[Sinistrainrete] 15 Febbraio: reagiamo con la lotta sui posti di lavoro e fuori!

Con l’entrata in vigore a inizio mese dell’obbligo vaccinale per gli over 50, dal 15 febbraio i lavoratori che non accetteranno di piegarsi alla vaccinazione e ai provvedimenti governativi sul lasciapassare saranno sospesi dal lavoro senza salario, come è già avvenuto per i lavoratori di sanità, scuola e di altre categorie.

 

 

15 FEBBRAIO: REAGIAMO CON LA LOTTA SUI POSTI DI LAVORO E FUORI!

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15 FEBBRAIO: REAGIAMO CON LA LOTTA SUI POSTI DI LAVORO E FUORI!

1. 1 640x342Con l’entrata in vigore a inizio mese dell’obbligo vaccinale per gli over 50, dal 15 febbraio i lavoratori che non accetteranno di piegarsi alla vaccinazione e ai provvedimenti governativi sul lasciapassare saranno sospesi dal lavoro senza salario, come è già avvenuto per i lavoratori di sanità, scuola e di altre categorie.

Questo ennesimo ricatto non ha nulla di sanitario. Anche chi ha seguito scrupolosamente le indicazioni del governo, di fronte a vaccinati che si contagiano e contagiano e a un numero di morti simili a quelli di un anno fa, comincia a sospettare che la divisione costruita con cinismo tra vaccinati e non sia servita, serva e servirà solo a indebolire e azzerare la difesa di classe contro i capitalisti.

L’obiettivo vero del governo è, infatti, quello di imporre alla stragrande maggioranza della popolazione una restrizione sempre più marcata degli spazi di libertà personale, sindacale, politica e persino delle normali relazioni sociali. Un disciplinamento e un controllo asfissiante di cui il green pass costituisce solo un primo strumento per passare al passaporto digitale, strumento per registrare ogni attività di ciascun cittadino che permetterà allo stato di decidere quali attività permettere e quali vietare a chi non obbedisce alle sue disposizioni. Così si potrà procedere senza intralci a nuovi attacchi alle condizioni di vita e di lavoro degli sfruttati.

Già ne vediamo le premesse:

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Francesco Barbetta: Foster e la frattura metabolica: alla ricerca di un pensiero ecosocialista in Marx

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Foster e la frattura metabolica: alla ricerca di un pensiero ecosocialista in Marx

di Francesco Barbetta

amazon com thegreeningofmarxism9781572301191 tedbenton books 1285556913204Il dibattito sui nessi filosofici e politici tra produzione teorica marxiana e ambiente è sempre più attuale e urgente. La distruzione delle condizioni di vita così come le conosciamo, imposta dalla logica del capitale, dimostra inequivocabilmente la necessità di cambiamenti radicali nei rapporti tra economia e natura.

La trasformazione di tutto in merce impone dinamiche temporali e spaziali incompatibili con i processi naturali, portando il pianeta ad una situazione di totale squilibrio ed esaurimento. Certamente, qualsiasi dato che offriremmo sull’argomento sarebbe obsoleto e, sfortunatamente, in peggio.

Secondo l’SRC (Stockholm Resilience Center), dei 9 confini planetari (cambiamento climatico, perdita di biodiversità, variazione del ciclo biogeochimico dell’azoto e del fosforo, acidificazione degli oceani, consumo di suolo e di acqua, riduzione della fascia di ozono nella stratosfera, diffusione di aerosol in atmosfera e inquinamento chimico), 7 vengono superati, generando effetti di feedback che creano un ambiente di instabilità e insicurezza.

È all’interno di questi squilibri che dobbiamo cercare, ad esempio, le cause del Covid-19. Il dibattito sui vaccini, per quanto urgente e pertinente, si limita agli effetti piuttosto che ai nessi causali dei problemi.

Questo è il motivo che mi sta spingendo ad approfondire teoricamente i rapporti tra marxismo e pensiero ecologico.

Sollecitato dalla recensione che ho scritto per Effimera del libro di Ian Angus “Anthropocene. Capitalismo fossile e crisi del sistema Terra”, ho approfondito lo studio del pensiero di John Bellamy Foster. Questo lungo e denso saggio spero possa essere utile per far conoscere ai compagni italiani le sue tesi. A maggior ragione in un momento di radicalizzazione del movimento ambientalista in cui si fa sempre più urgente la necessità di affrontare con gli adeguati strumenti teorici la sfida della transizione ecologica.

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Alfonso Gianni: Tra pulsioni presidenzialiste e voglia di proporzionale

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Tra pulsioni presidenzialiste e voglia di proporzionale

di Alfonso Gianni

mattarella giuramento 2022 1Le votazioni per l’elezione del Presidente della Repubblica hanno lasciato persone e cose al loro posto. Tutto si è giocato attorno alla coppia Mattarella-Draghi e alla fine l’uno resta Presidente della Repubblica – si suppone per l’intero settennato – l’altro Presidente del Consiglio, probabilmente fino alla normale fine della legislatura. Ma sotto questo immobilismo nei ruoli apicali delle istituzioni, si verificano sommovimenti notevoli, quasi tellurici. Le coalizioni sono scombussolate; il ruolo dei partiti è apparso inesistente; mentre al loro interno si profilano lotte accanite, i loro leader sembrano come storditi in alcuni casi o palesano un’evidente incapacità in altri (e sono tutti puniti negli inevitabili sondaggi). Il Movimento 5 stelle viene addirittura decapitato e il suo Statuto cancellato da un tribunale civile, quello di Napoli – ed è la prima volta che si registra un intervento così pesante della Magistratura nella vita dei partiti –, accentuando le lotte interne che potrebbero prefigurare una scissione. Il Parlamento, per la seconda volta consecutiva nella storia della Repubblica, ha mostrato la sua incapacità di scegliere una nuova figura da far salire al Colle, disattendendo il monito che Giorgio Napolitano espresse nel discorso del suo reinsediamento nell’aprile del 2013, per cui “la non rielezione, al termine del settennato, è l’alternativa che meglio si conforma al nostro modello costituzionale di Presidente della Repubblica”.

Il tema della non rielezione era già stato autorevolmente affrontato da Carlo Azeglio Ciampi, quando, il 3 maggio del 2006, rese pubblica una nota con la quale respingeva le proposte che erano emerse per un suo secondo mandato, facendo riferimento non solo a ragioni di carattere soggettivo – “l’età avanzata” – ma anche, se non soprattutto, a motivi di carattere oggettivo, riassumibili nella frase finale della sua dichiarazione: “il rinnovo di un mandato lungo, quale è quello settennale, mal si confà alle caratteristiche proprie della forma repubblicana del nostro Stato”.

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CoMeta: Profilassi e trattamento della COVID 19: benefici, rischi e qualità dell’evidenza

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Profilassi e trattamento della COVID 19: benefici, rischi e qualità dell’evidenza

di CoMeta

Riflessioni sul rapporto beneficio/rischio dei vaccini a mRNA e a DNA attualmente in uso: opportunità e principio di precauzione

vaccinomo86tNel documento allegato si possono reperire informazioni a oggi (30 Dicembre 2021) disponibili sulla malattia infettiva denominata COVID-19 e dichiarata pandemia causata dal virus SARS-CoV2 (della famiglia dei coronavirus influenzali).

E’ il frutto di un intenso e approfondito lavoro svolto da un gruppo di ricercatori, medici, accademici e addetti ai lavori, intrapreso e portato avanti al fine di contribuire al dibattito sulla attuale pandemia COVID-19 da un punto di vista interdisciplinare. Il documento è propositivo e intende offrire possibili soluzioni in alternativa a interventi coercitivi, i quali, in quanto tali, finiscono per sancire il fallimento del legislatore e della scienza nel far fronte alle sfide poste dalla cosiddetta “società della conoscenza” (Trattato di Lisbona, 2009).

A causa della pressione del succedersi degli eventi e della scarsa familiarità con gli strumenti scientifici utilizzati per affrontarla, i decisori politici non hanno avuto l’opportunità di vagliare adeguatamente l’attendibilità delle opinioni e evidenze offerte dagli esperti. In tali contesti il dissenso tra studiosi è un indice di salute che non va censurato, ma anzi utilizzato per il consolidamento delle ipotesi di lavoro. Ci preme anche sottolineare l’importanza di una visione complessa e dinamica del problema, caratterizzato da meccanismi epidemiologici e sociali ricchi di feedback negativi e di rinforzo, che possono vanificare soluzioni univoche o statiche. La letteratura del “mechanism design” (Börgers, 2015) ci insegna come la programmazione di politiche miranti ad influenzare il comportamento del cittadino mediante incentivi e deterrenti (ad esempio fiscali), sia compito altamente complesso e gremito di trappole. A volte lo strumento può sviluppare una cascata di effetti paradossali (opposti a quelli attesi), o controproducenti in ambiti inattesi, o fenomeni di feedback negativo (Lucas 1976), che ne neutralizzano l’efficacia (Hess e Martin, 2006).

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Valentina Pazé: L’ipocrisia delle riforme e la notte della democrazia

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L’ipocrisia delle riforme e la notte della democrazia

di Valentina Pazé

Non so quanti dei 55 applausi a scena aperta tributati dai grandi elettori al discorso di insediamento del nuovo-vecchio Presidente della Repubblica abbiano punteggiato i passaggi riguardanti il deplorevole stato in cui versano le istituzioni democratiche nel nostro Paese.

Dopo l’omaggio di rito all’Assemblea a cui si trovava di fronte, qualificata come il «luogo più alto della rappresentanza democratica, dove la volontà popolare trova la sua massima espressione», Mattarella ha dedicato alcune riflessioni – non banali, e non inedite – all’esigenza di restituire centralità alle istituzioni rappresentative, e in particolare al Parlamento. Pur concedendo un po’ troppo alla retorica delle «decisioni tempestive», indispensabili per governare «cambiamenti sempre più rapidi», il Presidente avverte che la tempestività «va comunque sorretta da quell’indispensabile approfondimento dei temi che consente puntualità di scelte», in modo da evitare che «i problemi trovino soluzione senza l’intervento delle istituzioni a tutela dell’interesse generale». Eventualità che «si traduce sempre a vantaggio di chi è in condizioni di maggior forza», come «poteri economici sovranazionali», che «tendono a prevalere e a imporsi, aggirando il processo democratico».

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Alberto Negri: La crisi ucraina come simulazione di guerra per il gas

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La crisi ucraina come simulazione di guerra per il gas

di Alberto Negri

L’analisi. Grazie alla sprovveduta Ue gli Usa si propongono, con l’«invasione russa» – che non c’è – come i fornitori dell’Europa. Ma è un bluff: per i costi, la logistica surreale e i danni ecologici

Sulla crisi Ucraina e del gas ormai il bluff è generalizzato. Lo sa il presidente francese Macron, ieri a Mosca e oggi Kiev, lo sa ancora meglio il timido cancelliere tedesco Scholz, tirato per le orecchie a Washington perché esita a scontrarsi con Putin. Il bluff è accompagnato dal sospetto che a minacciare davvero l’Europa non sia Putin quanto Biden, che sulla questione dei rifornimenti energetici da Mosca non ha purtroppo una posizione diversa da quella di Donald Trump.

La posta n gioco è una simulazione di guerra sì, ma del gas. La verità che è che gli americani vogliono far saltare il gasdotto Russia-Germania, il Nord Stream 2, dove nel consiglio è entrato anche l’ex cancelliere Schroeder. La sua caratteristica principale, quella che non piace agli americani, è di bypassare completamente gli Stati Baltici, quelli di Visegrad, l’Ucraina e la Bielorussia, spazzando via così qualsiasi eventuale pretesa da parte di questi Paesi di fare pressione su Mosca. Questi Paesi, tranne ovviamente la Bielorussia, pedina manovrata da Mosca, sono in gran parte pedine manovrate, attraverso la Nato, dagli Usa.

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Michele Michelino: Bugie e verità

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Bugie e verità

Ipocrisia e violenza della borghesia imperialista

di Michele Michelino*

Gli apologeti del sistema capitalista/imperialista, politici, sindacalisti, mass-media, scienziati di regime, ecc, pagati profumatamente e finanziati economicamente con grandi finanziamenti e privilegi dai loro padroni continuano a tessere le lodi dei loro padroni, dipingendo il sistema capitalista sempre più dittatoriale come “democratico”, il migliore dei mondi possibili.

Per aumentare i loro profitti, i padroni attuano delocalizzazioni, licenziamenti, salari da fame, precarietà e sacrifici ai proletari, agli sfruttati, e contro chi si ribella usano la violenza “legale” della classe dominante, dello stato, per difendere e mantenere i loro privilegi.

I borghesi (di destra o di sinistra), sono sempre pronti a denunciare, condannare e reprimere l’autodifesa degli sfruttati. La lotta contro lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e la resistenza dei paesi che si oppongono alla penetrazione imperialista sono criminalizzate e bollate come violenza contro il sistema “democratico”.

I capitalisti, gli imperialisti che nascondono dietro la parola “democrazia” gli interessi della loro classe di sfruttatori non esitano a esportare in tutto il mondo anche contro il volere dei popoli.

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Nicoletta Forcheri: Lo scaricabarile del governo negli atti normativi

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Lo scaricabarile del governo negli atti normativi

di Nicoletta Forcheri

Il dpcm (decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri) del 21 gennaio, che recava l’elenco di quei negozi accessibili senza certificato verde, con una lista tanto oscena quanto degna dei peggiori regimi della nostra storia recente, è scomparso dal sito del governo. Non è stato cancellato però dalla Gazzetta ufficiale.

Continua cioé quello scaricabarile dall’alto verso il basso con cui il governo tenta di manlevarsi di varie responsabilità e delle conseguenze penali e civili per tutta una serie di norme completamente illegali, illegittime e incostituzionali che esso stesso ha varato, con la scusa dello stato di emergenza, altro atto incostituzionale e privo di qualsiasi fondamento giuridico.

Funziona così: si fa terrorismo a parole, con l’aiuto dei media di regime, e poi si tenta, per quanto possibile, in un dedalo di labirinti normativi scritti, di lasciare sempre una sia pur minima parvenza di legalità, almeno di facciata, in modo da scaricarsi SEMPRE di tutte le responsabilità degli atti normativi che Draghi and Cie stanno adottando da mesi. Loro stessi a loro volta recettori di normative dettate dall’alto, in una piramide in cui la base è sempre più vessata e schiavizzata.

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Salvatore Bravo: La mediocrità della mitezza

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La mediocrità della mitezza

di Salvatore Bravo

Il papa da Fazio nella trasmissione Che tempo che fa conferma la sua alleanza con i poteri forti, il suo traghettare la chiesa nella globalizzazione e renderla organica al capitale. Al confronto con teologi e cardinali dissenzienti predilige il dialogo col mondo laicista e ateo del PD. L’operazione di marketing papale ha il suo prezzo, in primis dinanzi alla domanda sul dolore dei bambini tergiversa, per poi affermare che non sa il perché della sofferenza degli innocenti, ma dio è amore, e lui “cerca” d’amare dio. Risposta banale, nulla a livello teologico, ma molto in linea con l’ateismo attuale. La sofferenza è un mistero, ma in ogni sofferente è presente Cristo, inoltre se il dolore è letto con le categorie dello spazio-tempo fenomenico è insensato e irrazionale, ma se il tempo mondano si integra con il tempo sovratemporale assume un altro significato: la giustizia e la razionalità per un credente sono nella consapevolezza che il tempo mondano è una parte e non tutto. Il paradiso è per gli innocenti, e dunque il dolore incomprensibile ritrova la sua razionalità e la sua giustizia nell’eterno, sembra che la chiesa trovi imbarazzo a parlarne con franchezza, forse, perché teme scientismo e illuminismo vincente.

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Giovanni Andreozzi: Recensione di “Il virus dell’occidente”

materialismostorico

Recensione di “Il virus dell’occidente”

di Giovanni Andreozzi

Stefano G. Azzarà, Il virus dell’Occidente. Universalismo astratto e particolarismo sovranista difronte allo stato d’eccezione, Mimesis, Milano, 2020, pp. 425, ISBN 978-88­5757-155-3

mfront signoranapoletana iconaMentre il muro di Berlino cominciava a mostrare le crepe più profonde, Francis Fukuyama pubblicava un breve saggio intitolato The EndofHistory?. Il saggio riapparve qualche anno dopo in una forma ampliata, con un cambiamento significativo già a partire dal nuovo titolo: The End ofHistory andthe Last Man. L’interrogativo lasciava il posto all’amara consolazione: la storia era finita.

Con l’avvento del nuovo millennio si è andata rafforzando tutta quella congerie filosofica caratterizzata dal suo essere “post”. Post-umanesimo, post-strutturalismo, post­metafisica etc., tutte accomunate dal rifiuto della questione dell’ideologia e dei suoi ambiti performativi. Ecco allora che quando si sfoglia il testo di Azzarà si nota subito che, in quelle narrazioni, qualcosa non torna. Nonostante la sua “fine”, la storia continua a generare nuovi conflitti, i quali divampano massimamente proprio nei momenti di crisi. A palesarsi è, inoltre, il grande rimosso del XIX secolo: l’ideologia.

L’intento critico che anima le pagine de Ilvirus dell’Occidente. Universalismo astratto e particolarismo sovranista di fronte allo stato d’eccezione non è solo quello di svelare le carenze dell’ideologia liberale e delle sue inefficaci risposte di fronte alla catastrofe pandemica, ma anche quello di mostrare le continuità tra tale ideologia e le presunte posizioni alternative. Questo movimento critico-ricostruttivo è esemplificato dall’Autore attraverso la dialettica tra universalismo astratto (il liberalismo) e particolarismo (il sovranismo). Riprendendo un termine molto utilizzato in questo periodo, potremmo definire questi due elementi come le “varianti” ideologiche del capitalismo: l’una legata fortemente alla globalizzazione compiuta; l’altra contraria alla globalizzazione e tesa all’affrancamento da essa.

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Sergio Cesaratto: Il triste anniversario di Maastricht

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Il triste anniversario di Maastricht

di Sergio Cesaratto

trattato maastrichtLa flessibilità dei mercati e lo scioglimento dei lacci e lacciuoli sono stati gli strumenti giusti per la crescita economica dei Paesi europei? Il bilancio di tre decenni del Trattato di Maastricht e dei suoi precetti liberisti non è commendevole. E dovrebbe far riflettere tutti, specie a sinistra.

Lascio agli storici ricostruire le vicende internazionali e italiane che condussero alla ratifica del Trattato di Maastricht (1992). Vediamone qui qualche aspetto economico per giudicare se tale trattato abbia avuto o meno qualche senso.

 

Prima di Maastricht

Di un’unione monetaria europea si era discusso già dagli anni cinquanta. L’analisi economica ne aveva però scoraggiata la creazione per il diverso grado di sviluppo e istituzioni dei Paesi europei. In particolare, la cosiddetta teoria delle aree valutarie ottimali aveva predetto una tendenza deflazionistica di tale unione. Infatti essa avrebbe con tutta probabilità condotto a squilibri commerciali fra i Paesi membri a vantaggio dei più competitivi. Robert Mundell, che di quella letteratura fu il fondatore, aveva in testa la Germania che già dal 1950 perseguiva con gusto surplus commerciali. Questa avrebbe certamente rifiutato di ridurre tali surplus espandendo la propria economia e accettando un’inflazione più alta al fine di importare di più dai partner. Il modello tedesco prevede infatti un’inflazione al di sotto di quella dei concorrenti e che siano questi ultimi a espandersi importando in tal modo di più e accrescendo la loro inflazione, ampliando così il loro gap competitivo con la Germania.

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Adam Arvidsson: La politica delle mascherine, un confronto tra Agamben e Bratton

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La politica delle mascherine, un confronto tra Agamben e Bratton

di Adam Arvidsson*

Portare o non portare la mascherina è diventata per molti una dichiarazione politica e una questione di identità personale

vaccini obbligo green pass novax covid lapresse 2021 640x300A causa della pandemia da Covid-19, le mascherine si sono trasformate da dispositivi politicamente innocenti negli oggetti di un’intensa controversia. Portare o non portare la mascherina è diventata per molti una dichiarazione politica e una questione di identità personale. Negli Stati Uniti, Donald Trump e i suoi sostenitori rifiutano di indossarle, mentre la sinistra ‘liberal’ non si fa mai vedere senza. In Italia, i manifestanti no-vax marciano a volto scoperto mentre i sindaci introducono l’obbligo della mascherina all’aperto per fermarli. La mascherina è diventata un oggetto che, alla maniera dell’Actor Network Theory di Bruno Latour, distingue i sostenitori dell’approccio ufficiale alla pandemia dai suoi detrattori. Ma qual è la politica della mascherina?

Un modo per scoprirlo è attraverso il recente dibattito tra il guru californiano del design Benjamin Bratton e il filosofo italiano Giorgio Agamben. Nel suo recente libro The Return of the Real – un tentativo di articolare una nuova filosofia politica per il mondo post-pandemia – Bratton contesta una serie di post di Agamben scritti durante l’anno pandemico del 2020. In questi, il ​​filosofo italiano ha descritto le misure anti-Covid – lockdown, distanziamento sociale, smart working, DAD e, ovviamente, l’obbligo della mascherina – non come iniziative necessarie a sedare un’emergenza sanitaria, ma come parti di un nuovo paradigma di governance sociale imposto alla popolazione mondiale con la scusa della pandemia. Agamben ha visto in queste misure una nuova versione della biopolitica (termine da sempre centrale nel suo lavoro) che mira a trasformare la vita conviviale – per usare un termine di Ivan Illich a cui Agamben attinge spesso – di cittadini, lavoratori o amanti nella “nuda vita” di pazienti mascherati e sottoposti a un’emergenza medica.

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Leonardo Mazzei: Vaccini: le prove di un fallimento

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Vaccini: le prove di un fallimento

di Leonardo Mazzei

Che il buonismo “politically correct” sia solo la maschera della più feroce cattiveria sociale è cosa evidente da tempo. Ma adesso dovrebbero vederlo anche i ciechi. «Vogliamo un’Italia sempre più aperta, soprattutto per i nostri ragazzi». Questa frase così promettente è stata pronunciata da Mario Draghi il 2 febbraio, cioè il giorno dopo dell’entrata in vigore della chiusura dei negozi ai non vaccinati, tredici giorni prima dell’estensione del “Green pass rafforzato” a 7 milioni di lavoratori ultracinquantenni. Dunque, “la libertà è schiavitù”: George Orwell non avrebbe potuto immaginare una concretizzazione più compiuta del suo “1984”.

Quella che viene chiamata “libertà” per i ragazzi, sarà piuttosto una nuova discriminazione a danno dei non vaccinati. Solo loro andranno in Dad, come se il virus non circolasse indifferentemente tra vaccinati e non, come se in quella fascia di età vi fossero dei veri pericoli per la salute. Ma la salute ovviamente non c’entra un fico secco. Qui il principio è solo quello della punizione, che deve colpire i ragazzi al pari dei loro genitori e dei loro nonni. Almeno in questo, lorsignori non vogliono disparità di trattamento!

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Ludovico Vicino: Pacchetto tapering

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Pacchetto tapering

di Ludovico Vicino

Ci siamo quasi. Stando alle dichiarazioni della Lagarde, marzo 2022 sarà il mese che sancirà la fine del PEPP, il programma di acquisto di titoli pubblici e privati lanciato dalla BCE per fronteggiare la crisi economica causata dall’epidemia. Per qualche altro mese, fino alla fine dell’estate, il programma ordinario di quantitative easing dovrebbe espandersi per garantire il riacquisto di tutti i titoli in scadenza, dopodiché i rubinetti si chiuderanno e verrà ripristinato a tempo indeterminato il ritmo di venti miliardi di euro di acquisti mensili. Che, considerata la mole delle economie dell’Unione Europea, sono bruscolini.

Naturalmente è bastata l’incombenza del “tapering”, e in particolare la prospettiva della contrazione dei volumi d’acquisto sui titoli pubblici, a provocare la canonica cavalcata dello spread fra BTP e Bund. Un effetto collaterale davvero spiacevole ma necessario – a sentir le ragioni di Francoforte – per fronteggiare l’ondata d’inflazione che stiamo sperimentando. “Purtroppo, signora mia, ce stanno li poteri economici sovranazionali che so’ tanto brutti e tanto cattivi, e noi nun ce potemo fa’ granché” ha spiegato più o meno testualmente lo stesso Mattarella, fresco di rielezione, nel discorso tenuto a Montecitorio.

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Giorgia Audiello: La Pfizer teme la diffusione dei dati sul vaccino, ora lo ha scritto chiaramente

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La Pfizer teme la diffusione dei dati sul vaccino, ora lo ha scritto chiaramente

di Giorgia Audiello

La Pfizer teme la diffusione dei dati sull’efficacia e sugli effetti collaterali relativi al vaccino anti-Covid da lei prodotto nonché le conseguenze sugli affari della fine della pandemia. È tutto scritto nero su bianco nell’ultimo rapporto rilasciato dallo stesso colosso farmaceutico, relativo agli utili nel quarto trimestre 2021. Nel capitolo intitolato “Rischi relativi al nostro Business, al settore e alle operazioni e allo sviluppo dell’attività” si leggono parole gravi, che lasciano tanto più colpiti in quanto scritte pubblicamente senza, evidentemente, che vi sia alcun timore che queste generino legittime rimostranze da parte dei Governi, come sarebbe lecito aspettarsi. “Vi è il rischio che un maggiore utilizzo del vaccino o di Paxlovid porti ad ulteriori informazioni sull’efficacia, la sicurezza o altri sviluppi, incluso il pericolo di ulteriori reazioni avverse, alcune delle quali possono essere gravi” si legge a pagina 39 del rapporto. Mentre a poche righe di distanza si accenna ai rischi economici derivanti dalla “possibilità che il Covid19 diminuisca in severità o diffusione o che scompaia interamente”.

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