[Sinistrainrete] Gioacchino Toni: Il nuovo disordine mondiale / 7: il trionfo della disinformazione digitale di massa

Il livello di disinformazione a cui si è giunti rappresenta il punto di approdo delle svariate operazioni di influenza pianificate nel corso di un secolo.

Gioacchino Toni: Il nuovo disordine mondiale / 7: il trionfo della disinformazione digitale di massa

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Il nuovo disordine mondiale / 7: il trionfo della disinformazione digitale di massa

di Gioacchino Toni

clean kayboards 7788«La cultura di Internet ha creato una nuova enorme interfaccia uomo-macchina che sembra fatta apposta per la disinformazione di massa»
Thomas Rid

Il corposo volume di Thomas Rid, Misure attive. Storia segreta della disinformazione (Luiss University Press, 2022), tratteggia in maniera documentata la storia della disinformazione professionale organizzata che prende il via negli anni Venti del Novecento per giungere fino ai giorni nostri palesando come si sia ormai entrati in un’epoca in cui la disinformazione trionfa nonostante le potenzialità comunicative offerte dai nuovi media, e forse anche a causa di queste. Un’epoca in cui agenzie di comunicazione, professionisti dei social media e abili hacker sembrano incessantemente all’opera nel divulgare fake news e falsificare dati contribuendo in maniera rilevante a rendere sempre più arduo distinguere la realtà da tutti i suoi verosimili riflessi.

Docente di studi strategici alla Johns Hopkins University, Thomas Rid è considerato tra i massimi esperti di cybersecurity e delle implicazioni politiche di intelligence, spionaggio e hacking, tanto da essere interpellato dal Comitato sull’Intelligence del Senato degli Stati Uniti a proposito delle dibattute interferenze informatiche dell’intelligence russa nelle elezioni presidenziali statunitensi tenutesi nel 2016.

Il livello di disinformazione a cui si è giunti rappresenta il punto di approdo delle svariate operazioni di influenza pianificate nel corso di un secolo.

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Giovanna Cracco: Covid. L’obbligo vaccinale va alla Corte costituzionale

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Covid. L’obbligo vaccinale va alla Corte costituzionale

di Giovanna Cracco

Il CGA siciliano ritiene l’obbligo vaccinale per il personale sanitario in contrasto con la Costituzione, perché “il numero di eventi avversi, la inadeguatezza della farmacovigilanza passiva e attiva, il mancato coinvolgimento dei medici di famiglia nel triage pre-vaccinale e la mancanza nella fase di triage di approfonditi accertamenti e persino di test di positività/negatività al Covid” mettono potenzialmente a rischio la salute del vaccinato

obbligo-vaccinale-Corte-Costituzionale.jpgScrivevamo nel numero 76 di febbraio-marzo scorso: “Il Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione Siciliana (CGA) equivale, nell’autonomia riconosciuta alla regione, al Consiglio di Stato italiano: ha dunque il compito di esprimere pareri sugli atti normativi del governo, a partire dalle questioni sollevate nei TAR siciliani. Una sua ordinanza del 12 gennaio 2022 si rivela particolarmente interessante: ritrovandosi a dover decidere in merito all’obbligo vaccinale, i cinque giudici siciliani affrontano i diversi temi che da mesi ruotano intorno ai vaccini Covid e alla loro gestione, e ritrovandosi privi dei dati per deliberare, li richiedono al governo: danno tempo fino al 28 febbraio per produrli, convocano l’udienza il 16 marzo per il confronto, e solo a quel punto decideranno se “sollevare l’incidente di costituzionalità” presso la Consulta. L’obbligatorietà vaccinale potrebbe quindi arrivare (finalmente) davanti alla Corte costituzionale.

Tutto nasce dal ricorso di uno studente di infermieristica: non essendosi vaccinato, l’Università degli Studi di Palermo gli nega la partecipazione al tirocinio – necessario a completare gli studi – all’interno di una struttura sanitaria. L’obbligo che tocca lo studente è quindi quello relativo al personale sanitario, ma ciò che solleva il CGA sulla legittimità costituzionale è – ancor più – applicabile all’obbligo imposto a una parte di popolazione unicamente in base all’età anagrafica…” (continua a leggere l’articolo del numero 76)

Il 16 marzo, dati richiesti alla mano, i cinque giudici siciliani hanno sollevato l’incidente di costituzionalità: l’obbligo vaccinale per il personale sanitario va davanti alla Corte costituzionale (qui il testo dell’Ordinanza).

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Il Rovescio: La torre e le cantine

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La torre e le cantine

di Il Rovescio

torre 3<<Per rassicurarci, ci spiegano che l’uomo si è umanizzato grazie alla tecnica, e che con le sue centrali nucleari, i suoi calcolatori che immagazzinano la storia universale, le sue manipolazioni genetiche stia semplicemente continuando la sua umanizzazione. Da una falsa premessa […], si salta a una conclusione assurda che non sarebbe meno assurda se l’affermazione iniziale fosse perfettamente esatta. Cosa si penserebbe infatti di qualcuno che dicesse: “Il signor Caio si era costruito una casa di due piani, una dimora spaziosa per lui e la sua famiglia. Ma non si è accontentato di due piani, ne ha costruiti altri quaranta, o quattrocento, o quattromila, e non ha alcuna intenzione di fermarsi. Cosa avete da ridire? Ha procurato un riparo ai suoi, continua”. La torre insensata del signor Caio è destinata a crollare da un momento all’altro sui suoi abitanti, ogni nuovo piano accresce la minaccia ma se ne parla sempre come di un riparo. È proprio questo il discorso degli apologeti dello sviluppo tecnico infinito con la circostanza aggravante che lo fanno davanti a un mucchio di macerie: la casa divenuta torre insensata è già crollata. E tutto ciò che in questo riparo c’era di tenebroso, le oscure realtà su cui erano fondate le identificazioni collettive e il ricatto sociale, le paure, le repressioni e le crudeltà, tutta la parte di barbarie sotterrata sotto l’edificio della civiltà, tutto ciò è risalito dalle cantine e dalle fondamenta, e viene ora all’aria aperta>>.

Jaime Semprun, L’abisso si ripopola, 1997

La guerra in corso in Ucraina non è un’escrescenza di follia (Putin il pazzo) o di beluinità (Putin l’animale), come politici e giornalisti ci stanno ripetendo da giorni, bensì un precipitato della logica di potenza che muove gli Stati e i capitalisti. Ma anche questa affermazione risulta a suo modo rassicurante. La verità è ben più terribile: è la società stessa che si è trasformata in una gigantesca macchina da guerra.

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Salvatore Palidda: Il trionfo della lobby europea degli armamenti

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Il trionfo della lobby europea degli armamenti

di Salvatore Palidda

Ed ecco che la guerra russa contro l’Ucraina diventa l’occasione d’oro per il trionfo della lobby europea degli armamenti che da tempo cercare di farsi strada.

23247L’intensa lobbying dell’industria degli armamenti a Bruxelles

L’industria degli armamenti non ha atteso la guerra in Ucraina per scatenare la sua intensa lobbying a Bruxelles, alfine di dimostrare le virtù «sociali», «durature» o ancora «stabilizzatrici» delle attività della vendita di armi. Nei rapporti ufficiali dell’UE, questi elementi di linguaggio cominciano a imporsi (insieme alle pesanti scelte di finanziamento dell’invio di armi all’Ucraina così come per le attività criminali di Frontex).

Ma riprendiamo un articolo di Justine Brabant e Ludovic Lamant qui pubblicato: https://www.mediapart.fr/journal/international/170322/bruxelles-l-intense-lobbying-de-l-industrie-de-l-armement)

La guerra è pace. La distruzione è “stabilità”. Le armi hanno uno scopo sociale. L’argomento sembra assurdo. Tuttavia, dallo scoppio della guerra in Ucraina, trova un’eco senza precedenti. Perché per non privarsi delle nuove fonti di finanziamento disponibili a Bruxelles, i vertici dell’industria degli armamenti – o i lobbisti che li rappresentano – hanno deciso di invocare Orwell nel testo: insistono sulle virtù “sociali”, etiche”, “sostenibili ” o addirittura di “stabilizzare” le attività di vendita di armi.

“Questa drammatica situazione ci ricorda un semplice principio: senza stabilità e sicurezza non possono esserci prosperità, inclusività e sviluppo sostenibile, ha assicurato Patrice Caine, boss del gruppo di difesa Thales, in un’intervistaLe Figaro il 3 marzo. Tuttavia, sono le industrie della difesa che aiutano le democrazie a garantire la loro sovranità, sicurezza e stabilità”.

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Marco Cattaneo: Perché l’economia russa non è marginale

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Perché l’economia russa non è marginale

di Marco Cattaneo

Dall’inizio della crisi ucraina in poi, ho letto parecchi commenti in merito alla debolezza dell’economia russa e di conseguenza all’impossibilità, per Putin, di sostenere un conflitto prolungato nel tempo.

In buona sostanza questa opinione si fonda sulla dimensione del PIL. Quello della Russia è inferiore a quello dell’Italia, è pari all’incirca alla somma di Paesi Bassi e Belgio, è una frazione rispetto non solo a USA e Cina ma anche a Giappone e Germania.

In altri termini, la Russia è tutt’altro che una superpotenza economica.

Il che è vero se, appunto, misuriamo le economie in base al PIL. La Russia è, di sicuro, un’economia relativamente poco avanzata.

Ma.

Essere un’economia avanzata significa che una parte significativa del PIL è generata da attività evolute, soprattutto nel campo del terziario. In un’economia avanzata il peso percentuale di macrosettori quali estrazione di risorse, agricoltura e anche manifattura è relativamente basso.

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coniarerivolta: Bellicismo e austerità li pagano sempre i lavoratori

coniarerivolta

Bellicismo e austerità li pagano sempre i lavoratori

di coniarerivolta

“Io vengo dal morto e tu mi dici che è vivo”. Questo modo di dire napoletano riassume in maniera efficace la reazione di sorpresa provata dal parlante nel momento in cui un interlocutore afferma l’esatto contrario della realtà. Ebbene, è proprio questo quello che si prova leggendo la dichiarazione dell’Eurogruppo di qualche giorno fa sugli orientamenti di bilancio per il 2023, in cui si invitano i Paesi con i debiti pubblici più elevati a mettere in campo politiche fiscali restrittive. L’impressione è quella di un totale stravolgimento della realtà: il ritornello dell’austerità come strumento salvifico a fronte della palese evidenza in senso contrario. Un ritornello che suona ancora più stonato se si considera, invece, la prodigalità con la quale alcuni paesi, tra i quali l’Italia, aumentano la propria spesa militare in una corsa al riarmo a dir poco preoccupante.

Ma andiamo con ordine. L’Eurogruppo è un organo informale che riunisce i ministri dell’economia dei paesi della zona euro. Si riunisce una volta al mese per discutere dei principali temi di politica economica e per portare avanti una forma di coordinamento tra le politiche economiche dei singoli paesi. Nell’ultima riunione sono stati discussi, come si diceva sopra, gli orientamenti di bilancio per l’anno 2023.

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Michele Paris: I rubli, il gas e il suicidio europeo

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I rubli, il gas e il suicidio europeo

di Michele Paris

Mentre il presidente americano Biden è sbarcato in Europa per pianificare il prossimo passo del suicidio politico ed economico del vecchio continente, dopo un mese di guerra qualcuno da questa parte dell’Atlantico sta iniziando forse a prendere coscienza che l’asservimento agli interessi degli Stati Uniti ha portato questa volta a pestare i piedi al paese sbagliato. Gli eventi di queste settimane, culminati per il momento nella decisione di Putin di chiedere pagamenti in rubli per le vendite di gas e petrolio, stanno infatti dimostrando come i piani occidentali per provocare l’intervento di Mosca in Ucraina rischiano di diventare un clamoroso boomerang, fondamentalmente per via di due fattori: la qualità dell’apparato militare e la vastità delle materie prime a disposizione della Russia.

Quella che doveva essere un’azione coordinata per provocare il tracollo economico e finanziario russo minaccia insomma di produrre l’effetto contrario. L’ordine firmato mercoledì dal Cremlino di convertire tutti i contratti energetici con paesi ostili, Italia inclusa, in valuta russa ha improvvisamente messo davanti alla classe politica occidentale due opzioni altrettanto problematiche.

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Gustavo Piga: Gli insegnamenti della politica economica anni ’70 per l’oggi

gustavopiga

Gli insegnamenti della politica economica anni ’70 per l’oggi

di Gustavo Piga

La spirale dei prezzi continuerà o è una situazione transitoria e tutto tornerà come prima? Gustavo Piga, economista, professore di economia politica all’Università di Roma Tor Vergata sostiene che forse la prospettiva potrebbe essere peggiore di quella degli anni Settanta.

“Se continuerà a lungo questa situazione? E’ una domanda da un milione di dollari. Se prendiamo le cause dell’aumento dell’inflazione che sono il contesto pandemico e quello bellico con le ricadute sulle forniture di materie prime e le difficoltà ad approvvigionarsi di energia, la risposta è nel vento. Dipenderà quando queste due situazioni cesseranno di esercitare la loro influenza”.

* * * *

Cosa c’è di simile a quello che accadde negli anni Settanta?

“Anche allora non era chiaro quando sarebbe finito lo choc petrolifero. Ma mentre allora era una situazione eccezionale, di cui non avevamo esperienza, ora dovremmo esserci vaccinati invece in tutti questi anni non abbiamo fatto nulla per ridurre per esempio le dipendenze dall’estero nelle materie prime o per creare un esercito europeo a difesa dei nostri valori.

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Dante Barontini: La “smarronata” di Zelig Zelenskij

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La “smarronata” di Zelig Zelenskij

di Dante Barontini

C’è un senso nella sfilza di plenarie parlamentari, nelle capitali occidentali, dedicate all’ascolto di Volodymir Zelensky, il presidente ucraino. E non è affatto tranquillizzante.

Lo scopo appare infatti quasi trasparente: creare un’opinione pubblica occidentale favorevole all’intervento nella guerra in Ucraina. Poi la scelta starà ai vertici politici e militari, che sanno benissimo come si stia camminando sul filo del rasoio.

Già il mandare armi a Kiev è pericoloso. Non solo perché infrange la “legalità” apparente della Nato (l’Ucraina non appartiene all’alleanza, dunque non c’è nessuna giustificazione legale per il sostegno militare), ma soprattutto per i rischi “pratici”.

Un convoglio di mitragliatrici, cannoni di piccola taglia, razzi antiaerei “a spalla”, munizioni, ecc, può facilmente arrivare alla frontiera camuffato da “convoglio umanitario”, come stava avvenendo all’aeroporto civile di Pisa (anche il luogo di partenza serve a nascondere la natura militare dell’operazione). Poi, una volta consegnato agli ucraini, ne avverrà quel che deve avvenire, senza problemi per lo “spedizioniere”.

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Pierluigi Fagan: Democrazia in guerra e guerra alla democrazia

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Democrazia in guerra e guerra alla democrazia

di Pierluigi Fagan

A di Martedì di Floris, l’altra sera, il Pagnoncelli ha mostrato un sondaggio. Va precisato che Pagnoncelli dirige la sede italiana del miglior o uno dei miglior istituti di sondaggi del mondo. Ma era professionalmente ritenuto il migliore anche prima di entrare in quella multinazionale (IPSOS). Va anche detto che queste rilevazioni instant sono statisticamente imprecise data la ristrettezza del campione che è comunque scientificamente tendenzialmente rappresentativo. Tale imprecisione può valutarsi come un possibile scostamento di più o meno 1% nelle cifre piccole e anche 3% in quelle più grandi. Cambia dunque il valore del sondaggio se si vuole stimare esattamente il consenso politico di un partito, diciamo al 10% teorico medio o se si vuole testare una opinione generale di massima, al 40 o 50%.

Come riportato, il Pagnoncelli ci dice che, anche se di poco, l’opinione prevalente in Italia è quella per la quale, brutalmente, “Zelensky dovrebbe arrendersi e salvare i suoi concittadini”. Ripeto, potrebbe essere quel dato riportato o un suo più o meno anche 3% ma ai fini del nostro discorso non cambia la deduzione che faremo dopo.

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Raffaele De Luca: “Abbiamo calcolato male”: la surreale ammissione USA sui numeri dei bambini morti di Covid

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“Abbiamo calcolato male”: la surreale ammissione USA sui numeri dei bambini morti di Covid

di Raffaele De Luca

“Un errore nell’algoritmo ha portato a classificare in maniera sbagliata i decessi che non erano correlati al Covid-19”, motivo per cui “il 14 marzo scorso i dati sulla mortalità legata al virus sono stati modificati”: è quanto comunicato dal CDC (Centers for Disease Control and Prevention), ovvero l’organismo di controllo sulla sanità pubblica degli Stati Uniti. Quest’ultimo, ha fatto sapere che tale correzione abbia “comportato la rimozione di 72.277 decessi precedentemente segnalati in 26 Stati Usa” ed inoltre, tramite alcune dichiarazioni rilasciate all’agenzia di stampa Reuters, ha specificato che tra i decessi rimossi 416 fossero “pediatrici“: un dato alquanto rilevante, in quanto in tal modo sarebbe stata ridotta del 24% la stima delle morti nei bambini.

I più piccoli, del resto, stando ai dati statunitensi attuali hanno una possibilità di morire a causa del virus molto bassa. Infatti, come riportato in questi giorni dalla American Academy of Pediatrics – un’associazione professionale americana di pediatri che riassume i dati comunicati dagli Stati Usa – il 19% dei casi di Covid registrati negli Stati Uniti dall’inizio della pandemia è stato attribuito ai bambini, tuttavia i più piccoli hanno rappresentato solo lo 0,00% – 0,27% del totale delle persone decedute a causa del coronavirus. Inoltre, solo lo 0,00% – 0,01% del totale dei bambini contagiatisi è deceduto.

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Larry C. Johnson: “La Russia ha vinto la guerra, quello che resta è un lavoro di pulizia”

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“La Russia ha vinto la guerra, quello che resta è un lavoro di pulizia”

intervista a Larry C. Johnson

serbia3In un’intervista Larry C. Johnson, un ex ufficiale della CIA, sostiene che la Russia ha già vinto la guerra e che rimane solo il lavoro di pulizia. Johnson ha addestrato i commando delle operazioni speciali dell’esercito americano per 24 anni e poi ha lavorato nell’ufficio antiterrorismo del Dipartimento di Stato.

* * * *

Può spiegare perché pensa che la Russia stia vincendo la guerra in Ucraina?

Nelle prime 24 ore dell’operazione militare russa in Ucraina, tutte le capacità ucraine di intercettazione radar a terra sono state distrutte. Senza questi radar, la forza aerea ucraina ha perso la sua capacità di interdizione aria-aria. Per le tre settimane successive, la Russia ha stabilito una no-fly zone de facto sull’Ucraina.

Anche se ancora vulnerabile ai missili terra-aria [Manpad] forniti agli ucraini dagli Stati Uniti e dalla NATO, non vi è alcuna indicazione che la Russia abbia dovuto ridimensionare le sue operazioni aeree di combattimento.

Mi ha colpito anche l’arrivo della Russia a Kiev tre giorni dopo l’invasione. Ho ricordato che i nazisti hanno impiegato sette settimane per raggiungere Kiev durante l’operazione Barbarossa [1941] e altre sette settimane per sottomettere la città.

I nazisti avevano il vantaggio di non risparmiare nessuno sforzo per evitare vittime civili ed erano ansiosi di distruggere le infrastrutture essenziali. Tuttavia, molti cosiddetti esperti militari americani hanno affermato che la Russia era impantanata.

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Patrizia Bernardini: Risiko, versione 5.0

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Risiko, versione 5.0

di Patrizia Bernardini

risiko challengeNon essendo esperta politologa, mi limiterò a elencare una serie di fatti relativi a quella che Mosca ha inizialmente definito una “operazione speciale” in Ucraina, sulla falsariga degli “interventi” in Iraq, Libia e Siria, ma subito chiamata “invasione” dall’Occidente e ora diventata “attacco” anche per Russia Today. Per una volta tanto non partirò dal 2008 ma dall’aprile 2019, quando la Rand Corporation pubblica un documento dal titolo Overextending and Unbalancing Russia. Assessing the impact of cost-imposing options (Sovraccaricare e sbilanciare la Russia. Valutare l’impatto di opzioni che impongono costi). Il documento completo è consultabile sul sito della Rand. Il giornalista Manlio Dinucci lo aveva ampiamente descritto in un articolo su «il manifesto», che però deve averlo ritenuto troppo osé e dopo averlo per breve tempo pubblicato online lo ha fatto sparire. La Rand è una think tank “no profit” e “no partisan”, finanziata (come si ricava dal sito ufficiale, con tanto di importi in dollari) tra l’altro da governi statali e locali Usa, agenzie governative statunitensi tra cui il Dipartimento della sicurezza nazionale, servizi segreti, organizzazioni internazionali tra cui la Nato, il Pentagono e varie industrie. Tra i clienti risultano, oltre al Dipartimento di Stato e i servizi segreti Usa, il Parlamento europeo, l’Agenzia europea per la difesa, la Nato, l’Ocse, la Banca mondiale e molti altri, tra cui non mancano Arabia saudita e Taipei.

Riporto alcuni passi interessanti: «Il rapporto esamina in modo completo le opzioni non violente e costose che gli Stati Uniti e i loro alleati potrebbero perseguire in aree economiche, politiche e militari per sovraccaricare e sbilanciare l’economia e le forze armate russe e la posizione politica del regime in patria e all’estero.

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Lucandrea Massaro: Grande la confusione sotto al cielo, la situazione è eccellente

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Grande la confusione sotto al cielo, la situazione è eccellente

di Lucandrea Massaro

NATO, Russia, Cina e stile di vita occidentale alla resa dei conti (e del conto…)

1 lUdhF5SrrxtIHtH7FefKPAQueste ultime settimane sono state per tutti noi italiani e (oso dire) per tutti noi europei uno choc. Le immagini dell’Ucraina bombardata ma non sottomessa dall’invasione russa ha riavvolto il nastro del nostro immaginario collettivo a scene che non vedevamo (nel migliore dei casi) dagli anni ’90. La mia generazione era bambina a quell’epoca e solo in parte comprendeva cosa succedeva in Iraq prima (la guerra in diretta TV, una novità) e poi il decennio di guerra nel cuore dell’Europa, in Jugoslavia, a pochissimi passi da casa nostra. In realtà da allora le guerre in giro per il mondo e sui nostri schermi (della tv o del pc) non sono mai finite, anzi si sono moltiplicate in un aumento costante di instabilità del sistema, via via che gli equilibri nati dalla Seconda Guerra Mondiale venivano meno. Uno fra tutti l’esistenza stessa dell’URSS.

 

Un passo indietro poi sempre avanti…

Lungi dall’essere un mondo perfetto, quello venuto fuori dalla Seconda Guerra Mondiale era un mondo stabile e — in occidente — relativamente libero e ricco. Di più le due cose marciavano insieme anche grazie ad una dialettica interna che non era solo la riduzione, su scala politica, del confronto geopolitico tra mondo capitalistico e mondo comunista. Era un mondo dove più visioni di vita collettiva, all’interno dell’alveo della libertà e del pluralismo, si confrontavano e crescevano. In maniera non totalmente correlata, la fine del compromesso socialdemocratico (anni ’40-’70) in Europa e negli USA, ha anticipato la fine del bipolarismo geopolitico: gli USA hanno vinto e imposto la propria egemonia militare su pezzi di mondo precedentemente in orbita russo-sovietica.

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Redazione Contropiano – Guido Salerno Aletta: Dal dominio del dollaro alla “democrazia monetaria”

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Dal dominio del dollaro alla “democrazia monetaria”

di Redazione Contropiano – Guido Salerno Aletta

Anche in economia corre la propaganda di guerra. E’ quella che canta dell’invincibilità del dollaro, pilastro monetario dell’egemonia Usa.

Dopo quasi 80 anni, qui in Occidente, siamo ormai abituati a considerarlo una “legge naturale”, un elemento inamovibile del paesaggio. Ma come ogni cosa umana anche questa centralità ha avuto un inizio, una storia e avrà una fine.

Inutile cercare di prevedere la data di morte. Troppe variabili in gioco, e non solo di tipo economico. La “credibilità” di una moneta dipende da molti altri fattori, non ultimo – anzi, tra i principali – il dominio militare.

Ma, appunto, anche questa superiorità sta da molto tempo subendo colpi consistenti. Che ora appaiono più devastanti che in passato.

La fuga dall’Afghanistan, sconfitti una normalissima guerriglia da montanari; e ora la guerra in Ucraina, che ha mostrato il limite invalicabile oltre cui neanche gli Stati Uniti possono andare: lo scontro con un “pari peso”, almeno sul piano delle testate nucleari.

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comidad: L’infinita guerra ucraina dell’Albright Stonebridge Group

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L’infinita guerra ucraina dell’Albright Stonebridge Group

di comidad

Mentre la Russia sta facendo una guerra cercando di spendere il meno possibile, gli USA, pur ufficialmente non in guerra, cercano invece di spenderci il più possibile. Il presidente Biden invia 800 milioni di dollari di “aiuti” all’Ucraina e, nel frattempo, cerca di silurare i negoziati e di inasprire la situazione dando del criminale di guerra a Putin. Non è neppure certo che esista davvero la mitica resistenza ucraina di cui narrano i media, per cui la lentezza russa potrebbe essere una normale precauzione per ripulire preventivamente il terreno da eventuali cecchini e campi minati. Il vero destinatario delle armi americane ed europee dovrebbe essere perciò la Polonia; per cui a Zelensky, forse già rifugiato a Varsavia, spetta di proseguire la sceneggiata finché i contratti di fornitura militare non saranno stati firmati.

L’aspetto più interessante però è capire chi si giovi effettivamente di quegli 800 milioni, e non solo di quelli. In questo periodo molti osservatori estranei al contesto della propaganda ufficiale, hanno individuato, come personaggio centrale della guerra ucraina, il sottosegretario di Stato USA Victoria Nuland, diventata famosa per due episodi, uno del 2014 ed un altro recentissimo.

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Alessandro Volpi: Il doppio standard sul nazionalismo: ci piace solo se piace alla NATO

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Il doppio standard sul nazionalismo: ci piace solo se piace alla NATO

di Alessandro Volpi

Gli ultimi dieci anni in Europa sono stati caratterizzati dalla presenza di diverse risposte alla crisi economica e alle politiche di austerità che sono state comunemente definite – sia in ambito accademico che soprattutto giornalistico – come movimenti populisti. Se l’attenzione è stata concentrata soprattutto a destra (Le Pen, Salvini, Farage, Orban per citare alcuni nomi) non è mancata una lettura del fenomeno del populismo di sinistra (Mélenchon, Podemos, Syriza fino ad una certa fase e alcuni elementi della direzione di Corbyn del Labour Party). A livello accademico c’è stata un’attenzione a questi fenomeni non esclusivamente delegittimante, in particolare in certe frange del pensiero radicale: Ernesto Laclau e Chantal Mouffe, ovviamente, che li hanno sostenuti attivamente, ma anche molti allievi soprattutto in Spagna, Inghilterra, Grecia (per rimanere in Europa) e altri studiosi di diverso orientamento teorico come la teorica critica femminista Nancy Fraser, per fare un esempio.

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Pierluigi Fagan: A che punto è la notte

pierluigifagan

A che punto è la notte

di Pierluigi Fagan

Un secolo fa, un secondario professore di liceo tedesco dette alle stampe due volumi dall’affascinante titolo “Il Tramonto dell’Occidente”. A noi non interessano le tesi specifiche del tedesco, interessa l’intuizione su quella che a lui sembrava, per varie ragioni, una parabola discendente del sistema occidentale. Ai tempi di Spengler, il sistema occidentale era per lo più l’Europa, inclusa la Gran Bretagna. Oggi il sistema occidentale è invece un sistema binario con un centro anglosassone dominante, fatto di Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada, Australia e Nuova Zelanda ed una serie di satelliti che sono gli antichi stati-nazione europei.

Il sistema occidentale oggi pesa, più o meno, il 15% della popolazione mondiale. Ma se eliminiamo dalla definizione di Europa data in geografia umana Russia e Bielorussia, scendiamo a 13% dove Europa pesa l’8% e gli anglosassoni il restante 5% per quanto abbiamo mantenuto UK in Europa per non complicarci troppo i calcoli che comunque non cambierebbero di molto. Siamo anche la parte di umanità più anziana del mondo e di parecchio, soprattutto in Europa.

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Pasquale Cicalese: Lo Yuan forte simbolo della lungimiranza cinese

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Lo Yuan forte simbolo della lungimiranza cinese

di Pasquale Cicalese

Oggi Il Sole 24 Ore si chiedeva come mai lo yuan nell’ultimo anno si sia rafforzato sul dollaro, specie da settembre in poi. Faceva presente che il dollar index, il paniere di valute internazionali rapportate al dollaro, negli ultimi tempi è passato da 91 a 98 (a favore del dollaro, specie negli ultimi due mesi con le tensioni ucraine), ma lo yuan si è apprezzato da 6,50 a 6,37, dunque apprezzandosi su tutte le valute. Le ragioni sono molteplici: la politica monetaria cinese, che negli ultimi tempi è andata verso un sentiero accomodante, avendo comunque tassi reali positivi per circa 2.1 punti percentuali. La politica fiscale che è proattiva, la fermezza della Pboc a non importare inflazione dall’estero e soprattutto l’enorme afflusso di capitali verso la Cina, visto ora come paese rifugio. Ma non basta questo per capire. Occorre andare molto indietro: l’enorme tasso di investimento, pubblico e privato, pari al 47% del pil, ha aumentato enormemente la produttività totale dei fattori produttivi.

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Fabrizio Marchi: Armiamoci e partite!

linterferenza

Armiamoci e partite!

di Fabrizio Marchi

E’ stato divertente vedere un paio di giorni fa il segretario di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, polemizzare animatamente su Agorà (RAI 3) con la giornalista Annalisa Bruchi e con la Direttrice dell’Istituto Affari Internazionali, Nathalie Tocci, le quali sostenevano con enfasi la decisione –approvata dal Parlamento quasi all’unanimità – di aumentare il bilancio per le spese militari fino al 2% nonché la necessità di inviare armi all’Ucraina.

La Direttrice dell’Istituto per gli Affari Internazionali – già consigliera per le strategie internazionali della ex ministra degli esteri Mogherini e dal 2020 membro del consiglio di amministrazione dell’ENI (più tutta una serie di altre cariche ricoperte in passato) – si è spinta a dichiarare che “Siamo in guerra, anche a me piacerebbe spendere soldi per la sanità, lo stato sociale ecc. ma siamo in guerra…”. Come a dire:” Fratoianni, sei un’anima bella, qui bisogna avere i piedi per terra e dunque armiamoci” (e partite, naturalmente…)…

Il leader di SI, scuotendo la testa, ripeteva sconsolatamente “Sono allibito”.

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