Il giorno 25 i lettori della cronaca internazionale vengono investiti da una notizia, che, dati i toni usati da quasi tutta la stampa occidentale, sembra incredibile.
Spread It: Scacchiere europeo
Scacchiere europeo
Nuovi giochi e vecchie facce nello scacchiere europeo
di Spread It
Spread It, Collettivo di propaganda, informazione e discussione politica. Con questo articolo il Collettivo inizia la sua collaborazione a “Cumpanis”
Il giorno 25 i lettori della cronaca internazionale vengono investiti da una notizia, che, dati i toni usati da quasi tutta la stampa occidentale, sembra incredibile.
Un gruppo di imprenditori italiani, rappresentanti della Camera di Commercio Italia-Russia e del Comitato imprenditoriale italo-russo si incontra in video conferenza con Putin, ufficialmente per discutere dei rispettivi rapporti (1).
Notizia che spiazza il lettore medio, abituato a percepire tutto ciò che ha a che fare con l’occidente capitalista come baluardo del bene e della libertà, pronto, con la civiltà che esprime, a scagliarsi contro le autocrazie dispotiche dell’Est, contro i poteri personali che incrementano le distopie.
Notizia che spiazza gli ignari e defraudati lettori, ma che imbarazza anche il governo, guidato attualmente da uno dei campioni dell’atlantismo.
Un governo che si affretta ad avvisare gli Ad delle partecipate di cui fa parte, e che erano presenti all’incontro (ENI ecc.), di disertare il meeting e rientrare all’ovile.
Ma il meeting continua, nella mattinata del 26, segno che le cose da dirsi, insieme al presidente della Federazione Russa, hanno una certa importanza.
Questo appena riassunto, è un esempio di quanto le questioni aperte dall’espansionismo ad Est della NATO (in questa particolare contingenza) abbiano una complessità di fondo che non può essere ignorata.
Esistono due questioni, nell’attuale contingenza politica continentale, che sottendono alla situazione di stallo venutasi a creare tra gli Stati Uniti e la Federazione Russa.
Rocco Ronchi: Il paradigma immunitario
Il paradigma immunitario
di Rocco Ronchi
La pandemia ha causato capogiri ai filosofi, a quelli italiani in particolare. Talvolta l’effetto è stato un capitombolo, talaltra un surplus di lucidità e di autocritica intelligenza. Purtroppo le cadute rovinose sono state enfatizzate dai media, con grave disdoro della filosofia che si è così trovata accomunata alle peggiori farneticazioni complottiste, mentre i miglior contributi che il pensiero ha offerto alla comprensione del presente sono stati, come sempre, bellamente ignorati. Va subito detto che il mal di testa non si doveva al fatto che, a causa della pandemia, la filosofia si misurava con qualcosa di nuovo, di inatteso e di stupefacente. La vertigine nasceva piuttosto dal contrario: da un eccesso di conferma dell’ipotesi di fondo intorno alla quale il cosiddetto italian thought si era costituito e grazie alla quale aveva acquisito negli ultimi trent’anni un prestigio internazionale.
L’ipotesi “biopolitica” di un potere che dal piano esclusivamente “politico” si estende alla vita biologica, assumendosela in carico, gestendola e amministrandola, era verificata puntualmente dai fatti di cui tutti siamo stati testimoni e che è inutile, per la loro evidenza, elencare. L’ipotesi di una “governamentalità” che eccede la dimensione giuridica dello Stato, ponendo l’esecutivo in un costante “stato di eccezione”, era confermata dalle decisioni prese, quasi all’unisono, dai governi “democratici” per fronteggiare l’epidemia. Insomma, tutto quanto era stato teorizzato come critica di una tendenza che percorreva la modernità trovava una scioccante conferma nell’attualità. E siccome il più clamoroso esempio storico che si adduceva a suffragio della ipotesi era la biopolitica nazista, ecco allora che il nazismo poteva diventare l’inevitabile termine di paragone del presente.
Thomas Fazi: Protocollo letale
Protocollo letale
di Thomas Fazi
«Abbiamo trovato notevole, e sorprendente, vedere la differenza nelle probabilità di diventare un paziente grave quando si è carenti di vitamina D rispetto a quando non lo si è», hanno dichiarato al “Times of Israel” il dottor Amiel Dror, un medico del Galilee Medical Center, e il ricercatore Bar Ilan.
Proprio da uno studio peer-reviewed di Dror e colleghi appena pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica “PLOS ONE”¹, infatti, arriverebbe l’ennesima conferma circa l’utilità della vitamina D nel ridurre – e di tanto – il rischio di sviluppare forme gravi di Covid-19, soprattutto nelle persone più anziane (cioè quelle maggiormente a rischio di ospedalizzazione e/o morte).
Gli scienziati israeliani sostengono di essere ormai riusciti a dimostrare al di là ogni ragionevole dubbio che esiste una chiara correlazione tra i livelli di vitamina D nel corpo e il rischio di malattia grave e/o di morte post-infezione – e dunque che l’aumento dei livelli di vitamina D può aiutare a ridurre significativamente ridurre il rischio di malattia grave e/o di morte –, al punto da poter predire con ragionevole certezza l’impatto del virus su un soggetto basandosi unicamente sulla loro età e sui loro livelli di vitamina D (vedi l’immagine).
Alberto Fazolo: Bugie sulla sicurezza dei vaccini Usa
Bugie sulla sicurezza dei vaccini Usa
di Alberto Fazolo
Per contrastare la pandemia i paesi occidentali (UE, USA e altri) hanno deciso di ricorrere all’uso di due vaccini di proprietà di colossi farmaceutici americani. I governi, le strutture sanitarie e le case farmaceutiche ci hanno assicurato che questi vaccini “funzionano e sono sicuri”.
Io non ho le competenze mediche per dire se realmente questi vaccini “funzionano e sono sicuri” ma penso di avere quel minimo di buon senso per non fidarmi di un’affermazione così ridicola. Al momento in cui scrivo, in Italia c’è il quintuplo dei contagi giornalieri rispetto al massimo registrato l’anno passato, (cioè quando non c’era il vaccino), mentre i morti sono centinaia al giorno.
Quindi se per “funzionare” si intende che i vaccini americani fermino la pandemia, è allora evidente che non funzionano. Tuttavia, quei vaccini sono effettivamente in grado di contenere lo sviluppo dei sintomi e ciò è un bene soprattutto per le categorie più fragili. A prescindere da ogni eventuale valutazione sulla pericolosità dei positivi asintomatici, si pone impellente un’altra questione: la durata di questi vaccini. Ad ora sembrerebbe che i vaccini americani dopo pochi mesi perdano di efficacia, tant’è che sebbene presentati come farmaci da assumere in due dosi, nel giro di un anno in molti hanno già dovuto farne la quarta.
Piccole Note: Ucraina. Contrordine: l’invasione russa non è più imminente
Ucraina. Contrordine: l’invasione russa non è più imminente
di Piccole Note
L’America non dirà più che l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia è “imminente“. Così la portavoce della Casa Bianca Jen Psaki, spiegando che la precedente comunicazione era erronea.
C’è da restare basiti, non solo per la leggerezza con la quale Washington tratta una crisi che ha il potenziale di scatenare la terza guerra mondiale, ma anche per l’insostenibile leggerezza dei media, che per giorni hanno ripetuto come un mantra tale affermazione, senza porre e porsi domande su un’affermazione evidentemente infondata (vedi Piccolenote).
Al di là, la situazione attuale vede due conflittualità, uno evidente, tra Mosca e Occidente, e uno che attraversa l’Occidente stesso, dove alcuni ambiti spingono per un confronto duro, a rischio guerra (ripresa della guerra del Donbass per esser chiari e non altro) e altri che invece stanno tentando convergenze.
Tale ultimo ambito vede in prima fila alcuni Paesi europei, che contano nulla però possono far da sponda all’amministrazione Biden, che sta tentando davvero un dialogo con la Russia.
Miguel Martinez: Co-spiratori!
Co-spiratori!
di Miguel Martinez
A cogliere il senso profondo dell’orrore che viviamo, e l’unica via – forse – di uscita, ci potevano essere solo dei francesi. Proprio perché la Francia è molto più avanti di noi nelle tenebre…
Alcuni amici co-spiratori, cioè che respirano assieme, mi indicano uno strano sito, quello dei testardi.
Il cui comunismo non ha nulla a che vedere con i demoniaci leviatani del Novecento.
Quell’altro comunismo, che non è di “sinistra”, una storia antichissima di persone che scambiano, condividono e non obbediscono.
Gli autori sono gente anonima, che le voci dicono provengano dal Comitato Invisibile, ma forse la voce è falsa, come in tutte le cospirazioni.
Ascoltiamo, prima che il nemico si impossessi per sempre anche delle nostre menti.
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Viviamo in uno dei tempi più oppressivi, lo sappiamo tutti.
Siamo sotto il regno assoluto del capitalismo e di tutte le sue devastazioni, ovviamente, sotto il regno assoluto della democrazia e del suo totalitarismo, ovviamente , sotto il regno assoluto degli strumenti e delle tecniche di propaganda, ovviamente , sotto il regno assoluto di sempre più dispositivi di controllo, ovviamente.
Pasquale Cicalese: La forza dell’economia cinese
La forza dell’economia cinese
di Pasquale Cicalese
Vi sottopongo un articolo uscito oggi su People’s Daily, che riprende l’agenzia Xinhua. E’ molto chiaro, obiettivo, alcune volte celebrativo, ma dà l’idea della forza dell’economia cinese. In particolare, l’articolo accusa le banche centrali occidentali di aver provocato inflazione a livello mondiale, mentre la Cina ha fatto esattamente l’opposto. Già nel mio libro Piano contro mercato scrivevo dello scontro tra “asset inflation” occidentale e “lotta di barricata” cinese, condotta dalla Banca Centrale cinese. I risultati, a distanza di 20 anni li potete vedere voi. L’inflazione sta falcidiando in occidente stipendi, salari e risparmi, frenando l’economia. Questo perché migliaia di miliardi sono stati immessi, o meglio, regalati, al sistema, vale a dire a speculatori che hanno speculato sulle materie prime energetiche, industriali e agricole. L’Occidente si guardi allo specchio, prima di giudicare. Per il resto, buona lettura.
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Di Hu Wenjia, Fang Dong, Zhang Yizhi, Liu Yinglun (Xinhua) 09:08, 02 febbraio 2022 PECHINO, 1 febbraio (Xinhua) – Seguendo la traiettoria della ripresa economica mondiale, la gente scoprirà che la resilienza della Cina è una forza indiscutibile.
Stefania Consigliere, Alessandro Pacco, Cristina Zavaroni: Rieducational Channel. Il lockdown come dispositivo di rieducazione politica
Rieducational Channel. Il lockdown come dispositivo di rieducazione politica
di Stefania Consigliere, Alessandro Pacco, Cristina Zavaroni
Un’ipotesi fin troppo facile
Il fenomeno è noto e spaventoso: a fronte di quanto sta accadendo, la gran parte dei nostri connazionali non trova niente da obiettare, neanche quando il governo manda uomini armati alle fermate degli autobus per controllare il GP dei ragazzini. Qui come altrove, i meno alienati abbassano gli occhi e tirano dritto; gli altri neppure vedono.
Si è parlato di strage delle coscienze, di immensa vergogna, di maledizione pandemica. Un’ottava piaga biblica che ha colpito in modo strano, trasversale a qualsiasi categoria socio-economica, lasciando a terra moltissimi fra quelli che credevamo più attrezzati, resistenti, attenti: l’antagonismo e la “sinistra di movimento”, insomma, ivi inclusa larga parte del femminismo, delle forze LGBTQ+ e delle realtà solidali con i sans papiers, che sembrano cadute in una sorta di rimozione a getto continuo di ciò che, pure, è sotto i nostri occhi. Troia brucia, ha scritto Wolf Bukowski, ma guai alle Cassandre che lo dicono.
Cos’ha reso possibile un simile cedimento politico, cognitivo, psichico ed emotivo? In una serie di quattro testi scritti fra agosto e novembre 2021 (si trovano qui: 1, 2, 3, 4), il compagno Nicola ha identificato alcune cause strutturali profonde: (1) l’incrocio fra la precarietà esistenziale degli ultimi decenni e l’ideologia individualista, che induce a puntare tutto sul magic bullet vaccinale per poter tornare il prima possibile a produrre e consumare; (2) lo sbarramento mediatico opposto agli scienziati dissidenti che li ha indotti, spesso, a portare i loro argomenti su siti alternativi destrorsi; (3) la scomparsa del movimento operaio e della sua contronarrazione; (4) la confusione fra la collettività che protegge, e che è da proteggere, e lo Stato; (5) la confusione fra la libertà individuale di destra (quella dell’individuo borghese di sfruttare e consumare) e la pura e semplice libertà di vivere; (6) l’infantile entusiasmo per il presunto blocco dell’economia di una parte della compagneria, incapace di avvedersi che quel “blocco” significava solo la vittoria di alcune, specifiche bande del capitalismo contro altre ormai obsolete.
Circolo Internazionalista “Coalizione Operaia”: Classe per sè o classe per altri?
Classe per sè o classe per altri?
di Circolo Internazionalista “Coalizione Operaia”
È passato esattamente un anno dalla pubblicazione del nostro opuscolo su “Il marxismo e la questione fiscale”, terreno di lotta politica del proletariato sul quale, nel corso dell’ultimo anno, più di qualche sedicente “rivoluzionario” ha goffamente sdrucciolato. Non abbiamo la pretesa di ritenere che la graduale sordina calata su quella che sembrava dover diventare la madre di tutte le rivendicazioni politiche di classe – la “million tax” – sia merito nostro. Una rivendicazione che risponde ad interessi di strati sociali storicamente a rimorchio, che non ha nessun aggancio con la dinamica delle lotte reali del proletariato, che non risponde alle esigenze di questa lotta, ma soprattutto che non è in cima all’agenda politica borghese, non ha gambe proprie sulle quali camminare, e viene via via lasciata cadere dagli stessi che se ne fanno promotori, per essere magari sostituita da altre parole d’ordine “asso pigliatutto”. Altrettanto irreali, altrettanto sterili. Non è affatto escluso che la “patrimoniale di classe” ritorni alla carica, una volta che “l’aria che tira” alimentata dai mantici della classe dominante la riporti anche solo marginalmente nel dibattito. Per ora, nel bilancio da stilare ad un anno dalla battaglia contro le pretese di “marxificare” la “million tax”, possiamo solo riscontrare con moderata soddisfazione che quel tentativo è stato prontamente e severamente rintuzzato. Di seguito pubblichiamo il testo della relazione di presentazione al nostro opuscolo.
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Nonostante la chiarezza cristallina della nostra posizione in merito alla questione fiscale, siamo stati “bollati” dai propugnatori di una politica fiscale massimalista (leggi: Tendenza internazionalista rivoluzionaria, sic!) di “indifferentismo”, una banale etichetta di comodo, falsa fino all’inverosimile, che prova miseramente a distogliere l’attenzione dall’intrinseca inconsistenza di qualsiasi proposta di “million tax classista”.
Fausto Sorini: Note sulla vicenda del Quirinale e sull’Italia che verrà
Note sulla vicenda del Quirinale e sull’Italia che verrà
Intervento di Fausto Sorini
Vale la pena ritornare sulla vicenda del Quirinale, a cui Marx21.it ha dedicato il suo editoriale del 30 gennaio (1). Essa si sta rivelando assai disvelatrice di tendenze e contraddizioni di fondo della società italiana, di processi e progetti politici differenziati che la attraversano e spaccano coalizioni e partiti anche al loro interno. E allungano lo sguardo sul futuro politico del Paese, dato che l’attuale configurazione del quadro politico italiano appare tutt’altro che stabilizzata.
L’Italia è un Paese rilevante nell’equilibrio geo-politico euro-atlantico (imperniato su Stati Uniti, Ue e Nato) ed euro-mediterraneo (Israele, Medioriente, Nord Africa); tanto più in un contesto di nuova guerra fredda, in alcune aree già calda. Anche sul piano della stabilità economica, scioccata dalla pandemia, l’Italia è paese tutt’altro che secondario negli equilibri e nella tenuta dell’euro e dell’Unione europa.
Che cosa vogliono quindi i “poteri forti”, italiani ed esteri, dall’Italia?
-Rigidà fedeltà euro-atlantica nello scontro globale con Russia e Cina (altro che Via della Seta e cooperazione pacifica euro-asiatica o euro-mediterranea);
-che il Paese non crolli economicamente e riduca il debito pubblico, senza sostanziali redistribuzioni della ricchezza nazionale a danno dei gruppi dominanti e dei ceti sociali medio-alti;
-che riduca e contenga la spesa sociale (pensioni, scuola e sanità pubblica);
-che resti fedele ai parametri liberisti della Ue, sia in fase di austerità che in fase di politica più espansiva. E quindi NO ad un ruolo preminente del pubblico nella vita economica, piena libertà d’azione al capitale finanziario e alle banche, nessuna nazionalizzazione o primato del pubblico in tale settore;
SI Cobas: Due anni dopo, la criminale volontà di non perseguire piani di tutela sanitaria è evidente
Due anni dopo, la criminale volontà di non perseguire piani di tutela sanitaria è evidente
di SI Cobas
Il discorso di insediamento del Mattarella-bis è stato un concentrato di ipocrisia specie nelle parti dedicate alla “dignità” e alla necessità di “assumere la lotta alle disuguaglianze e alle povertà come asse portante delle politiche pubbliche”. Questo testo del SI Cobas ne smonta la stomachevole retorica per quel che riguarda il “diritto”, il bisogno umano fondamentale di vivere in salute, violato su grande scala in questo biennio sia nei confronti dei contagiati dal Covid, che delle persone affette da altre patologie, anche molto gravi – se impossibilitati, come lo è la grande maggioranza dei lavoratori, a ricorrere alla sanità privata. Due anni fa si poteva invocare come ipotetica scusante l’impreparazione; ora, passati due anni, risalta in tutta la sua evidenza la volontà criminale di “non perseguire piani di tutela sanitaria”. Sbarazzarsi di un po’ di popolazione malata alleggerirà la spesa statale e ridurrà la quota di forza-lavoro eccedente da rivoluzione industriale (e dei servizi) 4.0. A meno che, a meno che…
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ANCORA CHIUSURE DELLE SALE OPERATORIE
(Come passare dalla prima alla quinta ondata senza spendere un soldo)
Guido Cappelli: Il tavolo dalle gambe storte. Prospettive del dissenso
Il tavolo dalle gambe storte. Prospettive del dissenso
di Guido Cappelli*
La mancata elezione di Mario Draghi alla Presidenza della Repubblica rappresenta senza dubbio una (relativa) battuta d’arresto nel percorso che in Italia porta al dissolvimento per le vie di fatto della democrazia parlamentare e all’instaurazione di un presidenzialismo “muscolare”. L’attuale situazione di stallo non fa che differire il problema di fondo, quello di una classe politica in gran misura asservita alle logiche delle oligarchie cosmopolitiche occidentali, di cui, più a torto che a ragione, si sente parte, voltando ancora una volta le spalle al popolo italiano, semplicemente perché nel popolo italiano non crede. È già accaduto, non una ma diverse volte nel corso dei secoli: fin dalla discesa di Carlo VIII di Francia, più di cinquecento anni fa, le élite italiane sono state abituate a diffidare dei propri popoli, a guardare piuttosto ai loro “pari” al di là delle Alpi, a cercare l’alleanza dinastica, le componenda, il compromesso al ribasso, l’accordo sottobanco, alle spalle di una cittadinanza che temono e che disprezzano. È uno dei tanti vizi italici. Secoli di sottomissione e di assenza di sovranità li hanno abituati a una slealtà strutturale verso il proprio Paese, cui fanno da precario contrappeso poche, ancorché decisive, fiammate di vitalità democratica e popolare. Francia o Spagna purché se magna. È con gli eredi di queste élite cortigiane e infingarde che abbiamo a che fare ora.
Thomas Fazi: Ultime dal Draghistan
Ultime dal Draghistan
di Thomas Fazi
Anche quest’oggi è arrivato il momento di fare il punto su quello che succede nella galassia Covid. La notizia del giorno, per quanto mi riguarda, è l’estensione dell’obbligo vaccinale surrettizio (cioè de facto anche se non de jure) ai bambini dai 5 anni in su attraverso lo strumento più infame di tutti, e quindi quello preferito da questo governo: il ricatto e la discriminazione, per di più esercitati nei confronti di bambini piccolissimi (e dei loro genitori ovviamente).
Nel nuovo decreto Covid, infatti, si prevede che già dalla primaria, in caso di positivi in classe, andranno in DAD solo i bambini non vaccinati. È evidente che questo costringerà moltissimi genitori, che magari avrebbero legittimamente e liberamente scelto di fare diversamente, a vaccinare i propri figli, sia per evidenti ragioni logistiche ed economiche che per la tutela della salute mentale dei bambini.
Questo si accompagna a una comunicazione sempre più terroristica sul fatto che adesso il Covid colpirebbe soprattutto i bambini, che i ricoveri di bambini positivi al Covid sarebbero saliti alle stelle ecc.
comidad: L’autonomia differenziata e l’incognita del superpresidenzialismo
L’autonomia differenziata e l’incognita del superpresidenzialismo
di comidad
Poche idee sono più radicate, e più infondate, della rappresentanza politica degli interessi sociali. La Lega è senza dubbio il caso più manifesto di questa infondatezza, dato che nei suoi comportamenti politici si può riscontrare un totale scollamento dagli interessi della sua base elettorale, cioè il ceto medio delle piccole e medie imprese e dei piccoli proprietari fondiari. Un anno fa l’ingresso della Lega nel governo Draghi ha offerto copertura ad una serie di iniziative come l’indebitamento col Recovery Fund, l’istituzione del Green Pass e la revisione delle stime catastali, misure che nel loro complesso comportano una limitazione della libertà economica della piccola impresa ed, in prospettiva, un aumento dei carichi fiscali. Nei giorni scorsi la Lega ha partecipato, con Forza Italia, alla rielezione del presidente Mattarella, cioè proprio di colui che un anno fa aveva impedito col pretesto Covid quelle elezioni anticipate che avrebbero consentito al centro-destra di andare al governo. In effetti l’ingerenza di Mattarella si era esercitata già prima, poiché sarebbe bastato appena ventilare l’ipotesi costituzionale dello scioglimento delle Camere per far sì che la crisi del governo Conte bis rientrasse, dato che la maggioranza dei parlamentari sa che con questa legislatura la sua carriera si chiude.
Olivier Bélanger-Duchesneau: Anselm Jappe, Sotto il sole nero del capitale
Anselm Jappe, Sotto il sole nero del capitale
di Olivier Bélanger-Duchesneau
Anselm Jappe: Sous le soleil noir du capital. Chroniques d’une ère de ténèbres, Albi, Crise & Critique, coll. “Palim psao”, 2021, 457 p.
L’ultima raccolta di articoli del teorico critico Anselm Jappe, dal titolo “Sous le soleil noir du capital“, riunisce un certo numero di testi scritti dall’autore negli ultimi dieci anni che sono stati pubblicati su varie riviste. In questa antologia, Jappe assolve un importante compito critico, che egli sta portando avanti fin dall’inizio degli anni ’90: quello di partecipare allo sviluppo di «una vera e propria critica del capitalismo», che sia «necessariamente una critica tanto del capitale quanto del lavoro» (p. 9). E infatti, questo libro si inscrive nell’orizzonte teorico della «critica del valore» (Wertkritik, in tedesco), una corrente anticapitalista di ispirazione marxiana (e non “marxista“) di cui oggi Jappe è il principale rappresentante nel mondo di lingua francese. Il libro si articola in due parti: la prima, interamente riservata alla teoria del capitalismo, che costituisce il progetto intellettuale della Wertkritik, mentre la seconda comprende una serie di articoli che si concentrano su dei temi particolari, siano essi legati all’attualità (movimenti sociali, violenza della polizia, bioetica, ecc.) o di natura più teorica (romanticismo rivoluzionario, progressismo, critica e recensioni di autori).
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