[Sinistrainrete] Giovanna Cracco: Lo spettacolo della guerra

Debord e McLuhan per capire dove siamo: ben oltre la propaganda, la costruzione di un mondo e di una nuova modalità di vita che dobbiamo consumare

marek studzinski gk8BqMhY“‘Seppellite il mio cuore a Wounded Knee’, che vuol dire? / Wounded Knee è dove morì il generale Custer con tutti i suoi. / Sì, ma che aveva combinato per finire così? / Beh, esattamente io… / Aveva trucidato migliaia di indiani. Quindi lei conosce il personaggio ma non ha una visione globale della vicenda. E sa perché? / Perché? / Per i film che ha visto. Ecco perché siamo qui. / Capisco. / Le faccio altri esempi: la bambina vietnamita; la V di vittoria; i cinque marines che innalzano la bandiera sul monte Suribachi. Fra cinquant’anni anni avrà scordato quelle guerre ma non quelle immagini. / Vero. / Guerra del Golfo: un missile intelligente si infila in un camino. 2.500 missioni al giorno per oltre 100 giorni: sono bastate le immagini di una sola bomba e gli americani hanno accettato quella guerra. La guerra è spettacolo. Ecco perché siamo qui.” Wag the dog, regia di Barry Levinson, 1997

“Là dove il mondo reale si cambia in semplici immagini, le semplici immagini divengono degli esseri reali, e le motivazioni efficienti di un comportamento ipnotico.” Guy Debord, La società dello spettacolo

“Il medium è il messaggio perché è il medium che controlla e plasma le proporzioni e la forma dell’associazione e dell’azione umana.” Marshall McLuhan, Capire i media. Gli strumenti del comunicare

Raccontata dai principali media italiani (carta stampata, televisione e radio), la guerra in Ucraina è – fin dai primi giorni – massacri, pioggia incessante di bombe e stragi di civili; a margine, andando a cercare soprattutto in rete, si riescono a trovare analisi differenti. Il 22 marzo Newsweek – una testata che non può certo essere accusata di ‘simpatie putiniane’ – pubblica un articolo dai toni molto diversi (1).

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Alessandro Visalli: Chi ha ucciso il cervo? Della guerra tra moneta e merci

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Chi ha ucciso il cervo? Della guerra tra moneta e merci

di Alessandro Visalli

51bAhMV OWL. SX342 SY445 QL70 ML2 Il vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa, il filoccidentale ma fedelissimo di Putin ex Presidente ed ex Primo ministro fino al 2020 Dmitrij Anatol’evič Medvedev[1], ha dichiarato sulla stampa russa che le sanzioni (congelamento delle riserve, misure sui capitali privati all’estero, esclusione dallo Swift) violano la sacralità della proprietà privata e lo stato di diritto, apparentemente cari all’occidente, e dunque manifestano una ‘guerra senza regole’ che ‘distruggerà tutto l’ordine economico mondiale’. Ne abbiamo già parlato[2].

Ma queste misure colpiscono principalmente la credibilità stessa di chi le promuove, stracciando leggi e regolamenti, con ciò mostrando la natura del potere, e determinano l’arrivo di un nuovo “Ordine finanziario mondiale” nel quale chi non è credibile non avrà più voce in capitolo. Chi farebbe patti con un baro? La risposta russa a questa mossa è stata di capovolgere il principio di base denaro-per-merci. L’idea è di connettere merci di base, petrolio, gas naturale, materie prime minerarie e oro, al rublo.

La guerra valutaria lanciata contro la Russia, fondata sull’inibizione della liquidità in modo che resti impedita sia la funzione di riserva di valore, sia quella di mezzo di scambio della moneta internazionale detenuta dal sistema economico russo, viene tradotta da questa mossa (alla quale lavora la Banca centrale Russa e la diplomazia economica altamente attiva verso i paesi ‘non allineati’, che crescono ogni giorno) in guerra di merci e monete. Ovvero in un confronto a tutto campo tra ‘merci’ cruciali e monete sovrane ad esse ancorate.

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Eugenio Gazzola: Responsabilità di Piergiorgio Bellocchio

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Responsabilità di Piergiorgio Bellocchio

di Eugenio Gazzola

bellocchioUn principio di responsabilità ha orientato il lavoro di Piergiorgio Bellocchio lungo tutta la sua esistenza. Un passo ulteriore, credo, rispetto al profilo del moderno intellettuale moralista richiamato dopo la sua improvvisa scomparsa, il 18 aprile scorso a Piacenza. Si intende la responsabilità dell’intellettuale disposto a testimoniare con la militanza diretta i principi etici e morali nei quali si riconosce e quindi a “pagare di persona” questa sua testimonianza, cioè a rischiare l’isolamento, l’incomprensione, così come in passato si rischiava il bando, il carcere o la vita. E tanto maggiore è il peso di una militanza vissuta, quanto più è attuata al di fuori dei partiti politici e delle schermaglie giornalistiche, cioè «al di sotto della mischia» (il titolo della sua raccolta Scheiwiller del 2007). Conservare la chiarezza dello sguardo.

In un saggio pubblicato ormai più di venti anni fa, poche righe che non riesco più a individuare nei vecchi libri, Bellocchio indicava alcune figure eccellenti del Novecento sul piano della responsabilità, e alcune le ricordo: George Orwell, Simone Weil, Céline, persino Bernanòs, forse Karl Kraus. Mentre conosciamo, del pari, la sua dedizione a scrittori come Fenoglio, Ginzburg, Bianciardi; a una figura come Danilo Montaldi, l’intellettuale marxista cremonese maestro dell’inchiesta sociale, di cui Bellocchio elogia la naturalezza con cui sapeva essere a un tempo intellettuale e politico senza separazione (quella separazione criticata negli intellettuali italiani dal suo maestro Franco Fortini), come due lati del medesimo lavoro.

Ha scritto Bellocchio che Montaldi, «nato proletario, aveva scelto di restarlo», che il prestigio pubblico non lo allettava, né gli agi o il potere che avrebbero potuto derivarne: «non valeva certo la pena, per quei risibili vantaggi, di perdere il lusso dell’indipendenza, la libertà di fare il lavoro che preferisci, nel modo e per lo scopo che ritieni più giusti.

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Pierluigi Fagan: Critica della ragione cinica

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Critica della ragione cinica

di Pierluigi Fagan

Visto il diluvio di parole e la mancanza di analisi a grana fine sulla guerra, che qui circoscriviamo a puro fatto militare, mi sono preso la briga di capire meglio e condivido il tentativo.

Metodo: ho preso la due cartine dall’Institute of Study of War, think tank americano finanziato dai principali poli produttivi del complesso militare-industriale americano. Non sono dissimili da quelle di altri enti (tutti anglosassoni) e vanno trattate all’ingrosso. La prima è quella al 14 marzo, la seconda è quella del 25 aprile. Su quella più recente ho incollato il profilo dei territori del sud-est scontornato da quella del 14 marzo. Con il tratteggiato nero ho evidenziato i territori che gli ucraini avrebbero, più o meno, perso in circa l’ultimo mese e mezzo. Ne hanno anche guadagnati, a nord dove i russi si sono ritirati dal dopo dell’incontro-trattativa in Turchia che pure aveva acceso qualche speranza di pace. Molto all’incirca, si potrebbe dire che gli ucraini hanno riavuto territori dai russi per una estensione più o meno pari a quelli che hanno perso a sud-est. In particolare:

A. Una penetrazione verso Mykolayiv e che include Kherson che proprio ieri i russi hanno affermato di aver consolidato definitivamente (secondo loro).

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Sergio Calzolari: Sulle elezioni francesi e sulla guerra

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Sulle elezioni francesi e sulla guerra

di Sergio Calzolari

Come sapete, non scrivo di guerra, in questi mesi ho lasciato scrivere manager, economisti, imprenditrici/ori, insegnanti, volontarie. Volevo dar voce a loro, che mi rappresentavano. Oggi ospito nuovamente il direttore generale di una multinazionale asiatica, Sergio Calzolari, molto letti in questo sito e anche su Lantidiplomatico, apprezzato molto dal direttore. E’ una sua prospettiva, che faccio mia. Da mesi non vado su siti di sinistra, vedo solo numeri, telefono a gestori e imprenditori, che mi chiariscono le idee. Ho una pagina telegram, gli iscritti dicono sempre cose interessanti, che mi arricchiscono. Spero che questa disquisizione del manager trovi il loro favore e il favore dei lettori de Lantidiplomatico. Buona lettura.

* * * *

“Buongiorno rivoluzionari.

Ho voluto aspettare l’esito delle elezioni in Francia e la gestione delle manifestazioni per il 25 aprile prima di prendere questa posizione. Così come ho aspettato oltre 1 anno per vedere segni di ravvedimento marxista sulla gestione della pandemia (unico il bravo Rizzo, cui va il merito del coraggio e della coerenza, anche se la sua posizione sta dentro un telaio invecchiato).

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Lorenzo Procopio: Quella in Ucraina è solo un capitolo della guerra imperialista permanente

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Quella in Ucraina è solo un capitolo della guerra imperialista permanente

di Lorenzo Procopio

Un nuovo drammatico fronte della guerra imperialista permanente si è aperto nel cuore dell’Europa. All’alba del 24 febbraio 2022 le forze armate russe hanno sferrato la loro potenza di fuoco contro l’Ucraina, bombardando le principali città del paese e invadendo da più fronti con centinaia di migliaia di soldati il territorio ucraino. Una guerra che nei piani dei russi doveva probabilmente durare soltanto pochi giorni, vista la disparità delle forze in campo, con il suo prolungarsi rischia pericolosamente di allargarsi trascinando nel vortice del conflitto l’intera Europa. Questo è il futuro che ci prospetta il sistema capitalistico, un futuro fatto di guerre, miseria generalizzata e condizioni di vita e di lavoro sempre più precarie.

La guerra in Ucraina rappresenta un vero salto di qualità rispetto a quelle del recente passato, e la diversità non va solo ricercata nel fatto che si combatte nel cuore del vecchio continente, o nel fatto che vede pericolosamente a contatto le due superpotenze nucleari, quanto per il contesto economico e sociale in cui questa si combatte.

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coniarerivolta: La riforma del fisco di Draghi è l’ennesima presa in giro

coniarerivolta

La riforma del fisco di Draghi è l’ennesima presa in giro

di coniarerivolta

La riforma del fisco avviata a dicembre 2021 con le modifiche delle aliquote Irpef e del sistema di detrazioni sui figli a carico vede in questi giorni ulteriori sviluppi tramite una serie di emendamenti sulla legge delega. Di particolare rilievo, tra le varie questioni trattate, è il tema della tassazione delle cosiddette rendite finanziarie e immobiliari, attorno al quale si è scatenato un tipico esempio di dibattito fuorviante in cui si scontrano posizioni che eludono completamente il macroscopico problema di giustizia fiscale che si cela nella struttura più profonda del fisco italiano.

L’obiettivo dell’intervento del governo in un’ottica di medio periodo sarebbe quello di giungere ad una “coerente tassazione duale”, aggiustando le aliquote attuali in vista di un’unica aliquota che colpisca le cosiddette rendite finanziarie e immobiliari allo stesso modo. A ciò si opporrebbero Lega e Forza Italia, terrorizzate dal rischio di un aumento del carico fiscale sui redditi immobiliari.

Vale la pena ripartire dalle origini della questione. Cosa si cela, anzitutto, dietro l’espressione “tassazione duale”? La tassazione duale, spesso denominata dual income tax (DIT), è un sistema alternativo a quello della comprehensive income tax.

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Andrea Zhok: La metamorfosi dell’Impero e le sue vittime

lantidiplomatico

La metamorfosi dell’Impero e le sue vittime

di Andrea Zhok

720x410c50mihbb1. Il riflusso dell’imperialismo globalista USA

Nella frenesia angosciosa degli ultimi due anni, prima con la pandemia e ora con la guerra russo-ucraina, molti processi stanno accelerando e prendendo forme inedite.

Per comprendere gli eventi recenti bisogna partire da una constatazione, ovvero dall’esaurimento della spinta globalizzante dell’economia capitalistica mondiale. Come noto, il sistema capitalistico si conserva in equilibrio soltanto se e nella misura in cui può garantire ai detentori di capitale (investitori) una crescita futura del proprio capitale. Uno stato stazionario perdurante equivale senza resti ad un collasso per il sistema capitalistico, a partire dal fallimento degli istituti finanziari, che possono esistere soltanto sulla base di questo assunto di crescita.

La globalizzazione è stata la forma principale della crescita capitalistica (e delle promesse di crescita) a partire dagli anni ’70 del XX secolo. Dopo la caduta dell’URSS l’espansione globalizzante ha iniziato ad accelerare.

La globalizzazione tuttavia non è semplicemente un moto acefalo del capitale, per quanto essa esprima tendenze strutturali del capitalismo in quanto tale. Nell’ultimo mezzo secolo la globalizzazione è stata la forma presa dall’espansionismo “imperiale” americano.

La narrazione liberista per cui l’ampliamento e l’intensificazione degli scambi creerebbero automaticamente benessere per tutti i transattori è soltanto una fiaba per gonzi, che nasconde un punto cruciale: in ogni scambio è sempre decisivo il rapporto tra i poteri contrattuali dei contraenti.

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Giovanni Iozzoli: Navigare nel mare del nostro scontento

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Navigare nel mare del nostro scontento

di Giovanni Iozzoli

C’era una volta un reame felice e pacifico, guidato da un presidente-giullare. Un giorno un re-orco, che dominava su un vicino regno barbarico, decise di invadere il paese felice…

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Dentro il contesto terribile che stiamo attraversando, la cosa più importante è cercare di cogliere e interpretare le correnti sotteranee che orientano la coscienza collettiva – soprattutto su una webzine che si occupa di politiche dell’immaginario. Lo schieramento pro-Nato e anti russo, in Italia, è stato particolarmente solerte, univoco e organizzato, fin dall’inizio delle ostilità: praticamente tutte le testate giornalistiche e le agenzie di coumicazione hanno abbracciato simultaneamente – a mò di stormo – la stessa versione farlocca e ipersemplificata dei fatti di Ucraina. Il simpatico comico con elmetto, il dittatore pazzo, la barbarie asiatica contro la civiltà europea: una specie di favola post-moderna, raccontata mediante cospicui investimenti in termini di uomini e mezzi. Un flusso potentissimo di immagini, commenti, invettive, inchieste, emozioni a distanza, che non ha molti precedenti.

Alla base di questa onda di comunicazione unidirezionale, c’è l’osso di una schema narrativo che gli italiani stanno subendo da 2 mesi, nel quadro di una strategia di infantilizzazione del cittadino-spettatore, che ormai è diventata prassi collaudata. Quando si parla di “infanzia abbandonata” non si dovrebbero compiangere solo i piccoli ucraini preda di trafficanti al confine polacco, ma anche i destini dello spettatore italiano medio, ridotto ad una condizione puerile, senza guida, privato di ogni capacità di giudizio, senza quei minimi elementi di conoscenza che possono permettere l’esercizio delle prerogative dell’età adulta.

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Andrew Ross: Verso una nuova rivoluzione culturale in Cina?

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Verso una nuova rivoluzione culturale in Cina?

di Andrew Ross

0e99dc 4ed50dc2620f4f1fa49eb182d3598ab5mv2Proponiamo qui un testo scritto da Andrew Ross nel 2009 e pubblicato per la prima volta in italiano nel volume «La testa del drago. Lavoro cognitivo ed economia della conoscenza in Cina», curato da Gigi Roggero (ombre corte, 2010). Basandosi su un’importante ricerca sul campo, Ross analizza la transizione da un’economia «Made in China», imperniata sullo sfruttamento intensivo di lavoro, a un’economia «Created in China», basata sull’innovazione e con il controllo di brevetti e diritti di proprietà intellettuale da parte delle imprese locali. Secondo l’autore, è questa la direzione intrapresa dalla rapidissima crescita della Repubblica popolare cinese, pienamente sostenuta dall’autorità di uno Stato potente e centralizzato, saldamente impegnato in una politica definita di tecno-nazionalismo. In questo processo Ross incentra la propria attenzione sui «colletti grigi» (incorporanti elementi del lavoro sia dei colletti bianchi sia dei colletti blu), ossia i lavoratori delle cosiddette «industrie creative».

* * * *

I paesi di recente industrializzazione nel Sud globale non se la sono certo presa con calma nello sperimentare un modello di politica delle industrie creative. Alcuni di quelli più avanzati stanno velocemente registrando una perdita di occupazione nel settore manifatturiero rispetto alla Cina continentale e al sud-est asiatico, e necessitano di servizi ad alto skill per creare valore aggiunto alle proprie economie. Tuttavia, è talmente impetuosa la crescita economica della Repubblica popolare cinese che i policymaker del Partito comunista cinese (Pcc) sono già competitivi nella gara della creatività, sperando di guidare l’economia nazionale verso i frutti più appetibili della proprietà intellettuale al top della catena del valore, massimizzando il proprio monopolio nel vasto mercato linguistico cinese, sia all’interno sia all’estero.

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Fabio Mini: Le mappe inconfessabili di Kiev

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Le mappe inconfessabili di Kiev

di Fabio Mini

Delle operazioni russe – fallimentari, è ovvio – sappiamo luogo e nomi dei generali. Di quelle ucraine nulla. Svelerebbero la massa di armi fornite dagli Usa dal ’94. E una catena di comando a croci uncinate

Dopo due mesi di guerra, le mappe delle operazioni che ci vengono generosamente offerte dall’ucraina o dal Pentagono (sono le stesse) sono ancora semi mute. Parlano delle zone conquistate o perdute dagli ucraini, ma non dicono dove e quali sono le forze impiegate. Gli stessi esperti internazionali si sprecano nell’indicare numero, livello e posizione delle forze russe, ma non dicono dove sono quelle ucraine. È sempre più evidente che le cosiddette “mappe delle operazioni” che appaiono sui nostri televisori vogliono presentare una situazione surreale nella quale esiste soltanto un attore irresponsabile. Le mappe dei tecnici e degli “esperti”, più dettagliate, sono sullo stesso livello e, senza indicare nessuna unità ucraina, tendono a presentare come brutali e criminali le operazioni russe riuscite e “fallite” quelle che non si sono svolte come da loro stessi anticipato, previsto, auspicato e sognato.

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Lorenzo Tecleme: Ora più che mai, liberate Assange!

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Ora più che mai, liberate Assange!

di Lorenzo Tecleme

Le porte della galera, mai aperte per chi ha commesso i crimini di guerra denunciati da Wikileaks, si spalancano per chi quei crimini li rivela

Il suo nome è sconosciuto alle cronache per anni. Attivista e giornalista con un passato da programmatore, nel 2006 Julian Assange fonda Wikileaks, un portale specializzato in fughe di notizie pescate negli archivi di governi e grandi aziende. L’idea alla base del progetto è la trasparenza, concetto caro tanto al pensiero di sinistra quanto a quello più genericamente libertario. «Tre cose non possono essere nascoste a lungo: la Luna, il Sole e la Verità» è stato lo slogan di Wikileaks.

Il suo operato passa sostanzialmente sotto silenzio fino al 2010, quando gli Afghan War Logs e gli Iraq War Logs conquistano le prime pagine di tutto il mondo. Si tratta di due distinte fughe di notizie, le più grandi della storia degli Stati uniti d’America, contenenti decine di migliaia di documenti prodotti dal Pentagono e destinati a rimanere segreti. I file raccolti da Assange e il suo team raccontano ciò che gli alti comandi statunitensi pensano davvero dei conflitti in Afghanistan e Iraq.

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Fabrizio Marchi: La società (falsamente) aperta e i suoi nemici

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La società (falsamente) aperta e i suoi nemici

di Fabrizio Marchi

Continua la propaganda a senso unico di tutto il sistema mediatico che ha raggiunto dei livelli grotteschi, direi caricaturali.

Non c’è mai limite al peggio (o al meglio, in base ai rispettivi punti di vista…) ma Ieri sera su “Frontiere” (Rai Tre), condotta dal menestrello a stipendio Franco Di Mare, è stato sicuramente raggiunto uno dei picchi più “elevati” di manipolazione delle coscienze.

Tutta la trasmissione è stata una criminalizzazione tout court della Russia, della sua storia, tutta, senza distinzione, ridotta ad un elenco di orrori, massacri, genocidi, commessi prima dai russi, poi dai sovietici, poi ancora dai russi, senza soluzione di continuità. Il genocidio degli ebrei perpetrato in Ucraina dai nazisti – hanno spiegato – è stato occultato, o meglio derubricato dai sovietici come un crimine di guerra commesso ai danni del popolo sovietico, senza cioè specificare che si trattava di ebrei. Il messaggio subliminale, ma neanche tanto, è l’accusa di antisemitismo nei confronti dei russi-sovietici.

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Renato Caputo e Holly Golightly: Recensioni a Storia e coscienza di classe

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Recensioni a Storia e coscienza di classe

di Renato Caputo e Holly Golightly

Le accuse più ricorrenti a Storia e coscienza di classe sono di idealismo, di soggettivismo e di deformazione del #marxismo, per avere escluso la natura dalla considerazione #dialettica

L’accoglienza, non certamente favorevole, riservata al libro di György Lukács del 1923 negli ambienti della III Internazionale, confermò in pieno la non difficile previsione espressa da Ernst Bloch nella sua recensione: “invero non sarà facile trovare dei buoni lettori per questo libro. I russi, che agiscono filosoficamente, ma pensano come cani incolti, subodoreranno l’eresia. Immensamente diversi dai revisionisti, sono però egualmente privi di eredità filosofica e molti di loro diranno che Marx non ha certo rimesso in piedi Hegel perché Lukács rovesciasse di nuovo Marx dalla parte della testa. D’altra parte, gli altri cultori di filosofia, dalla loro posizione profondamente disinteressata, puramente contemplativa, non saranno in grado di trovare nessuna via d’accesso a quest’unica legittima rinascita di Hegel” [1].

A prescindere dai toni spesso astiosi, le accuse più ricorrenti sono di idealismo, di soggettivismo e di deformazione del marxismo, per avere Lukács escluso la natura dalla considerazione dialettica.

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