Lunedì 10 gennaio è previsto l’arrivo nel porto della Spezia della nave-cargo Bahri Yanbu. La nave-cargo, che appartiene alla compagnia saudita Bahri, è partita lo scorso 28 dicembre dal Dundalk Terminal del porto di Baltimora e, a differenza di altre navi-cargo della medesima compagnia, stavolta non farà tappa a Genova, ma arriverà direttamente nel porto della Spezia.
Secondo le informazioni che abbiamo ricevuto, sta trasportando materiali militari imbarcati in alcuni porti degli Stati Uniti che potrebbero essere destinanti all’Arabia Saudita e ad altre nazioni coinvolte nel conflitto in Yemen, ma anche ad altri paesi dove potrebbe fare scalo.
A seguito di un incontro richiesto nei giorni scorsi dalle nostre associazioni al presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Ligure Orientale, Mario Sommariva, in una nota alla stampa diffusa ieri, l’Autorità Portuale ha comunicato che “ha richiesto alcune informazioni al Terminal Container LSCT, dove è previsto lo scalo della M/V Bahri Yanbu, schedulato il prossimo 10 gennaio. Il contenuto della richiesta ha riguardato la possibile presenza, fra le merci in imbarco e sbarco dalla nave di bandiera saudita, di materiali di armamento, la cui esportazione, importazione e transito è regolata dalla legge n. 185 del 9 luglio 1990”. “Il Terminalista – si legge nella nota – sollecitamente ha chiarito che la nave sbarcherà a la Spezia un elicottero destinato all’attività del corpo dei Vigili del Fuoco, mentre fra il materiale che sarà imbarcato, non sussiste alcuna merce classificata fra quelle oggetto della disciplina di legge. Si esclude, pertanto, qualsiasi presenza di materiale bellico”. Il comunicato del presidente Sommariva – che ringraziamo per averci incontrato e per aver reso pubbliche queste informazioni – evidenzia che “la legge italiana n. 185 del 1990 non consente né esportazione né transito di armi e armamenti verso paesi in stato di conflitto armato o responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani”.
Restano aperti due ordini di problemi che sottoponiamo all’attenzione delle autorità competenti, dei rappresentanti politici, delle associazioni e della cittadinanza. Innanzitutto il problema dell’esportazione e del transito di materiali militari nei porti italiani ed in particolare nel porto della Spezia. In secondo luogo, la funzione del porto della Spezia nel transito di queste navi e, più in generale, nel commercio di armamenti.
Riguardo all’esportazione e al transito di armamenti
La Legge n. 185 del 1990 (“Nuove norme sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento”), che regolamenta tutta questa materia, ha stabilito una serie di divieti non solo all’esportazione ma anche al transito di materiali militari. Tra questi il divieto all’esportazione e al transito di materiali di armamento “verso i Paesi in stato di conflitto armato”, “verso Paesi la cui politica contrasti con i princìpi dell’articolo 11 della Costituzione”, “verso i Paesi i cui governi sono responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani” (art. 1.6).
Per questo chiediamo alla Prefettura e alla Capitaneria di Porto-Guardia Costiera di verificare preventivamente se la nave Bahri Yanbu stia trasportando materiali militari diretti a Paesi sottoposti alle misure di divieto di esportazione ai sensi della succitata legge e, di conseguenza, di vietarne il transito nel porto della Spezia.
Chiediamo, in subordine, alla Capitaneria di Porto e all’Autorità Portuale di accertare, per le parti di loro competenza, il rispetto delle misure di sicurezza necessarie a garantire lavoratori e cittadinanza da ogni incidente che coinvolga l’eventuale presenza di materiale esplosivo a bordo della nave saudita. Facciamo notare che, quando attraccherà al Molo Garibaldi del LSCT, la Bahri Yanbu disterà non più di 400 metri dall’abitato della città, distanza largamente inferiore a quella dell’area coinvolta in recenti incidenti causati dall’esplosione accidentale di munizioni.
Riguardo alla funzione del porto della Spezia
Il transito, per la prima volta in anni recenti, di una delle navi della compagnia saudita Bahri nel porto commerciale della Spezia, seppur non finalizzato a imbarcare materiali militari, è oggetto di forte preoccupazione e solleva diversi interrogativi.
Innanzitutto vogliamo ricordare che, grazie alle mobilitazioni dei lavoratori portuali e delle associazioni della società civile di Genova, è stato posto all’attenzione pubblica nazionale il problema del ruolo del nostro Paese nel commercio internazionale di armamenti e delle inadempienze nell’applicazione delle norme da parte delle varie autorità competenti.
In diversi casi le proteste hanno comportato la militarizzazione del porto dei Genova e l’esclusione dai compiti di carico riguardanti queste navi dei lavoratori normalmente preposti a questa mansione. E’ pertanto concreta la possibilità che, per evitare il susseguirsi di queste proteste e di conseguenti problemi con la compagnia saudita, sia stato deciso di far transitare queste navi in un porto diverso, cioè quello della Spezia.
Se questo è il caso, informiamo fin da ora che le nostre associazioni metteranno in campo la stessa attenzione e le stesse proteste che sono state promosse a Genova coordinandoci, come abbiamo sempre fatto, con le associazioni genovesi e la Rete Italiana Pace e Disarmo per il rigoroso rispetto delle norme sul commercio di armamenti.
Riteniamo perciò importante che tutte le rappresentanze politiche locali manifestino la propria opposizione al transito di queste navi nel porto della nostra città: non portano né lavoro né benessere, ma oltre a fornire armamenti Paesi in conflitto e a governi responsabili di gravi violazioni dei diritti umani, con i materiali che trasportano rappresentano un pericolo per l’incolumità della cittadinanza.
Chiediamo inoltre alle rappresentanze sindacali dei lavoratori portuali di mantenere alta l’attenzione riguardo al transito in porto di queste e di tutte le navi che trasportano armamenti, promuovendo insieme a noi il rispetto della legge nazionale sul commercio di sistemi militari e delle norme per la sicurezza sul lavoro.
Invitiamo, infine, tutte le associazioni locali e i cittadini a sostenere l’impegno comune affinché la città e il porto della Spezia siano una città e un porto aperti all’accoglienza delle persone, che promuovono i valori della pace, della solidarietà tra i popoli e dello sviluppo sostenibile.
Il Comunicato è promosso dalle seguenti associazioni: Accademia Apuana della Pace, ACLI (La Spezia), ARCI (La Spezia), Associazione Culturale Mediterraneo (La Spezia), Associazione Amici di Padre Damarco, Associazione di solidarietà al popolo Saharawi (La Spezia), Cittadinanzattiva, Comitato Acquabenecomune (La Spezia), Gruppo di Azione Nonviolenta (La Spezia), Legambiente (La Spezia), Osservatorio permanente sulle armi leggere e le politiche di sicurezza e difesa (Brescia), Rifondazione Comunista (La Spezia), Weapon Watch (Genova).
La Spezia, 8 gennaio 2022