Da tempo la narrazione che imperversa, anche tra molti sinistri, è che il “democratico e liberale” Occidente si stia apprestando a copiare i modelli distopici della Cina in fatto di Id digitali e sistemi di credito sociale. Eppure, sono anni che non è WeChat ma i social media che usiamo come la “democratica e libera” Wikipedia, Twitter, Facebook e You Tube a decidere cosa liberamente pubblicare o censurare: chi oscurare e chi no, cosa è giusto pensare o cosa no. Ci si stupisce delle telecamere di riconoscimento visivo che la Cina ha applicato, in alcune città durante i lockdown ma è sicuramente altrettanto allarmante quello che è successo a maggio a Roma: alla stazione della Metro Anagnina, dove è andata in onda l’esercitazione militare “antiterrorismo” del sistema Dexter (Detection of explosives and firearms to counter terrorism) , finanziata dalla NATO, per prevenire attacchi con armi, bottiglie molotov o esplosivi in metropolitane, stazioni ferroviarie, aeroporti ma anche piazze e spazi affollati…Un “guardian angel” hi-tech che servirà allo Stato per controllare, reprimere, arrestare tutti i coloro che riterrà disubbidienti.
Il nostro prossimo futuro distopico, sospeso tra ID e Crediti sociali, era già stato studiato a Washington e non a Pechino. R. Kurzweil, uno dei “guru” di Google scriveva, già nel 1999, in “The Age of Spiritual Machines” : la singolarità tecnologica ci permetterà di superare le limitazioni dei nostri corpi e cervelli biologici. Saremo artefici del nostro destino. La mortalità sarà nelle nostre mani. Saremo capaci di vivere quanto vogliamo”.
Aldo Meccariello: Paura 1/3. Filosofia e politica della paura
Paura 1/3. Filosofia e politica della paura
di Aldo Meccariello
“La paura è il dolore provocato dalla rappresentazione di un male imminente” (Aristotele)
1. Prologo
«Qualche volta bisogna cercare di sottrarsi al rumore, al rumore incessante delle notizie che ci arrivano da ogni parte. Per capire il presente dobbiamo imparare a guardarlo di sbieco. Oppure, ricorrendo a una metafora diversa: dobbiamo imparare a guardare il presente a distanza, come se lo vedessimo attraverso un cannocchiale rovesciato. Alla fine l’attualità emergerà di nuovo, ma in un contesto diverso, inaspettato. Parlerò sia pure brevemente del presente, e perfino un poco del futuro. Ma ci arriverò partendo da lontano».[1]
Guardare di sbieco il presente o guardarlo a distanza è forse questa la chiave che prendiamo a prestito dallo storico C. Ginzburg per leggere questo nostro tempo pandemico, difficile, inatteso, segnato dalla tirannide occulta e silenziosa del Covid-19. Se c’è un sentire diffuso oggi, questi è la paura, il male oscuro, insidioso da cui tutti vorremo stare lontani, l’emozione arcaica che spinge l’essere umano ad agire d’istinto dinanzi a una situazione di pericolo per badare alla sua sopravvivenza.
Per l’umanità stanno aumentando i rischi di catastrofe: prima le guerre di ieri e di oggi, poi il devastante inquinamento ambientale, ora le pandemie. Dinanzi a questi rischi e ai connaturati danni irreversibili, regna la paura. Il Covid-19 ha provocato la più grave crisi economica, politica, sociale e sanitaria dalla fine della seconda guerra mondiale. La percezione è che l’umanità sia ri-precipitata davvero in tempi bui.[2]
Gaspare Nevola: “Luci e ombre di una democrazia antifascista. Viaggio nella Repubblica”
“Luci e ombre di una democrazia antifascista. Viaggio nella Repubblica”
Letture.org intervista Gaspare Nevola
Prof. Gaspare Nevola, Lei è autore del libro Luci e ombre di una democrazia antifascista. Viaggio nella Repubblica edito da Carocci. L’antifascismo rappresenta un “canone” politico-identitario della nostra Repubblica: come ha resistito tale canone di fronte ai cambiamenti e alle fratture sociali, politiche e culturali che ne hanno segnato la storia?
Il libro è una sorta di viaggio attraverso le diverse stagioni politiche e culturali della Repubblica, ruota attorno al tema dell’identità politica della Repubblica e al canone della memoria pubblica che vi si intreccia: l’identità politica e il canone della memoria sono quelli di una democrazia antifascista. Le feste civili della Repubblica (25 aprile, 2 giugno, 4 novembre), la loro nascita, il loro persistere e il loro mutare di accenti nei decenni esprimono le luci e le ombre della nostra democrazia antifascista. Questi rituali civici, pur con i loro conflitti, polemiche o appannamenti dei sentimenti collettivi, sono riusciti a riproporre il canone politico-identitario dell’antifascismo. Tuttavia, come evidenzio nel libro, tale canone pervaso da “fratture”: come un vaso di porcellana che si presenta intero e però si mostra corroso dalle crepe. Le fratture hanno indebolito il canone dell’antifascismo, tuttavia non hanno mai portato alla sua distruzione o archiviazione. L’epos e l’ethos della Resistenza e della Liberazione hanno fin dall’inizio offerto un’incarnazione plastica dei valori di libertà e di giustizia che ispirano il canone politico-identitario della nostra democrazia antifascista. Il canone antifascista è sigillato nella stessa Costituzione, trova costante espressione nei discorsi celebrativi delle alte cariche dello Stato, di uomini politici e intellettuali; si riverbera nella società anche attraverso la scuola, i nomi delle strade e delle piazze, i musei e i monumenti e, last but not least, attraverso i messi di comunicazione di massa.
Leonardo Bargigli: L’Occidente deve cadere, affinché l’Umanità possa progredire
L’Occidente deve cadere, affinché l’Umanità possa progredire
di Leonardo Bargigli
La ripresa dell’inflazione è un sintomo estremamente significativo della congiuntura storica che stiamo vivendo, perché segnala che è in atto, a livello globale, un rallentamento nello sviluppo delle forze produttive. Questo rallentamento ha due cause distinte, che stanno agendo in misura differenziata sulle due principali componenti del blocco occidentale, USA e UE.
La prima causa è la riduzione dell’offerta di lavoro nelle economie occidentali, innescata dalla pandemia, che si è aggiunta a fattori negativi di lungo periodo quali l’invecchiamento della popolazione e le politiche anti-immigrati. Dopo che, nel 2021, gli USA hanno spinto sull’acceleratore della politica fiscale, stimolando al massimo la domanda aggregata, l’offerta di lavoro è rimasta ben al di sotto dei livelli prepandemici. Questo ha prodotto due conseguenze. La prima è che l’offerta aggregata non è cresciuta in proporzione alla domanda aggregata, e quindi i prezzi dei beni e servizi hanno cominciato ad aumentare. La seconda è che il mercato del lavoro USA si è surriscaldato e i salari hanno cominciato ad aumentare, innescando la spirale tra prezzi e salari che, in assenza di interventi correttivi, minaccia di rendere l’inflazione persistente.
Anna Lombroso: Sfilano i caporali della pandemia
Sfilano i caporali della pandemia
di Anna Lombroso
Ai Fori imperiali è tornata la tradizionale parata del 2 giugno per il 76esimo anniversario della fondazione della Repubblica, “più sentita che mai dopo due anni di stop per la pandemia“.
Ad aprire l’evento dopo il passaggio di una rappresentativa di sindaci è stato il personale della sanità civile, medici e infermieri, con il passaggio di un elicottero del 118, a simboleggiare coloro che sono stati impegnati in prima linea contro il Covid, perché si legge sui quotidiani, la sfilata di quest’anno è anche un “omaggio al sacrificio nazionale nella lotta alla pandemia”. “Vinta grazie a loro una sfida senza precedenti, recita compunto il ministro Speranza, ed è a loro che dobbiamo la ripartenza dell’Italia. Non dobbiamo dimenticarlo mai”, mentre il pensiero di tutti va all’altra sfida successiva, “ai soldati impegnati sul territorio nazionale e agli oltre 5mila militari impegnati nei teatri operativi a presidio della pace, e a supporto della società civile dalla sicurezza alla gestione delle grandi emergenze”.
Fabrizio Casari: America Latina, boomerang USA
America Latina, boomerang USA
di Fabrizio Casari
Da un lato c’è il “Vertice delle Americhe”, un incontro di routine e protocollare interpretato dagli Stati Uniti come fosse una festa accessibile solo agli amici e su invito: fallita ancor prima di cominciare. Pare anche abbia scatenato uno scontro inteno tra Casa Bianca, Dipartimento di Stato e Partito Democratico. Dall’altro lato, un vertice “Alba-TCP”: incontro politico dall’esito positivo che ha confermato la crescente cooperazione e integrazione del blocco democratico latinoamericano. Due eventi paradigmatici in sé, poiché esprimono due sistemi di valori, ideali e programmi opposti.
Ipotesi inconciliabili sulle relazioni possibili tra i diversi Paesi che abitano il continente. Tra le pretese del Nord e le rivendicazioni del Sud. Tra annessionismo e indipendenza. Inconciliabile è il concetto di sovranità nel rapporto con il gigante USA che, invece, segue la Dottrina Monroe. Una miscela di razzismo e di violenza, una veste sotto la quale si nasconde il saccheggio dei molti per la ricchezza di uno. Un anacronismo privo di senso, ragione e possibilità di accettazione.
Giovanni Russo Spena: Referendum perchè no
Referendum perchè no
Alba Vastano intervista Giovanni Russo Spena
Si vota di nuovo. Ormai si viaggia con la tessera elettorale sempre in tasca. Il 12 giugno prossimo le urne attendono milioni di elettori. Il voto, in questa tornata elettorale, è doppio per due cause ben diverse. E per le amministrative (ndr, in 978 Comuni ) e per il referendum sulla giustizia. Mentre il voto per le amministrative è più d’impatto, in quanto si va per simpatia del candidato di turno e per affinità ai corrispondenti partiti, il voto referendario sul tema della giustizia comporta un reticolato di difficoltà, in quanto il tema è complesso e ai più sconosciuto nelle norme legislative che lo regolano. Tanto più che i media fanno informazione limitata sui fatti correnti del Paese, anche a causa della guerra in corso in Ucraina con eventi tam- tam martellanti che assorbono h. 24 l’informazione mediatica.
C’è anche un altro motivo che rende poco accattivante l’interessarsi al referendum nello specifico, infatti per decriptare i quesiti ed evincerne il senso bisognerebbe prender lezioni full time da giuristi, esperti nei temi specifici legati ai grandi temi del referendum prossimo e non sarebbe davvero sufficiente l’informazione mainstream. Avete provato a dare un’occhiata ai quesiti? Sono formulati con codice linguistico in modalità burocratese.
Luca Busca: Draghistan: “il sonno della ragione genera mostri”
Draghistan: “il sonno della ragione genera mostri”
di Luca Busca
Vedi anche: Luca Busca: Draghistan: cronache di un paese sull’orlo di una crisi di nervi
Come osservò qualche hanno fa Andrea Camilleri “la logica, il buon senso, la sincerità non hanno più corso legale in Italia”. L’intuizione razionale elementare, quella che dà vita al buon senso comune, è andata persa. A scomparire è stata la logica semplice, fondata sui principi elementari di fisica, non ancora stravolti dalla meccanica quantistica, in cui all’origine di un effetto c’è sempre una causa. Quella logica secondo la quale di fronte ad un fuoco viene istintivo soffiare se lo si vuole alimentare, soffocarlo con la sabbia o l’acqua se lo si vuole spegnere. Quella logica basilare che facilita la vita quotidiana, ad esempio con l’uso di una leva, per sollevare un peso, e l’utilizzo di un piano inclinato per spostarlo, preferibilmente usato nel senso in cui agisce la forza di gravità. Ad essersi dissolta è quella logica secondo la quale, una volta stabilito un obiettivo, si ragiona e si lavora per raggiungerlo. Se il fine è rimuovere un “effetto” indesiderato, la logica impone di studiare le cause che lo hanno determinato per poterle poi rimuovere. Se, invece, per raggiungere l’obiettivo prefissato si pensa di alimentare le cause che generano il fenomeno, il risultato, nella quasi totalità dei casi, sarà l’amplificazione dell’effetto indesiderato. La logica, infatti, determina in modo inequivocabile che “versare benzina sul fuoco” causa inevitabilmente un incendio. Esiste un unico caso in cui la logica consente l’utilizzo delle cause al fine di rimuovere l’effetto prodotto, quello in cui si vuol portare tale effetto ai suoi massimi livelli in modo che deflagri auto estinguendosi. Il sistema ha un’altissima percentuale di successo. Il problema generalmente viene individuato nell’impossibilità di controllare gli “effetti collaterali” generati dalla deflagrazione che spesso conducono all’estinzione di innumerevoli “fenomeni” connessi.
Salvio Lanza, Rosario Patalano: La tempesta perfetta
La tempesta perfetta
di Salvio Lanza, Rosario Patalano
1. Introduzione
La guerra in Ucraina ha posto drammaticamente il problema della nostra indipendenza energetica che, per un paese dotato di insufficienti fonti proprie, non significa immediata autarchia, ma intelligente diversificazione dei canali di approvvigionamento (vedi tabella 1 su tassi di dipendenza nell’Unione Europea, come percentuale delle importazioni nette di prodotti energetici sul consumo interno lordo, con l’Italia che si colloca all’ottanta per cento, vedi tabella 2, per la percentuale di produzione nazionale e le tabelle 3,4 e 5 per le quote di importazioni EU di carbone, petrolio e gas, per paesi fornitori)[1]. Ovviamente questa diversificazione richiederà tempi lunghi e una decisa azione diplomatica verso i paesi in grado di fornire risorse energetiche. Nel lungo periodo, tuttavia, la piena indipendenza energetica, potrà essere affrontata solo con l’implementazione di centrali nucleari (costose e con problemi irrisolti di sicurezza) o con imponenti investimenti in energie rinnovabili[2]. Entrambe le scelte mobiliteranno ingenti risorse per la realizzazione e soprattutto richiederanno una chiara scelta del modello di sviluppo e di governance da seguire. Inoltre, e non è un problema secondario, il tema energetico si interseca inevitabilmente con quello del futuro ruolo dell’Unione.
Tab. 1. Tassi di dipendenza energetica EU 27 (% importazioni nette sul consumo interno lordo) 2020
Sandro Moiso: Il nuovo disordine mondiale / 15: Follow the money!
Il nuovo disordine mondiale / 15: Follow the money!
di Sandro Moiso
Il nemico non è, no non è
oltre la tua frontiera;
il nemico non è, no non è
al di là della tua trincea
(Il monumento – Enzo Jannacci, 1975)
Nonostante la versione patinata di stile hollywoodiano della guerra fornita dalla propaganda occidentale, che continua a parlare di vittoria di Kiev e della NATO, ballando una sguaiata rumba sia sulla pelle dell’orso russo (non ancora acquisita, però, come trofeo) che su quella delle vittime civili e militari di entrambi i fronti in guerra, i fatti degli ultimi giorni, se non delle ultime ore, rivelano uno scenario ben diverso da quello così superficialmente descritto. Soprattutto per quanto riguarda le alleanze economiche, politiche e militari che gravitano intorno agli Stati Uniti e all’Europa e che vanno man mano disfacendosi lungo i confini orientali di quest’ultima,
Un’immagine che potrebbe riassumere per tutte lo stato delle cose sul campo è quella della parziale resa e ritirata dall’acciaieria Azovstal di Mariupol dei buona parte dei difensori.
Simbolo dell’”eroismo” e della “resistenza” ucraina1 nel corso dei primi 82 giorni di una guerra destinata a durare ed allargarsi negli anni a venire, paradossalmente, è stato anche il primo contingente militare ucraino ad entrare, seppur parzialmente, in conflitto con Zelensky e il suo governo, proprio per il tentativo di quest’ultimo, molto simile a quello di Hitler con le truppe tedesche assediate a Stalingerado nell’inverno tra il 1942 e il 1943, di elevare i militari ad eroi destinati al martirio senza tentare di far alcunché, nemmeno sul piano delle trattative per cercare di salvarne almeno un certo numero.
Andrea Zhok: Gli scricchiolii dell’ultima grande narrazione
Gli scricchiolii dell’ultima grande narrazione
di Andrea Zhok
Con qualche semplificazione, ciò che sta emergendo nella stampa internazionale è che la Russia sta vincendo la guerra economica che le è stata dichiarata.
Ora, la ragione per cui questo sta avvenendo è interessante.
La Russia in termini di PIL oscilla tra il 2 e il 3% del PIL mondiale.
Il blocco che le si oppone (USA + UE + Oceania e Israele) rappresenta il 50% del PIL mondiale. Se fosse una guerra reale, sembrerebbe senza storia.
Tuttavia da questo quadro emerge un pregiudizio teorico fondamentale che accomuna l’intero Occidente in una macroscopica illusione ottica. Noi, la parte del mondo dove il capitalismo è nato ed è cresciuto per primo, abbiamo oramai introiettato l’idea che il potere stia nell’economia e che l’economia sia il denaro: dunque chi possiede più denaro possiede più potere, punto.
Questo è quasi sempre vero sul piano delle esistenze individuali all’interno dei nostri stati ed è anche spesso vero per tutti i singoli stati che giocano con le carte con cui abbiamo scelto di giocare e far giocare.
Sara Gandini: Pandemia e mascherine
Pandemia e mascherine
di Sara Gandini
Persino Sileri, il sottosegretario alla Salute, l’ha ammesso!
“Anche a scuola, oggi come oggi, la mascherina è inutile. Un ragazzo ha molte più chance di infettarsi fuori dalla scuola che dentro. La scuola è un posto sicuro”.
Non ci posso credere. Finalmente hanno il coraggio di ammetterlo.
So che non arriveranno mai le scuse ma non importa, quello che non possiamo fare è dimenticare. Nel mio archivio sto collezionando queste dichiarazioni, perché dobbiamo leggere con senso critico quello che è successo.
È importante farlo per senso di giustizia, perché la storia andrà letta senza manipolazioni e strumentalità. Sono state imposte misure in modo molto violento e non possiamo dimenticare.
Tengo il punto per senso di responsabilità, perché voglio poter dire a mia figlia: io ci ho provato con tutta me stessa.
Mauro Boarelli:La rivoluzione è il respiro della storia
La rivoluzione è il respiro della storia
di Mauro Boarelli
È un libro felicemente inattuale quello di Enzo Traverso (Rivoluzione. 1789-1989: un’altra storia, Feltrinelli 2022). Inattuale, perché – controcorrente rispetto alla vulgata mediatica (e al discorso politico che ormai ne è succube) – si propone di “riabilitare il concetto di rivoluzione come chiave interpretativa della storia moderna” e di contrapporre alla narrazione “revisionista” – “la cui profonda saggezza si riduce all’idea che cambiare il mondo significa costruire totalitarismi” – una ricostruzione critica lontana dagli stereotipi, dalle semplificazioni, dalle manipolazioni.
L’impianto è vasto, complesso, originale. Il saggio non segue un andamento cronologico, ma procede per accostamenti di materiali eterogenei organizzati intorno ad alcuni raggruppamenti tematici. Da questo racconto poliedrico (di cui è impossibile fornire una sintesi nel breve spazio di una recensione) vorrei estrarre due linee interpretative dense di spunti per una riflessione storica e politica (e anche per qualche osservazione critica).
Adem Kılıç: I colpi di stato in corso in Africa e le loro vere cause: verso una seconda ondata di decolonizzazione?
I colpi di stato in corso in Africa e le loro vere cause: verso una seconda ondata di decolonizzazione?
di Adem Kılıç
I tentativi di colpo di stato per rovesciare i governi si moltiplicano in Africa, al punto da divenire più frequenti delle elezioni. Numerosi studi dimostrano che il continente africano è il più soggetto a colpi di stato al mondo. In un recente articolo apparso su United World International, il giornalista turco Adem Kılıç ne ha analizzato le cause e le implicazioni internazionali. Sinistra.ch ne ha curato la traduzione
L’uso della forza nella difesa degli interessi coloniali
Secondo una ricerca condotta dal Council on Foreign Relations di New York, negli ultimi 50 anni ci sono stati almeno 200 colpi di stato e tentativi di colpo di stato nel continente africano. I dati mostrano che la maggior parte di questi colpi di stato si sono verificati nella regione occidentale del continente. Nigeria, Costa d’Avorio, Senegal, Mauritania, Mali, Niger, Ghana, Liberia, Burkina Faso, Benin, Togo e Guinea, nella regione dell’Africa occidentale, si distinguono come i principali Paesi soggetti a colpi di Stato, superando il 70% del totale del continente.
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