[n p c i] W 25 Aprile, per una nuova Resistenza!

18 aprile 2022 – 74° anniversario della sconfitta elettorale del Fronte Popolare nel 1948 e del consolidamento elettorale della Repubblica Pontificia che già nel marzo 1949 divenne membro della NATO violando apertamente la Costituzione entrata in vigore il 1° gennaio 1948.

25 Aprile, 77° anniversario dell’insurrezione del 1945

W la Resistenza, il punto più alto finora raggiunto dalle masse popolari italiane nella lotta contro la borghesia e il suo clero!

Opponiamoci con forza ai tentativi dei dirigenti del PD e dei sionisti della Brigata Ebraica di infangare la Resistenza dei Partigiani!

Facciamo della celebrazione del 25 Aprile una tappa della lotta per mettere fine alla partecipazione dell’Italia alla guerra USA-NATO contro la Federazione Russa e alle altre guerre che la Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti USA, sionisti ed europei ha in corso nel mondo: dalla Palestina alla Siria allo Yemen, nel Sahel, a Cuba, in Venezuela e altrove: in Asia, in Africa e in America Latina!

Per una nuova Liberazione, cacciare il governo Draghi, costituire il Governo di Blocco Popolare e iniziare così a farla finita con la sudditanza del nostro paese agli imperialisti USA e UE e con la sovranità limitata dell’Italia!

I vertici della Repubblica Pontificia non sono in grado di governare senza un certo grado di adesione e di rassegnazione delle masse popolari. È la stessa situazione in cui si trovano gli oligarchi in ogni paese imperialista: dagli USA alla Germania, alla Francia. Il loro sistema sociale è sorpassato dalla storia. La sinistra borghese si limita a denunciare le loro malefatte e fare proposte inconsistenti perché ogni capitalista deve anzitutto fare profitti.

I comunisti e tutti quelli realmente decisi a porre fine alla catastrofe che incombe sull’umanità e sulla Terra devono far leva sulla debolezza degli oligarchi e mobilitare le masse popolari al contrattacco fino a instaurare il socialismo.

A questi è rivolto questo nostro Avviso ai naviganti.

Per far fronte alla loro debolezza i gruppi imperialisti cercano di manipolare e intossicare le menti e i cuori delle masse popolari. Da qui in questi mesi 1. la campagna di propaganda assillante che presenta come genocidio e barbarie l’intervento militare della Federazione Russa (FR) in Ucraina e 2. il moltiplicarsi di criminali “operazioni di falsa bandiera” da attribuire ai russi. La FR per sua natura non è in grado né sta cercando di espandersi nel mondo e di realizzare una ripartizione del mondo più favorevole agli oligarchi russi contendendo il bottino dello sfruttamento dei lavoratori, delle risorse della Terra e delle operazioni finanziarie e speculative agli oligarchi USA ed europei. La FR in Ucraina cerca di porre termine a sua maniera al tentativo della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti USA, sionisti ed europei di estendere la NATO a tutti gli Stati sorti dalla dissoluzione trenta anni fa dell’Unione Sovietica e del campo socialista formato in Europa orientale dopo la sconfitta dei nazifascisti di Hitler e Mussolini. Da qui anche in Italia la repressione sistematica di tutte le voci che non si conformano alla campagna di menzogne degli oligarchi USA, sionisti ed europei. Quanto più il loro sistema sociale fa acqua, tanto più i gruppi imperialisti devono mentire e cercare di manipolare e intossicare menti e cuori.

Contro di loro non basta resistere, non basta denunciarli. Bisogna passare al contrattacco. Il loro sistema sociale è superato dalla storia: per farlo sopravvivere i gruppi imperialisti devono imporre un catastrofico corso delle cose, fatto di precarietà, miseria, carovita, eliminazione e degrado dei servizi sociali, oppressione nazionale e di genere, emigrazione, guerre, repressione, devastazione e inquinamento del territorio e distruzione della Terra stessa. Devono liquidare quello che ancora resta delle conquiste di civiltà e di benessere che le masse popolari hanno strappato alla borghesia dopo la vittoria del 1945, quando l’Armata Rossa dell’Unione Sovietica issò la bandiera rossa sul Parlamento del Terzo Reich di Hitler che tutti i gruppi imperialisti avevano invece corteggiato e aiutato a riarmarsi, quando la rivoluzione socialista avanzava nei paesi imperialisti e la rivoluzione di nuova democrazia nei paesi oppressi, quando il sistema coloniale si dissolveva in Asia e in Africa.

I comunisti sono quelli che hanno una comprensione più avanzata del corso delle cose e su questa base spingono avanti la lotta delle classi sfruttate e dei popoli oppressi fino a porre definitivamente fine al modo di produzione capitalista e instaurare in ogni paese il socialismo e nel mondo relazioni di solidarietà, collaborazione e scambio tra paesi.

Per non lasciarsi manipolare e invece comprendere il catastrofico corso delle cose onde essere in grado di mobilitare le masse popolari a porvi fine, bisogna inquadrare i fatti e gli eventi di oggi nella storia dell’ultimo secolo della quale sono il risultato. Quindi anzitutto bisogna rifiutare la menzogna che le potenze imperialiste alleate, USA e Gran Bretagna, nella seconda Guerra mondiale 1939-1945 sarebbero venuti in Europa per liberare l’Italia e gli altri paesi dai nazifascisti e che la NATO sarebbe erede degli “Alleati liberatori”. Vediamo i fatti.

All’inizio del secolo scorso, cioè poco dopo l’inizio dell’epoca imperialista della società borghese, sorta questa in Europa dallo sfruttamento dei contadini e degli artigiani, dalla tratta degli schiavi africani e dal colonialismo e confermatasi nel 1871 con il massacro (circa 30 mila tra membri e familiari) della Comune di Parigi, i gruppi imperialisti di tutto il mondo si scontrarono tra loro nella prima Guerra mondiale 1914-1918. Tra le potenze dell’Intesa (Francia, Gran Bretagna e Impero Zarista [Russo]) da una parte e dall’altra l’Impero Germanico e l’Impero Austro-Ungarico scoppiò una “guerra imperialista”, cioè una guerra per ripartire diversamente il mondo tra i rispettivi gruppi imperialisti, tra gli oligarchi borghesi. Negli attacchi, nei contrattacchi e nelle trincee d’Europa fu un massacro come non si era mai visto dall’epoca delle invasioni barbariche.

Alla guerra imperialista pose fine la vittoria della Rivoluzione d’Ottobre (7 novembre 1917) promossa dal partito comunista russo capeggiato da Lenin. Essa diede vita al paese dei Soviet e diede forza all’opposizione crescente delle masse popolari in tutti i paesi belligeranti: dagli operai di Torino a quelli di Berlino, dai soldati delle trincee che fraternizzavano ai marinai delle flotte che si ammutinavano. La prima vittoria della rivoluzione socialista spaventò a morte la borghesia. Winston Churchill (1874-1965) indicò subito la linea che essa avrebbe seguito da allora in poi: “Soffocare il bambino finché è ancora nella culla!”. Il papa di Roma, Benedetto XV, che prima aveva benedetto gli eserciti di tutte le potenze imperialiste, si spaventò al punto da esortare le classi dominanti di tutti i paesi belligeranti a “porre fine all’inutile massacro”. L’Impero Germanico impose al neonato paese dei Soviet le condizioni capestro del trattato di Brest-Litovsk (3 marzo 1918): mise sotto la sua tutela una parte importante dell’Impero Zarista, compresa l’Ucraina di oggi e i tre paesi baltici (Lituania, Lettonia ed Estonia), la Finlandia e il Caucaso. Le potenze dell’Intesa franco-britannica, alla quale si erano associati nel 1915 l’Italia e nel 1917 gli USA, approfittarono del crollo dell’Impero Germanico e dell’Impero Austro-Ungarico e imposero agli Stati che ne erano risultati la “pace separata”. Essa si concluderà poi ufficialmente nelle condizioni capestro del Trattato di Versailles e degli altri nel 1919-1920, ma subito tutte le potenze imperialiste del mondo, dagli USA al Giappone, si lanciarono nella prima aggressione contro il paese dei Soviet, a sostegno della guerra civile scatenata dalla nobiltà, dal clero e dalla borghesia russi nel territorio che era stato dell’Impero Zarista. Anche il savoiardo Regno d’Italia fece la sua miserabile parte.

Ma i Soviet guidati dal partito comunista con alla testa prima Lenin e poi Stalin riuscirono a mobilitare gli operai e una larga parte dei contadini russi e delle altre nazionalità. Essi sconfissero la nobiltà, il clero e la borghesia russi, costrinsero le potenze imperialiste a ritirarsi e nel dicembre del 1922 costituirono l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS) che comprendeva una grande parte del territorio che era stato dell’Impero Zarista.

Chi vuole comprendere gli avvenimenti che seguirono deve accettare il fatto che invece la cultura borghese nasconde e nega accanitamente: da allora in poi la storia dell’umanità è stata determinata non solo dalle contraddizioni tra potenze e gruppi imperialisti, ma anche dalla contraddizione tra i paesi socialisti e le forze della rivoluzione socialista da una parte e dall’altra le potenze e i gruppi imperialisti. Questi non hanno mai accettato la coesistenza pacifica di paesi con sistemi sociali diversi propugnata invece dall’URSS diretta dal PCUS capeggiato da Stalin.

Ma al momento l’URSS rimase l’unico paese socialista. Le masse popolari USA e dei paesi imperialisti europei contribuirono alla vittoria della rivoluzione in Russia. Si opposero in mille modi all’aggressione, proteste e rivolte scoppiarono in molti paesi, anche tra le truppe e nelle flotte inviate contro i Soviet (celebre quella capeggiata da André Marty nella flotta francese nel mar Nero nel 1919). In Italia nel 1919 (nel pieno del Biennio Rosso) il governo Nitti dovette precipitosamente ritirare tutte le truppe italiane. Ma in nessun paese le masse popolari riuscirono a prendere a loro volta il potere. In tutti i paesi imperialisti si costituirono partiti comunisti, ma nonostante l’aiuto dato (con la “bolscevizzazione”) dall’Internazionale Comunista costituita a Mosca il 4 marzo 1919, nessuno di essi fu capace di guidare le masse popolari alla rivoluzione e alla vittoria. Alcuni dei migliori dirigenti comunisti furono massacrati dai reazionari: Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht sono le vittime più famose. La borghesia imperialista mantenne il potere avvalendosi principalmente in alcuni paesi (Gran Bretagna e USA i casi più importanti) di un sistema di controrivoluzione preventiva già sufficientemente sviluppato e dei superprofitti coloniali, in altri (Francia il caso più importante) delle deviazioni elettoraliste e sindacaliste dei comunisti, in altri (Italia e Germania i casi più importanti) instaurando sistemi terroristici: il fascismo di Benito Mussolini in Italia (1922) e il nazismo di Adolf Hitler in Germania (1933). In Italia i fascisti nel 1926 imprigionarono Antonio Gramsci e lo tennero in carcere quasi fino alla morte nel 1937. In Germania i nazisti nel 1933 imprigionarono Ernst Thälmann e lo uccisero nel 1944. Per alcuni aspetti i paesi imperialisti si divisero tra paesi democratici e paesi totalitari. Fondamentalmente però essi collaborarono per raggiungere l’obiettivo comune proclamato da Churchill. Le manifestazioni più clamorose furono la collaborazione per soffocare la Repubblica Spagnola (Guerra di Spagna 1936-1939), il condono dei “debiti di guerra” e il riarmo della Germania nazista, l’annessione dell’Austria (Anschluss, marzo 1938), la Conferenza di Monaco (settembre 1938).

L’URSS rimase dunque l’unico paese socialista, la rivoluzione proletaria si sviluppò con forza solo in paesi arretrati e la costituzione nel 1948 della Repubblica Popolare Democratica di Corea, nel 1949 della Repubblica Popolare Cinese guidata dal PCC capeggiato da Mao Tse-tung, di Cuba (1959) e del Vietnam (1976) saranno i frutti maggiori. Dopo il 1922 la borghesia imperialista, sconfitta militarmente, adottò un altro metodo di lotta per raggiungere l’obiettivo proclamato da Churchill. Nella seconda aggressione usò metodi non militari di ogni genere per impedire che l’URSS si sollevasse dalle distruzioni della guerra imperialista e della guerra civile: sanzioni finanziarie, blocco commerciale, cospirazioni (i Gesuiti costituirono a Roma un apposito centro: il Russicum) e assassini di dirigenti (Aleksej Rykov ucciso a Leningrado nel 1937 fu la vittima più famosa). Ma guidate dal partito comunista con alla testa Stalin le masse popolari del paese dei Soviet con i tre piani quinquennali (dal primo iniziato nel 1928 con la conseguente collettivizzazione dell’agricoltura [creazione dei sovkhoz e dei kolkhoz], al terzo interrotto nel 1941 a causa della terza aggressione imperialista, questa volta ancora militare, guidata dal Reich di Hitler) fecero dell’URSS una grande potenza mondiale sul piano industriale, agricolo, tecnologico e scientifico, nonché l’unico paese che non soggiacque alla grande crisi mondiale del 1929 e dove al contrario si sviluppò una larga partecipazione delle masse popolari alla gestione politica e alle altre attività specificamente umane.

La guerra iniziata nel 1939 e conclusa nel 1945 con la vittoria dell’URSS, con il suo (in particolare della Repubblica Socialista Sovietica dell’Ucraina) allargamento a ovest e ai tre paesi baltici e con la creazione delle Democrazie Popolari nell’Europa orientale, non fu principalmente una guerra imperialista, ma una guerra volta a distruggere l’URSS alla quale l’URSS rispose con la “guerra patriottica”. Certo c’erano anche contraddizioni tra gruppi imperialisti (in particolare tra gruppi imperialisti USA e gruppi imperialisti giapponesi) e tra i ministri di F.D. Roosevelt (presidente USA dal 1932 al 1945) era diffusa la convinzione che il Reich di Hitler stava sottraendo agli USA lo sfruttamento dell’America Latina. Ma non a caso H.S. Truman (il successore di Roosevelt, morto il 12 aprile 1945 improvvisamente e opportunamente per l’oligarchia USA che per le elezioni del novembre 1944 gli aveva imposto Truman come vice) e altri autorevoli esponenti dell’oligarchia americana sostenevano che gli USA dovevano lasciare che “tedeschi e russi si ammazzino tra loro e al momento giusto noi interverremo a raccogliere quello che ci interessa”. I gruppi imperialisti USA avevano collaborato al riarmo della Germania nazista e continuarono a collaborarvi persino durante tutta la guerra e, finita la guerra nel 1945, l’oligarchia USA sviluppò quanto più le fu possibile l’integrazione nelle forze USA di gerarchi nazisti esperti in infiltrazioni, spionaggio e cospirazioni contro l’URSS (è probabile ma non certo che l’eliminazione di Andrei Zdanov il 31 agosto 1948 e forse anche la morte di Stalin il 5 marzo 1953 siano frutto della loro opera: di certo lo fu la tempestiva pubblicazione negli USA del “rapporto segreto” di Kruscev al XX Congresso del febbraio 1956) e protessero quelli in fuga verso i paesi dell’America Latina. Come del resto fece su larga scala il Vaticano. Risultati importante della collaborazione antisovietica delle potenze e dei gruppi imperialisti furono anche 1. la sistematica preparazione alla resa al Reich di Hitler delle forze armate francesi (“Mieux Hitler que le Front Populaire” era la parola d’ordine degli oligarchi francesi) eccellentemente documentata da Annie Lacroix-Riz (vedasi Le choix de la défaite o De Munich à Vichy) e da altri autorevoli e incontestati storici da Marc Bloch (1944) in qua e 2. il ritardo nell’apertura in Francia del “secondo fronte” (USA e Gran Bretagna sbarcarono truppe in Normandia solo nel giugno 1944 dopo che l’URSS aveva liberato Stalingrado (gennaio 1943) e avanzava in Europa eliminando istituzioni governi fiancheggiatori del nazifascismo e ponendo fine al massacro degli ebrei e ai campi di concentramento.

I gruppi imperialisti europei e USA non avevano potuto accodarsi apertamente a Hitler nell’attacco militare contro l’URSS (la terza aggressione) perché 1. in Inghilterra, Francia e USA l’Internazionale Comunista negli anni ’20 e ’30 mobilitò le masse popolari contro il nazifascismo, 2. l’URSS fece un’abile manovra diplomatica (il patto Molotov-Ribbentrop nell’agosto 1939) avvalendosi delle contraddizioni esistenti tra gruppi imperialisti e 3. nel giugno 1943 l’Internazionale Comunista ufficialmente si sciolse. Nonostante questo, il “rovesciamento del fronte” (forze naziste e Alleati alleati contro l’URSS) rimase un’alternativa aperta per gli oligarchi USA e britannici, discussa ancora nelle trattative di Reims che solo il 7 maggio 1945 si conclusero ufficialmente con la capitolazione delle armate naziste. La condotta della guerra da parte degli Alleati sul fronte sud (Africa del Nord, Algeria, Spagna di Franco, Portogallo di Salazar, Grecia, Italia, Jugoslavia, ecc.) conferma questa concatenazione e sinergia tra gli eventi della storia dell’epoca: abolizione delle insegne e delle manifestazioni e istituzioni apertamente nazifasciste, ma massimo rispetto e protezione per le istituzioni e le autorità convissute o anche compromesse con il nazifascismo (in Italia il re e la Corte, il Papa Pio XII e il Vaticano, le Forze Armate e le Forze dell’Ordine, perfino alti ufficiali come Pietro Badoglio e tanti altri, le associazioni padronali e gli oligarchi industriali e finanziari – Vittorio Valletta della FIAT fu il caso più celebre), sabotaggio, poche armi paracadutate e poi disarmo delle formazioni partigiane, repressione e il minimo possibile di concessioni economiche (le celebri elemosine americane e papali) e istituzionali per le masse popolari.

Chi considera la seconda Guerra mondiale (1939-1945) principalmente come una guerra imperialista (cioè tra gruppi imperialisti per una diversa ripartizione dello sfruttamento del resto del mondo) al pari della prima (1914-1918), adotta la visione del mondo propria dell’antifascismo padronale e contraffa la reale concatenazione e sinergia degli eventi.

Con la creazione della NATO nel marzo 1949 i gruppi imperialisti USA ed europei diedero apertamente il via alla quarta aggressione dell’URSS. A differenza delle tre aggressioni precedenti, la quarta aggressione ebbe successo e si concluse con la reintegrazione nel campo imperialista delle Democrazie Popolari europee e la dissoluzione nel 1991 dell’URSS, ma ebbe successo principalmente perché i revisionisti moderni prima alla Kruscev e poi alla Breznev presero il sopravvento nel PCUS (XX Congresso febbraio 1956) e imposero nell’URSS una linea di decadenza del socialismo. I pilastri portanti della linea dei revisionisti moderni in URSS furono la sostituzione della dittatura del proletariato e della partecipazione crescente delle masse popolari alle attività specificamente umane compresa l’attività politica con lo scimmiottamento della democrazia borghese (in realtà del sistema oligarchico della controrivoluzione preventiva), 2. relazioni sempre più mercantili tra le aziende invece della pianificazione scientifica volta al benessere delle masse popolari, alla difesa dell’URSS e alla collaborazione con le masse popolari degli altri paesi e 3. l’abbandono del ruolo di base rossa mondiale delle rivoluzioni socialiste e di nuova democrazia. Ma gli ci vollero quasi 35 anni di corruzione del sistema socialista perché ci fosse solo una debole resistenza di massa alla conclusione, benché al referendum di marzo 1991 più del 70% della popolazione dell’URSS avesse votato contro lo scioglimento.

Il successo della quarta aggressione culminato nel 1991 fu un disastro per le masse popolari delle Democrazie Popolari europee e dell’URSS. Per una decina di anni i gruppi imperialisti USA ed europei ebbero mano libera, si combinarono 1. con i dirigenti più borghesi delle imprese e dell’amministrazione dei singoli paesi, 2. con i promotori delle attività illegali e criminali che erano cresciute ai margini e negli interstizi dell’economia e dell’amministrazione nominalmente socialiste (il “socialismo reale” di Breznev e complici) e 3. con gli eredi dei borghesi indigeni che si erano esiliati pur di non collaborare a costruire il socialismo. Si valuta che alcune decine di milioni sono state le vittime della sconfitta del socialismo, con riduzione della durata media della vita, crescita della mortalità infantile, eliminazione delle conquiste sociali in termini di assistenza sanitaria, igiene pubblica, istruzione, assistenza pubblica della maternità e dell’infanzia, pensioni, edilizia pubblica e altro più il regno del precariato, della criminalità e dell’emigrazione, la rinascita in ogni paese dell’oppressione nazionale e di genere, la delocalizzazione delle imprese produttive (distruzione di vecchie aziende e impianto di nuove aziende a spese degli operai dei paesi imperialisti che resistono all’eliminazione delle conquiste strappate nel periodo detto del “capitalismo dal volto umano” 1945-1975). Oligarchi vecchi e nuovi (indigeni, americani, europei e ultimamente anche cinesi) costituirono la nuova classe dominante in ognuno dei paesi vecchi e nuovi. Solo a cose fatte si sviluppa via via in ogni paese la resistenza delle masse popolari contro le malefatte delle nuove istituzioni e rinasce il movimento comunista cosciente e organizzato. Contro questo e in vista della guerra contro la Cina, tramite la NATO gli oligarchi USA hanno esteso all’Europa orientale la loro occupazione militare (l’“ombrello della NATO” direbbe Enrico Berlinguer), cercano di mantenere il loro predominio nell’Unione Europea e di avanzare negli Stati sorti nel territorio già dell’URSS (finora hanno messo le mani solo sui tre paesi baltici e in una certa misura nel Caucaso). Costretti ad abbandonare l’Afghanistan cercano di rafforzarsi nel resto dell’Asia, ma il sistema monetario del dollaro moneta fiduciaria mondiale imposta da Nixon nel 1971 si restringe e gli oligarchi USA hanno difficoltà crescenti perché il malcontento delle masse popolari cresce negli stessi USA.

La combinazione politica con alla testa Putin e Medvedev ha dato una precaria stabilità alla dominazione degli oligarchi russi nella Federazione Russa, ma la pressione USA-NATO in Ucraina, poggiante su forze dirette da scimmiottatori dei nazisti di Hitler, li ha costretti a intervenire militarmente in Ucraina a difesa della popolazione russofona che dal 2014 scimmiottatori del nazismo ucraini e di altri paesi finanziati, armati e manovrati dagli oligarchi USA perseguitano e massacrano.

Questo è il contesto della guerra degli oligarchi ucraini diretti da USA-NATO contro gli oligarchi russi che i dirigenti del PD cercano di far passare per continuazione o imitazione della Resistenza dei Partigiani nel 1943-1945 di cui il 25 aprile celebriamo la vittoria.

La guerra che, per la seconda volta dopo quella contro la Jugoslavia, i gruppi imperialisti hanno scatenato in Europa, in cui il governo Draghi sempre più coinvolge il nostro paese aggrava la crisi del sistema imperialista mondiale, acuisce i contrasti tra gli oligarchi USA e gli oligarchi europei (le elezioni presidenziali del 24 aprile in Francia cadono a fagiolo per i comunisti francesi chiunque sia il vincitore) e in Italia crea un altro fronte su cui noi comunisti italiani possiamo e dobbiamo sviluppare il contrattacco delle masse popolari convogliando ogni singola operazione nel fiume della rivoluzione socialista: promuovere questa è il compito per assolvere al quale ci siamo costituiti in Partito.

Il contesto internazionale è favorevole alla rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato in ogni paese e allo sviluppo della seconda ondata mondiale di rivoluzioni socialiste e di nuova democrazia.

Nella Repubblica Popolare Cinese e nel PCC cresce la lotta tra le due linee, le due vie e le due classi. L’India e i paesi dell’Asia orientale e del Medio Oriente, dell’Africa e dell’America Latina ribollono, la dominazione della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti USA, sionisti ed europei è sempre più debole, deve sempre più ricorrere a scontri militari aperti. Ma nessuna delle guerre coloniali degli ultimi 50 anni (dall’Iraq, alla Somalia, alla Libia, alla Siria, nei paesi del Sahel, in Afghanistan) si è conclusa con risultati soddisfacenti per i gruppi imperialisti che le hanno promosse. La confitta USA in Afghanistan e francese nel Sahel ha mostrato la loro debolezza anche militare quando si scontrano con le masse popolari. Risulteranno ancora di più deboli quando le masse popolari avranno alla loro testa partiti comunisti che avranno assimilato a fondo il marxismo-leninismo-maoismo e lo applicheranno nella situazione particolare del proprio paese.

Non sono i padroni a essere forti, sono i lavoratori e le masse popolari che devono organizzarsi e coordinarsi per far valere la loro forza!

Noi comunisti dobbiamo aiutare ogni lavoratore ad avere fiducia in sé e negli altri lavoratori, a osare combattere, osare vincere e instaurare il socialismo nel proprio paese e contribuire alla rinascita del movimento comunista negli altri!

Organizzarsi per combattere a modo nostro fino a vincere!

La crisi generale del capitalismo si aggrava!

Il malcontento e l’insofferenza delle masse popolari crescono!

Che la rivoluzione socialista avanzi fino alla vittoria, dipende principalmente da noi comunisti!

L’emancipazione delle masse popolari è possibile! Ciascuno può e deve dare il suo contributo!

Il partito comunista è il fattore decisivo della vittoria!

Costituire Comitati di Partito in ogni azienda, scuola, istituzione pubblica e in ogni territorio!

Il primo passo da compiere per arruolarsi è costituire un gruppo di studio del Manifesto Programma del (n)PCI.

Il secondo passo è mettersi in contatto nel modo appropriato con il Centro del Partito!

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Riprodurre e affiggere ovunque, con le dovute cautele, la locandina di pag. 72 di La Voce 70 appena pubblicato e gli adesivi dell’Avviso ai naviganti 103 è un’operazione della guerra delle masse popolari contro i padroni: vedere che il (n)PCI clandestino è presente anche dove non se l’aspettano infonde fiducia nei lavoratori e smorza l’arroganza dei padroni!

Quindici modi per collaborare con noi

Avviso ai naviganti 120

18 aprile 2022

 

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