La Russia e l’Italia sono riuscite a mantenere la cooperazione economica ad alto livello durante il periodo della pandemia, ha detto il presidente Vladimir Putin in occasione dell’incontro con gli imprenditori italiani promosso dalla Camera di commercio italo-russa.
«I contatti commerciali si sono rivelati più difficili a causa della pandemia di coronavirus e la situazione generale volatile dell’economia globale non ha certamente favorito la realizzazione di nuovi progetti e iniziative», ha affermato il capo dello Stato russo.
«Tuttavia, si può affermare con soddisfazione che i nostri paesi sono riusciti comunque a mantenere la cooperazione sul binario economico a un livello piuttosto alto», ha aggiunto.
Il commercio bilaterale tra Russia e Italia è salito del 53,8% a 27,5 miliardi di dollari in undici mesi del 2021, ha detto Putin. «Credo addirittura che questa cifra supererà molto probabilmente il livello di 30 miliardi di dollari dopo la fine dei calcoli», ha aggiunto Putin.
Tuttavia c’è chi in Italia lavora contro l’interesse nazionale per recidere i legami economici tra Italia e Russia: «Viviamo una completa distonia rispetto alla situazione geopolitica: da un lato, c’è la realtà economica russa col suo potenziale che rimane sempre alto e la sua stretta integrazione all’interno dell’Europa; e dall’altro, una realtà politica complessa dove agiscono forze che cercano di spezzare questa unità economica», ha affermato all’agenzia AGI il presidente della Camera di commercio italo-russa Vincenzo Trani.
Parole che trovano conferma nella nota congiunta dei componenti Copasir Enrico Borghi (Pd), Federica Dieni (M5s) ed Elio Vito (FI). Gli esponenti del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica scrivono: «Troviamo singolare che, proprio mentre in Europa e negli Stati Uniti cresce la preoccupazione per la situazione ai confini dell’Ucraina e si discute di conseguenti nuove, pesanti sanzioni alla Russia, manager di rilevanti società italiane, anche a capitale pubblico, tengano oggi, all’insaputa della Farnesina, una conference call con dirigenti di importanti società russe e con l’annunciata partecipazione dello stesso presidente Putin. Nella recente relazione sulla sicurezza energetica, approvata all’unanimità, il Copasir ha infatti testimoniato come il fattore geopolitico sia decisivo nell’aumentare i rischi di una eccessiva dipendenza dall’estero del nostro Paese negli approvvigionamenti».
«Pur comprendendo quindi l’esigenza delle nostre aziende di mantenere buoni rapporti commerciali con le aziende russe – continua la nota – riteniamo che questa esigenza, specie in un momento di grande tensione come questo, non possa compromettere la affidabilità transatlantica dell’Italia e la piena condivisione delle decisioni che, anche in relazione agli sviluppi della crisi ucraina, saranno assunte con i nostri storici alleati occidentali».
Insomma, detto in parole povere, le esigenze delle aziende italiane e dell’economia dovrebbero essere sacrificate sull’altare di un atlantismo intransigente e finanche ottuso. Magari con Roma che dovrebbe avallare atti scellerati come nuove sanzioni alla Russia. Già in passato l’Italia ha aderito a sanzioni che hanno fortemente colpito la sua economia: è il caso delle sanzioni proprio alla Russia; ma non solo, ci sono le sanzioni all’Iran e più recentemente le sanzioni imposte alla Bielorussia.
Nuove sanzioni contro la Russia avrebbero pesanti sanzioni sull’economia italiana andando a colpire particolarmente il settore energetico, con tutte le conseguenze facilmente immaginabili. Questo però non viene rimarcato dalla stampa italiana, sempre più allineata e coperta dietro l’atlantismo più intransigente.
A tal proposito, Politico scrive: «I lucrosi legami commerciali tra l’Italia e la Russia sono stati un fattore decisivo nella crisi ucraina del 2014-2015, quando Roma era in prima linea negli sforzi diplomatici per evitare dure sanzioni Ue alla Russia».
L’Italia non è la sola a temere le conseguenze derivanti dall’imposizione di nuove sanzioni alla Russia, in una fase già segnata da economie messe in grossa difficoltà dalla pandemia. Anche il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz sostengono la linea del dialogo con la Russia.
Forse per questo motivo c’è chi in Italia (vedi Letta e piddini vari) rimarca ossessivamente che il prossimo Presidente della Repubblica deve avere un chiaro profilo atlantista?
Fabrizio Verde
26 Gennaio 2022