I partigiani italiani erano tutti i disertori dell’esercito italiano-tedesco. I partigiani ucraini e russi sono tutti i disertori dei loro rispettivi eserciti.
Ninna nanna (Trilussa)
Ninna nanna, nanna ninna,
er pupetto vò la zinna:
dormi, dormi, cocco bello,
sennò chiamo Farfarello
Farfarello e Gujermone
che se mette a pecorone,
Gujermone e Ceccopeppe
che se regge co le zeppe,
co le zeppe d’un impero
mezzo giallo e mezzo nero.
Ninna nanna, pija sonno
ché se dormi nun vedrai
tante infamie e tanti guai
che succedeno ner monno
fra le spade e li fucili
de li popoli civili
Ninna nanna, tu nun senti
li sospiri e li lamenti
de la gente che se scanna
per un matto che commanna;
che se scanna e che s’ammazza
a vantaggio de la razza
o a vantaggio d’una fede
per un Dio che nun se vede,
ma che serve da riparo
ar Sovrano macellaro.
Chè quer covo d’assassini
che c’insanguina la terra
sa benone che la guerra
è un gran giro de quatrini
che prepara le risorse
pe li ladri de le Borse.
Fa la ninna, cocco bello,
finchè dura sto macello:
fa la ninna, chè domani
rivedremo li sovrani
che se scambieno la stima
boni amichi come prima.
So cuggini e fra parenti
nun se fanno comprimenti:
torneranno più cordiali
li rapporti personali.
E riuniti fra de loro
senza l’ombra d’un rimorso,
ce faranno un ber discorso
su la Pace e sul Lavoro
pe quer popolo cojone
risparmiato dar cannone!
Nella foto del Sito, sostituisci americani con russi: le nostre parole d’ordine sono sempre le stesse.
Il disegno di legge Crucioli mette al bando i Pfas. E avvia le bonifiche.
La differenza sostanziale fra i due stabilimenti produttori di PFAS è che, mentre quello della Miteni di Trissino è chiuso dal 2018, quello della Solvay di Spinetta Marengo è in piena attività: si chiede di fermarla perchè incrementa l’inquinamento di aria, acqua e suolo nel cocktail con altri 20 tossici e cancerogeni. In comune i due territori hanno il problema della bonifica dei Pfas, ingigantito per Alessandria dalla “sporca ventina” tra cui cromo esavalente e cloroformio.
La bonifica del territorio veneto (almeno 180 kmq), per quanto più facile perché circoscritta ai Pfas, è comunque ben lontana dall’essere affrontata. Infatti si è ancora nella fase di impacchettare, svuotare e vendere lo stabilimento: l’acquirente indiano non ha alcuna fretta al di là di aver acquisito i brevetti. Le barriere idrauliche, di messa in sicurezza, a loro volta restano dei colabrodi. Infine la bonifica vera e propria sarebbe a carico dei soggetti responsabili dell’inquinamento, contro i quali il processo è appena iniziato a Vicenza: durerà anni (Alessandria docet) con i difensori a sostenere che non vi erano leggi che stabilissero limiti pfas di inquinamento. Nel frattempo, senza risarcimenti, i carotaggi vengono effettuati all’1% e l’investimento infrastrutturale per le reti idriche (con sistemi di filtrazione che a loro volta, inceneriti, creeranno problemi di bonifica, es. Chemviron di Legnago) subirà prevedibili ritardi.
Al riguardo, a parte l’intento di attaccare le giunte regionali di centrodestra, non procurerà benefici pratici il disegno di legge, relatore il pidiessino Andrea Ferrazzi, permissivo a concedere limiti di dosi e di tempo agli scarichi dei Pfas nell’ambiente, e utile ad essere usato dagli imputati come un boomerang nei due processi di Vicenza e Alessandria. Tant’è che Solvay si è subito dichiarata pronta ad abbracciarlo promettendo alle calende greche -in cambio della “temporanea” tolleranza di legge alla produzione- un mitico futuro di “zero tecnico” delle emissioni di Pfas (C6O4, ADV) negli scarichi… trasformati in “acqua distillata” (sic) tramite “osmosi inversa” (metodo di filtrazione meccanica spacciato da premio Nobel mentre impiegato fin dagli anni ’50). La bufala Solvay, ad uso giornalistico (e perché no parlamentare e giudiziario?), ovviamente tace sull’inquinamento atmosferico e omette di aggiungere che i filtri dell’osmosi, una volta inceneriti, creano Pfas.
Viceversa, il secondo disegno di legge, del senatore Mattia Crucioli, è osteggiato dalla Confindustria perchè detta “Norme per cessazione della produzione e dell’impiego dei Pfas”. Insomma li mette al bando in Italia, superando l’insufficiente regolamentazione europea. Vieta la produzione (dunque li chiude a Spinetta), la commercializzazione (della monopolista Solvay dunque), l’uso (alle concerie dunque) di PFAS o di prodotti contenenti PFAS, ne disciplina la riconversione produttiva e le misure di bonifica e di controllo. Insomma assume le istanze di tutti i Movimenti, Associazioni e Comitati, che da anni si battono per eliminare questi cancerogeni bioaccumulabili e persistenti, praticamente indistruttibili, dalle acque, dall’aria, dagli alimenti, insomma dal sangue dei lavoratori e dei cittadini altrimenti ammalati e uccisi.
Col permesso del sindaco aumentiamo la produzione di Pfas con un nuovo impianto Tecnoflon.
Per essere minimamente spendibili sul mercato dell’informazione le bufale, modernamente fake news, devono contenere una minima percentuale di credibilità, altrimenti anche i più disponibili giornali faticano a piazzare gli scoop Solvay di scarichi Pfas trasformati in acqua distillata. Credibilità vera o attribuita da testimonianze ritenute autorevoli. Ad esempio delle intere giunte (leghiste) piemontesi. Per tutte e tre, il sindaco aristocratico Gianfranco Cuttica infatti si presta volentieri ad autografare sulla newslettera “NOI” della multinazionale belga il benvenuto al nuovo impianto Tecnoflon: “Sono orgoglioso di far parte di una comunità che ospita un’azienda in grado di lavorare a soluzioni tecnologiche così interessanti non solo per Spinetta ma per il paese in generale e credo che tutti dovrebbero esserlo”.
“Ad maiora!” commenta entusiasta l’acculturato Carmelo Lo Faro (presidente materials segment solvay) insieme al top management: Marco Colatarci (country manager), Andrea Diotto e Enrico Repetto (direttore e vice dello stabilimento di Spinetta Marengo), e Luisa Baila (capo progetto tecnoflon). “Ad meliora semper” aggiungono, plaudenti alla cerimonia di inaugurazione del Tecnoflon, i bei nomi tecnocratici del Gotha alessandrino alla presenza del vice-prefetto Paolo Ponta: Maurizio Sciaudone (vice presidente Provincia), Vittoria Poggio (assessore cultura Regione), Mattia Roggero (assessore sviluppo economico Comune), Davide Buzzi Langhi (assessore ambiente Comune), Marco Gay e Laura Coppo (presidenti confindustria Piemonte e Alessandria), Emanuele Locci (presidente del consiglio comunale), e niente meno i senatori Riccardo Molinari (Lega) e Massimo Berutti (Misto).
Gli obiettivi della propaganda Solvay.
Dunque la propaganda Solvay da un lato tende a paralizzare Leggi parlamentari di bando totale dei Pfas e monitoraggi ambientali e sanitari della Regione Piemonte, nonché a perpetuare autorizzazioni provinciali di produzioni (C6O4 ADV) e anche di nuove e più vaste (Tecnoflon). Dall’altro lato si presta a condizionare ad Alessandria il secondo processo penale, avendo reiterato anzi aggravato i reati -disastro ambientale e omessa bonifica- condannati nel primo e quindi chiaramente configurabili come dolosi. Soprattutto come effetti di catastrofe sanitaria.
Nel contempo a Vicenza è già in corso il procedimento penale per i Pfas della Miteni di Trissino. Insomma leggi e sentenze influiranno sulle vicende dei territori italiani inquinati da Pfas, a cominciare da quelli veneti: la lavorazione delle concerie è una bomba ad orologeria (che già grava sul fiume Fratta-Gorzone, a tal punto che ne è vietata la pesca e il prelievo).
Si comprende quanto, per il territorio alessandrino, Solvay di Spinetta Marengo spinga le storiche complicità istituzionali a omettere le analisi del sangue e a stemperare le indagini epidemiologiche che dimostrano la “correlazione stretta”, non solo la diffusione, delle patologie legate all’avvelenamento dei Pfas nel sangue e nei tessuti biologici. Le malattie riscontrate dagli studi scientifici partono dall’infecondità e dai disturbi neotali per arrivare a diabete, malattie degenerative, tumori eccetera. Peraltro queste complicità criminose già emergono al processo di Vicenza. Nel complesso si tratta di reati di “strage sociale” continuata e senziente, scientifica, ad opera di chi, azienda e istituzione, era consapevole e cosciente del proprio operato.
Un capitolo merita la bonifica. Per Solvay (in piena attività) non è bastata la condanna della Cassazione. Per Miteni (chiusa) non saranno gli acquirenti indiani a provvedere. In entrambi, stante la (complice) latitanza della politica, la bonifica si trasforma in un grande affare di denari e appalti, gestiti e pilotati dagli stessi che ostacolano la “bonifica profonda” dei territori perché tale operazione vorrebbe dire spesa senza rientro, mentre i profitti di tipo parassitario/mafioso arrivano da quei meccanismi clientelari nei quali, cosa ancor più grave nei casi emergenziali e di salute pubblica, si continua a muso duro a macinare denaro pubblico nel modo più banditesco possibile. Fa riflettere questa foto sul Sito del deposito clandestino di Pfas C6O4 di Tortona.
Pfas belgi prodotti in Italia ma vietati in Belgio.
Memori dei Pfas rinvenuti in Canada e Usa nel latte materno, analogamente ai divieti alimentari già presi negli Stati Uniti, a tutela della salute le autorità regionali delle Fiandre hanno deciso di vietare drasticamente il consumo di uova da allevamenti rurali per le contaminazioni di PFAS. La misura si applica a tutti gli allevamenti, e non solo a quelli impattati dalla presenza dello storico impianto della multinazionale americana 3M. In particolare le Autorità sanitarie del Belgio stimano che il consumo di un solo uovo fiammingo “rurale” a settimana contribuisca al 98% dell’esposizione.
Non solo. Analogamente alle azioni legali negli Stati Uniti contro l’azienda, in Belgio, a causa di scarichi contaminanti di Pfas, le competenti autorità puntano ancor più decisamente l’indice contro la 3M, dopo gli assai preoccupanti risultati di uno studio sull’esposizione dei residenti alle emissioni inquinanti dell’impianto chimico di Zwijndrecht, cittadina di circa 18mila abitanti non lontano da Anversa.
In Italia, in aggiunta alle indagini epidemiologiche disastrose, i Pfas ADV e C6O4 sono stati trovati nelle uova e nel latte negli allevamenti circostanti la multinazionale belga Solvay di Spinetta Marengo, anzi, gli scienziati del CNR Centro Nazionale Ricerche hanno rinvenuto i Pfas addirittura nelle uova dei volatili (storni e cince) lontano dal polo chimico, eppure questi fatti non hanno indotto le autorità ad assumere analoghi provvedimenti, anzi esse hanno concesso l’ampliamento delle produzioni.
“La polvere negli occhi”, sabato prossimo su Raitre le testimonianze sull’Ilva.
Alle 21.45 c’è la puntata di Domenico Iannacone su Taranto; PeaceLink ha collaborato per la buona realizzazione di questa testimonianza corale di resistenza popolare all’inquinamento. Clicca qui.
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