L’elezione del prossimo presidente della Repubblica non è cosa di normale amministrazione che possa rientrare cioè nella routine parlamentare che ha caratterizzato le precedenti elezioni. Questa volta tra i candidati c’è un ospite d’eccezione che pone un problema enorme di credibilità e di civiltà che riguarda tutti gli italiani che non vogliono vivere in un sistema mafioso e che ritengono anche che la nostra Repubblica vada difesa come istituzione nata dalla lotta del popolo italiano contro una monarchia fascista e vigliacca e contro le classi reazionarie che la volevano mantenere in vita.
Solo il quotidiano il Fatto ha colto la particolarità della situazione e aperto una raccolta di firme contro la candidatura di Berlusconi sottolineando che la candidatura di un mafioso, pregiudicato e puttaniere (con tutto il rispetto dovuto a chi esercita il mestiere) mette l’Italia a livello di una repubbliche delle banane.
Ad eccezione però de il Fatto non sembra che il candidato Berlusconi scuota più di tanto le coscienze, in particolare quelle dei politici.
E’ vero che Letta e Conte hanno (alla fine) dichiarato che la candidatura del leader di Forza Italia è irricevibile, ma il tono delle dichiarazioni non è andato oltre, non si è messo in evidenza lo scandalo e il carattere provocatorio di quella candidatura. E’ vero, i rapporti di forza in parlamento sono tali che se si vuole evitare un Berlusconi presidente della Repubblica italiana bisogna disarticolare l’avversario ed evitare il peggio. Ma, tattica a parte, esiste una questione morale e politica che coinvolge tutti i cittadini, a cui spetta l’onere di mettere in luce ciò che sta avvenendo e aprire uno scontro con chi crede appunto di poter manovrare la situazione come se fossimo in una qualsiasi repubblica delle banane .
La pur generosa iniziativa del giornale diretto da Marco Travaglio perciò non bast. Serve qualcosa di diverso che però ancora non si è visto. Non abbiamo visto gente in piazza contro la provocazione berlusconiana e non abbiamo visto impegnarsi i settori della cosiddetta società civile come altre volte è successo.
Perchè questa passività? Perchè questa preoccupante rassegnazione, che peraltro investe anche quelle frange di movimento ‘alternativo’ che non si sono neppure accorte, se non a livello di cronaca, di quello che stava avvenendo?
Questa non è una omissione da poco perchè sottovalutare gli equilibri istituzionali e i loro effetti sul clima politico del paese porta a quella situazione in cui di notte tutti i gatti sono bigi. Si sono rassegnati anche i ‘radicali’, oppure il loro atteggiamento denota, come sempre, un sostanziale autismo sulle questioni politiche di fondo? La risposta è ovvia. Però quello che conta principalmente, è la risposta che in concreto si dovrebbe dare alla provocazione di Berlusconi candidato presidente della Repubblica. Su questo si gioca la vera partita.
Purtroppo a livello di movimento antiberlusconiano c’è incertezza sul da farsi e non bastano le firme per ovviare alla situazione. Bisogna dunque aprire il dibattito e pensare che non è mai troppo tardi per reagire con dignità e fermezza al candidato della mafia. Scendere in piazza per questo è un dovere per tutti.
Aginform
16 gennaio 2022