Non è che voglia passare la vita a fare polemiche, a regolare conti e a togliermi sassolini dalle scarpe. Ma a volte ti ci portano proprio.
Oggi è la mia seconda diatriba in un giorno, e la cosa riguarda nientemeno che Beppe Grillo. Il quale, dopo aver apparecchiato il letto su cui si è sdraiato Draghi, continua ancora a pubblicare un blog che tenta di fare il verso a sé stesso, scimmiottando i bei vecchi tempi in cui illudeva milioni di persone sulla sua sincerità nel voler combattere i Draghi.
Tempi in cui pubblicava perfino frequenti post di vari autori, dedicati al giornalista più innovativo e coraggioso del nuovo secolo internettiano, Julian Assange. L’ha fatto di nuovo, il 29 aprile scorso, con un post di un giovane autore dal titolo promettente: “Chi ha paura di Julian Assange?”.
Tante considerazioni condivisibili sulla libertà di stampa e sulla necessità di un impegno forte per liberare il fondatore di Wikileaks, e poi la perla: se a voler «tappare la bocca a quel giornalista fosse la Cina di Xi Jinping, la Korea del Nord di Kim Jong un o la Russia di Putin […] i profili social dei politici conterebbero decine di post e prese di posizione contro i dittatori che cercano di zittire un giornalista libero».
Andando a cercare nelle bacheche dei politici la verità «è che su questa vicenda non troveremo NEMMENO UN TRAFILETTO DI SOLIDARIETÀ» (maiuscole mie) «perché il “cattivo” di questa storia non è un dittatore o un tiranno lontano».
Il fondatore del M5S con chi ce l’ha? Noi vediamo che il suo partito, ai suoi tanti tradimenti, ha aggiunto anche questo: ha abbandonato Assange salvo emettere vacue e pigolanti pronunce retoriche. Ha reagito con estremo fastidio e ha affossato le azioni di quella forza politica, Alternativa, che ha fatto ben altro che «un trafiletto di solidarietà»: Alternativa ha proposto una mozione parlamentare che – se approvata – avrebbe offerto un sostanziale status di rifugiato politico a Assange.
Il movimento di Beppe Grillo si è astenuto in nome della versione più pigra e dorotea della Realpolitik, non fosse mai che si procurasse un mal di pancia ai falchi di Londra e di Washington.
Giornali e politici fecero di tutto per fare spegnere nel nulla decine di nostre azioni di protesta, manifestazioni, flash mob, proteste vivaci in aula, petizioni. Nemmeno un trafiletto, appunto. Nemmeno sul blog più disinnescato e patetico del mondo che fa finta che non ci sia quel che c’è.
Vaffanculo, Beppe! L’Alternativa c’è.
Pino Cabras
03/05/2022