Il presidente serbo, Aleksandar Vučić, ha definito i bombardamenti in Serbia nel 1999 da parte dell’Alleanza Atlantica “un’aggressione contro il paese”.
Il prossimo 3 aprile si terranno in Serbia le elezioni parlamentari e presidenziali. Nell’ambito della campagna del partito di governo, il Partito Progressista Serbo, sabato, il presidente Vučić ha partecipato a una manifestazione elettorale nel sobborgo di Busije in Belgrado, dove vivono i rifugiati della Krajina serba in Croazia.
“I nostri oppositori dicono che dovremmo entrare nella NATO. Io gli rispondo che non dovremmo, perché abbiamo già un nostro esercito che protegge la nostra terra e il nostro cielo. Non lontano da qui hanno ucciso Milica Rakic (una bambina serba di due anni e mezzo uccisa durante i bombardamenti NATO – ndr). Presto celebreremo l’anniversario dell’aggressione, e sì, non esitiamo a chiamarla in questo modo, piuttosto che intervento o campagna”, ha detto il leader serbo.
Nel 1999, uno scontro armato tra i separatisti albanesi dell’Esercito di liberazione del Kosovo e l’esercito e la polizia della Serbia ha portato al bombardamento della Repubblica federale di Jugoslavia (FRY), a quel tempo composta da Serbia e Montenegro, da parte delle forze NATO.
L’operazione militare è stata intrapresa senza l’approvazione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e sulla base dell’affermazione dei paesi occidentali che le autorità della FRY stessero portando avanti la pulizia etnica del Kosovo, provocando una catastrofe umanitaria.
Le incursioni aeree dell’Alleanza del Trattato del Nord Atlantico si sono protratte dal 24 marzo al 10 giugno 1999, causando la morte di oltre 2.500 persone, tra cui 87 bambini, oltre che danni per 100 miliardi di dollari.
12/03/2022