngozi-Burundi), Elisabetta Zanolin (Dipartimento di Diagnostica e Sanità Pubblica dell’Università di Verona), Peter A. McCullough (Department of Cardiology, Truth for Health Foundation, Tucson, AZ, USA) che ha sottoscritto lo schema terapeutico del Comitato Cura Domiciliare COVID-19, Sergio Pandolfi (Neurochirurgo – Ozonoterapeuta, Docente al Master di II° livello in ossigeno-ozono terapia Università di Pavia) e Flora Affuso (ricercatrice indipendente).
Marco Cattaneo: Regole fiscali UE: complicare per non risolvere
Regole fiscali UE: complicare per non risolvere
di Marco Cattaneo
Pochi giorni fa, è uscito sul Financial Times un articolo a firma congiunta Draghi – Macron: argomento, la necessità di modificare il Patto di Stabilità e Crescita dell’Unione Europea.
La proposta Draghi-Macron dovrebbe trovare la sua applicazione tecnica in un paper redatto a otto mani da Francesco Giavazzi, Veronica Guerrieri, Guido Lorenzoni e Charles-Henri Weymuller. Paper il cui link fa bella mostra di sé a fianco dell’articolo Draghi-Macron, nella medesima pagina del sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Beh, senz’altro qualcun altro (oltre a me) si prenderà la briga di leggerlo, approfittando anche del tempo libero tra Natale e Capodanno (chi non scia e chi non fa vacanze in posti esotici, quanto meno – in questo possono essere “d’aiuto” le restrizioni Covid, che non inducono a grandi spostamenti).
Io l’ho letto dicevo, e la lettura non mi ha confortato. Dove è andata a finire la volontà di semplificare regole e meccanismi ? qui abbiamo: la creazione di una European Debt Management Agency che dovrebbe assorbire l’incremento di debito pubblico generatosi durante la pandemia (ma forse anche durante la crisi Lehman 2008-9); l’estrapolazione dal calcolo del deficit di quelle che verrebbero considerate “spese per il futuro”; la separazione del debito in componenti “a rientro veloce” e “a rientro lento”; la distinzione tra investimenti green e tutto il resto; e altre amenità.
Anna Pulizzi: I pupari del Quirinale
I pupari del Quirinale
di Anna Pulizzi
Il presidente della Repubblica è sempre stato cooptato tra i membri di quel consesso, abitualmente denominato ‘casta’, che è il bersaglio prevalente della sfiducia popolare. Tutti i presidenti sono venuti finora da lì, mentre si sussurra che il prossimo potrebbe invece provenire dal mondo dell’alta finanza, o per meglio dire dal suo sottobosco di mezzani, manutengoli, vili affaristi.
Però non appena uno di costoro viene nominato primo cittadino, nell’immaginario collettivo viene cinto in automatico di un alone di prestigio e di superiorità morale. Egli allora cessa di essere un rappresentante della ‘politica zozza’, come lo era stato fino al termine dello spoglio delle schede nel Parlamento riunito in seduta congiunta per divenire all’istante garante di una serie di cose che comprendono il rispetto del dettato costituzionale e l’unità del Paese.
E poiché nella percezione popolare il prescelto abita in luoghi dove gli schizzi di palta così comuni nel mondo dei suoi sodali non possono giungere, ecco che si ritiene naturale possa godere di una serie di tutele, guarentigie e poteri non certo irrilevanti: può sciogliere una delle Camere o entrambe, sentiti i loro presidenti (dove “sentiti” può significare che occorre il loro consenso ma forse anche no).
Monica Gandhi e Leslie Bienen: Con l’avvento della Omicron, il numero di casi di COVID-19 non ha più lo stesso significato
Con l’avvento della Omicron, il numero di casi di COVID-19 non ha più lo stesso significato
di Monica Gandhi e Leslie Bienen
Gli Stati Uniti hanno finalmente intrapreso un graduale processo di accettazione sul fatto che il COVID-19 diventerà endemico – cioè che sarà sempre presente nella popolazione – grazie alle proprietà intrinseche del virus (capacità di infettare gli animali, alta trasmissibilità, lunghi periodi di infettività, sintomi simili ad altri patogeni), e così rimarrà per il futuro. Tuttavia, Gli Stati Uniti hanno una “cassetta degli attrezzi” per affrontare in maniera adeguata questa realtà.
La possibilità di vaccinarsi si sta ampliando man mano a ulteriori fasce di popolazione, e i boosters sono a disposizione di ogni adulto che lo richieda. A breve saranno approvati due farmaci antivirali che si sono dimostrati efficaci nel prevenire ospedalizzazioni e decessi nelle persone infettate di recente dal COVID-19. Ci sono anche i trattamenti con anticorpi monoclonali per quelle persone il cui Sistema immunitario non sviluppi una risposta soddisfacente all’infezione. Il CDC – Center for Disease Control degli Stati Uniti – ha comunicato questo importante cambio di passo riconoscendo che l’immunità di gregge non è raggiungibile. Con questa ammissione da parte della più importante agenzia di salute pubblica americana, anche le politiche di contrasto al virus devono cambiare.
Rosso Malpelo: Coviretto
Coviretto
di Rosso Malpelo
Gli italiani sono in maggioranza un popolo retrivo e conservatore, i governi che riescono ad esprimere sono quasi sempre reazionari anche quando si fregiano dell’appellativo progressista. Molto probabilmente il motivo risiede nel profondo disprezzo che essi nutrono per i loro compatrioti, persino quando li divide una semplice contrada. In definitiva gli italiani si dispregiano e per reazione hanno sviluppato nel tempo una esterofilia sconfinata che li porta ad obliare la propria lingua, ad apprezzare acriticamente i governanti altrui ed a prendere per buona qualunque ricetta politica ed economica proveniente dall’estero anche quando palesemente volta a limitare la sovranità italiana per appropriarsi delle italiche ricchezze (che non son poche). Inoltre hanno partorito il mito dell’uomo forte al comando.
Ecco perché molto spesso ad ogni cambio di governo si ha la sensazione di essere passati dalla padella alla brace e quasi tutti sono disposti ad ammettere che “si stava meglio quando si stava peggio”. Gli italiani hanno inventato il fascismo, che con il loro consenso ha creato l’impero di cartapesta e poi s’è lanciato nella catastrofe della seconda guerra mondiale.
Salvatore Bravo: Iperstoria
Iperstoria
di Salvatore Bravo
La filosofia è ricerca della verità, essa è storica, perché è nella storia e risponde alle sollecitazioni materiali della stessa, ma pur essendo parte integrante degli eventi storici, discerne nella storia con il suo metodo d’indagine olistico e dialettico il contingente dal necessario. La filosofia non è ideologia, perché ha quale obiettivo l’universale e non il particolare (ideologia). Filosofare non è un atto descrittivo che registra l’accadere, ma concetto che diviene prassi nella critica qualitativa. Negli ultimi decenni la filosofia sembra aver “dimenticato” la passione per la verità per rendersi organica al mercato. La filosofia adattiva è parte del sistema, lo descrive ed indica la fatalizzazione del tempo storico. L’infosfera è la nuova via all’adattamento capitalistico sostenuto dalla filosofia accademica, parte dal postulato che il digitale è il nuovo ambiente dell’essere umano, si consuma una nuova cesura nella storia, si passa dalla storia all’iperstoria. Il digitale è presentato come una realtà oggettiva, un nuovo realismo tecnologico (ICT) che crea il mondo, il suo ambiente e gli esseri umani. Dietro l’impalabile presenza dell’interconnessione digitale non vi è che il digitale, scompaiono le strutture economiche e ideologiche, pertanto l’iperstoria viene a noi nel segno del destino.
Marco Mamone Capria: Considerazioni sul primo anno di una strana campagna vaccinale
Considerazioni sul primo anno di una strana campagna vaccinale
di Marco Mamone Capria
Dobbiamo pianificare la libertà, e non solo la sicurezza, se non altro perché solo la libertà può rendere sicura la sicurezza.
Karl R. Popper
“Più della stessa cosa” è una delle più efficaci ricette per un disastro che si sono evolute sul nostro pianeta
P. Watzslavick
Introduzione
C’è bisogno di dire altro sulla campagna vaccinale anti-covid-19? Secondo me tutto ciò di essenziale che doveva essere detto per orientare i cittadini a una decisione razionale lo è già stato da un anno o quasi (da me e da altri).
Eppure in ogni ora del giorno e della notte i principali media e i nostri presunti rappresentanti politici continuano instancabilmente a dire – no, non occasionali inesattezze, ma il contrario della verità. E la verità è che siamo testimoni di un gigantesco fallimento di misure sanitarie, che era prevedibile, era stato previsto e, come vedremo, è tacitamente ammesso anche dalle autorità, ma che soggetti economici e politici capaci di influenzare il governo e il sistema dei media in Italia e nel resto del mondo cosiddetto “sviluppato” volevano e sono riusciti a imporre a una cittadinanza terrorizzata.
I principali media, con il conforto di istituti che stanno dilapidando sconsideratamente la propria reputazione – come il Censis («Da oltre 50 anni interpreti del Paese») –, cercano di rappresentare quello che si potrebbe più realisticamente descrivere come il conflitto tra una maggioranza di illusi e ossequiosi alle direttive del governo e una minoranza (ma crescente) di resistenti all’inganno, come la riedizione di un mitico conflitto tra scienza e antiscienza – la scienza essendo, per fortunatissima coincidenza, rappresentata dalla suddetta maggioranza. Insomma, dopo essere stati ammorbati per due anni con il vaniloquio che «la scienza non è democratica», scopriamo adesso che la verità scientifica è… ciò in cui crede la maggioranza.
Alberto Bradanini: La nascita dell’alleanza Australia-Gran Bretagna-Stati Uniti (Aukus) e la guerra fredda americana contro la Repubblica Popolare Cinese
La nascita dell’alleanza Australia-Gran Bretagna-Stati Uniti (Aukus) e la guerra fredda americana contro la Repubblica Popolare Cinese
di Alberto Bradanini
Il tema è complesso, lo spazio limitato per definizione e alcuni passaggi appariranno apodittici. D’altro canto, tale percorso guadagna in limpidezza e posizionamento, specie quando si ha a che fare con temi cruciali come la pace, la guerra e il futuro del mondo.
Già nel V secolo a.C., Confucio aveva rilevata la necessità di procedere a una rettificazione dei nomi. Se questi sono manipolati e non riflettono la realtà – egli rimarcava – il loro uso è fonte di malintesi, un dialogo autentico tra gli uomini diviene impossibile e la vita sociale ne risente in profondità.
Giacomo Leopardi osservava al riguardo: “I buoni e i generosi sogliono essere odiatissimi perché chiamano le cose coi loro nomi. Colpa non perdonata dal genere umano, il quale non odia tanto chi fa male, né il male stesso, quanto chi lo nomina. Cosicché, mentre chi fa male ottiene ricchezze e potenza, chi lo nomina è trascinato sui patiboli, essendo gli uomini prontissimi a soffrire qualunque cosa dagli altri o dal cielo, purché a parole ne siano salvi”.
In un suo scritto, Malcom X afferma che “se non si fa attenzione, i media ci fanno odiare le persone che vengono oppresse e amare quelle che opprimono”. E questo vale anche per le nazioni.
Semplificando un po’, ma a vantaggio della chiarezza, gli Stati Uniti, a partire da Reagan essenzialmente – alla luce di un relativo ridimensionamento sulla scena mondiale – hanno gradualmente imposto una militarizzazione delle relazioni internazionali (colpi di stato, invasioni, sanzioni e interferenze di vario genere, in Europa un azzardato avanzamento della Nato verso Est, in violazione degli accordi a suo tempo definiti tra Bush padre e Gorbaciov, e via dicendo).
Rolando Giai-Levra: “L’essenza, per le fondamenta”
“L’essenza, per le fondamenta”
Intervista a Rolando Giai-Levra
D. Non si può parlare di comunismo senza parlare di classe operaia: Vorresti dirci qualcosa sulla storia del movimento operaio in Italia, sulle sue lotte e sulle sue conquiste?
Lo sviluppo della lotta fra le classi ha generato una classe formidabile e generosa, quella operaia, che Marx-Engels-Lenin indicavano come la classe che, liberando se stessa dalla schiavitù del lavoro salariato, libererà tutta l’umanità dall’oppressione e dallo sfruttamento capitalistico. È la classe che Gramsci definiva classe dei produttori in grado di produrre una grande ricchezza sociale, più di quanto necessita alla sua riproduzione; quindi, caratterizzata da un alto carattere sociale, di dimensione internazionale e che nel sistema dei rapporti di produzione si trasforma in profitto di cui si appropriano i capitalisti, tramite il loro potere politico borghese. Questa è la condizione materiale in cui si genera e si sviluppa la contraddizione fondamentale di classe e il conflitto tra capitale e lavoro, tra salario e profitto.
In questo processo storico, la classe operaia italiana ha dimostrato di saper affrontare situazioni complesse e difficili, andando oltre i confini della lotta di resistenza (sindacale) contro lo sfruttamento della classe capitalista, ponendo una questione centrale relativa al controllo e alla gestione del lavoro e della produzione in fabbrica. La prima esperienza storica è stata quella del biennio rosso del 1919/1920 in cui gli operai con i propri Consigli di Fabbrica sostenuti dai comunisti dell’“Ordine Nuovo”, passarono all’occupazione delle fabbriche, anche con le armi, per sottrarle al controllo dei capitalisti. Questa esperienza fallì per il boicottaggio del riformismo italiano, in quel momento annidato nel P.S.I. che egemonizzava anche la direzione della CGIL. La seconda esperienza storica è stata quella del grande movimento dei Consigli di Fabbrica nato nei primi anni ‘60 con le lotte degli elettromeccanici e dei tessili, fino a raggiungere un elevato livello politico nel 1969 in grado di controllare l’organizzazione del lavoro e della produzione in fabbrica.
Sara Gandini: Non siamo uguali, evitiamo quindi messaggi e regole indirizzate a tutti. Serve questa infinita conta dei casi?
Non siamo uguali, evitiamo quindi messaggi e regole indirizzate a tutti. Serve questa infinita conta dei casi?
di Sara Gandini, epidemiologa/biostatistica
Tenere conto delle differenze è un sapere che viene da lontano che va recuperato in ogni singola situazione, sia di prevenzione che di cura.
Non siamo tutti uguali e questo conta.Stralci dall’articolo pubblicato ieri sul Il Fatto Quotidiano, che ringraziamo per l’ospitalità.
“Senza il supporto di evidenze scientifiche chiare, all’inizio dell’emergenza furono prese alcune decisioni, come la chiusura delle scuole. Si sapeva poco del virus, e quindi occorreva decidere e fare in fretta. Ma questo schema di comportamento si è ripetuto anche nell’autunno 2020, con la seconda ondata. Hanno ricominciato a chiudere le scuole sostenendo che non ci fossero dati sufficienti o affidabili per mantenerle aperte, estrapolando analisi da dati del passato nonostante ci fossero già dati disponibili: ma con il passare del tempo, non avere dati ha iniziato ad essere un alibi perfetto….Ogni volta tutto il sapere acquisito viene rimesso in discussione, forse alla rincorsa del rischio zero.
Francesco Piccioni – Guido Salerno Aletta: Tra Stato e mercato, la Cina e l’Occidente neoliberista
Tra Stato e mercato, la Cina e l’Occidente neoliberista
di Francesco Piccioni – Guido Salerno Aletta
Uno degli elementi più negativi nel pensiero comunista europeo degli ultimi 30 anni è sicuramente rappresentato da una concezione astratta del “socialismo”. Ridotto a una serie di princìpi totalmente indipendenti dalla realtà storica, validi in modo identico per qualsiasi formazione sociale (europea, asiatica, africana o americana), pressoché impossibili da rispettare concretamente. Una sorta di paradiso originario collocato nel lontano futuro anziché nel passato remoto.
Una volta identificato il “socialismo” con questo mondo ideale (variabile a seconda delle preferenze individuali, per di più) è inevitabile che il confronto con le esperienze concrete sia sempre negativo.
Ricordiamo che la definizione di Marx era molto più laica: da ognuno secondo le sue capacità, ad ognuno secondo il suo lavoro. Che è certamente una formulazione astratta, ma che descrive un criterio invece che una serie di “istituti” teoricamente caratterizzanti una formazione sociale “socialista” (inevitabilmente varianti a seconda del livello di sviluppo di un certo paese, le tradizioni locali, le culture, ecc). L’”eguaglianza” – per esempio – in condizioni di povertà o di relativo benessere generale, in pace o in guerra, ecc, può significare cose molto diverse.
Angelo Baracca: Conquiste che stiamo perdendo
Conquiste che stiamo perdendo
di Angelo Baracca
L’articolo di Paolo Cacciari Cinquant’anni buttati pubblicato su Comune [e anche qui] e dedicato all’emersione della cultura ecologista negli anni Settanta, ha attirato moltissime attenzioni. Angelo Baracca, fisico e storico, racconta come in realtà quegli anni le lotte eco-pacifiste hanno saputo allargare lo sguardo ecologista sotto tanti punti di vista: per usare un’immagine potremmo dire che, ad esempio, hanno affiancato il “rosso” al “verde”, aggiungendo cioè il complesso contributo del conflitto tra coloro che sono in alto e coloro che sono in basso. E oggi? “Una cosa che sembra essersi perduta – aggiunge Baracca – è la connessione fra ambiente e guerra: sia Greta e i Fridays for Future, che Extinction Rebellion hanno trascurato, se non ignorato, l’impatto delle guerre, dei militari e degli armamenti sull’ambiente e le loro pesantissime emissioni climalteranti…”
L’amara ricostruzione di Paolo Cacciari del patrimonio di elaborazione dagli anni ’60 – ’70 che sembra essersi perduto (Cinquant’anni buttati) è molto accurata e completa, ma dalla mia intensa esperienza nei movimenti a partire dalla contestazione studentesca e dall’Autunno Caldo (avevo trent’anni ed ero da poco laureato in Fisica) essa racconta solo una parte della storia: non è per un’astratta critica, poiché la ricostruzione di Cacciari è comunque molto importante, ma per un intento costruttivo e di completezza (per quanto possibile) della memoria storica che voglio brevemente discutere e ricostruire un’altra parte, che presumibilmente non sarà l’unica.
Ferdinando Pastore: Il PD, un partito nemico dei lavoratori
Il PD, un partito nemico dei lavoratori
di Ferdinando Pastore
Delle nuove misure del Governo, una serie di confusi e rabberciati provvedimenti privi di una visione complessiva, tendenti sempre alla colpevolizzazione dell’essere umano e mai alla protezione di beni pubblici universali, colpisce il concepimento del Super Green Pass.
Questo non è stato esteso ai lavoratori per il veto della Lega e per i dubbi dei 5Stelle. Al contrario il Partito Democratico non avrebbe battuto ciglio. Quindi si apprestava ad accogliere uno strumento di divisione della classe lavoratrice, unico vero scopo del Green Pass, proprio quando gli stessi lavoratori sono impegnati da mesi in lotte che trovano, dopo tanti anni di arrendevolezza, uno spirito di conflittualità generalizzato.
Nessun cenno, al contrario, sulla necessità di rendere gratuiti e più fruibili i tamponi molecolari, i soli oggi capaci di individuare in tempi brevi la formazione del virus. In grado insomma di monitorare realmente la situazione dei contagi. Si prosegue quindi nella consueta strategia, dimostratasi fallimentare, di puntare esclusivamente sulla campagna vaccinale, che non prevede alcun investimento pubblico in termini infrastrutturali e di occupazione.
Coordinamento No Green Pass Napoli: Ma com’è che sono schierati con Draghi e Speranza tanti militanti della “sinistra antagonista”?
Ma com’è che sono schierati con Draghi e Speranza tanti militanti della “sinistra antagonista”?
di Coordinamento No Green Pass Napoli
Magari, ve lo spiego un’altra volta. Qui (dopo avervi già raccontato di tanti dei suddetti militanti ridottisi a fare i piazzisti dei vaccini cubani somministrati anche ai bambini di due anni) ripubblico il comunicato del Coordinamento No Green Pass Napoli a proposito della sbalorditiva manifestazione “Non teniamo più un euro: tamponi e ffp2 gratuiti!”
Comunicato Coordinamento No Green Pass Napoli
Il 4 gennaio si terrà, davanti alla Prefettura di Napoli, una manifestazione, indetta dal Movimento di Lotta – Disoccupati “7 Novembre”, lanciata con lo slogan “Non teniamo più un euro: tamponi e ffp2 gratuiti!”
Il Coordinamento No Green Pass – Napoli, pur esprimendo piena solidarietà a tutti coloro che protestano contro la folle gestione dell’emergenza Covid, non può fare a meno di evidenziare come la richiesta di tamponi e ffp2 gratuiti (finora incapaci a impedire nuove ondate di contagi) rischi di riproporre lo stesso discutibile slogan “tu ci chiudi, tu ci paghi” che ha scandito le prime grandi manifestazioni di protesta a Napoli che, con questa impostazione politica, hanno consolidato la narrativa governativa secondo la quale l’unica soluzione per uscire dall’incubo Covid sia l’adozione di misure sempre più divisive e restrittive, unitamente a una campagna vaccinale condotta in modo indiscriminato e brutale, anche di fronte a dati che dovrebbero suggerire una franca riflessione e un differente approccio.
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