[Sinistrainrete] RdC: Piazze “per la pace” e piazze contro la guerra di fronte al conflitto ucraino

Nonostante 30 anni di disinformazione di guerra, a giustificazione delle inenarrabili tragedie che conosciamo, l’informazione “embedded” sulla vicenda ucraina e’ ripartita a pieno ritmo, proponendo il solito scenario di falsità oscene, a rappresentare un nemico “folle” e “criminale”.

 

 

Rete dei Comunisti: Piazze “per la pace” e piazze contro la guerra di fronte al conflitto ucraino

rete dei com

Piazze “per la pace” e piazze contro la guerra di fronte al conflitto ucraino

Una scelta di campo

di Rete dei Comunisti

Nonostante 30 anni di disinformazione di guerra, a giustificazione delle inenarrabili tragedie che conosciamo, l’informazione “embedded” sulla vicenda ucraina e’ ripartita a pieno ritmo, proponendo il solito scenario di falsità oscene, a rappresentare un nemico “folle” e “criminale”, senza altre ragioni se non la propria sete di potere. Dopo Milosevic, Saddam, Gheddafi, Assad oggi tocca a Vladimir Putin subire il solito trattamento.

Sulla scelta del Presidente russo di invadere l’Ucraina abbiamo già scritto, non certo per smarcarci. Putin rappresenta un regime oligarchico che, con il tradimento dell’URSS ribadito dalle ridicole affermazioni su Lenin, pensava di assicurarsi la riconoscenza occidentale e di ritenersi al sicuro dall’aggressività della NATO.

Detto questo, occorre comprendere le ragioni storiche, economiche e geopolitiche che hanno spinto l’attuale governo russo a intraprendere questa avventura militare. Gli argomenti sono tutti sul tavolo, trattati sommessamente anche da alcuni analisti occidentali, magari nei servizi notturni o sulle pagine specializzate del Sole24ore. Per il resto isteria e propaganda sparsa a piene mani, a coprire la continuità delle politiche militariste di un Occidente in crisi sistemica.

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Manlio Dinucci: Ucraina: l’attacco lo lanciò la Nato otto anni fa

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Ucraina: l’attacco lo lanciò la Nato otto anni fa

di Manlio Dinucci

La commissaria Ursula von der Leyen ha annunciato che la Ue mette al bando l’agenzia di stampa russa Sputnik e il canale Russia Today così che «non possano più diffondere le loro menzogne per giustificare la guerra di Putin con la loro disinformazione tossica in Europa». La Ue instaura così ufficialmente l’orwelliano Ministero della Verità, che cancellando la memoria riscrive la storia. Viene messo fuorilegge chiunque non ripete la Verità trasmessa dalla Voce dell’America, agenzia ufficiale del governo Usa, che accusa la Russia di «orribile attacco completamente ingiustificato e non provocato contro l’Ucraina». Mettendomi fuorilegge, riporto qui in estrema sintesi la storia degli ultimi trent’anni cancellata dalla memoria.

Nel 1991, mentre terminava la guerra fredda con il dissolvimento del Patto di Varsavia e della stessa Unione Sovietica, gli Stati uniti scatenavano nel Golfo la prima guerra del dopo guerra fredda, annunciando al mondo che «non esiste alcun sostituto alla leadership degli Stati uniti, rimasti il solo Stato con una forza e una influenza globali».

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Giorgio Cesarale: Solo i lavoratori possono fermare la catastrofe

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Solo i lavoratori possono fermare la catastrofe

di Giorgio Cesarale

Tutta l’umanità è minacciata da un insieme di fenomeni a sfondo immediatamente catastrofico. A partire dalla guerra in Ucraina

L’atrocità della vita umana nelle società nelle quali predomina il modo di produzione capitalistico è misurata dalla frequenza con la quale viene pronunziata la parola “resilienza”. Essa detiene originariamente un significato tecnico, giacché indica, così recita il Dizionario “Treccani”, la capacità dei materiali di resistere alla rottura “per sollecitazione dinamica, determinata con apposita prova d’urto”. Nel campo della filati e dei tessuti, continua il nostro Dizionario, essa designa per estensione “l’attitudine di questi a riprendere, dopo una deformazione, l’aspetto originale”[1]. A questo punto, qualcuno deve aver pensato che sarebbe bello se il mondo organico-umano-provvisto di autoconsapevolezza assumesse le medesime proprietà dei filati e dei tessuti. Au fond, il “dolore infinito” che, secondo lo Hegel di Fede e sapere, partorisce la soggettività è una seccatura, non sono certamente i traumi, nonostante gli avvertimenti di Freud, a preparare le condizioni per una vita umana integra, buona, felice.

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Sandro Moiso: Il nuovo disordine mondiale: chi semina vento raccoglie tempesta

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Il nuovo disordine mondiale: chi semina vento raccoglie tempesta

di Sandro Moiso

attacco allucrainaIl mondo è più grande dell’Occidente, che non lo domina più (Dmitrij Suslov, consigliere di Vladimir Putin – intervista al «Corriere della sera»)

Sembrerà un’affermazione cinica, ma per chi, come il sottoscritto, da anni si occupa di guerra come inevitabile punto di arrivo di tutte le contraddizioni di un sistema basato sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo per conseguire come fine ultimo l’accumulo privato di profitti e capitali, l’esplodere di un conflitto come quello russo-ucraino (per ora) almeno un merito ce l’ha ed è proprio quello di portare in piena luce e davanti agli occhi di tutti quelle stesse contraddizioni, troppo spesso sommerse da un mare di menzogne e illusioni, cui si è prima accennato.

Contraddizioni di ordine economico, geo-politico, militare, sociale, produttivo e ambientale che di volta in volta vengono segnalate singolarmente, in nome di un’eccezionalità che invece, vista in una dimensione più ampia e completa, dovrebbe essere percepita come norma di un sistema che, dopo aver suscitato appetiti ed aspettative esagerate in ogni settore di una società in/civile basata sull’egoismo proprietario e l’individualismo atomizzante, non può soddisfare le aspirazioni materiali ed ideali che si manifestano globalmente, sia a livello macroscopico che molecolare.

Prima con la spartizione del mondo in due blocchi, definiti più dal punto di vista ideologico che da quello della effettiva struttura economica, poi con il preteso nuovo ordine mondiale a sola guida statunitense dopo il fallimento del blocco definito come orientale o sovietico, era sembrato agli analisti politici ed economici superficiali e agli ideologi da strapazzo come Francis Fukuyama (politologo e teorico statunitense della “fine della Storia”) che fosse possibile un lento e progressivo affermarsi dei valori democratici e liberali occidentali e del conseguente modello di sviluppo e progresso capitalistico, sotteso dagli stessi, a livello mondiale.

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Andrea Zhok: La battaglia odierna

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La battaglia odierna

di Andrea Zhok

Dopo aver chiesto al maestro Valery Gherghiev l’abiura dei suoi rapporti personali con Putin, la Scala gli ha tolto l’incarico di direzione d’orchestra (seguita a ruota da altri teatri europei).

Intanto l’Università Bicocca di Milano (quella che qualche giorno fa aveva spiegato che le opinioni del prof. Broccolo sulla pandemia “non rispecchiavano il pensiero dell’istituzione”) ha sospeso un corso universitario su Fëdor Dostoevsky, prima motivandolo vagamente con “l’inopportunità del momento”, e poi spiegando che avrebbero dovuto inserire anche autori ucraini.

Nel frattempo fioccano le richieste di sanzione e gli interventi di parlamentari con richiesta di rimozione nei confronti dei pochi giornalisti della TV (come Marc Innaro) che non si sono sdraiati completamente sulla narrazione atlantista del conflitto. Questo mentre le emittenti russe come Russia Today sono state oscurate, e mentre sui telegiornali spezzoni di videogiochi e foto di repertorio passano per “dirette testimonianze del martirio sul campo”.

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Michael Brenner: Le conseguenze dell’umiliazione della Russia

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Le conseguenze dell’umiliazione della Russia

di Michael Brenner* – Consortium News

Ieri, John Pilger uno dei più grandi giornalisti e documentaristi viventi ha scritto, riguardo all’articolo di Brenenr, sul suo profilo Twitter: Per coloro che sono interessati al “perché” dell’invasione illegale dell’Ucraina da parte della Russia, questo pezzo raro è consigliato

Asia Europe ASEM Summit meeting of the leaders of Russia Ukraine Germany and France October 2014La mafia non è nota per il suo uso creativo del linguaggio al di là di termini come “sicario”, “vai a prendere i materassi”( frase tratta dal film ‘Il Padrino’, significa l’inizio di una guerra tra famiglie NDT,) “vivere con i pesci” e simili. Ci sono, tuttavia, alcuni detti concisi che portano una saggezza duratura. Uno riguarda l’onore e la vendetta: “Se hai intenzione di umiliare qualcuno pubblicamente in modo davvero grossolano, assicurati che non sopravviva per prendersi la sua inevitabile vendetta”. Umilialo a tuo rischio e pericolo.

Questa duratura verità è stata dimostrata dalle azioni della Russia in Ucraina che, in larga misura, sono il culmine delle numerose umiliazioni che l’Occidente, su istigazione americana, ha inflitto ai governanti russi e al Paese nel suo insieme negli ultimi 30 anni .

È stato trattato come un peccatore condannato ad accettare il ruolo di un penitente che, vestito di sacco, segnato dalla cenere, dovrebbe apparire tra le nazioni a capo chino per sempre. Nessun diritto ad avere i propri interessi, i propri problemi di sicurezza o anche le proprie opinioni.

Pochi in Occidente hanno messo in dubbio la fattibilità di una tale prescrizione per un paese di 160 milioni, territorialmente il più grande del mondo, che possiede vaste risorse di valore critico per altre nazioni industriali, tecnologicamente sofisticato e custode di oltre 3.000 armi nucleari.

Nessun mafioso sarebbe stato così ottuso. Ma i nostri governanti sono fatti di un tessuto diverso anche se il loro pavoneggiamento e la loro presunzione spesso corrispondono a quelli dei capotasti.

Questo non vuol dire che la classe politica russa sia stata incline alla vendetta per un decennio o due – come la Francia dopo l’umiliazione da parte della Prussia nel 1871, come la Germania dopo la sua umiliazione nel 1918-1919, o come “Bennie dal Bronx” picchiato davanti alla fidanzata di Al Pacino in Carlito’s Way.

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Thomas Fazi: Da Kennan a Sergio Romano: tutti coloro che avevano avvisato l’occidente delle conseguenze di accerchiare la Russia

lantidiplomatico

Da Kennan a Sergio Romano: tutti coloro che avevano avvisato l’occidente delle conseguenze di accerchiare la Russia

di Thomas Fazi

Allora, mettiamo le cose in chiaro: in politica, e soprattutto nelle relazioni internazionali, esistono rapporti di causa-effetto nella maggior parte dei casi facilmente prevedibili, visto che le logiche in base alle quali operano gli Stati nazionali (e soprattutto le grandi potenze regionali) sono più o meno le stesse da qualche secolo a questa parte.

Ergo, se per anni (anzi, decenni) alcune delle menti più brillanti delle classi dirigenti euroatlantiche – nessuna delle quali può essere neanche lontanamente tacciata di filoputinismo – non fanno che ripetere «se l’Occidente fa A, guardate che la Russia farà B» – laddove A sta per “espansione della NATO ad Est” e in particolare “arruolamento dell’Ucraina, paese di fondamentale importanza geostrategica per la Russia, nella sfera d’influenza occidentale”, e B sta per “sbroccare”, e non perché sia giusto o sbagliato ma semplicemente perché è così che va il mondo – e l’Occidente continua bellamente a fare A, ha poco da sorprendersi che oggi, dopo vent’anni di provocazioni, la Russia reagisca facendo B, come era chiarissimo sarebbe accaduto a chiunque viva nel mondo reale e non nel film hollywoodiano di serie B raccontato dai media occidentali. Anzi, era la cosa era tanto chiara che sorge spontaneo il sospetto che provocare la reazione B fosse esattamente ciò che voleva l’Occidente.

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Pierluigi Fagan: Sono indig-NATO!

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Sono indig-NATO!

di Pierluigi Fagan

Missile Russia La PresseIl mondo è sull’orlo del baratro per cosa esattamente? Perché l’Ucraina deve avere la libertà di richiedere l’ammissione alla NATO. Cioè, noi stiamo facendo questo ignominioso fracasso perché difendiamo il principio di libertà del “popolo ucraino” a chiedere di entrare nel sistema militare comandato dall’altra unica potenza nucleare con 5000 testate? Di modo così che gli USA possano piazzare missili ai bordi nord-orientali della libera e democratica Ucraina distanti 3 minuti da Mosca? Così che Mosca sappia che verrà cancellata dalle cartine geografiche prima che abbia il tempo materiale di attivare la sua risposta che comunque impiegherebbe decine e decine di minuti per arrivare a Washington? Bravi!

Ed è per questo che gli americani, quattro anni fa, si sono unilateralmente ritirati dal trattato INF che regolava gli equilibri di posizionamento dei missili balistici a medio-corto raggio che vigeva dal 1987? I famosi “euro-missili” perché sono posizionati proprio qui in Europa? Che lungimiranza! Allora non è solo Putin che pianifica per tempo le sue mosse eh? Ed io che mi credevo che le grandi potenze organizzassero le cose all’ultimo minuto, in fretta e furia, all’improvviso come siamo soliti fare noi qui per promuovere il nostro interesse nazionale.

Per 42 anni (1949-1991) c’è stata una “guerra” sì, ma “fredda” e si è basata sull’equilibrio di potenza, lì dove russi ed americani sapevano che se l’uno avesse provato a nuclearizzare l’altro, l’altro avrebbe avuto il tempo di nuclearizzarlo a sua volta. Per quanto cinico, questo principio ha garantito la pace in Europa per decenni ed è per rovesciare questo principio di equilibrio che ora la “Repubblica che ripudia la guerra” manda armi alla libera e democratica Ucraina?

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Michael Roberts: Russia: dalle sanzioni al crollo?

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Russia: dalle sanzioni al crollo?

di Michael Roberts

art 377La guerra economica tra il gruppo di paesi della NATO guidato dagli Stati Uniti e la Russia si sta intensificando insieme alla vera guerra nella stessa Ucraina. In risposta all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, gli Stati Uniti e l’Europa hanno alzato la posta imponendo sanzioni economiche, in primo luogo la sospensione di qualsiasi relazione con le diverse importanti banche russe, comprese le due maggiori, Sberbank e VTB. Tuttavia, è significativo che le sanzioni escludano la Gazprombank, il principale finanziatore russo alle società che esportano energia. Chiaramente, l’Occidente non vuole interrompere le esportazioni di petrolio e gas a causa delle sanzioni, quando la sola Germania fa affidamento sul 40% della sua energia dalle importazioni russe.

Di conseguenza, il pacchetto di sanzioni della NATO prevede sostanziali eccezioni. In particolare, mentre sanziona le maggiori istituzioni finanziarie russe, esclude alcune transazioni con quelle istituzioni legate all’energia e alle materie prime agricole, che rappresentano quasi i due terzi delle esportazioni totali. Significativamente, l’Italia ha fatto pressioni con successo per esentare dal divieto di esportazione la vendita delle borse di Gucci ai ricchi russi! Pertanto ora la leader dell’UE Von der Leyen e Biden alla Casa Bianca hanno annunciato che “lavoreremo per vietare agli oligarchi russi di utilizzare le loro risorse finanziarie sui nostri mercati“. Biden dichiara che gli Stati Uniti “limiteranno la vendita della cittadinanza – i cosiddetti passaporti d’oro – che consentiranno ai ricchi russi legati al governo di Mosca di diventare cittadini dei nostri paesi e di accedere ai nostri sistemi finanziari“. L’UE e gli Stati Uniti stanno lanciando una task force per “identificare, dare la caccia e congelare i beni delle società e degli oligarchi russi sanzionati, i loro yacht, le loro ville e qualsiasi guadagno illecito che possiamo trovare e congelare“.

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Fulvio Grimaldi: La guerra che c’e’, quella che non c’e’ e quella fatta a/da noi

luogocomune

La guerra che c’e’, quella che non c’e’ e quella fatta a/da noi

di Fulvio Grimaldi

Integro un mio post diffuso ieri, intitolato “Guerra virtuale nel Metaverso….” In cui esprimevo la mia impressione che in Ucraina si tratti di un conflitto in grande misura inventato. Ribadisco l’idea.

Quello che a noi arriva dai comunicatori (non chiamiamoli giornalisti) e commentatori è tutto fondato su quanto l’apparato del regime di Kiev fa sapere a inviati asserragliati nei loro hotel, lontani da qualsiasi azione sul campo, che quindi, rinunciando al mestiere nobilissimo dell’inviato di guerra, fanno da camera dell’eco alla propaganda di regime. Con, peraltro, piena soddisfazione dei rilanciatori a casa. Una guerra, resa invisibile a chi la dovrebbe documentare e ne mostra solo foto di repertorio, quando non ricorre a vecchi videogiochi per raccontare una “pioggia di missili”, fornisce convincenti motivi, specie a chi ha esperienza in proposito, per dubitarne.

Tanto più che delle immagini, invisibili, di atrocità, distruzioni e morti subite, non ne scorre traccia sui nostri schermi, mentre dell’unica guerra che si sa in corso, ma che viene totalmente ignorata, è quella dei resistenti nel Donbass, da otto anni sotto attacco e ora soccorsi da unità russe.

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David Harvey: L’invasione russa segna una svolta nell’ordine mondiale

sbilanciamoci

L’invasione russa segna una svolta nell’ordine mondiale

di David Harvey

Non è vero che dal ’45 abbiamo vissuto in pace. Ma allora l’inclusione di Germania e Giappone nel consesso mondiale raffreddò i conflitti. Invece l’umiliazione di Russia e Cina, insieme a keynesismo militare, brutali ricette di austerity e una Nato aggressiva a est hanno aggravato il quadro

guerraeifieLo scoppio della guerra vera e propria con l’invasione russa dell’Ucraina segna una profonda svolta nell’ordine mondiale. Come tale non può essere ignorata dai geografi che sono riuniti (ahimè su Zoom) nella nostra conferenza annuale, e offro alcuni commenti da non esperto come base per la discussione.

C’è il mito che il mondo sia stato in pace dal 1945 e che l’ordine mondiale costruito sotto l’egemonia degli Stati Uniti abbia funzionato per contenere le tendenze verso la guerra degli stati capitalistici in

competizione tra loro. Dopo il 1945, la competizione interstatale in Europa che ha prodotto due guerre mondiali è stata ampiamente contenuta, e la Germania occidentale e il Giappone sono stati pacificamente reincorporati nel sistema mondiale capitalista (in parte per combattere la minaccia del comunismo sovietico). In Europa sono state create nuove istituzioni per la cooperazione internazionale, come il Mercato comune, l’Unione Europea, la NATO, l’euro. Ma dopo il 1945 di guerre “calde” (sia civili che tra Stati) ce ne sono state in abbondanza, a partire dalle guerre in Corea e in Vietnam, seguite dalle guerre jugoslave con il bombardamento della Serbia da parte della NATO, dalle due guerre contro l’Iraq (una delle quali è stata giustificata da palesi bugie dagli Stati

Uniti sul possesso di armi di distruzione di massa da parte dell’Iraq), dalle guerre in Yemen, Libia e Siria.

Fino al 1991, la Guerra fredda ha fatto da sfondo al funzionamento dell’ordine mondiale. È stata utilizzata per vantaggi economici dalle grandi imprese Usa che costituiscono quello che il presidente Eisenhower molto tempo fa definì “il complesso militare-industriale”.

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Maurizio Vezzosi: Ora in Ucraina si giocano gli equilibri del mondo

lafionda

Ora in Ucraina si giocano gli equilibri del mondo

di Maurizio Vezzosi

Fino a poche settimane, o addirittura fino a pochi giorni fa, la Russia appariva ancora disposta al negoziato e restia a ricorrere all’uso della forza. Persino la popolazione di Donetsk e Lugansk come quella di gran parte dell’Ucraina stentava a credere ad un epilogo di questo genere: un epilogo che costituisce forse il picco massimo di conflittualità conseguente al disfacimento dell’Unione Sovietica.

La presa di posizione con cui lunedì 21 febbraio Vladimir Putin si è rivolto alla nazione – e al mondo – riconoscendo ufficialmente le Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk ha scritto una pagina della storia del nostro tempo. Oltre ad annunciare quello che si sta consumando in queste ore, la decisione del Cremlino ha implicazioni molto più ampie e profonde della questione ucraina in quanto tale o della contingenza specifica.

Sin dal 2015 Mosca aveva rinunciato ad ogni forzatura rispetto al Donbass, considerando ufficialmente territorio ucraino il territorio sotto controllo degli insorti, ossia sotto il proprio indiretto ed ufficioso controllo.

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Pasquale Cicalese: Gli USA, dopo il fronte sud, bloccano il fronte est della Via della Seta

pianocontromercato

Gli USA, dopo il fronte sud, bloccano il fronte est della Via della Seta

di Pasquale Cicalese

Non mi addentro nelle tematiche della guerra, voglio fare un’altra considerazione. Nei siti cinesi durante l’ultimo anno e mezzo si dava conto dell’esplosione dei transiti ferroviari, anche a seguito del boom dei prezzi dei noli marittimi, tra la Cina e l’Europa. Il mercato era arrivato a valere il 14% dell’intero interscambio Cina Europa. Il transito passava per la Russia, la Bielorussia e l’Ucraina, per poi arrivare a Duisburg, Germania, dove c’è uno snodo merci fondamentale per l’intera Europa. La stessa Italia era arrivata a programmare transiti ferroviari con la Cina, attraverso lo snodo di Melzo, in Lombardia. Il transito ferroviario suggellava l’asse Germania ,Russia Cina, un asse commerciale ma che aveva ricadute politiche visto che era criticato dagli Stati Uniti. Non solo gli Usa, inglobando l’Ue nella guerra con la Russia, hanno bloccato North Stream, non solo ci saranno sanzioni che colpiranno la Russia e come un boomerang l’Ue, ma lo stesso interscambio ferroviario con la Cina si bloccherà con conseguenze gravi per gli esportatori europei. Certo, c’è il mare, ma il costo dei noli marittimi è esplosivo da due anni e molti piccoli operatori non se li possono permettere. Viene dunque bloccato il fronte Est.

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Wu Ming: Una dichiarazione – politica e di poetica – sul virus del militarismo nel corpo sociale

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Una dichiarazione – politica e di poetica – sul virus del militarismo nel corpo sociale

di Wu Ming

Nei nostri due libri del 2015 Cent’anni a Nordest e L’invisibile ovunque riflettevamo, con gli strumenti dell’inchiesta e della letteratura, sul centenario della Grande Guerra e su come l’Italia lo stava celebrando. Lo facevamo avendo in mente le guerre jugoslave degli anni Novanta, nonché alla luce del conflitto in Ucraina. Perché, conviene ricordarlo, in Ucraina la guerra c’è dal 2014.

La conclusione era che, cent’anni dopo la prima guerra mondiale, il nostro Paese e in certa misura l’Europa tutta avevano più che mai bisogno, e sempre più avrebbero avuto bisogno, di anticorpi antimilitaristi, di esempi di diserzione, di rifiuto di ogni intruppamento. Perché quella del continente sul cui suolo non si sarebbero più combattute guerre era una fòla e nient’altro.

Da anni ci occupiamo in vari modi dello “scacco” che ha subito storicamente l’antimilitarismo. Lo ha subito in occidente e in particolare in Italia, dove uno schieramento politico-culturale trasversale ha lavorato alacremente per spargere ovunque tossine nazional-patriottiche, autoritarie, militar-feticiste (quanto sono belle le Frecce Tricolori!), guerrafondaie.

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Patrick Boylan: Sei parole per riportare subito la pace

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Sei parole per riportare subito la pace

di Patrick Boylan

26243In tutte le piazze, i pacifisti hanno gridato “Stop War”, “Stop Putin”, ma di rado le sei parole che potrebbero davvero riportare subito la pace, “Stop all’espansione NATO all’Est!”, causa del conflitto. Sono parole che la NATO non vuole sentire. Ma con questo suo rifiuto, ci sta portando in guerra.

Il popolo della pace ha dato una bella risposta sabato scorso (26.2.2022) all’editorialista de La Stampa che lo aveva dato per disperso. In tutte le piazze d’Italia e in tantissime città nel mondo, i pacifisti sono spuntati fuori in centinaia di migliaia per gridare la loro opposizione al conflitto in Ucraina.

Due slogan sono prevalsi su tutti: “Stop War”, “Stop Putin”. Raramente, purtroppo, i pacifisti in piazza hanno aggiunto le sei parole che potrebbero invece riportare davvero la pace, e subito: “Stop all’espansione NATO all’Est!”. Perché è stato proprio l’annuncio dell’espansione della NATO in Ucraina – nonché l’aumento dei bombardamenti ucraini contro i russofoni del Donbass – che ha provocato la sciagurata risposta di Putin, il quale vede la prospettiva di missili nucleari NATO sulla propria frontiera come un coltello alla gola.

Ma la NATO sembra determinata a non ascoltare quelle sei parole e i nostri mass media appaiono altrettanto determinati a non citarle nei reportage, quando vengono effettivamente pronunciate nelle manifestazioni, come quella in piazza San Marco a Roma lo scorso sabato. Si direbbe che sono parole tabù. Per quale motivo?

Jens Stoltenberg, Segretario generale della NATO, spiega perché: la libertà dell’Ucraina a far parte dell’alleanza e a lasciar installare i missili NATO a testata nucleare sulla sua frontiera con la Russia, sarebbe una libertà “inviolabile”. Perciò, non importano le preoccupazioni che l’esercizio di tale libertà può suscitare in certi suoi vicini.

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