[Sinistrainrete] Michele Castaldo: Ancora su Guerra e Internazionalismo proletario

Senza girare troppo intorno alle questioni: è possibile affermare che se è vero che nell’establishment delle potenze occidentali regna la confusione, non molto diversamente stanno le cose nella sinistra in generale e nell’estremismo di sinistra in particolare.

Michele Castaldo: Ancora su Guerra e Internazionalismo proletario

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Ancora su Guerra e Internazionalismo proletario

di Michele Castaldo

imgSenza girare troppo intorno alle questioni: è possibile affermare che se è vero che nell’establishment delle potenze occidentali regna la confusione, non molto diversamente stanno le cose nella sinistra in generale e nell’estremismo di sinistra in particolare. Anzi dobbiamo prendere atto che si estende il pantano dell’equilibrismo, nel senso di essere equidistanti sulla natura dello scontro in atto che si riflette in Ucraina. Un equilibrismo che maschera un opportunismo di fondo e cerco di spiegare perché esaminando la posizione di un gruppo politico, quello della TIR, sigla che sta per Tendenza Internazionalista Rivoluzionaria, che pubblica sul proprio sito una lunga presa di posizione sulla guerra in Ucraina. Non per quel che conta numericamente questo gruppo (o tanti altri simili), ma per focalizzare al meglio i problemi che abbiamo di fronte e attrezzarci a una impostazione corretta su aspetti teorici e politici in una fase calda come quella attuale. Altrimenti detto: alcune sbavature, indipendentemente dalle intenzioni di chi le esprime, finiscono per accodarsi a pessime compagnie. Si tratta di un lavoro meticoloso, dunque esaminiamo il loro scritto riportando correttamente le posizioni per evitare fraintendimenti.

Innanzitutto c’è una prima questione di metodo: per qualsiasi azione o atto vanno esaminate sempre le cause che li hanno determinati. Se non si opera in questo modo si rischia di rimanere prigionieri, empiricamente, degli effetti dell’ultimo episodio accaduto e preso in esame. Posta perciò correttamente la questione dal punto di vista metodologico si può capire correttamente l’ordine dei problemi che andiamo a trattare.

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Alessandro Belfiore: La Russia accerchiata dalla NATO

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La Russia accerchiata dalla NATO

di Alessandro Belfiore

IMMAGINE SECONDO EDITORIALE BelfioreLa guerra in Ucraina è la tappa, forse la più importante, del piano Usa e dell’Occidente Euro-Atlantico, per imporre il loro dominio unipolare e imperialista nel mondo; i principali ostacoli e nemici di questo piano sono la Cina e la Russia, che rappresentano la possibile e più equa ed attraente alternativa di un mondo multipolare basato sugli scambi reciprocamente vantaggiosi per i popoli dei vari Paesi, ma soprattutto per quelli più poveri o in via di sviluppo.

Non bisogna però farsi troppe illusioni che il possibile o più prudentemente auspicabile “il comune futuro condiviso della nuova era” di Xi Jinping, sia un “pranzo di gala” in cui festeggiare tutti assieme. No, purtroppo non sarà così, quello che sta avvenendo in Ucraina e in Europa ce ne dà un drammatico quadro.

Gli Stati Uniti, nei loro più recenti rapporti geostrategici, hanno catalogato la Cina come il loro principale antagonista, ovvero nemico, per tutta una serie di fattori, ma principalmente per la sua accresciuta forza economica, principale potenza industriale e ora anche ai vertici in campo scientifico, nonché militare.

La Russia, nonostante la sua debole economia, controbilanciata però dalla sua importantissima disponibilità di risorse energetiche e di materie prime, nonché di ampi territori che garantiscono importanti produzioni agricole destinate all’esportazione, rimane la potenza militare, sia convenzionale che nucleare (anzi in quest’ultimo campo pure più avanti) di pari grado rispetto agli Usa. La differenza sostanziale è che la Russia è geo-politicamente e militarmente circondata da Paesi con Basi Usa e Nato.

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Noi non abbiamo patria: Ucraina: domande sull’Internazionalismo e la «comunità»

noinonabbiamopatria

Ucraina: domande sull’Internazionalismo e la «comunità»

di Noi non abbiamo patria

baltimore columbus statueIn seguito ai due articoli di questo blog, La verità in tempo di guerra e La mobilitazione che non c’è e l’aspettativa internazionalista, alcuni fatti sporadici stanno accadendo nello stallo di un conflitto militare in atto (stallo che incuba maggiori incertezze che motivi di tranquillità) all’interno di una fiume nazionalista che rischia di tracimare gli argini: gruppi di anarchici occupano nel cuore della City Londinese una proprietà di un ricco miliardario russo con l’obiettivo dimostrativo di come applicare sanzioni ed espropri dal basso che il governo Britannico farebbe solo a parole; il sostegno e la simpatia generalizzata nei confronti per questo gesto “clamoroso”; un gruppo di lavoratori dello scalo aeroportuale di Pisa che incrociano le braccia perché non intendono caricare le armi che l’Italia sta inviando al governo Ucraino, ma sono disponibili al carico e scarico solo dei beni di prima necessità; il clamore occidentale circa gli arresti in Russia di chiunque manifesti pubblicamente il suo dissenso alla guerra in Ucraina; il tentativo da parte degli Stati Uniti di orientare il conflitto verso una trattativa cui Zelensky dovrebbe cedere secondo i suggerimenti di Israele (perché dal perdurare del conflitto tutti i contendenti, primi fra tutti gli Stati Uniti, alla lunga hanno da perdere parecchio). Negli articoli precedenti questo blog ha insistito che la guerra in Ucraina scoppia per motivi ingovernabili della crisi della accumulazione mondiale, sicuramente assecondati dalle maggiori potenze occidentali, che sfuggono di mano dal controllo di chi appunto ci si è messo in scia.

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Stefano G. Azzarà: Gli Stati Uniti sono disposti a distruggere il mondo, pur di non perdere il primato. L’Europa rifletta sulle ragioni della pace e anche sui propri interessi

mateblog

Gli Stati Uniti sono disposti a distruggere il mondo, pur di non perdere il primato. L’Europa rifletta sulle ragioni della pace e anche sui propri interessi

di Stefano G. Azzarà

Screenshot12Idealismo imperiale

7 3 2022

La mobilitazione ideologica totale alla quale siamo sollecitati da ogni lato da parte della democrazia liberale, attraverso la strategia dell indignazione e il ricatto che fa leva sui sentimenti morali, agisce su chi mantiene una posizione critica come una provocazione continua e una continua offesa alla verità.

È il totalitarismo dei valori e degli ideali, che sanno essere tremendi quando diventano strumento di una parte e alimentano la guerra, chiamando oggi ciascuno a contribuire attivamente per come può alla guerra stessa.

In tal modo, chi più è idealista, chi più parla in nome del bene assoluto e astratto, chi pensa di poter rimuovere la realtà e la storia, più in effetti desidera la catastrofe e la promuove.

È facile in questa condizione, quando ogni fibra del nostro corpo si oppone alla manipolazione, reagire auspicando un rapido Armageddon, o cercare una soluzione nel culto della forza.

Bisogna però riflettere, non cedere a questa tentazione nichilista, rimanere razionali e umani.

 

Dall’antifascismo classico all'”antifascistismo” imperiale americano

7 3 2022

Come già con la guerra alla Jugoslavia e poi alla Libia e alla Siria, la cosa più dolorosa è vedere come l’antifascismo, monopolizzato dal Dipartimento di Stato americano e dai suoi apparati egemonici, venga facilmente deturpato e deformato in ideologia della guerra che aizza le masse.

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Lettera al Presidente Zelensky

sinistra

Lettera al Presidente Zelensky

Signor Presidente Volodymyr Zelens’kyj, ormai siamo alla resa dei conti. Per non aver voluto riconoscere l’indipendenza alle due Repubbliche di Donetsk e Lugansk e il possesso della Crimea alla Russia, lei sta per perdere mezza Ucraina. E soprattutto farà perdere alla sua nazione lo sbocco al mare, poiché, dopo aver domato gli ultimi battaglioni nazionalisti e neonazisti rimasti a Mariupol’, è evidente che i russi occuperanno anche Odessa, collegando il Donbass con la Transnistria.

Non ci sarà nessuna guerra mondiale – come lei auspica, senza ritegno, sin dall’inizio della guerra –, perché in Europa ne abbiamo già avute due e sappiamo cosa vuol dire.

Se avesse accettato di denazificare il Paese e se avesse rinunciato a chiedere di entrare nella Nato, probabilmente Putin si sarebbe accontentato e avrebbe ritirato le altre richieste.

La Russia infatti ha il terrore dei missili nucleari della Nato e anche di una riedizione del nazismo, contro cui ha perduto la metà di tutti i morti nella seconda guerra mondiale.

Ora che gli ultimi neonazisti del suo Paese stanno per essere sconfitti, la consigliamo di rifugiarsi all’estero.

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Roberto Gabriele e Paolo Pioppi: La guerra e la prospettiva politica

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La guerra e la prospettiva politica

di Roberto Gabriele e Paolo Pioppi

Con la guerra in Ucraina il gioco si è fatto duro e continuare ad andare avanti con l’arco e le frecce non porta a risultati concreti e soprattutto non modifica i rapporti di forza. E’ vero che c’è un’area politica, peraltro abbastanza ristretta, che si propone come opposizione e alternativa allo stato di cose presente e continua a prendere iniziative contro la guerra, ma nelle circostanze attuali quest’area si presenta più debole e confusa del solito, mentre la situazione impone una riflessione sulle prospettive che ci attendono e su come farvi fronte.

Per impedire che alle porte della Russia si realizzasse compiutamente il progetto NATO di portare l’Ucraina nel sistema di alleanze atlantico e si scatenasse l’offensiva finale contro il Donbass, il Cremlino, constatata nuovamente la sordità totale dell’occidente rispetto alle giuste richieste della Russia, ha preso un’iniziativa molto audace ma anche ben calcolata, stante i risultati che si possono valutare oggi, a guerra ancora in corso.

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Marcello Musto: Nella storia della sinistra la discriminante dell’adesione alla guerra

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Nella storia della sinistra la discriminante dell’adesione alla guerra

di Marcello Musto*

Contrastare chi agitava lo spauracchio militarista dell’aggressore per derubricare le riforme sociali, fu una conquista di Rosa Luxemburg e delle femministe comuniste. Il pensiero socialista ha offerto il suo apporto più interessante alla comprensione dei conflitti armati evidenziandone il forte nesso esistente con lo sviluppo del capitalismo Il pensiero socialista ha offerto il suo apporto più interessante alla comprensione del fenomeno della guerra evidenziando il forte nesso esistente tra lo sviluppo del capitalismo e la propagazione della guerra. E questo già dalla Prima Internazionale. I dirigenti della Prima Internazionale infatti evidenziarono che le guerre non sono provocate dalle ambizioni dei monarchi, bensì sono determinate dal modello economico-sociale dominante.

LA LEZIONE DI CIVILTÀ del movimento operaio nacque dal convincimento che ogni guerra andava considerata “come una guerra civile”.

Nel Capitale, Marx affermò che la violenza era una potenza economica, “la levatrice di ogni vecchia società che è gravida di una nuova”.

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Andrea Zhok: Cecità

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Cecità

di Andrea Zhok

La vera sfida in questa fase storica, se sei un occidentale moderatamente vigile, e a maggior ragione se sei italiano, è non soccombere alla depressione.

Già, perché chi riesce ancora a unire i puntini e a intuire almeno la forma generale di quello che ci sta succedendo, vede che siamo di fronte a qualcosa che ha la portata della caduta dell’impero romano. Il decentramento dell’impero americano ha ed avrà conseguenze non minori di quell’illustre precedente sulle sue province.

Il dato di partenza è che il mondo non è già più unipolare, come è stato dagli anni ’90, e non è neppure bipolare, come è stato dopo il 1945, ma sta divenendo sempre più chiaramente multipolare.

In questo contesto l’Occidente europeo vive una doppia tragedia, geopolitica e culturale.

Sul piano geopolitico si sta capendo sempre più chiaramente come l’Europa in tutte le sue versioni non si sia mai davvero allontanata dalla cuccia predispostale nel secondo dopoguerra dagli USA.

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Nicola Licciardello: Nessuna Europa senza Russia (“Fuck” Nato)

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Nessuna Europa senza Russia (“Fuck” Nato)

di Nicola Licciardello

Costernati da tragiche foto-notizie, forzati a prendere il partito della guerra, abbagliati dalla perfezione informatica che l’ha prevista, predetta, prefabbricata – più non sappiamo, non vediamo (non ha immagine) tutto quanto l’ha preceduta: uomini e armi, divise e simboli, urla e crepitii, morti e rastrellamenti in Ucraina negli ultimi otto anni. Non esiste, tutto scomparso nel software imperiale che allinea governi e popoli, proclamando la guerra a un solo nuovo Hitler, affamando il suo popolo e cancellando in vergogna un’intera storia e cultura, quella Russa !

Parte integrante della storia d’Europa: etnicamente (la Russia ‘bianca’), storicamente (almeno da Pietro il grande) – non c’è romanzo, poesia, palazzo, sinfonia, Rivoluzione (!) che non sia in profondo intreccio con quelli europei, in un’inscindibile fratellanza, basti pensare alla rivoluzione d’ottobre ispirata a Marx, tedesco d’occidente ! e a tutto lo stesso immenso dissenso sovietico, di cui si nutrono capolavori letterari celebrati anche negli Usa, come Dr.Zivago !

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Roberto Buffagni: La realtà parallela

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La realtà parallela

di Roberto Buffagni

Stamattina visto i dibattiti della puntata di ieri di “Piazza Pulita”. Primo dibattito Fubini (vicedirettore “Corriere della Sera”), Nathalie Tocci (direttrice IAI), Mario Calabresi (giornalista, non so dove lavori), Alberto Negri (inviato “il manifesto”), poi più tardi fritto misto con Gary Kasparov, Selvaggia Lucarelli, altri politici e giornalisti italiani e stranieri ma ho lasciato perdere quasi subito.

Ho rischiato lo choc anafilattico.

Rischio choc anafilattico perché nel primo dibattito, tranne Orsini che riferiva alcuni fatti elementari, gli altri, tranne Alberto Negri che sa come stanno le cose ma fa il pesce in barile per posizionamento professionale, e compresa Nathalie Tocci che dirigendo l’Istituto Affari Internazionali avrà certo una formazione specifica nel campo delle Relazioni Internazionali, parlano solo dall’interno della Realtà Parallela, e quel ch’è più grave e preoccupante CI CREDONO!!!!

Probabilmente si dovrebbe parlare di “credere di credere”, acuta formulazione che Leszek Kolakowski adottò per spiegare l’adesione all’ideologia comunista, in bilico tra buona e malafede, nei paesi di socialismo reale post IIGM; ma insomma, questi qui ci credono.

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Pierluigi Fagan: Democrazia in guerra e guerra alla democrazia

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Democrazia in guerra e guerra alla democrazia

di Pierluigi Fagan

A di Martedì di Floris, l’altra sera, il Pagnoncelli ha mostrato un sondaggio. Va precisato che Pagnoncelli dirige la sede italiana del miglior o uno dei miglior istituti di sondaggi del mondo. Ma era professionalmente ritenuto il migliore anche prima di entrare in quella multinazionale (IPSOS). Va anche detto che queste rilevazioni instant sono statisticamente imprecise data la ristrettezza del campione che è comunque scientificamente tendenzialmente rappresentativo. Tale imprecisione può valutarsi come un possibile scostamento di più o meno 1% nelle cifre piccole e anche 3% in quelle più grandi. Cambia dunque il valore del sondaggio se si vuole stimare esattamente il consenso politico di un partito, diciamo al 10% teorico medio o se si vuole testare una opinione generale di massima, al 40 o 50%.

Come riportato, il Pagnoncelli ci dice che, anche se di poco, l’opinione prevalente in Italia è quella per la quale, brutalmente, “Zelensky dovrebbe arrendersi e salvare i suoi concittadini”. Ripeto, potrebbe essere quel dato riportato o un suo più o meno anche 3% ma ai fini del nostro discorso non cambia la deduzione che faremo dopo.

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Tendenza internazionalista rivoluzionaria: L’Europa va alla guerra: dalla “green economy” al business della morte

ilpungolorosso

L’Europa va alla guerra: dalla “green economy” al business della morte

di Tendenza internazionalista rivoluzionaria

militarismL’aggressione russa all’Ucraina, qualunque sia il suo esito sul campo, ha dato l’impulso a un terremoto riarmista in Europa, con epicentro in Germania, che sconvolgerà l’assetto del continente e mondiale molto più di quanto possa fare l’avanzata dei carri armati russi su Kiev.

La Germania del socialdemocratico Scholz, mentre si toglie la foglia di fico del divieto di esportare armi in teatri di guerra (è già il quarto esportatore mondiale di armi), abbandona anche la linea adottata per 50 anni del Wandel durch Handel, il cambiamento mediante il commercio, per riprendere la strada militarista già tragicamente perseguita nel suo passato. Infatti, oltre ad inviare grandi quantità di armi al governo dell’Ucraina, e ad adottare le pesanti sanzioni finanziarie contro la Russia, il governo di Bonn ha annunciato che la Germania aumenterà la propria presenza militare all’Est: truppe in Lituania, ricognizioni aeree in Romania, costituzione di unità NATO in Slovacchia, rafforzamento del pattugliamento navale nel Baltico, Mare del Nord, Mediterraneo, difesa dello spazio aereo dei membri orientali della NATO con missili antiaerei. Infine, tra gli scroscianti applausi tanto dei deputati della maggioranza quanto dei deputati democristiani al Bundestag, Scholz ha annunciato che il governo si dota di un fondo speciale di 100 miliardi per il riarmo, portando la spesa militare oltre il 2% del PIL. Ciò significa un balzo enorme, di almeno il 50% in più, degli investimenti in armamenti. Serviranno tra l’altro per “costruire la nuova generazione di aerei da combattimento e carri armati qui in Europa insieme ai partner europei, e in particolare la Francia”, oltre agli eurodroni e a un nuovo aereo con capacità nucleare che succederà al Tornado.

Riarmo europeo a guida tedesca? Dalla “green economy” al business della morte. In Borsa le azioni di Fincantieri e Leonardo, i campioni del complesso militare industriale italiano, sono immediatamente balzate in alto del 20% e del 15%; e l’italiana Oto Melara del gruppo Leonardo si è prontamente candidata a partecipare alla costruzione del carro armato europeo insieme a tedeschi e francesi.

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Vincenzo Comito: L’economia russa post-sovietica

sbilanciamoci

L’economia russa post-sovietica

di Vincenzo Comito

I tentativi di Gobaciov, i contraccolpi sull’economia russa della fine dell’Urss, la nascita degli oligarchi, l’arrivo di Putin e le due fasi della sua politica economica. Per capire le interdipendenze e i possibili esiti della sanzioni

russia 4620664 1280Con le note che seguono cerchiamo di fotografare solo molto schematicamente alcuni aspetti dei grandi mutamenti dell’economia russa nel periodo che va dagli ultimi anni dell’Unione Sovietica sino ai nostri giorni, sottolineando come la realtà dei fatti sia certamente più complessa di quanto si possa rappresentare in scarne note.

 

Antefatto

Nel 1988 è capitato a chi scrive, per le bizzarrie del caso, di partecipare, insieme ad una cinquantina di economisti dell’Est e dell’Ovest (c’era nel gruppo anche un ben noto studioso italiano), ad un progetto “segreto” di riforma dell’economia sovietica. Il progetto era sponsorizzato da Gorbaciov e dal suo primo ministro Ivanov da una parte, dalla fondazione “Open society” di George Soros dall’altra. Le riunioni del gruppo si sono svolte a suo tempo tra Mosca e Londra.

Durante lo svolgimento dei lavori, fummo colpiti dal fatto che il sistema economico di allora era in grado di offrire alla popolazione i prodotti ed i servizi di base – certo con differenziazioni tra città e campagna e tra le varie aree del paese – e, sul piano del lavoro, la sostanziale piena occupazione, ma poco di più. I privilegi delle classi dirigenti, che pure esistevano, erano ridotti se pensiamo alla situazione delle società occidentali di allora e di oggi e l’indice di Gini, che misura i livelli di diseguaglianza economica nei vari paesi, era allora tra i più bassi del pianeta. Incidentalmente, a parere di chi scrive, alcune delle conquiste del periodo andrebbero perlomeno ristudiate.

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Domenico Viola: MMT: facciamo un po’ di chiarezza contro le (solite) incomprensioni

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MMT: facciamo un po’ di chiarezza contro le (solite) incomprensioni

di Domenico Viola

mmtDa alcuni anni, a livello internazionale, una teoria economica (di stampo istituzionalista e, in parte, post-keynesiano), dal nome Modern Money Theory (MMT d’ora in avanti), si è fatta strada su più fronti, da quello del dibattito pubblico e politico a quello del dibattito accademico ed istituzionale, da quello della ricerca scientifica a quello dell’insegnamento universitario. Rappresentanti politici, comuni cittadini-lavoratori, imprenditori, investitori dei mercati finanziari, banchieri centrali, giornalisti, studenti e docenti universitari, in molti si sono interessati alla MMT, prova ne è l’intenso dibattito che si ha da alcuni anni in più parti e contesti del mondo.

Negli USA la MMT è diventata una teoria da prendere in seria considerazione come uno degli strumenti-guida delle decisioni di politica economica e delle decisioni riguardanti le riforme istituzionali e sociali da attuare alla luce degli obiettivi e delle sfide future che interessano la società americana (e non solo). La professoressa Stephanie Kelton, una delle principali esponenti accademiche della MMT, nonché autrice dell’ultimo libro Il mito del deficit, è stata capo economista per i democratici nella commissione Bilancio del Senato e consigliera di Sanders e di Biden. Lo stesso Mario Draghi, verso la fine del suo mandato da governatore della BCE, dichiarò che fosse necessario o comunque auspicabile aprirsi a nuovi approcci alla teoria economica come quelli appartenenti alla MMT, ed iniziare a tenere in seria considerazione la teoria qui menzionata.

L’Italia è uno dei Paesi in cui la MMT ha avuto grande rilevanza culturale sin dal lontano 2012 con la formazione di diverse associazioni civiche e culturali di divulgazione della MMT.

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Sergio Cararo: La Russia bastona il governo italiano. La reazione è da “Vispa Teresa”

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La Russia bastona il governo italiano. La reazione è da “Vispa Teresa”

di Sergio Cararo

Il direttore del dipartimento europeo del ministero degli Esteri russo, Alexei Paramonov, in una intervista all’agenzia Ria Novosti, ha avuto parole dure contro il governo italiano accusandolo di “aver dimenticato trattati, accordi e la natura speciale dei nostri legami” sull’onda dell’”isteria anti-russa”. Dito puntato soprattutto sul ministro della Difesa italiano Guerini accusato di avere chiesto aiuto alla Russia nei giorni drammatici della crisi pandemica e di esser diventato poi un “falco anti russo”.

L’alto funzionario di Mosca ha ricordato gli aiuti forniti dalla Russia all’Italia nei giorni dell’emergenza pandemica e minaccia un cambio di atteggiamento sul fronte delle forniture di gas se l’Italia dovesse continuare ad appoggiare le sanzioni decise dall’occidente dopo l’invasione dell’Ucraina da parte di Mosca.

E poi ha aggiunto che “Le sanzioni non sono una nostra scelta. Non vorremmo che la logica del ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire, che ha dichiarato la “una guerra totale finanziaria ed economica” alla Russia, trovasse seguaci in Italia e provocasse una serie conseguenze irreversibili”.

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Andrea Masala: Ucraina. Gramsci usato al contrario

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Ucraina. Gramsci usato al contrario

di Andrea Masala

La famosa frase di Gramsci sul pessimismo della ragione e l’ottimismo della volontà è tanto citata quanto poco compresa nel dibattito corrente sulla guerra in Ucraina. Gramsci non scrive per i baci perugina, la sua frase è una indicazione dì filosofia politica: dice che l’analisi deve essere fatta con metodo realista, ispirato alla corrente del realismo politico (da Machiavelli a Weber, da Pareto a Schumpeter) mentre la proposta, basata a questa analisi, deve ispirarsi all’idealismo politico (da Kant in giù), cioè all’aspirazione universale degli umani alla giustizia. Che è una forza che muove le cose della storia tanto quanto gli interessi materiali.

È su questo punto che non ci capiamo oggi.

Realismo e idealismo sono due correnti che in filosofia politica, nonché nella politica concreta, si fronteggiano e si combattono. Il marxismo è un tentativo di metterle insieme, e la frase di Gramsci lo segnala: analisi scientifica del capitale e dei rapporti di forza (realismo) seguita da proposta idealista (socializzazione degli apparati produttivi e condivisione della ricchezza prodotta).

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Guglielmo Forges Davanzati: Le sanzioni logorano soprattutto chi le impone

ilcomunista

Le sanzioni logorano soprattutto chi le impone

di Guglielmo Forges Davanzati

E’ stato calcolato che, ad oggi e durante il pieno dispiegarsi dell’egemonia statunitense, un terzo della popolazione mondiale è soggetto a sanzioni e che, fra il 1990 e il 2000, le misure imposte dagli Stati Uniti sono quasi raddoppiate rispetto al periodo 1950-1985 (Greene, 2021). Occorre hiedersi se le sanzioni applicate alla Russia siano efficaci e se producano effetti collaterali per chi le impone, e per l’economia italiana. La risposta è che le sanzioni, salvo casi del tutto eccezionali, non funzionano e possono produrre effetti economici indesiderati.

Swift è l’acronimo di Society for Worldwide Interbank Financial Telecomunication ed è una piattaforma di comunicazione, con sede legale in Belgio, istituita nel 1973, usata da banche e società di intermediazione per scambiare informazioni sui trasferimenti internazionali di denaro. Lo Swift è utilizzato per garantire la massima sicurezza su queste transazioni attraverso l’uso di codici standard. Si calcola che Swift consente pagamenti internazionali nell’ordine di cinque miliardi di dollari al giorno trasferiti da circa undicimila soggetti di oltre duecento Paesi (Maronta, 2022).

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collettivo Euronomade: Contro la guerra e l’interventismo bellico. Disarmo, Europa, pace costituente

euronomade

Contro la guerra e l’interventismo bellico. Disarmo, Europa, pace costituente

di collettivo Euronomade

L’intrecciarsi delle crisi – finanziaria, pandemica, ora bellica – esercita violente pressioni sullo spazio pubblico e rende evidentemente difficile la produzione di discorsi collettivi. Già durante la prima fase della pandemia abbiamo insistito: senza spazi di discussione duraturi e continuativi, è difficile pensare di rompere la chiusura, tutta di segno reazionario, dello spazio pubblico. Se ora – come abbiamo già scritto – è assolutamente necessario provare a ricostruire un movimento di opinione ampio (la “seconda potenza mondiale” che provò a impedire la guerra in Iraq), è anche vero che la pur benemerita presenza di opinioni divergenti e capaci di sottrarsi alla militarizzazione dell’informazione, non può sostituire la costruzione di una lingua comune. È ottimo segno che comincino ad organizzarsi non solo manifestazioni, ma anche assemblee e agorà per la pace: come collettivo Euronomade, vi partecipiamo dovunque possibile e lavoriamo per la loro diffusione. In questa direzione, proviamo a indicare qualche punto, che, senza alcuna pretesa di chiusura del discorso, può aiutare la costruzione di una prospettiva comune.

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Marco Cattaneo: Moneta Fiscale per affrontare la crisi energetica e alimentare

bastaconeurocrisi

Moneta Fiscale per affrontare la crisi energetica e alimentare

di Marco Cattaneo

L’economia mondiale sta soffrendo per gli aumenti dei costi di energia, materie prime e input produttivi in genere. Un problema già pesante da parecchi mesi, a causa delle strozzature di offerta causate dalla rimessa in moto delle catene produttive dopo la conclusione dell’emergenza Covid. Ma diventato ancora (e molto) più grave in conseguenza della crisi ucraina, che ha fatto esplodere il prezzo di petrolio, gas, commodities agricole eccetera.

Come affrontare questa pericolosissima situazione ?

Una possibilità da esaminare molto seriamente è la riduzione (diretta o indiretta) dell’imposizione fiscale che grava, sotto molteplici forme, sui costi degli input produttivi. Ad esempio:

abbassando l’IVA sui prodotti alimentari

abbassando le accise sui carburanti

abbassando gli oneri di sistema sui consumi di gas

erogando ristori a favore di famiglie e aziende consumatrici degli input produttivi, o dei prodotti da essi derivati, che stanno subendo incrementi di costi

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