Avviso ai naviganti 121
7 maggio 2022
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Guerra, colonialismo, povertà di massa, oppressione razziale e di genere, distruzione ecologica e pandemie, corruzione dei bambini, manipolazione e intossicazione delle menti e dei cuori delle masse, abbrutimento – sono prodotti dell’imperialismo. Ci porremo fine solo liberandoci dall’imperialismo: per eliminare la puzza della carogna dobbiamo eliminare la carogna. Le masse popolari sono in grado di farlo, sta a noi comunisti partire dagli elementi avanzati e mobilitarle su scala crescente. I comunisti sono quelli che hanno una comprensione delle cose abbastanza avanzata da riuscire a farlo!
9 maggio 1945: la vittoria dell’URSS sulla terza aggressione delle potenze imperialiste!
La vittoria del 1945, il corso delle cose e i nostri compiti attuali
Quando a fine 1850 Marx racconta le lotte di classe combattute in Francia dal 1848 al 1850, egli pone all’inizio del racconto una riflessione che sostanzialmente (anche se non nei dettagli) vale per noi che il 9 maggio ricorderemo e celebreremo la vittoria dell’Armata Rossa dell’Unione Sovietica e dei Partigiani di tutta Europa sulla terza aggressione lanciata dalle potenze imperialiste contro la rivoluzione socialista che nel 1917 aveva trionfato in Russia e in gran parte del vecchio Impero Zarista.
Ad eccezione di alcuni pochi capitoli, ogni periodo importante degli annali rivoluzionari dal 1848 al 1949 porta come titolo: Disfatta della rivoluzione!
Chi soccombette in questa disfatte non fu la rivoluzione. Furono i fronzoli tradizionali prerivoluzionari, risultati di rapporti sociali che non si erano ancora acuiti sino a diventare violenti contrasti di classe, persone, illusioni, idee, progetti di cui il partito rivoluzionario non si era liberato prima della rivoluzione di febbraio e da cui poteva liberarlo non la vittoria di febbraio ma solamente una serie di sconfitte.
In una parola, il progresso rivoluzionario non si fece strada con le sue tragicomiche conquiste immediate, ma, al contrario, facendo sorgere una controrivoluzione serrata, potente, facendo sorgere un avversario, soltanto combattendo il quale il partito dell’insurrezione raggiunse la maturità di un vero partito rivoluzionario.
Abbiamo già spiegato nell’Avviso ai naviganti 120 dello scorso 18 aprile in che senso in realtà la Seconda guerra mondiale fu principalmente non una guerra imperialista del genere della Prima guerra mondiale (1914-1918), ma la terza aggressione di tutte le potenze imperialiste contro l’Unione Sovietica e come il movimento comunista cosciente e organizzato la sconfisse, a differenza della quarta aggressione che Winston Churchill con Harry Truman proclamò dalla conferenza di Fulton (USA) nel 1946 e impersonata dalla NATO fondata nel 1949: questa grazie all’opera decisiva dei revisionisti sovietici capeggiati prima da Kruscev, poi da Breznev e infine da Gorbaciov si concluse con la dissoluzione dell’Unione Sovietica, anche se ci vollero loro 35 anni per arrivarci.
Numerosi sono ancora oggi individui, gruppi e partiti che, pur dichiarandosi marxisti, marxisti-leninisti e persino marxisti-leninisti-maoisti, persistono a cercare di interpretare l’attuale corso delle cose cancellando questo passato di cui esso è lo sviluppo. Esemplare Mauro Casadio (Rete dei Comunisti) nel suo Crisi sistemica e crisi militare del 2 maggio. Fatalmente alcuni di essi (non ultimo Fosco Giannini nel suo Appello all’unità d’azione dei comunisti contro la guerra dello scorso 28 aprile) si accodano alla sinistra borghese che al modo di papa Bergoglio predica cosa “dovremmo fare” (i capitalisti con le loro autorità e con loro tutte le masse popolari) per attenerci ai “diritti umani” dicono loro, alla “volontà di dio” dice Bergoglio e porre fine alla guerra. Altri di essi ripetono nella situazione di oggi l’analisi fatta da Lenin del concreto corso delle cose di un secolo fa, quando due contrapposte coalizioni di gruppi imperialisti condussero milioni di uomini a massacrarsi negli attacchi, nei contrattacchi e nelle trincee in una misura che in Europa non si era più vista dall’epoca delle invasioni barbariche, per decidere quale delle due avrebbe goduto dello sfruttamento degli uomini e della Terra.
Da più di cent’anni siamo nell’epoca imperialista della società borghese basata sul modo di produzione capitalista. Non siamo più nell’epoca in cui di regola ogni capitalista valorizzava il suo capitale investendolo nella produzione di merci, l’epoca (1750-1870 riferendosi all’Inghilterra, patria del capitalismo moderno) del vecchio capitalismo che Marx descrive nel capitolo 13 Macchine e grande industria del libro I di Il capitale pubblicato per la prima volta nel 1867 e che nel novembre 1883 Engels pubblicò rivisto per l’ultima volta da Marx morto nel marzo 1883. La società borghese nella seconda metà del secolo XIX ha superato definitivamente l’epoca del vecchio capitalismo: ad essa è succeduta la sovrastruttura che il vecchio capitalismo ha generato, l’imperialismo. Secondo le stime della Banca Mondiale oggi nemmeno il 5% del capitale è investito nella produzione di merci (PIL mondiale e capitale finanziario).
Lenin in un opuscolo di 106 anni fa (L’imperialismo, fase suprema del capitalismo (1916)) ha definito l’imperialismo l’epoca della morte (putrefazione) del capitalismo e della rivoluzione socialista (Lenin lo chiama vigilia della rivoluzione socialista nei passaggi nei quali con “rivoluzione socialista” intende l’instaurazione del socialismo, cioè la conclusione della rivoluzione socialista condotta in conformità alla sua natura di guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata). In quell’opuscolo Lenin ha esaurientemente illustrato le 5 principali caratteristiche economiche della nuova epoca. Egli ha sviluppato l’analisi di Engels (note sparse del libro III di Il capitale edito nel 1894 e parte 2 di Considerazioni supplementari del 1895) e di Marx (Il capitale libro III in capitolo 27 e resto della sezione quinta).
Lenin completò l’analisi dell’imperialismo nella Prefazione dell’edizione (tedesca e francese) del 1920 dell’opuscolo L’imperialismo,… ma anche in altri scritti di tutti gli anni successivi al 1916 (in particolare nella polemica con Bukharin all’VIII Congresso (1919) del PC(b)R). La completò specialmente quanto alle caratteristiche politiche e sociali dell’epoca imperialista. Stalin in Principi del leninismo (1924) riassume l’analisi di Lenin dell’imperialismo. Lenin nella sua opera, per ciò che riguardava il compito dei comunisti, escludeva che il proletariato rivoluzionario avrebbe conquistato il potere simultaneamente in tutti i paesi e indicava loro la prospettiva della costruzione del socialismo in un paese solo, l’opera che Stalin fece propria.
Lenin arrivò alle sue conclusioni sull’imperialismo sulla base dell’analisi materialista dialettica dei dati sul corso delle cose che J.A. Hobson e R. Hilferding avevano raccolto, senza prendere in esame i capitoli 13, 14 e 15 del libro III di Il capitale (neanche Engels aveva dato ad essi particolare rilievo). In essi Marx aveva illustrato le premesse (insite nel processo di valorizzazione del capitale impiegato nella produzione di merci) dell’epoca imperialista del modo di produzione capitalista: la sovrapproduzione assoluta di capitale, che nella produzione capitalista di merci è inevitabile, è connessa alla tendenza del saggio di profitto (la quantità di plusvalore divisa per la quantità di capitale impiegato) a diminuire man mano che cresce la quantità di capitale impiegata nella produzione capitalista di merci. La non considerazione dei capitoli 13-15 ha influito negativamente sull’analisi e sull’attività della III Internazionale (IC). Gli economisti dell’IC (E. Varga è il più celebre) si sono barcamenati cercando di spiegare l’andamento economico della società borghese negli anni ’20 e ’30 del secolo XX con “crisi cicliche” (un ciclo del quale ovviamente non erano in grado di indicare la durata).
È una lacuna che i dogmatici ripetono ancora oggi. I teorici si limitano a disquisire della valorizzazione come avveniva nel vecchio capitalismo dove predominava la produzione di merci, come produzione di plusvalore da parte degli operai addetti alla produzione di merci. I politici si limitano a ripetere Lenin: la guerra in corso oggi è la guerra imperialista intesa come guerra tra coalizioni di gruppi imperialisti per una diversa ripartizione del bottino mondiale dei capitalisti. Ce li vedete a contendere con gli USA per la spartizione del mondo la Federazione Russa degli oligarchi di Putin, la Repubblica Popolare Cinese di Xi Jinping, alcun altro degli Stati contro cui la Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, USA e sionisti ha condotto guerre negli ultimi decenni?
Tutti gli esponenti dogmatici delle FSRS riducono la lotta di classe alle rivendicazioni sindacali e politiche, rimandano a un indefinito futuro l’instaurazione del socialismo e, come gli esponenti della Sinistra Borghese, ignorano (negano esplicitamente o implicitamente) i processi che hanno avuto luogo nei cento anni trascorsi dopo la pubblicazione dell’opuscolo di Lenin:
1. lo sviluppo della rivoluzione socialista (il regime di controrivoluzione preventiva che ha preso il posto della democrazia borghese man mano che la lotta contro il proletariato ha preso per la borghesia il posto della lotta contro la nobiltà e il clero, la prima ondata della rivoluzione proletaria, la costruzione del socialismo in URSS, le quattro aggressioni delle potenze imperialiste contro l’Unione Sovietica e il revisionismo moderno nel movimento comunista, i paesi socialisti formatisi nella prima ondata, l’esaurimento della prima ondata, le tre fasi dei primi paesi socialisti con la dissoluzione dell’URSS e lo sviluppo della RPC, la rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato sulla base del marxismo-leninismo-maoismo);
2. la putrefazione del sistema imperialista mondiale (la supremazia mondiale strappata dai gruppi imperialisti USA nella guerra 1914-1918 e consolidata definitivamente nella guerra 1939-1945, la creazione della moneta fiduciaria mondiale (dollaro), la decadenza della supremazia economica dei gruppi imperialisti USA e la loro difesa di essa tramite la produzione militare e la guerra).
I più influenti tra gli esponenti delle FSRS si limitano, come gli esponenti della Sinistra Borghese, a discutere di quello che “dovremmo” (autorità, borghesia e masse popolari tutti insieme) fare oggi per porre fine alla guerra, cosa che implica la negazione della lotta tra le classi o almeno della sua importanza nello sviluppo delle cose.
I membri del (n)PCI si occupano di mobilitare le masse popolari a fare la rivoluzione che con l’instaurazione del socialismo dà lo sbocco positivo all’attuale crisi con la guerra e la distruzione del pianeta che la crisi generale del capitalismo comporta. La rivoluzione socialista non scoppia. Dobbiamo fissare con scienza e coscienza quali sono le tattiche che dobbiamo mettere in opera per la costruzione del Partito, nell’attività sui raggruppamenti del MCCO, verso i lavoratori avanzati e le masse popolari (prima gamba), nei confronti della seconda gamba e avanzare verso la costituzione del Governo di Blocco Popolare.
Noi comunisti dobbiamo aiutare ogni lavoratore ad avere fiducia in sé e negli altri lavoratori, a osare combattere, osare vincere e instaurare il socialismo nel proprio paese e contribuire alla rinascita del movimento comunista negli altri!
Organizzarsi per combattere a modo nostro fino a vincere!
La crisi generale del capitalismo si aggrava!
Il malcontento e l’insofferenza delle masse popolari crescono, la loro resistenza si allarga!
Che la rivoluzione socialista avanzi fino alla vittoria, dipende principalmente da noi comunisti!
La mobilitazione delle masse popolari è possibile! Ciascuno può e deve dare il suo contributo!
Il partito comunista è il fattore decisivo della vittoria!
Costituire Comitati di Partito in ogni azienda, scuola, istituzione pubblica e in ogni territorio!
Il primo passo da compiere per arruolarsi è costituire un gruppo di studio del Manifesto Programma del (n)PCI.
Il secondo passo è mettersi in contatto nel modo appropriato con il Centro del Partito!
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Riprodurre e affiggere ovunque, con le dovute cautele, la locandina di pag. 72 di La Voce 70 e gli adesivi dell’Avviso ai naviganti 103 è un’operazione della guerra delle masse popolari contro i padroni: vedere che il (n)PCI clandestino è presente anche dove non se l’aspettano infonde fiducia nei lavoratori e smorza l’arroganza dei padroni!
Mettersi in contatto con il Centro del Partito usando il programma di criptazione PGP e il programma per la navigazione anonima TOR