Armi all’Ucraina, radio che trasmettono appelli ad arruolarsi e partire come mercenari, rischi concreti di una degenerazione giuridica e militare per il nostro paese concreti. L’AntiDiplomatico ha intervistato il giurista di fama internazionale (insegna a Torino e in California) Ugo Mattei.
L’INTERVISTA
Se l’Italia volesse finalmente onorare l’articolo 11 della sua Costituzione, che cosa dovrebbe fare sullo scenario ucraino?
Non si può passar sopra la gravità della violazione costituzionale. Solo perché violiamo da anni la Costituzione non significa che essa sia carta straccia! Il termine ripudio fu scelto di proposito. Meuccio Ruini lo volle in particolare, perché particolarmente forte, più forte del rifiuto. Il ripudio è un comportamento per così dire di rifiuto disgustato pro-attivo. Non solo l’Italia dovrebbe essere dunque neutrale ma dovrebbe farsi parte diligente per riportare la questione in un quadro di promozione della “pace e amicizia fra i popoli”, ossia lavorando al coinvolgimento dell’ Onu. Che piaccia o meno, e pur coi suoi immensi limiti, l’Onu è la sola istituzione che ha questo scopo nel suo Dna. Non certo la Nato che cura solo l’interesse imperialista dei democratici statunitensi. L’Onu ha modo di perseguire il suo ruolo – magari mandando una forza di caschi blu come cuscinetto, anche oltre il sistema dei veti del Consiglio di sicurezza. Per esempio la crisi di Suez con l’attacco anglofrancese a Nasser fu risolta con una “Uniting for Peace Resolution” dell’Assemblea generale. Inglesi e francesi, pur membri del Consiglio di sicurezza, tornarono a casa con la coda fra le gambe, smascherati nel loro imperialismo. Quella sarebbe la sede per discutere degli aspetti legali di questo conflitto armato. Se Draghi, come peraltro Von del Leyen, Macron e Sholz, non fosse completamente determinato dal complesso militare industriale Usa avremmo potuto svolgere questo importante ruolo dettato dal ripudio di cui all’ Art. 11. Ma tanto né lui né Guerini né di Maio conoscono tutto questo… Abbiamo un problema di incompetenza della classe politica che fa paura.
Certo, pensando al discorso con il quale Sandro Pertini nel 1949 votò contro l’adesione alla Nato, ci si accorge di quanto si sia caduti in basso. Dopo le nostre numerose guerre di aggressione dal 1991, adesso mandiamo aiuti militari in Ucraina… Ma la legge 185 del 1990 (anch’essa già più volte violata in passato) non impedirebbe di fare affari bellici con paesi impegnati in conflitti?
Quella legge voleva limitare il nostro feroce affarismo bellico, ma non è mai stata davvero attuata, e sarà derogata comunque in virtù di un Decreto legge che, come la gran parte della produzione normativa draghista, pur formalmente idoneo alla deroga è comunque incostituzionale. Ma l’incostituzionalità la dovrebbe far valere Mattarella che ha sulla coscienza i bombardamenti e i morti dell’aggressione a Belgrado nel 1999, quando era ministro della difesa del governo guidato dal “compagno” D’ Alema. Vorrei saper in che modo quell’aggressione e quello sconfinamento siano stati meno gravi dell’intervento di Putin! La verità è che il draghismo, come il suo diretto precedente storico, il fascismo, ci sta portando ad avventure imperialiste destinate a finire molto male… Dietro le accuse di fascismo e di nazismo a Putin (del tutto irresponsabili da parte di un capo di governo che sia compos sui), si nasconde un classico fenomeno psicologico di proiezione….
Una radio ha trasmesso ieri diversi audio dall’Ucraina: protagonista una cittadina della Repubblica italiana che con pathos e orgoglio – e con un avvocato come intermediario…) ha spiegato di essersi arruolata in Ucraina come legionaria (non come mercenaria, ha precisato). E un italiano che vive in Ucraina ha spiegato che molti gli scrivono per arruolarsi e ha suggerito di rivolgersi al più vicino consolato ucraino… Ma il codice penale italiano non vieta queste attività?
L’ articolo 288 del codice penale che colpisce con una pena dai 4 ai 15 anni chiunque nel territorio nazionale “arruola e arma cittadini” perché militino al servizio dello straniero “senza approvazione del governo”. In realtà questa norma non colpisce chi si arruola ma chi arruola. Non chi si arma ma chi arma. In più oggi con la propaganda draghista di questi giorni sarebbe difficile sostenere che non ci sia l’approvazione del Governo! Se poi lo fa direttamente un ambasciata c’è anche l’immunità diplomatica. Non la vedo come una via percorribile. Io poi comunque sono contrario all’uso del diritto penale. La guerra al militarismo draghista è politica e le questioni politiche non vanno risolte con il diritto penale. Non abbiamo imparato nulla dal disastro di Mani pulite? In ogni caso questa norma non è stata mai applicata, salvo una volta ai tempi della guerra di Spagna. E anche più di recente, la Corte d’ Assise di Bari ha dichiarato il fatto non sussistente a proposito di quel povero ragazzo che aveva deciso di mostrare “come muore un italiano” ai taglia-gole dell’Isis. Dunque secondo me arruolarsi è legale.
Ma se lo si fa per soldi? I mercenari, insomma…
E’ vietato farlo per soldi, ai sensi di un’altra norma, la legge 210 del 95. La legge ratifica la Convenzione Internazionale Onu del 4 dicembre 1989 contro “il reclutamento, l’utilizzazione, il finanziamento e l’istruzione di mercenari”, a sua volta clamorosamente violata; pensiamo al ruolo dei contractors e degli extractors di Blackwater… cioè i mercenari al soldo delle multinazionali che sono presenti in tutti i teatri di guerra incluso questo. Checche ne dica l’ambascatore Nelli Feroci, i mercenari ci sono anche sul fronte ucraino e certo non solo dalla parte di Putin… Non sappiamo quanti siano ma sono tanti, dell’ordine delle decine di migliaia. Guadagnano anche 1000 dollari al giorno… Come sempre basta dare loro un altro nome e il gioco è fatto. Del resto siamo abituati a chiamare le guerre operazioni di pace. E’ il falso che diventa vero e il vero che diventa falso, tipico della società dello spettacolo. Comunque ai sensi dell’art 3 della 210/95 il mercenario rischia fino a sette anni di galera.
Che fare contro il militarismo spinto? Quale risposta popolare se i governi sono guerrafondai, oltre a mirare al controllo totale dei propri cittadini?
Credo che purtroppo il militarismo non si combatta col diritto nazionale. Forse si potrebbe provare con quello internazionale che è tuttavia il grande assente in Ucraina. Che il draghismo, come ogni regime di marca totalitaria in uno Stato burattino degli Stati Uniti, stia militarizzando anche culturalmente il paese, è sotto gli occhi di tutti. Ora perfino il greenpass pare sarà messo sotto l’egida del Ministero della difesa, confermando tutti i peggiori sospetti che cerchiamo da due anni di instillare nella popolazione, per ottenere un minimo di risveglio critico. Al militarismo autocratico si risponde con l’antimilitarismo non violento, con la testimonianza eroica dei compagni in sciopero della fame, con un lavoro faticoso ma fondamentale di resistenza costituzionale, volto a spiegare perché l’ economia politica dell’obbligo vaccinale del greenpass e il riarmo dell’asse atlantico (la Germania che si riarma fa venire i brividi) siano figli della stessa logica, che nulla ha a che fare con l’interesse del nostro popolo. Per questo abbiamo fondato il Cln (Comitato di liberazione nazionale)
State animando la marcia antimilitarsta del 27 marzo ad Assisi…
Sarà la nostra prima uscita con il nuovo simbolo, in una marcia antimilitarista. Il fatto che il Papa sia uscito dal discorso mainstream, adesso sulla vendita d’armi, dopo esserne stato parte attiva in periodo di emergenza sanitaria, per noi è fondamentale. Significa che possiamo riprendere ad allargare la base sociale del dissenso che vogliamo torni maggioranza del paese come nel 2011 quando vincemmo il referendum contro il nucleare e sui beni comuni. Solo così potremo iniziare un processo vero di liberazione dell’Italia da un abbraccio mortale fatto di basi nucleari e di laboratori segreti per la produzione di armi biologiche. Che certo non si trovano solo in Ucraina.
Redazione de L’Antidiplomatico
25/03/2022