Fulvio Grimaldi: “Balcani, una miccia che non si spegne”

Guerre di periferia, guardando a Russia e Cina. Ancora e sempre, i cattivi sono i serbi.

Guerre imperiali  su “falsi scopi”

Dove si parla di quanto sia improbabile che Usa e Nato facciano guerra alla Russia, (il discorso inverso non esiste) e quanto siano in corso accerchiamenti colorati e bellici di questo paese (come della Cina) e di quanto siano, intanto, gli altri a farne le spese.

Dal Vietnam in qua, e ancora di più dall’Afghanistan, gli USA, con al guinzaglio i riservisti Nato, non si peritano più di entrare in campo in prima persona. Tanto più che ormai quel paese è più lacerato che mai, ha la metà della popolazione che, piuttosto di dare retta ai propri governanti, preferisce  assopirsi negli oppiacei con cui i soliti Big Pharma hanno ridotto in pappa la propria popolazione, prima ancora che con i vaccini. Solo uno su sei cittadini è a favore della guerra, sentendo sulla pelle cosa gli sono costate le altre.

Mercenariati

Le aggressioni che gli USA conducono, su mandato della finanza globalista, di interventi diretti ne comportano solo tramite bombardamenti, intelligence, qualche volta  Forze Speciali. Tutto il resto delle varie destabilizzazioni programmate nei confronti dell’Eurasia e della sua periferia, viene attuato ai margini, utilizzando forze mercenarie. In Medioriente e parti dell’Asia (Afghanistan, Kazakistan, Tagikistan, Cecenia, Xinjiang) il terrorismo jihadista, in Ucraina le bande naziste armate da Obama e Hillary Clinton, incorporate nella Guardia Nazionale. Altrove minoranze separatiste, o di natura fascista (narcoseparatisti in Myanmar, esoteristi monacali per il Tibet, curdi in Siria e Iraq, beluci in Pakistan, falangisti in Libano, borghesie occidentalizzate e avide di più mercato per le rivoluzioni colorate), e così via, variando a seconda delle condizioni e disponibilità locali.

La situazione a noi più vicina, in vista della destabilizzazione del centro mondiale eurasiatico, l’abbiamo vista esplodere nelle guerre balcaniche degli anni ’90, con conseguente frantumazione della Jugoslavia in piccoli Stati insignificanti geopoliticamente, ma manovrabili e poi tutti, tranne la Serbia, membri della Nato. Oggi quel discorso rischia di riaprirsi e l’eterna miccia balcanica di riaccendersi per favorire l’implacabile spinta ad est del globalismo imperialista.


L’aborto di Dayton, per una crisi permanente

Rivela il suo fine lo storicamente e confessionalmente assurdo progetto, scaturito dalla pace colonialista di Dayton, di creare un focolaio permanente di instabilità conflittuale nel cuore della ex-Jugoslavia. L’aborto deforme della tripartita, geograficamente intrugliata, federazione di Bosnia-Erzegovina, con mescolati a vanvera pseudoentità statali, come la croata cattolica, la bosniaca musulmana e la serba ortodossa, strappata alla madrepatria. Una minicaricatura della Jugoslavia con le sue componenti allora fuse in un unico, condiviso, progetto geopolitico e sociale.

Il tutto sotto l’autorità, assolutamente antidemocratica e riduttrice delle singole sovranità, di una specie di proconsole dell’UE, oggi il tedesco Christian Schmidt, che funge da supremo organo, alla maniera di un presidente della Repubblica.

L’innesco per quella turbolenza che in queste settimane pericolosamente mette in discussione il contradditorio e innaturale assetto della regione, viene proprio da questo feudatario coloniale. Ha avallato la decisione della Federazione, sotto spinta della componente bosniaca (sempre favorita in Occidente), di incriminare, arrestare, processare e condannare chiunque metta in discussione la veridicità della colossale bufala di Srebrenica. In quella cittadina bosniaca, i serbi comandati dal generale Mladic (oggi,  ovviamente, sotto processo al tribunale unidirezionale dell’Aja) avrebbero ucciso a freddo 8000 cittadini, tutti in una volta sola.

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Una False Flag per colpevolizzare i serbi di tutto

Srebrenica, al pari della montatura della strage di Racak che fece dare il via all’attacco alla Serbia nel 1999 (auspicato e invocato dal pacifista ecologista Alex Langer) ed era stata realizzata dagli stessi kosovari dell’UCK, ma venne attribuita ai serbi, è stata un’ampiamente documentata False Flag. Una sceneggiata allestita dal capo fascista islamista Izetbegovic, le cui vittime apparvero più tardi nelle liste elettorali e vivi e vegeti altrove. Doveva servire a riversare sui serbi, attraverso una presunta atrocità etnica, tutte le colpe per le sofferenze inflitte dalla Nato e dagli europei (Germania, Francia, Italia, UK) alla Serbia.

Il governo della parte serba della Federazione, la Repubblica Srpska, ha ovviamente rigettato l’assurda decisione e ha deciso che, finchè questa legge, oltretutto discriminatoria nei confronti di qualsiasi ricerca storica (come è successo con altre censure e persecuzioni giudiziarie), non viene ritirata, non terrà più contro delle decisioni della Federazione stessa.

Subito, alte grida e alti lai del fronte antiserbo in Occidente, politici e media all’assalto, con accuse di tentativi di destabilizzazione della convivenza e della pace e addirittura di secessione e ritorno alla madrepatria. Il bersaglio della campagna di demonizzazione dei serbi è ovviamente Belgrado e la sua sgraditissima eccezione balcanica di unico paese fuori da NATO e UE, fortemente legato da rapporti politici, economici e ora anche militari a Russia e Cina.

Da Belgrado a Mosca

Non bastava, come focolaio di tensioni, il Kosovo, a regime di criminali di guerra (finalmente, ora, molto parzialmente, incriminati dall’Aja), con la sua dichiarazione di indipendenza, riconosciuta solo da una dozzina di paesi, i costanti attriti con la Serbia su questioni territoriali, le sanguinose provocazioni ai danni dell’enclave serba di Mitrovica. Un Kosovo che lo Stato contrabbandiere albanese e la Nato vedono già costola della Grande Albania. La Bosnia Erzegovina, per lo stesso motivo costituita in previsione di future, inevitabili pressioni sulla Serbia, rappresenta la parte centrale, a ovest, dell’accerchiamento Nato su Belgrado. Dal lato orientale, l’assedio è integrato da due armatissimi Stati Nato, Romania e Bulgaria, con tanto di armi nucleari USA.

Rimuovere l’anomalia serba sulla strada verso Mosca. E’ l’ostacolo più preoccupante, dato il carattere di quella nazione e dati anche i precedenti della vittoria con le sue proprie mani del popolo serbo sull’invasore tedesco. Un intralcio che è sicuramente all’origine delle tensioni oggi provocate interamene ad arte. E, al momento giusto, figurati se l’Italia – Nato di Draghi e Mattarella non verrà reclutata e coinvolta.

Fulvio Grimaldi

07/02/2022

MONDOCANE: Guerre di periferia, guardando a Russia e Cina — BALCANI, UNA MICCIA CHE VA RIACCESA Ancora e sempre, i cattivi sono i serbi (fulviogrimaldi.blogspot.com)

 

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