[Sinistrainrete] Martina Marino: Capitalismo vaccinale e dissenso sociale: l’iniziativa “Cultura Sospesa”

Si chiama “Cultura Sospesa” ed è un’iniziativa di dissenso sociale promossa da un “connettivo” di docenti sospesi, studenti e artisti, vuole ricordare il concetto del caffè sospeso napoletano attraverso la convivialità di una colazione e di un pranzo sociale aperto, ma anche l’aspetto critico insito nella cultura anch’esso sospeso, allo stato attuale.

A Roma davanti l’università a La Sapienza, a mercoledì alterni in orario scolastico, viene allestito questo presidio culturale con l’obiettivo di ricominciare a riappropriarsi degli spazi che sono stati negati, partendo proprio dai luoghi simbolo come l’università romana. Il programma della mattinata è un concentrato di interventi, letture, momenti di dibattito, spettacoli e spaccati musicali. In parallelo a questi appuntamenti si stanno organizzando forme di mutuo-aiuto e casse di resistenza per sostenere i docenti in difficoltà.

Si riporta a seguire un intervento dello scorso appuntamento di mercoledì 9 febbraio (https://fb.watch/basWnJWo1h/) e vi diamo appuntamento per il prossimo mercoledì 23 febbraio dalle ore 9 in piazzale Aldo Moro a Roma.

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Capitalismo vaccinale

Quando il capitalismo e le politiche vaccinali sono diventati un’equazione

Non leggerete più la parola capitalismo o capitale in questo articolo, vi accorgerete alla fine probabilmente che ne avete visto una diretta applicazione.

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Enrico Vigna: Rischi bellici in Ucraina? In Donbass la guerra c’è già da 8 anni nell’indifferenza generale dell’occidente!

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Rischi bellici in Ucraina? In Donbass la guerra c’è già da 8 anni nell’indifferenza generale dell’occidente!

di Enrico Vigna*

rischioguerraucraina2022Da due mesi i “distrazionisti” professionali hanno concentrato luci e attenzioni mediatiche su una presunta e ipotetica invasione russa dell’Ucraina, sapendo bene che la Russia, non ha nessuna progettualità di guerra, semplicemente perché non è un suo interesse strategico, uno scontro militare con USA, NATO e Unione Europea. Salvo naturalmente qualche inaccettabile provocazione degli “ucro” neonazisti, pretoriani del governo golpista di Kiev e della NATO. Mentre la realtà tragica è la guerra che, da otto anni è in atto contro la popolazione del Donbass, di cui solo pochi organi informativi e realtà occidentali hanno finora documentato. Ora che c’è il rischio di un dispiegamento a domino di questo conflitto…fa notizia.

I media occidentali sono una forza che può favorire una guerra, sono un’arma potente, il loro lavoro è un segnale di azione che deve arrivare, che essi preparano in anticipo.

Gli ululati di guerra occidentali, da mesi hanno decretato che Putin intende invadere l’Ucraina. Ma per quale motivo dovrebbe farlo, nessuno sa dirlo. L’ex ufficiale dell’intelligence statunitense e membro di un’associazione di ex professionisti dell’intelligence e dell’utilizzazione dell’intelligence USA (VIP), Raymond Mcgovern, considera un’invasione russa dell’Ucraina, tanto probabile quanto l’arrivo tanto annunciato del sinistro “Godot” nell’opera teatrale di Beckett “Aspettando Godot ”.

In ogni caso…nella dichiarazione congiunta all’inaugurazione delle Olimpiadi invernali del 2022, i presidenti Xi Jin-ping e VladimirPutin hanno sottolineato che “Russia e Cina si opporranno a qualsiasi tentativo di forze esterne, di minare la sicurezza e la stabilità in regioni confinanti e “un ulteriore espansione della NATO “!

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Renato Galeotti: Ogni luogo contiene il pianeta

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Ogni luogo contiene il pianeta

di Renato Galeotti

01 1067x1536Sul vocabolario Treccani leggiamo che il sostantivo “ambiente” deriva dal latino “ambiens ambientis” participio presente di “ambire”, che significa “andare intorno, circondare”. Insomma, l’ambiente è ciò che ci circonda. Ma quanto da vicino ci circonda? Cosa abbiamo in mente, quando parliamo di ambiente? Il globo terracqueo, oppure l’angolo di mondo su cui gettiamo il nostro sguardo ogni giorno? Non ce la possiamo cavare rispondendo: “tutti e due”. Troppo diverso è il rapporto che intratteniamo con il luogo e con il mondo intero per poterli assimilare. Gli spazi in cui viviamo hanno il colore delle foglie, l’odore della terra, il rumore del mare, il pianeta, invece, è un’entità sfuggente, un racconto, un’elaborazione dell’intelletto. Mentre il luogo entra in relazione con i nostri sensi, la Terra è troppo grande per essere abbracciata; per questo possiamo soltanto immaginarla. O per lo meno, così era fino a quando non abbiamo visto la Terra tutta intera, da lontano.

Il 7 dicembre 1972 l’equipaggio dell’Apollo 17 scatta “Blue Marble”, la Biglia Blu, la più nota tra le foto del nostro pianeta visto dallo spazio. Questa immagine rappresenta il simbolo di un passaggio epocale: da quel momento l’ambiente globale inizia ad imporsi come visione dominante; la Terra, che fino ad allora era percepita come la somma di una miriade di territori modellati dagli uomini, diventa il riferimento unificante per tutta l’umanità. Non sono più i luoghi a sommarsi per produrre l’intero, ma l’intero che contiene i luoghi. Si tratta di un passaggio che coinvolge anche il nostro esistere e la nostra maniera di costruire le relazioni con il circostante: la conoscenza cessa di passare attraverso i sensi e gli umani iniziano a vedere se stessi con occhi esterni. Il punto di vista corretto non è più quello di ognuno di noi ma un altro, esterno e lontano.

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Rete dei Comunisti: Denunciare con ogni mezzo il ruolo guerrafondaio della NATO e degli USA

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Denunciare con ogni mezzo il ruolo guerrafondaio della NATO e degli USA

di Rete dei Comunisti

Con la provocazione di far aderire l’Ucraina alla NATO, in violazione degli accordi fatti dopo la fine dell’URSS, l’amministrazione Biden sperava di impaurire la Russia e recuperare una credibilità interna ormai in caduta verticale.

Le cose invece sono andate in modo ben diverso. Con il riconoscimento delle due Repubbliche del Donbass la NATO e l’Ucraina vengono messe di fronte alla scelta di alzare il livello dello scontro e sfidate ad intervenire militarmente contro le due repubbliche indipendenti.

Per ora la risposta della Nato non è ancora di tipo militare e si continua a parlare di sanzioni, le quali però spesso fanno male più a chi le adotta e non a chi ne è vittima. Dopo tanta propaganda e allarmi sull’invasione dell’Ucraina, gli USA adesso devono decidere come rispondere al riconoscimento delle due repubbliche del Donbass, di popolazione russa e nelle quali la Russia in realtà era presente da almeno 8 anni.

Gli USA e la NATO stanno giocando due diverse partite sulle quali però non hanno nessuna garanzia sul risultato.

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Antonio Di Siena: I kompagni di Chicago: su Tangentopoli e Prima Repubblica

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I kompagni di Chicago: su Tangentopoli e Prima Repubblica

di Antonio Di Siena

Oggi un ignoto commentatore mi ha rimproverato di aver fatto un elogio della prima repubblica perché – secondo lui – quella era una classe politica corrottissima che sosteneva il proprio consenso facendo debito pubblico a iosa. E che adesso la situazione sia decisamente migliore anche perché ci sta l’Europa. Ok. Allora provo a spiegarmi un pochino meglio.

Che molti meccanismi della prima repubblica fossero marci fino al midollo è cosa cristallina come l’acqua delle Bermude. E che i carrozzoni creati in quel periodo negli enti pubblici fossero un problema gigantesco che tutt’oggi paghiamo è cosa altrettanto nota e pacifica. Ma, vedete, il punto non è questo. Perché io non sto santificando quel modello. Mi limito a osservare che, dato che TUTTI i sistemi capitalisti sono marci (e la rivoluzione la stiamo ancora aspettando), sarebbe cosa intelligente soffermarsi a valutare quale fra quelli sia meno marcio e soprattutto più funzionale al miglioramento della condizione sociale generale. Il problema è che la propaganda montata ad arte su mani pulite ha inquinato a tal punto l’acqua dei pozzi che chi se l’è bevuta è rimasto intossicato a vita. Mi spiego.

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Roberto Esposito: Filosofia politica, a lezione dal vivente

manifesto

Filosofia politica, a lezione dal vivente

Roberto Ciccarelli intervista Roberto Esposito

Tempi presenti. Un’intervista con Roberto Esposito per parlare del suo libro «Immunità comune. Biopolitica all’epoca della pandemia», edito da Einaudi

Né dittatura, né democrazia governamentale. In Immunità comune. Biopolitica all’epoca della pandemia (Einaudi, pp. 186, euro 20) Roberto Esposito scarta dalla polarizzazione mediatica sul Covid e riflette criticamente sul problema politico dell’immunità. L’intervista sul suo ultimo libro è diventata l’occasione per un confronto bello e teso sulla filosofia politica, italiana e non solo, che è stata messa profondamente in crisi dall’evento della nuova epoca pandemica.

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Lei ha definito il titolo del suo libro, «Immunità comune», un paradosso. Per quale motivo?

Questa espressione si riferisce all’incrocio che oggi, forse per la prima volta, si va profilando tra due concetti logicamente contrari come quelli di comunità e immunità. Da qui il suo carattere apparentemente paradossale.

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comidad: La sinergia tra finanza globale e mafie locali

comidad

La sinergia tra finanza globale e mafie locali

di comidad

Uno dei generi giornalistici nostrani più fortunati è il “come sono bravi gli altri Paesi, come siamo stronzi e mafiosi noi”. I fenomeni narrati non vengono storicizzati ma falsati da un filtro moralistico. Le gerarchie morali tra i popoli diventano poi gerarchizzazioni antropologiche e, in definitiva, razziali. Il moralismo fa diventare razzististico persino l’antirazzismo, poiché si finisce invariabilmente per dividere l’umanità in gerarchie morali/antropologiche, cioè tra la razza superiore degli antirazzisti e la razza inferiore dei razzisti.

Il genere autorazzistico è tra i preferiti da “Report”, ma stavolta purtroppo c’è cascato anche Riccardo Iacona, di cui pur si ricorda l’impegno per la difesa di Julian Assange. A proposito di Assange, le rivelazioni di Wikileaks hanno messo in evidenza il fatto che i funzionari dell’imperialismo statunitense raccolgono le loro informazioni sulla stampa locale, quindi si alimentano di notizie inconsistenti, non basate sui dati di fatto ma sui soliti luoghi comuni. Ciò dimostra che non solo quei funzionari si rubano lo stipendio, ma soprattutto che l’imperialismo non procede per lucide strategie, bensì per schemi comportamentali, per riflessi condizionati.

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Il Chimico Scettico: Il pensiero istituzionale esiste…

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Il pensiero istituzionale esiste…

di Il Chimico Scettico

… e la comunicazione della scienza lotta assieme a lui.

Questa storia di dosi ennesime e ADE (Antibody-Dependent Enhancement https://it.wikipedia.org/…/Potenziamento_anticorpo…) ha fatto cadere sul prof. Broccolo un po’ di tutto (https://www.startmag.it/…/luniversita-milano-bicocca…/). E’ un’ipotesi improbabile? Ok.

Ma la reazione è quella di un monoteismo vaccinale che, come il Green Pass all’italiana, è diventato religione di stato (“Fake news”, si urla dal ministero, e i “giusti” ripetono “Fake news!”).

Non solo religione di stato, religione di stato e religione intollerante.

Che con un tasso di copertura vaccinale anticovid tra i più alti di Europa in Italia si continui su questa via è indicativo, ed è indicativo che, anche sotto le apparenze più rassicuranti, la “giusta comunicazione” in contesto pandemico sia solo quella che tratta i cittadini come funghi (leave them in the dark and feed them shit).

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Paolo Selmi: Škola kommunizma: i sindacati nel Paese dei Soviet

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Škola kommunizma: i sindacati nel Paese dei Soviet

di Paolo Selmi

Prima parte: dagli inizi alla NEP

Škola kommunizma i sindacati nel Paese dei Soviet parte 1 html 98bc8d74546bea8fIn questa monografia affronteremo per sommi capi altri cambiamenti epocali, che meriterebbero ben altro spazio e approfondimento, riguardanti quella che divenne l’organizzazione non partitica di massa per eccellenza: il sindacato, o profsojùz. Il motivo è presto detto: come anche nel caso dell’emulazione socialista, o di altri argomenti precedentemente trattati, si tratta di concezioni e dati praticamente ignoti, ignorati o comunque non facenti più parte, da decenni, della coscienza collettiva attualmente operante nel nostro emisfero, persino di quella attraversata da una sempre più forte “nostalgia del futuro”. Senza tanti forse, molti di quei pochi “noi” rimasti, sono sin troppo ottimisti nel tracciare traiettorie verso il socialismo, perché normalmente non prendono minimamente in considerazione questi aspetti.

Eppure, nell’improvvisarsi “commissari tecnici” delle rivoluzioni, nell’abbozzare “ricette per le osterie dell’avvenire”, occorrerebbe entrare un attimo nel concreto e, nello specifico, nei meccanismi di quello che è storicamente stato: scopriremmo tanta “concretezza” che ci aiuterebbe, se non altro, per evitare di sbattere la testa due volte contro lo stesso muro. Inoltre, non tenere conto di questa dimensione storica della rivoluzione, equivarrebbe a ridurre tutto il lavoro che stiamo conducendo sulla pianificazione a una costruzione ideale, ipotetica: l’esatto opposto di ciò che fu l’esperimento sovietico, questo tentativo di assalto al cielo condotto da centinaia di milioni di donne e uomini lungo quei decenni. Per questo, bando alle ciance e iniziamo questo viaggio nel pianeta rosso e nei suoi sindacati, affrontando in questa prima parte il periodo dai primordi alla NEP.

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Fabrizio Poggi: Mosca riconosce le Repubbliche popolari del Donbass

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Mosca riconosce le Repubbliche popolari del Donbass

di Fabrizio Poggi

Donbass cartina 1 559x300Nella tarda serata di lunedì 21 febbraio, Vladimir Putin ha firmato il decreto di riconoscimento delle Repubbliche popolari di Lugansk e di Donetsk quali stati «indipendenti, democratici, sociali e di diritto», da parte della Federazione Russa. Insieme ai leader delle due Repubbliche, Leonid Pasečnik e Denis Pušilin, Putin ha sottoscritto anche un accordo di amicizia, collaborazione e aiuto tra L-DNR e FR, come era stato chiesto dai due leader del Donbass.

La firma di Putin è arrivata pochissime ore dopo il termine della riunione straordinaria del Consiglio di sicurezza russo (organo consultivo), svoltasi nel pomeriggio, nel corso della quale praticamente tutti gli intervenuti – Ministri della difesa e degli esteri Sergej Šojgu e Sergej Lavrov, Primo ministro Mikhail Mišustin, Segretario del Consiglio di sicurezza Nikolaj Patrušev, ex Primo ministro e attuale vice presidente del Consiglio di sicurezza Dmitrij Medvedev, ecc.) – si erano pronunciati per il riconoscimento delle Repubbliche popolari.

Di fatto, subito dopo la seduta del Consiglio di sicurezza, al telefono con Emmanuel Macron e Olaf Scholz, Putin aveva loro già annunciato che, a momenti, avrebbe messo la firma in calce al decreto. Ora la cosa è fatta.

In Donbass si esulta e si parla di data storica.

Dalle cancellerie europee, invece, come da copione, lamentazioni di «delusione» e annunci di sanzioni europeiste contro Mosca. «Condanna», anche questa scontata, da parte del Segretario generale NATO, Jens Stoltenberg e riunione straordinaria del Consiglio di sicurezza ONU.

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Ludovico Cantisani: La risata del filosofo. Foucault contro Marcuse, uno scontro sotterraneo

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La risata del filosofo. Foucault contro Marcuse, uno scontro sotterraneo

di Ludovico Cantisani

Marcuse vs Foucault 1160x480Herbert Marcuse, Michel Foucault: tanto vicini, quanto distanti, vicini per tematiche e risonanza culturale, distanti per metodo, impostazione, direzione.

Quello tra Marcuse e Foucault è un confronto tra metodi diversi, che si consuma anche attraverso differenti lessici. Civiltà vs. società: è tra queste due prospettive che, in partenza, si consuma il loro “scontro” e si misura la reciproca distanza. L’ideale, che diventa anche imperativo utopico, è il modo di procedere per Marcuse, di cui non si contano i richiami quasi platonici a concetti come Eros, Thanatos e a un mito freudiano quale era il principio di piacere. La messa in chiaro di strutture, di luoghi fisici che sono anche dispositivi sociali come la prigione o il manicomio è invece il metodo entro cui si esplica il procedimento a un tempo storico e filosofico adottato da Foucault, impegnato a definire le ambivalenze del rapporto tra sapere e potere.

“Là dove tutto è proibito, chi vuole in fondo può fare tutto, ha la possibilità reale di fare tutto; là dove invece è permesso qualcosa si può fare solo quel qualcosa”

Pier Paolo Pasolini, 1975

Il più sessantottino dei libri di Marcuse è Eros e Civiltà, un’esplicita reprise in chiave utopica e rivoluzionaria del Freud del Disagio della civiltà. Eros e Civiltà esce nel 1955, ma solo negli anni Sessanta raggiunge il grande pubblico. Il libro seppe infatti conquistare le schiere di hippies e manifestanti che affollavano le università americane al tempo della Contestazione e delle proteste contro la Guerra nel Vietnam.

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Pino Nicotri: Ucraina e Russia, Putin aggressore?

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Ucraina e Russia, Putin aggressore?

Ricordate le balle su Saddam? E quelle sul Tonchino?

di Pino Nicotri

 

Ucraina e Russia. Certo che è strano. Perché nessuno prova a vedere quello che sta accadendo senza paraocchi?

Riguardo la pessima situazione tra Ucraina e Russia stiamo credendo tutti, giornalisti e politici, a quella stessa Cia, a quello stesso Pentagono e a quella stessa Casa Bianca e Downing Street con Tony Blair che nel 2003, appena 19 anni fa, hanno mentito allo stesso popolo degli USA e al resto del mondo.

Appena 19 anni fa per poter invadere militarmente l’Iraq, provocando poco meno di 200 mila morti iracheni, Cia, Pentagono, Casa Bianca e Tony Blair hanno inventato la colossale balla delle “bombe atomiche e altre armi di distruzione di massa prodotte dall’Iraq di Saddam Hussein”.

E oggi ci raccontano quello che vogliono loro riguardo le esercitazioni militari russe anche con missili “atomici” (?!) in località più o meno vicine al confine con l’Ucraina. E perfino riguardo “l’invasione russa fissata per mercoledì”, quello passato.

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Lucio Caracciolo: “Figuraccia Usa: mostrano a Putin di essere deboli e confusi”

riformista

“Figuraccia Usa: mostrano a Putin di essere deboli e confusi”

Umberto De Giovannangeli intervista Lucio Caracciolo

Una figuraccia imbarazzante. Imbarazzante e preoccupante, se a confezionarla è il paese guida dell’Occidente: gli Stati Uniti d’America. Gli strateghi di Washington avevano anticipato l’invasione russa dell’Ucraina ma si erano spinti fino al punto di rivelare urbi et orbi la data: 16 febbraio 2022. Restava incerto solo il minuto secondo. E invece… Il Riformista ne discute con Lucio Caracciolo, direttore di Limes, la più autorevole rivista italiana di geopolitica.

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Il 16 febbraio doveva essere il D-day dell’invasione delle armate russe in Ucraina. Invece Putin ha stoppato il tutto mentre Biden si è trincerato in un imbarazzato: «Pronti a un accordo con la Russia, ma resta rischio invasione». Visto che l’invasione, almeno al momento, non c’è stata ma la crisi permane, ci aiuta a cogliere l’essenza nell’agire dei due attori principali? Qual è l’obiettivo strategico dei Russi?

Rientrare nel sistema di sicurezza europeo da protagonisti. Ciò che alla Russia è vietato di fatto dal 1917 in poi, salvo i quattro anni di cooperazione, 1941-’45, con l’Occidente nella Seconda guerra mondiale.

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Marco Marucci: Il solito vecchio metaverso

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Il solito vecchio metaverso

di Marco Marucci

Adam Smith, che non era un socialista, già più di due secoli fa affermava che quando due uomini industriali si incontrano sicuramente stanno progettando qualcosa che per danneggiare l’interesse pubblico: “All for ourselves and nothing for other people sembra sia stato, in ogni epoca del mondo, la vile massima dei padroni dell’umanità” (La Ricchezza delle Nazioni, 1776). Oggi le cose non sono molto cambiate, gli industriali non portano più la bombetta ma ce li possiamo immaginare con camice hawaiane che bevono cocktails su un’isola di loro proprietà, parlando di cosa “lanciare” nei prossimi anni, che siano auto senza pilota, giochi 3D, monete digitali, navette spaziali, assistenza sanitaria a distanza o la creazione di un mondo virtuale dove dare sfogo a tutte queste fantasie. I Big Tech promuovono questo nuovo progetto come cyberspazio tridimensionale “empireo, trascendente ed immersivo” a cui si accede tramite visori 3D e guanti robotici tattili e lo presentano al mondo come Metaverso, riprendendo il nome del mondo virtuale ideato da Neal Stevenson nel suo libro cult “Snow Crash” (1992).

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Elena Dragagna: Il valore supremo della dignità umana al centro della nostra Costituzione

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Il valore supremo della dignità umana al centro della nostra Costituzione

Riflessioni su Super Green Pass e obbligo vaccinale alla luce di tale principio

di Elena Dragagna, avvocato

Leggendo la Costituzione troviamo in più parti il richiamo, diretto o indiretto, alla dignità umana. È un concetto che pervade tutto il testo costituzionale e sul quale oggi, in un momento in cui la dignità umana risulta aggredita da norme che non ne tengono conto, è più che mai importante riflettere.

Ma passiamo al testo della nostra Costituzione.

Innanzitutto, all’art. 2 Cost. troviamo il riconoscimento – non l’attribuzione, trattandosi di diritti immanenti della persona di cui lo Stato può solo prendere atto e, appunto, “riconoscere” – dei diritti inviolabili dell’uomo sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità.

Anche se all’art. 2 non troviamo un riferimento diretto alla dignità umana, è chiaro che questo c’è, seppur sottinteso: i diritti fondamentali e inviolabili riconosciuti dall’art. 2 sono propri dell’uomo in quanto tale, con il loro riconoscimento si dà valore, correlativamente, alla dignità umana.


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Il concetto di dignità è presente espressamente nell’art. 3 Cost. che prevede che “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Ai sensi di questo articolo, dunque, la dignità viene riconosciuta a tutti i cittadini senza alcuna distinzione, in conformità del principio di non discriminazione.

L’art 4 Cost. prevede il riconoscimento a tutti i cittadini del diritto al lavoro e la promozione, da parte dello Stato, delle “condizioni che rendano effettivo questo diritto”. Sempre all’art. 4 il lavoro è previsto non solo come diritto ma anche dovere, collegato al fatto che l’attività lavorativa concorre al progresso materiale o spirituale della società. Sicché si può dire che si ritrova nella Costituzione una sorta di equivalenza tra vita dignitosa e possibilità di lavorare; in particolare il vivere dignitosamente, corrispondente ad una vita in cui l’essere umano può lavorare per il sostentamento suo e dei suoi familiari (si vedrà poi l’art. 36 Cost) e concorrere al progresso della società, prevale sul vivere e basta.

La dignità è richiamata espressamente anche in altri punti della nostra Carta costituzionale.

L’art. 32, nel prevedere la tutela della salute sia come “fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività” – e si noti che il riferimento, nel caso dell’individuo, è al suo diritto fondamentale, mentre nel caso di collettività si parla di interesse – stabilisce che “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge” e, comunque, che la legge impositiva di un determinato trattamento sanitario “non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”, quindi della sua dignità.

L’art. 36 Cost. stabilisce poi il diritto del lavoratore ad una retribuzione non solo proporzionata all’attività svolta ma in ogni caso “sufficiente ad assicurare a lui ed alla sua famiglia una vita libera e dignitosa” – di nuovo troviamo il concetto di dignità, connesso con la vita umana, che la Costituzione celebra in quanto sia dignitosa, e con il lavoro, su cui (art. 1 Cost.) la nostra Repubblica è fondata.

L’41 Cost. indica inoltre il rispetto della dignità umana tra i limiti all’iniziativa economica privata.

Riflettere sul valore della dignità umana – che, in certo qual modo, riassume tutti gli altri valori contenuti nella nostra Costituzione – è più che mai importante oggi, in un momento in cui l’aggressione a tale dignità appare senza precedenti.

In particolare, dopo la previsione e l’utilizzo del Green Pass “base”, già di per sé strumento discriminatorio e censurabile in base ai valori costituzionali, è stato previsto il Green Pass rafforzato (o Super Green pass), certificazione che si ottiene solo da vaccinati o guariti da covid 19.

Questa certificazione, inizialmente richiesta per diverse attività al chiuso, con il d.l. 229 del 30 dicembre 2021 è stata estesa a praticamente tutti gli ambiti della vita umana.

A partire dai 12 anni di età, infatti, non si può praticare attività sportiva neanche all’aperto, prendere un bus o un treno, sedersi ad un tavolino di un bar o un ristorante, anche all’aperto. andare ad un museo o ad un teatro senza essere stati vaccinati ovvero essere guariti da covid 19.

Come queste disposizioni cozzino con il concetto di dignità umana e di vita dignitosa (la cui tutela nei confronti dei bambini e ragazzi dovrebbe tra l’altro essere ulteriormente rafforzata) dovrebbe essere assolutamente palese a tutti.

Ma c’è di più.

Il d.l. 1 del 7 gennaio 2022 oltre ad avere esteso l’obbligo del Green pass base per servizi alla persona (come parrucchieri), banche, poste, uffici pubblici, attività commerciali eccetto quelle essenziali (alimentari, farmacie, ecc..) ha introdotto l’obbligo vaccinale (già in precedenza previsto per alcune specifiche categorie di lavoratori, ad esempio in ambito sanitario) per chi abbia compiuto 50 anni di età (o anche per chi li compia successivamente) fino al 15 giugno 2022 prevedendo inoltre la necessità di Green Pass Rafforzato (Super Green Pass) per l’accesso a tutti i luoghi di lavoro dal 15 febbraio 2022 sempre fino al 15 giugno 2022 (e questo obbligo è stato esteso anche all’accesso in Parlamento; e questa gravissima previsione meriterebbe un contributo scritto a parte).

I lavoratori ultracinquantenni non in possesso di Super Green Pass rischiano dunque pesanti sanzioni pecuniarie ove vengano trovati sul posto di lavoro senza tale certificazione e, nel momento in cui non vi accedono per mancanza della certificazione stessa, sono considerati assenti ingiustificati, senza conseguenze disciplinari e con diritto alla conservazione del rapporto di lavoro, fino alla presentazione delle certificazioni, e comunque non oltre il 15 giugno 2022. Per i giorni di assenza ingiustificata, questi lavoratori non hanno diritto alla retribuzione né ad altro compenso o emolumento.

Il tutto in aperta ed evidente violazione, solo per citare alcune delle norme costituzionali sopra ricordate, dell’art. 32 della Costituzione secondo cui una legge che prevede un trattamento sanitario obbligatorio non deve violare il rispetto della persona umana e dell’articolo 36 della Costituzione secondo cui i cittadini hanno diritto ad una retribuzione sufficiente per un’esistenza libera e dignitosa.

Timidamente qualche Giudice pare rendersi conto della palese violazione dei principi costituzionali fondanti del nostro ordinamento e, in particolare, del principio relativo alla tutela, sempre e comunque, della dignità umana.

Il Giudice del Lavoro del Tribunale di Velletri ha, prima con provvedimento in fase cautelare nel novembre scorso e poi con successiva sentenza, riammesso al lavoro un’operatrice sanitaria sospesa in quanto non vaccinata “… considerata la rilevanza costituzionale dei diritti compromessi (dignità personale, dignità professionale, ruolo alimentare dello stipendio)”.

Il TAR del Lazio in composizione monocratica, con tre decreti appena depositati, ha annullato la sospensione dello stipendio per tre dipendenti del Ministero della Giustizia, ritenendo la necessità di valutare (cosa che avverrà a breve in sede collegiale) la costituzionalità della norma.

Nei decreti il TAR ha evidenziato che si prospettano “profili di illegittimità costituzionale della normativa concernente l’obbligo, per determinate categorie di personale in regime d’impiego di diritto pubblico, di certificazione vaccinale ai fini dell’ammissione allo svolgimento della prestazione lavorativa” e ha ritenuto in tutti i casi trattati “che, in relazione alla privazione della retribuzione e quindi alla fonte di sostegno delle esigenze fondamentali di vita, sussistono profili di pregiudizio grave e irreparabile, tali da non tollerare il differimento della misura cautelare sino all’esame collegiale”.

Né si può dimenticare l’articolata ordinanza con cui il Consiglio di giustizia amministrativa della Sicilia, giudice d’appello in materia amministrativa previsto dallo Statuto speciale della Regione Sicilia, nel caso di uno studente non vaccinato iscritto al terzo anno del corso di Laurea d’Infermieristica, ha disposto un’istruttoria, richiedendo a tal fine specifiche informazioni al Ministero della Sanità, per vagliare se le disposizioni inerenti l’obbligo vaccinale siano o meno conformi al dettato costituzionale.

In una recente intervista, il Prof. Alessandro Mangia, professore ordinario di diritto costituzionale nella facoltà di giurisprudenza dell’Università Cattolica di Milano, evidenzia espressamente che “il green pass tocca il diritto alla retribuzione, la cui finalità – ci dice l’art. 36 Cost. – è quella di “garantire un’esistenza libera e dignitosa”. Il Prof. Mangia si chiede (e chiede all’intervistatore): “è libera e dignitosa la vita di chi si deve vaccinare per lavorare e arrivare a fine mese?”. La risposta è necessariamente NO. E, conclude il Prof. Mangia, è “Strano che nessuno se lo sia chiesto, e che nessuno si sia accorto che il limite espresso” ai trattamenti sanitari, quando resi obbligatori per legge ai sensi dell’art. 32 Cost., “è la dignità della persona”.


 

BIBLIOGRAFIA:
 https://www.senato.it/istituzione/la-costituzione
 https://www.gazzettaufficiale.it/…/2021/12/30/21G00258/sg
https://www.gazzettaufficiale.it/…/01/07/22G00002/sg…)
 https://www.repubblica.it/…/camera_covid_super_green…/
 https://www.rainews.it/…/no-vax-covid-Infermiera-no-vax…
https://anief.org/…/38614-obbligo-vaccinale-%E2%80%93…
 https://anief.org/…/38292-vaccino-obbligatorio-%E2%80…
 https://www.ilfattoquotidiano.it/…/obbligo…/6484844/
 https://www.ilsussidiario.net/…/green-pass…/2289533/

Enrico Euli: I nostri salvatori?

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I nostri salvatori?

di Enrico Euli

C’è una spinta dall’alto che devasta il clima e avvelena la terra, ci chiude nelle case per consumare energia sempre più costosa e digitalizza gusti, spostamenti e condizioni di salute di tutti. Non possiamo fare nulla per fermare quei processi, dicono quelli che sono in alto, nel migliore dei casi, chi sopravvive, può imparare a conviverci. L’ultima spinta, che in realtà in diversi angoli dimenticati del mondo è presente da tempo, è l’adattamento alla guerra quale condizione vicina nello spazio e permanente nel tempo. In questo scenario siamo in grado di abbandonare forme di lotta tradizionali, dall’organizzazione di cortei alla firma di petizioni, passando per le richieste al parlamento e le urne? Secondo Enrico Euli no, gli Stati sanno porsi sempre come i salvatori. Da una barchetta come Comune, la realtà, per dirla con Bloch, ci sembra però sempre dinamica, il “non-ancora” in qualche modo esiste già (si tratta di diventare ogni giorno, per quanto difficile, “consapevoli produttori della nostra storia”), ma di certo Euli ricorda un nodo cruciale: oggi affidarci agli Stati per trasformare il mondo finisce per rafforzare la spinta dall’alto.

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Dopo aver verificato, nell’esperimento Covid, la capacità di adattamento dei propri cittadini a regole, imposizioni e clima di terrore, gli Stati ora si avviano a nuovi esperimenti.

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