Rete Pace Disarmo, Opal Brescia e Weapon Watch chiedono al Governo di informare il Parlamento. Nelle sanzioni si aggiunga il divieto di esportare “armi comuni” alla Russia.
Fonti di stampa hanno dato notizia che due C-130J “Hercules” dell’Aeronautica militare italiana sono partiti nei giorni scorsi dall’aeroporto di Pisa diretti allo scalo polacco di Rzeszow/Jasionka, a un centinaio di chilometri dalla frontiera ucraina. La rete degli spotter ha segnalato inoltre altri voli militari partiti dall’Italia.
Secondo una nostra ricostruzione, quello in corso sembra configurarsi come un vero e proprio “ponte aereo” militare internazionale verso la base di Rzeszow, nella Polonia orientale, dove già dai primi di febbraio opera un comando logistico USA. Su Rzeszow stanno convergendo aerei provenienti anche da altri paesi, in particolare dalla Gran Bretagna, dalla Francia, dal Belgio, dalla Spagna, dal Canada.
Per quanto riguarda l’Italia, si tratta di un rapido incremento dei voli giornalieri dell’Aeronautica Militare a destinazione Rzeszow, che ha riguardato anche l’impiego di velivoli normalmente di stanza a Pratica di Mare e Grosseto:
In considerazione dell’impiego di personale militare italiano nel trasporto di materiali militari per il conflitto in corso in Ucraina, tra Paesi non appartenenti alle alleanze militari che impegnano il nostro Paese, la Rete Italiana Pace e Disarmo, l’Osservatorio permanente sulle armi leggere e le politiche di sicurezza e difesa (OPAL) e The Weapon Watch chiedono al Governo di comunicare al Parlamento tutte le operazioni in corso informando riguardo alle tipologie di materiali militari che vengono inviati in Polonia e i destinatari e utilizzatori finali ucraini di tali materiali militari.
Invitano inoltre deputati e senatori a esercitare il diritto-dovere di controllo, attraverso apposite interpellanze, per essere informati dal Governo sulle attività militari che il nostro Paese sta compiendo e che possono configurare una partecipazione al conflitto in corso in Ucraina.
Chiedono, inoltre, al Governo italiano di includere tra le sanzioni verso la Federazione Russa tutte le armi e munizioni anche quelle classificate di “tipo comune”, non soggette all’embargo di materiali militari dell’Unione Europea in vigore dal 1 agosto del 2014 e di farsi promotore di questa iniziativa a livello comunitario affinché sia al più presto adottata da tutti i paesi dell’Unione. Armi e munizioni di tipo comune continuano, infatti, ad essere inviati in Russia: queste tipologie di armi e munizioni non riguardano solo quelle per l’attività sportiva o venatoria, ma comprendono armi semiautomatiche e relativo munizionamento utilizzato da corpi para-militari, da compagnie di sicurezza privata e mercenarie.
Ribadiscono la più ferma condanna per l’aggressione militare della Federazione Russa all’Ucraina, la contrarietà all’invio di armi e materiali militari alle forze armate e a civili ucraini e ad ogni contributo, diretto o indiretto, di tipo militare del nostro Paese che riguardi il conflitto in corso.
Esprimono la massima solidarietà alle popolazioni coinvolte nel conflitto e sostengono tutti gli sforzi della società civile pacifista e dei lavoratori e lavoratrici in Russia e in Ucraina che si oppongono alla guerra con gli strumenti della nonviolenza.
La risoluzione del conflitto è possibile solo con la “neutralità attiva”, attivando tutti gli strumenti diplomazia ufficiale e popolare, con la pressione internazionale, il disarmo, il sostegno alle forme di trasformazione nonviolenta dei conflitti, il superamento delle attuali alleanze militari, l’opposizione alla militarizzazione e soprattutto proteggendo le persone che sono le principali vittime di ogni guerra.
Coordinamento Campagne Rete Italiana Pace e Disarmo
7 Marzo 2022