A distanza di poche stagioni, possiamo valutare ancora una volta, la sterilità dei tentativi di cambiare l’ordine delle cose dall’alto, attraverso la conquista del governo. Raúl Zibechi, aveva raccontato su Comune le caratteristiche entusiasmanti di tre sollevazioni popolari fermate dalla pandemia in América latina.
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Marzo 2012 / Marzo 2022: grazie per averci fatto compagnia per tutto questo tempo e per aver alimentato la voglia di camminare ancora |
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A distanza di poche stagioni, possiamo valutare ancora una volta, la sterilità dei tentativi di cambiare l’ordine delle cose dall’alto, attraverso la conquista del governo. Raúl Zibechi, aveva raccontato su Comune le caratteristiche entusiasmanti di tre sollevazioni popolari fermate dalla pandemia in América latina. Oggi non può che registrarne il logoramento, dovuto soprattutto al sacrificio della propria autonomia in nome di un presunto sbocco politico che si rivela presto illusorio e ben lontano dalla capacità di incidere sui poteri reali. Si tratta di cambiare strada davvero, di cercare e inventare nuovi percorsi |
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La povertà è una nottata insonne. È una domenica torrida passata in un posto dove non c’è un cane per strada. È i libri di tuo figlio tutti strappati e sottolineati perché li hai presi al Libraccio che chi aveva quattrocento euro da spenderci. È i denti che mancano in bocca. Ma è prima di tutto solitudine, perché domina il pensiero che la povertà è una colpa… |
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Come è stato costruita l’immagine che ha di sé un uomo che non tollera un rifiuto, che non accetta una delusione, che affida alla sola violenza la risposta alle sue frustrazioni, che sente un ossessivo bisogno di controllo scambiandolo per amore, che lotta contro il fantasma inatteso della libertà femminile e infine distrugge se stesso quando crolla questa identità tossica? |
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Protesta contro uno dei principali produttori di pesticidi al mondo |
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Il problema che il mondo ha di fronte, dicono il pensiero femminista e quello ecofemminista, va oltre il capitalismo. In ogni caso, per cambiare l’ordine delle cose, oggi non basta mettere in discussione il valore economico in una società di mercato: si tratta di immaginare, prendendo spunto da movimenti e pensieri diversi, un’economia ecologica post-crescita. «La possibilità che un futuro sempre più artificiale, distopico e autoritario non si realizzi – scrive Paolo Cacciari – non dipenderà tanto dal fatto che il capitale potrebbe implodere sbattendo nei “limiti planetari” della biosfera, ma dalla nostra (dell’umanità) capacità di opposizione, di ideazione, di progettazione e sperimentazione di sistemi socioeconomici diversi…». Abbiamo bisogno di costruire ponti tra l’ecologia politica e l’eco-marxismo. Appunti verso un prezioso seminario in programma il 17 giugno |
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Incontri, sport, street art: il tempo del Gaza Freestyle |
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Quella casa autogestita di Bari richiede una cura comune |
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A Roma arriva il festival di giornalismo di esteri e di comunità |
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In molte città ci sono quartieri senza piazza. A Reggio Emilia hanno avuto un’idea |
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