Paolo Pioppi e Roberto Gabriele: “Essere comunisti oggi”

Parlando di comunisti intendiamo quella consistente porzione della sinistra che, per cultura e storia personale, si identifica con la storia del movimento comunista e che, non essendo convinta di accettare qui e subito un progetto di riorganizzazione, sa però valutare il carattere degli avvenimenti in corso.

Ebbene, questi compagni hanno certamente capito da che cosa nasce la guerra in Ucraina e perchè i russi sono intervenuti militarmente. E si sono schierati senza se e senza ma dalla parte giusta. Questi compagni hanno in primo luogo capito che l’origine della guerra viene da lontano, dalla dinamica della lotta antimperialista nel mondo che perdura nonostante il crollo dell’URSS.

Gli americani, che guidano l’occidente capitalistico, hanno pensato che la partita fosse conclusa e sono partiti all’attacco su molti fronti, come in Iraq già nel 1991 e poi in Jugoslavia e dopo l’11 settembre 2001 in Afghanistan e nuovamente in Iraq e in molti altri paesi, ma hanno incontrato difficoltà impreviste e questa loro convinzione ha incominciato ad incrinarsi. Anche i comunisti e le forze antimperialiste hanno capito che coi risultati di quelle vicende il progetto di governo unipolare stava andando in frantumi e la vecchia talpa aveva ripreso a scavare. Nel corso dei decenni trascorsi molti comunisti si sono trovati a decidere da che parte stare. Mentre nasceva e proliferava il popolo dei né… né, i comunisti capivano perchè bisognava invece difendere Milosevic, Saddam, la Siria di Assad, Gheddafi. Nessuno di questi leader era organico al pensiero comunista, ma i comunisti hanno capito le ragioni che spingevano l’imperialismo occidentale a colpirli e hanno scelto perciò di difenderli.

In Italia i comunisti hanno partecipato al movimento contro la guerra NATO in Jugoslavia, al movimento Iraq libero, hanno condiviso, con la collaborazione di Giulietto Chiesa e altri, l’inchiesta internazionale sulla vicenda delle torri gemelle di New York, hanno solidarizzato con la Libia aggredita. Questa ormai è storia, e i fatti hanno dimostrato che i comunisti stavano dalla parte giusta. E, guarda caso, a fare queste scelte sono stati proprio quei comunisti che diffidavano delle riorganizzazioni facili e ambigue.

Dopo le numerose sconfitte subite, in particolare quella in Siria, l’imperialismo occidentale a guida americana si è ritrovato in una situazione più grave del previsto: Cina e Russia si erano riorganizzate al punto da metterne in forse l’egemonia nel mondo, nonostante il crollo dell’URSS.
Anche stavolta i comunisti hanno capito il ruolo di questi paesi nell’arena internazionale, in particolare come deterrente per altre imprese di aggressione. Ma la questione non era più solo militare, ma anche economica. Fonti di energia e sviluppo tecnologico non stavano più solo da una parte.

La guerra in Ucraina nasce da questa situazione almeno dal 2014, se non prima. Gli Stati Uniti hanno individuato il grimaldello con cui mettere in crisi la Russia. Anche in questo caso i comunisti hanno letto la situazione correttamente e hanno scelto da che parte stare. Stavolta non si tratta però solo di affrontare la questione in termini di solidarietà, perchè la guerra in Ucraina investe direttamente l’Italia dal punto di vista militare ed economico.
Non si tratta solo di solidarietà quindi, ma anche di prendersi delle responsabilità. Anzi, per i comunisti questa situazione è un banco di prova. Perchè essere comunisti non significa più dire cose giuste, ma fare le cose giuste.

Si è mai vista un’organizzazione comunista che si limiti a fare dichiarazioni? Pensiamo ad esempio alla storia italiana: dopo l’8 settembre 1943 il PCI non ha fatto solo dichiarazioni, ma ha indicato la strada da seguire. Oggi non abbiamo un esercito di occupazione come all’epoca, ma sappiamo che l’Italia è coinvolta nella guerra in Ucraina e il nostro governo si è messo al servizio di questa guerra imperialista che potrà avere sviluppi sempre più drammatici.

Gli americani stanno difatti giocando la loro grande partita per cambiare il corso delle relazioni internazionali. Quando hanno visto che la Russia era decisa a sventare l’operazione Ucraina impedendo che si saldasse l’ultimo tassello dell’accerchiamento, hanno fatto di necessità virtù e si sono impegnati in una guerra che per adesso è per procura, ma fino a un certo punto: mercenari americani e NATO già combattono di fatto con l’esercito ucraino armato e addestrato dalla NATO e un profluvio di sistemi d’arma occidentali vengono messi a disposizione per evitare che Zelensky venga sconfitto.

Se vogliamo dare un senso alla parola comunista, dobbiamo quindi uscire dalle nicchie e impegnarci davvero. Le commedie pacifiste e il solito ‘movimento’ che sviluppa la sua virtuale azione contro ‘tutte le guerre’ servono solo a portarci in una situazione in cui le forze imperialiste che guidano il nostro paese possono star sicure che nessun pericolo le minaccia.

L’unica cosa di cui i nostri governi imperialisti hanno paura è che la gente si ribelli, sia contro i rischi di guerra mondiale che per le conseguenze economiche delle sanzioni. Solo a queste condizioni si potrà uscire dal tunnel della guerra e della crisi economica. Ma questo risultato non è a portata di mano e può essere raggiunto solo se si esce dall’equivoco e dalle lotte virtuali. Bisogna andare, come si diceva una volta, alle masse, ai lavoratori, e portarli a riflettere ed agire. Questo è il lavoro dei comunisti che ancora sono rimasti sulla breccia. Bisogna lavorare per la costruzione di un fronte unito contro la guerra che combatta gli imperialisti americani, il loro strumento che è la NATO e il governo collaborazionista italiano.

La costruzione di questo fronte va collegata a un intenso lavoro di propaganda nei posti di lavoro e nelle scuole, perchè si arrivi a uno sciopero generale contro la guerra che paralizzi il paese e costringa il governo italiano a fare marcia indietro. Non scioperetti improvvisati dunque, ma un vero sciopero generale partecipato, alla cui preparazione dobbiamo lavorare da subito.

Solo su questo terreno può aver senso parlare anche di unità dei comunisti.

Roberto Gabriele e Paolo Pioppi

12/04/2022

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