Gli appelli alla diserzione, al disfattismo, al sabotaggio della guerra su entrambi i fronti, lanciati in questi giorni da più parti, sono certamente l’unica posizione sostenibile, da un punto di vista di classe.
F. B.: Sull’utilità (o la futilità) degli appelli internazionalisti contro la guerra in Ucraina
Sull’utilità (o la futilità) degli appelli internazionalisti contro la guerra in Ucraina
di F. B.
Gli appelli alla diserzione, al disfattismo, al sabotaggio della guerra su entrambi i fronti, lanciati in questi giorni da più parti, sono certamente l’unica posizione sostenibile, da un punto di vista di classe. Sono dunque encomiabili e condivisibili – e certo molto più degni dell’antimperialismo a senso unico di coloro che si sentono ogni volta in dovere di sostenere l’imperialismo “più debole”. Questo, per lo meno, in linea di principio. Ma tali appelli rischiano di essere, nella sostanza, se non “ideologici” del tutto sterili. Le ragioni, essenzialmente, sono due, ma si riducono in realtà a una soltanto:
1) Non esiste, oggi, a differenza del 1914, un movimento operaio organizzato – inteso come insieme di istanze politiche e sindacali di una classe operaia che si percepisce come entità sociale distinta, avente interessi distinti (almeno in parte) dalle altre classi – a cui rivolgerli. Ci troviamo, viceversa, in una situazione molto più simile a quella del 1939, quando il proletariato rivoluzionario, nei paesi in cui si era manifestato, era stato già da tempo sconfitto – i suoi tentativi insurrezionali schiacciati nel sangue da governi democratici e persino socialdemocratici – e il movimento operaio riformista spazzato via (Germania, Italia) o definitivamente integrato nello stato capitalistico.
Nico Maccentelli: La guerra imperialista è la realtà del capitalismo
La guerra imperialista è la realtà del capitalismo
di Nico Maccentelli
Una realtà sempre possibile, che la deterrenza nucleare del secondo dopoguerra aveva mitigato verso crisi geopolitiche locali, guerre per procura e conflitti limitati. Ma che oggi nasce da due tendenze contrapposte insite nel modo di produzione capitalistico e delle sue formazioni economico-sociali, nei suoi capitalismi (come La Grassa definisce il sistema mondo): la tendenza a imporre un sistema mondo unipolare da parte degli USA e del suo blocco di potenze imperialiste alleate e vassalle… e la crescita di un multipolarismo che è già nei fatti, d parte di neopotenze capitaliste come la Cina, la Russia, l’India e altri attori minori ma con uno sviluppo economico e sociale molto veloce.
Questa contraddizione nasce poi dalle crisi economiche che ciclicamente investono l’intero modo di produzione capitalistico con sovrapproduzione di capitali, quindi la valorizzazione del capitale stesso nella caduta tendenziale del saggio di profitto. Un andamento che ormai ha una sua ciclicità strutturale e che si manifesta con l’ipertrofia finanziaria e l’esplosione di bolle speculative sempre più devastanti.
E’ in questo quadro che si innesca il conflitto ucraino, determinato essenzialmente dall’espansionismo della NATO a est (disattendendo gli accordi fatti nel dopo URSS: non un pollice di allargamento), che pone sotto minaccia nucleare diretta la Russia, potenza ricostituita con un forte dispositivo tecnologico militare.
Pierluigi Fagan: Capitan Ucraina
Capitan Ucraina
di Pierluigi Fagan
L’attore comico milionario ucraino, arrivato al potere con un partito che era la casa di produzione di un serial televisivo da lui finanziato, prodotto, scritto, diretto ed interpretato dove lui diventava presidente, oggi circondato da giovanotti che sembrano nazisti nazionalisti ma non lo sono, che in certi video pubblici di poco tempo fa tirava su il naso e spalancava gli occhi serrando la mascella senza per questo essere cocainomane, è diventato il nuovo eroe Marvel ed ora conduce fiero l’ennesima puntata del Bene contro il Male. Ma questo non è un film e voi non siete solo gli spettatori.
Ha coscritto la popolazione maschile che ha accompagnato le proprie mogli e figli alla partenza salutandole forse per l’ultima volta. Abbiamo e sempre più avremo milioni di profughi, vedove e orfani, che l’ONU ci avverte creeranno problemi logistici al limite della risolvibilità non per nostra cattiva volontà, ma perché la logistica è la logistica e non si fa con le chiacchere. Ha spinto con le buone e con le cattive uomini civili ad andare contro uno degli eserciti più grandi e potenti del mondo con le molotov. Sta facendo distruggere materialmente grande parte del suo paese e mi fermo qui perché oltre si scade in ciò che non è evidente. Le stesse cose le ha dette padre Alex Zanotelli. Inonda di propaganda di guerra tutti i mezzi possibili, intrattenendosi con tutti i leader occidentali più volte al giorno, ricordandoci che guerra e radiazioni stano venendo da noi, manca poco, sempre meno, in un crescendo di paranoia indotta. Invoca invio armi, uomini, mezzi per il suo tragico Armageddon che non avrà alcun finale alternativo a quello che ogni analista militare conosce già dal primo giorno. Per cosa?
Pasquale Cicalese: Fine del dollar standard
Fine del dollar standard
di Pasquale Cicalese
Pubblico qui di seguito altri tre contributi rispetto al dibattito suscitato dall’editoriale di Guido Salerno Aletta sulla de-dollarizzazione, una filosofa, un consulente d’azienda e un imprenditore. Oggi su Italia Oggi la bestemmia della de-dollarizzazione ha avuto spazio presso un economista che scriveva esattamente queste cose. Lo scontro tra potenze non so dove porterà, i tre contributi cercano di fornire un quadro della situazione. Non mi soffermo sulle tematiche militari, non è il mio campo, cerco di capire gli effetti socio-economici di tutto ciò. Di certo un mondo, iniziato con la fine degli accordi di Bretton Woods, sta per finire, l’asset inflation basata sul dollaro e pompata per 50 anni lascia il campo ad altre soluzioni. Mi chiedo, le confische avvenute per la Banca centrale russa o di miliardari russi nelle piazze anglosassoni ed europee, che effetti avrà? Siamo sicuri che in giro per il mondo chi ha denaro abbia ancora fiducia nel sistema finanziario occidentale? Anche queste sono domande da porsi. I contributi sono lunghi, vi chiedo pazienza, sono efficacissimi, basta avere un pò di pazienza e trarrete le vostre conclusioni, magari con commenti. Vi ringrazio dell’attenzione e vi auguro buon wwek end.
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Anna Pulizzi: Guerra igiene dei folli
Guerra, igiene dei folli
di Anna Pulizzi
Se Lavrov avverte che una prossima guerra mondiale sarebbe nucleare, c’è da credergli. D’altra parte lo sapevamo già e la sua sembrerebbe un’uscita del tutto ovvia se non fosse in realtà un monito rivolto al mondo neuro-atlantico, insomma ‘non fate stupidaggini perché la posta in gioco è altissima, anzi definitiva’. E di affermazioni lapalissiane c’è bisogno in questi giorni poiché le cancellerie occidentali appaiono del tutto fuori di senno e incapaci di comprendere le conseguenze delle proprie azioni, mentre i mezzi d’informazione, se così possiamo chiamarli, sono caduti preda di un’isteria senza precedenti, al punto che non si capisce se sono le autorità a spingere tv e giornali a rendersi più ridicoli possibile o se invece è l’irrazionalità del latrato mediatico a fomentare le dichiarazioni ufficiali più deliranti.
Al di là delle operazioni belliche o dell’esito degli incontri tra i delegati delle parti in conflitto, l’aria che i governi occidentali intendono far respirare ai loro popoli è già da tempo aria di guerra, ma una volta messa in moto la macchina della propaganda bellicista è poi molto difficile spegnerla ed essa conduce quasi senza eccezioni al confronto militare, quello che Lavrov ammette non potersi limitare ad armamenti convenzionali.
Fabrizio Poggi: La psicosi dei “valori occidentali” per giustificare l’escalation
La psicosi dei “valori occidentali” per giustificare l’escalation
di Fabrizio Poggi
«E se, nonostante l’esperienza della prima guerra imperialista, i politici borghesi si aggrappano comunque alla guerra, come colui che sta per affogare a una pagliuzza, ciò significa che si sono completamente smarriti, sono finiti in un vicolo cieco e sono pronti a buttarsi a capofitto nel precipizio» (Stalin, Rapporto al XVII Congresso del VKPb)
Ho messo insieme alcuni, pochissimi episodi di cui posso testimoniare direttamente. Vedo purtroppo che non si tratta affatto di episodi isolati, bensì di sintomi del clima che si è già instaurato in Italia; ma non solo in Italia. Un clima solertemente alimentato da quanti, in nome dei «valori occidentali», di «libertà e democrazia» si sono consapevolmente messi sulla strada che conduce, (come si diceva un tempo) in ultima analisi alla propria definitiva liquefazione, ma che intanto prepara una condizione infernale per la classe operaia e le masse popolari italiane.
Oltre, naturalmente, a esporre il paese a pericoli mortali, finché gli interessi del grande capitale non decideranno che sia l’ora di finirla con la smania bellicista nei confronti di un centro del capitalismo internazionale con cui, a parte la concorrenza in determinati settori, si hanno legami solidi e stabiliti da molto tempo.
Mario Lombardo: Ucraina, la crociata di Washington
Ucraina, la crociata di Washington
di Mario Lombardo
L’intervento militare russo per “demilitarizzare” e “denazificare” l’Ucraina ha scatenato una gigantesca macchina della propaganda in Occidente che rivela sia l’importanza della posta in gioco nel conflitto sia la natura relativamente inaspettata per gli USA e l’Europa dell’operazione ordinata dal presidente Putin. La demonizzazione fino a ben oltre il limite dell’isteria di qualsiasi elemento politico, economico, culturale e addirittura sportivo legato alla Russia comporta di conseguenza un offuscamento totale delle vere ragioni degli eventi di questi giorni, la cui responsabilità deve essere attribuita interamente agli alleati di Kiev e allo stesso regime ucraino.
Al di là del giudizio di merito sulla campagna autorizzata dal Cremlino, un’analisi anche approssimativa di quanto accaduto in Ucraina a partire dal golpe promosso da Washington e Berlino nel 2014 chiarisce come la soluzione militare in corso sia stata pressoché inevitabile. La cortina di fumo della propaganda di governi e media ufficiali negli Stati Uniti e da questa parte dell’Atlantico serve così in primo luogo a nascondere il disinteresse e, anzi, l’ostilità per una soluzione pacifica del conflitto, offerta dall’implementazione mai avvenuta degli Accordi di Minsk, per non parlare delle legittime richieste relative alla propria sicurezza presentate più recentemente dalla Russia come punto di partenza di un possibile negoziato.
Pietro Salemi: Per il negoziato. Una transizione pacifica verso un mondo multipolare
Per il negoziato. Una transizione pacifica verso un mondo multipolare
di Pietro Salemi
I fatti di questi giorni stanno portando il mondo a pochi passi da una catastrofe potenzialmente nucleare. Si sta scalando molto rapidamente una parabola conflittuale che, a partire da una guerra fratricida già in corso da ben 8 anni in Donbass (con ben 14.000 morti -tra cui almeno 4.000 civili- e oltre un milione e mezzo di sfollati) tende verso l’inimmaginabile epilogo di una Terza Guerra Mondiale.
Alla detestabile estensione ed acutizzazione del conflitto ucraino, scaturita dall’intervento militare diretto della Russia, l’occidente filo-statunitense ha scelto di rispondere a mano armata: nella sola giornata di ieri la UE ha deciso non solo di mettere in campo un ampio armamentario di sanzioni e strumenti ritorsivi (blocco selettivo su Swift, interdizione spazio aereo alla Russia, congelamento c/c russi in UE, censura preventiva sui media russi Sputnik e RT), ma ha anche ufficializzato un ingresso indiretto nelle ostilità militari, annunciando l’invio di armi letali (navi da guerra, caccia, carriarmati etc.) all’Ucraina.
Sandro Moiso: Il nuovo disordine mondiale /3: i discorsi della guerra
Il nuovo disordine mondiale /3: i discorsi della guerra
di Sandro Moiso
Si è conclusa l’era della pace (Mateusz Jakub Morawiecki, primo ministro polacco – intervista al «Corriere della sera»)
Data per scontata la fine della pace illusoria che ha dominato il discorso politico degli ultimi decenni in Italia e in Occidente, a seguito degli avvenimenti degli ultimi giorni in Ucraina, occorre per meglio comprendere i reali sviluppi degli stessi esporre alcune considerazioni di carattere politico, economico e militare. In particolare sul concetto di guerra-lampo e sulla strategia militare russa; sul riarmo europeo e in particolare tedesco; sull’andamento delle borse che hanno premiato le industrie produttrici di armi o collegate al settore degli armamenti e, infine, sulle ritorsioni di carattere economico adottate dall’Occidente nei confronti della Russia putiniana e delle loro possibili conseguenze sul piano interno russo e su quello militare, guerra nucleare compresa. Compreso, last but not least, un sintetico commento sul linguaggio di guerra dei media di ogni parte coinvolta e di quelli occidentali in particolare.
Linguaggio, propaganda e guerra sono assolutamente indivisibili poiché mentre le esigenze dell’ultima rimodulano obbligatoriamente i primi due elementi, questi, a loro volta, foraggiano e rivitalizzano in continuazione la stessa. In un girotondo in cui i termini tecnici perdono il loro reale significato, distorto a scopo propagandistico, e l’emozionalità sostituisce la razionalità di qualsiasi discorso inerente ai fatti reali. In cui la costante denigrazione e demonizzazione del “nemico” avviene in un contesto in cui, come già affermava Hannah Arendt ai tempi della guerra in Vietnam e dei Pentagon Papers, la “politica della menzogna” è destinata principalmente, se non esclusivamente, ad uso interno e alla propaganda nazionale1.
Fabrizio Marchi: Crisi russo-ucraina: facciamo un pò di chiarezza
Crisi russo-ucraina: facciamo un pò di chiarezza
di Fabrizio Marchi
Qualsiasi persona seria minimamente informata e dotata di onestà intellettuale sa perfettamente che la guerra in Ucraina non è iniziata nove giorni fa con l’attacco russo ma otto anni fa, quando un colpo di stato promosso e finanziato dagli USA e dalla NATO con il supporto di forze politiche e milizie locali dichiaratamente naziste rovesciò il governo filorusso di Janucovich.
Da allora è cominciata una guerra contro le popolazioni russe e russofone del Donbass e della Crimea che hanno proclamato la loro indipendenza. Una guerra feroce, come tutte le guerre civili e fratricide dove le milizie naziste ucraine si sono contraddistinte per la loro brutalità. Fra le altre, il criminale rogo di Odessa, dove la casa dei sindacati fu data alle fiamme, decine di persone che erano all’interno morirono arse vive e dall’esterno i miliziani ucraini sparavano a chi tentava di fuggire.
Ma, se dobbiamo dirla tutta, la guerra, anche se non guerreggiata, è iniziata ancor prima, quando la NATO – che a rigor di logica e coerenza in seguito al crollo del blocco sovietico avrebbe dovuto se non sciogliersi o ridimensionarsi, quanto meno restare così come era – ha cominciato ad espandersi ulteriormente, naturalmente verso est, assimilando tanti paesi appartenenti all’ex Patto di Varsavia e repubbliche ex sovietiche, di fatto accerchiando la Russia.
Giacomo Marchetti: L’invasione russa dell’Ucraina apre una nuova fase storica
L’invasione russa dell’Ucraina apre una nuova fase storica
di Giacomo Marchetti
L’inizio della cosiddetta Operazione Speciale del Cremlino in Ucraina è uno spartiacque per le relazioni internazionali.
Tale azione ha, ed avrà, conseguenze che complicheranno ulteriormente il difficile quadro di governance della crisi dell’attuale modo di produzione capitalistico, giunto ora ad un punto di svolta nella definizione di diversi blocchi contrapposti.
É chiaro che gli apprendisti stregoni che hanno portato a tale punto di macerazione le storture di questo sistema delle relazioni internazionali si stanno già adoperando per far ricadere sulle classi subalterne le proprie scelte scellerate, nel mentre alimentano uno sciovinismo guerrafondaio ed una guerra psicologica assolutamente preoccupante, e per certi versi inedita, a questi livelli.
Cercano di colmare con lo sciovinismo la strutturale mancanza di fiducia nell’operato delle élite, ma è un succedaneo che esprime la debolezza di chi ha perso da tempo la propria capacità egemonica.
Questo avviene in un contesto in cui le contraddizioni strutturali di questo sistema sembrano approfondirsi anziché risolversi: tendenza alla guerra, crisi ecologica, incapacità di assicurare uno sviluppo (anche scientifico) che appaghi i bisogni delle popolazioni, o quanto meno inverta il processo di immiserimento crescente, torsione autoritaria – non solo in Occidente – che annulla i processi di partecipazione democratica sulle scelte politiche di fondo e relativizza ancora ulteriormente il ruolo dei “corpi intermedi”.
Norberto Fragiacomo: Il Diavolo, Annibale e la reazione “democratica”
Il Diavolo, Annibale e la reazione “democratica”
di Norberto Fragiacomo
Oggi è politicamente corretto, anzi obbligatorio, definire Vladimir Putin un pazzo e un brutale assassino e addirittura auspicare la sua soppressione fisica, come fanno schiere di pacifinti sui social network. Questa reazione isterica all’invasione dell’Ucraina non ha nulla di genuino, a parte l’ottusità dei tanti che in (inescusabile) buona fede la diffondono, prestandosi a un gioco infinitamente più grande di noi tutti le cui regole non sono state dettate dalla Russia.
E’ persino banale osservare che la Storia dell’umanità è stata scritta da grandi personalità amorali, che per raggiungere i propri obiettivi non hanno lesinato sofferenza e privazioni a masse di individui e popoli interi, sacrificati come pedoni su una scacchiera: in una nota del suo romanzo Annibale, lo scrittore tedesco Gisbert Haefs contrappone il protagonista ad Alessandro Magno, Cesare e Napoleone, evidenziando che solo il primo combatté per impedire la rovina della patria – e va perciò moralmente assolto – mentre gli altri condottieri citati meritano la taccia di criminali poiché, una volta dissoltasi l’iniziale ammirazione per l’obiettiva grandezza delle loro imprese, ci appaiono nelle vesti di conquistatori spietati. Su questo giudizio si potrebbe discutere, ma merita tenerlo presente dal momento che pure Annibale è tecnicamente un “aggressore”. Sono in molti tuttavia a sostenere che la sua fu in sostanza una guerra difensiva cui fu indotto dall’intransigenza di Roma che, ingerendosi nelle vicende spagnole, cercava lo scontro risolutivo – e lo ottenne, anche se per vincerlo e annientare la rivale dovette impegnarsi e soffrire più del previsto.
Pierluigi Fagan: Sospendere l’uso pubblico della ragione
Sospendere l’uso pubblico della ragione
di Pierluigi Fagan
La “società aperta” ha deciso di chiudersi. La società liberale va a polarizzarsi nella contraddizione delle sue stesse premesse.
L’ambasciatore italiano a Mosca, lì col chiaro mandato di favorire le relazioni commerciali bilaterali, ha avuto l’ardire di segnalare in una audizione parlamentare, il costo delle sanzioni per le nostre imprese su dati FMI. Un argomento che dovrebbe interessare una democrazia di mercato visto che parla di mercato, no? Dire questo è dire che non si dovevano elevare sanzioni? Credo che un ambasciatore navigato come Starace con un passato in Cina, USA, Giappone sappia qual è il suo limite ovvero dare informazioni, non suggerire decisioni. Ma la società aperta che amava definirsi anche società dell’informazione, ora scopre che le informazioni non piacciono, le informazioni disturbano le decisioni o per lo meno ne ricordano il prezzo. Non c’è nulla di male a sapere il costo delle decisioni, aiuta ad organizzarsi per poterle pagare o si pensa o si vuol far pensare che le decisioni ideali siano libere e gratuite?
Istituto Onorato Damen: Sull’invasione russa (e americana?) dell’Ucraina
Sull’invasione russa (e americana?) dell’Ucraina
di Istituto Onorato Damen
L’imperialismo contemporaneo è la più criminale forma di racket che ci sia mai stata nella storia del capitalismo e questa guerra lo conferma. Per fermare la guerra occorre un nuovo partito comunista e internazionalista.
Nel nostro tempo ogni guerra, anche se camuffata da guerra di religione o di liberazione nazionale, da guerra “umanitaria” per la difesa dei diritti umani e per il rispetto del diritto internazionale, e così via, è sempre un momento di quella guerra imperialista permanente che da decenni imperversa per il mondo intero, seminando morte, fame e distruzione.
Lo è stata quella appena conclusa in Afghanistan, lo sono quelle in corso in Medio Oriente, quelle in Africa e in Asia, e lo è anche quest’ultima appena iniziata con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Putin dice che è stato costretto a farlo per difendere la popolazione russofona del Donbass dal “genocidio” perpetrato dall’esercito di Kiev.
In realtà, come George Bush fece al tempo dell’invasione americana dell’Afghanistan, anche Putin potrebbe dire ai suoi sodali: «Non commettiamo errori. Questo è per il petrolio. È sempre per il petrolio»[1]. E – aggiungiamo noi – per il gas e per la moneta con cui questi si scambiano.
«Oggi – scriveva già nel 2014 Marco D’Eramo – la Russia di Putin e “l’Occidente” [ossia, gli Usa – n.d.r.] condividono un’identica visione basata sulla ricerca di profitto e di potere: in tutto tranne su un punto, e cioè a chi debbano andare profitto e potere.»[2]
Condivisione e Conflitto
È pertanto uno scenario di condivisione e conflitto, da cui discende un tale groviglio di interessi che non è sempre facile distinguere dove finisce la condivisione e dove inizia il conflitto.
Salvatore Bravo: Il sonno della ragione
Il sonno della ragione
di Salvatore Bravo
Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Semplicismo e neofascismo
Il sonno della ragione crea mostri, anestetizzare il dibattito, mostruosizzare il nemico allo scopo di preparare la guerra è l’obiettivo finale della propaganda che a tamburo battente inficia l’uso pubblico della ragione nella forma del logos. La ragione dei guerrafondai è calcolo e scaltrezza interna al cinismo liberal, al quale siamo abituati fino all’indifferenza acefala. Le TV di regime invocano la pace armata, e nel contempo preparano gli europei alla lotta finale contro l’orso russo, il quale è il male, non ha limiti militari ed etici al punto che vuole bombardare tutto, anche la chiesa di Santa Sofia. Si lancia un messaggio ai cattolici e agli ortodossi dubbiosi, non possono invocare la pace contro il demonio russo, ma in nome della giustizia e del bene devono schierarsi con l’Occidente democratico e pacifico. La possibilità che possano bombardare la cattedrale di Santa Sofia a Kiev è nulla, Putin perderebbe il sostegno degli ortodossi russi. Sarebbe un’incoerenza eguale ad un boomerang, il progetto politico russo è non solo economia, ma anche tradizione e spiritualità, parole estranee e straniere all’Occidente.
comidad: L’automatismo criminale dell’Unione Europea
L’automatismo criminale dell’Unione Europea
di comidad
Si può glissare tranquillamente sulla questione se la “Rivoluzione delle Ciabatte” dell’estate del 2020 contro la rielezione del presidente bielorusso Lukashenko sia stata o meno una “rivoluzione colorata” organizzata dai servizi segreti della NATO, per concentrarsi invece su un dato di fatto, e cioè che l’Unione Europea, pur senza averne alcun titolo in base al Diritto Internazionale, disconobbe il risultato elettorale in Bielorussia e proclamò l’illegittimità della sua presidenza. Sino a quel momento la Bielorussia era stata un Paese neutrale, in buoni rapporti con Mosca ma ben tesa a sottolineare la propria indipendenza dai voleri del Cremlino. A causa dell’aperta ostilità dell’Unione Europea e della NATO, Lukashenko fu costretto ad accettare un’alleanza in funzione subordinata con la Russia, diventandone un vassallo.
Non è un caso perciò che l’operazione di accerchiamento della capitale ucraina Kiev ad opera dell’esercito russo sia partita dal territorio bielorusso, il cui confine è a pochi chilometri da Kiev. Le truppe russe si trovavano in Bielorussia per un’esercitazione militare congiunta con l’esercito di Lukashenko, che non ha partecipato all’invasione ma l’ha consentita.
Aram Aharonian: Bugie, la principale arma di guerra in Ucraina
Bugie, la principale arma di guerra in Ucraina
di Aram Aharonian – Giornalista uruguaiano
Il mondo teme che l’umanità sia sull’orlo di un conflitto militare su larga scala: terminale? Oggi, non solo stiamo assistendo a un’estrema ideologizzazione e a una parzialità nella copertura degli eventi in Ucraina, ma le menzogne e la manipolazione dell’immaginario collettivo si stanno rafforzando sui social media e stanno portando all’ipertrofia di una massa di informazioni che sfugge al controllo e alla verifica.
Ancora una volta, i media – compresi i social network – hanno agito in modo subdolo per generare un conflitto che può solo beneficiare i venditori di armi, le compagnie petrolifere transnazionali, che sono quelle che hanno alimentato il conflitto. La verità è la prima vittima della guerra, diceva il greco Eschilo più di 2.500 anni fa. Oggi sappiamo che le bugie sono un’arma di guerra.
I media egemonici installano la guerra nell’immaginario collettivo, quando la cosa più sensata da fare sarebbe deplorare il conflitto per ciò che implica in termini di sofferenza umana e distruzione materiale e insistere non sulla competizione per dimostrare chi è il più forte, ma sulla necessità di una soluzione attraverso il dialogo. È quello che chiamano guerra ibrida, la menzogna come arma e la verità come vittima.
La copertura della crisi ucraina da parte dei media mainstream è imperfetta, oltre che palesemente razzista e prevenuta, nella ripetizione dei mantra russofobi fabbricati a Washington per strumentalizzare la guerriglia geopolitica e ideologica delle “forze del bene” – la civiltà occidentale – contro la “forza del male”: i “comunisti” russi, caucasici ed eurasiatici.
Nel frattempo, continuano a ignorare il profilo ultradestra dell’attuale presidente Volodymyr Zelensky, e dei gruppi di estrema destra e neonazisti che partecipano e sostengono il governo.
Dante Barontini: Draghi al fronte, e non è un bel vedere…
Draghi al fronte, e non è un bel vedere…
di Dante Barontini
Il discorso con cui Mario Draghi ha comunicato al Parlamento e al paese le intenzioni sue, dell’Unione Europea e della Nato rispetto alla guerra in Ucraina segna un passaggio storico di cui sarebbe stupido sottovalutare la portata.
E’ stato infatti una dichiarazione di entrata in guerra, per ora solo indirettamente, attraverso strumenti finanziari, progetti di investimento nel settore militare, forniture di armi ad un paese in guerra (in barba al dettato costituzionale).
E’ stato – anche per questo motivo – un discorso pieno di falsità sparse a piene mani e senza vergogna alcuna. Ed anche di svarioni, dimenticanze, confessioni involontarie… Una quantità di cose che non possono entrare in un solo articolo e che ci costringe dunque a immaginare una “seconda puntata”.
Falsità ribadite e sintetizzate – fra l’altro – nel secondo discorso, quello di risposta agli interventi (pochi quelli critici) in Senato:
Tomaso Montanari: Armi all’Ucraina?
Armi all’Ucraina?
di Tomaso Montanari
È purtroppo evidente che, di fronte all’invasione russa, ogni scelta sembra sbagliata: e quel che resta della coscienza democratica occidentale non sopporta di non fare nulla di fronte alle immagini delle città devastate dalla guerra.
Ma il problema è cosa fare: mentre le tanto annunciate sanzioni economiche avanzano con troppa lentezza, l’Occidente, e con lui l’Italia, decide il riarmo di Kiev. Il fantasma dell’Unione Europea, colpevolmente assente nella gestione politica della crisi che ha condotto alla guerra, si materializza così nel peggiore dei modi: nel ruolo, cioè, di fornitrice di armi. L’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue Josep Borrell ha detto che armeremo le forze ucraine per sostenerle «nella loro eroica battaglia». Così, dopo essere stati incapaci di fare la pace, gli europei vogliono provare a fare la guerra, naturalmente attraverso i corpi dei soldati e dei civili ucraini.
Dal discorso di Draghi a un Parlamento come al solito di fatto esautorato, alla retorica bellica di Enrico Letta, all’editoriale del Corriere della sera che lamenta che «noi occidentali stiamo perdendo la potenza delle armi perché non sopportiamo più di subire perdite in una guerra convenzionale.
Franco Cardini: Sull’orlo dell’abisso
Sull’orlo dell’abisso
di Franco Cardini
Nel Donbass non ci sono bambini che abbracciano piangendo le bamboline, e nemmeno vecchiette che attraversano penosamente la strada…
… così come non ce n’erano né la traccia né l’ombra, una manciata di anni o di mesi fa e anche adesso, né a Gaza, né a Beirut, né a Belgrado, né a Kabul, né a Baghdad, né a Tripoli, né a Damasco.
Cari miei, parliamoci chiaro. Sono ormai tre notti che quasi non dormo per seguire quel che avviene tra Russia e Ucraina, due paesi che mi sono carissimi e dove ho tanti amici; da tre giorni sto attaccato al telefono e al computer. Anch’io combatto, anch’io fo la mia guerra, come canticchiavano un’ottantina di anni fa bambini poco più grandi di me (io ero troppo piccolo per cantare). Questa guerra me la sento addosso, me la sento dentro: e mi fa male. Al tempo stesso, è chiaro che sono indignato e inferocito come forse non mai.
Tomaso Montanari: Scuola, Università, Costituzione: la necessaria “polemica contro il presente”
Scuola, Università, Costituzione: la necessaria “polemica contro il presente”
G. Carosotti e R. Latempa intervistano Tomaso Montanari
Proponiamo ai lettori una recente intervista al professor Tomaso Montanari, Rettore dell’Università per stranieri di Siena, in tema di scuola e università, sui problemi e i processi di riforma che le coinvolgono. Introduzione dell’insegnamento delle soft skills, alternanza scuola- lavoro, orientamento, test INVALSI, formazione del capitale umano, autonomia differenziata regionale. Questi, alcuni dei temi trattati nella discussione con lo studioso, a partire dall’osservazione e dal vissuto dello stato delle cose: il “declino della democrazia partecipativa”, le recenti manifestazioni studentesche, l’urgenza di una scuola fatta di “insegnanti e dirigenti coscienti del proprio ruolo” e non semplici “erogatori del servizio” che orientano e instradano i giovani sempre più precocemente. La scuola, e poi l’Università, dovrebbero offrire ai giovani proprio la possibilità di non adattarsi, di “prendere in mano la propria vita” e agire nello spazio pubblico con spirito critico. Di mettere atto, per ricordare le parole di Piero Calamandrei nel 1955, una necessaria “polemica contro il presente”.
* * * *
G. Carosotti: L’attualità ha visto soprattutto ultimamente il governo in difficoltà, ad esempio sul tema dell’apertura/chiusura si sono manifestate molte inefficienze, rispetto alla priorità da affrontare. I tre provvedimenti che avrebbero dovuto maggiormente fare argine al rischio di tornare alla didattica a distanza, che erano la diminuzione del numero di alunni per classe, un sistema di trasporti adeguato e anche un intervento immediato e finanziariamente importante sul sistema di areazione nelle classi, non sono stati attuati, probabilmente sperando che i problemi si risolvessero da sé.
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