Tratto da “Il Fatto Quotidiano” del 01/07/2022.
[.. .] sarebbe perverso se lo Stato maggiore sostenesse la riduzione delle dimensioni dell’esercito mentre in Europa infuria una guerra terrestre e le ambizioni territoriali di Putin si estendono al resto del decennio, e oltre l’Ucraina… Ma la mobilitazione richiede anche di ridurre ciò che ci rallenta. Voglio che tutti voi, mi rivolgo all’Esercito, identifichiate quelle aree delle nostre procedure e della nostra burocrazia che vi portano via tempo – come ogni istituzione pubblica, abbiamo accumulato alcuni ostacoli che ci rallentano – ma non siamo un’istituzione qualsiasi, quindi è ora di eliminarli. La mobilitazione non è solo un obiettivo interno. Dobbiamo portare dalla nostra parte l’industria per realizzare e accelerare gli ambiziosi obiettivi di modernizzazione che ci siamo prefissati… Non possiamo accendere i forni delle fabbriche in tutta la nazione alla vigilia della guerra; questo sforzo deve iniziare ora se vogliamo evitare che la guerra si verifichi”. E, last but not least: “Dobbiamo stare attenti alle attività maligne della Russia più lontano: i nostri hub globali, tra cui il Kenya e l’Oman, continueranno a svolgere un ruolo vitale nel momento in cui cercheremo di mobilitarci per far fronte alle aggressioni in Europa, permettendoci di aiutare i nostri partner [Usa, Taiwan, Giappone, Australia?] a garantire un vantaggio strategico in altre parti del mondo. Questa è la guerra alla quale ci stiamo mobilitando per prevenire, preparandoci a vincere. Con i nostri partner Nato e Jef. Contro la minaccia russa. Nell’Europa orientale e settentrionale. E così facendo spero che non dovremo mai combatterla”.
Tutto molto razionale e militarmente ortodosso. Ed è in questa direzione che sembra stiano andando le risorse. Tuttavia, la mobilitazione e la preparazione della guerra contro un avversario che “dopo la guerra in Ucraina sarà più forte e pericoloso di prima” porta o al conflitto aperto Usa/Nato-Russia o al muro blindato e corazzato tra Europa e Russia, cosa che abbiamo già visto e vissuto e che questa volta non avrebbe né il salvagente della reciproca deterrenza nucleare né la prospettiva di vivere senza l’assillo di altri conflitti. Del ragionamento di Sanders rimane da verificare se i presupposti dell’immanenza e imminenza della minaccia russa siano corretti. In ogni caso, le premesse da lui enunciate rendono vana la sua stessa speranza di non dover combattere la guerra alla quale occorre prepararsi. In tutto questo, ci si può chiedere che fine viene riservata all’Ucraina, o di ciò che ne rimarrà, e ai profitti della Ricostruzione in cui tutti sperano. Nella visione di Sanders sembra destinarla a essere ricostruita come base avanzata delle forze Nato in Europa, completamente militarizzata, con la leadership politica in mimetica e costante videoconferenza, con le infrastrutture specializzate per l’attacco militare come una grande Corea del Nord. L’organizzazione sociale sarà rivolta al supporto alle truppe di trenta e più paesi. La Gran Bretagna potrà finalmente rischierare tutto il proprio esercito in Europa come già avvenuto con l’Armata del Reno in Germania che potrà chiamarsi Armata del Dnepr. La Polonia e la Germania potranno spostare le proprie basi in avanti e la Francia tornare in Germania. L’Ucraina avrà l’occasione di vivere di rendita militare assicurando i “servizi” di cui tutti gli eserciti del mondo hanno bisogno quando non sono a casa propria.
Non importa se dovrà sacrificare le proprie preziose coltivazioni alle esigenze dei campi di cricket, golf, football e calcio e a quelle altrettanto serie dei poligoni permanenti per le migliaia di carri armati e artiglierie che da qualche parte si dovranno pur addestrare per combattere assieme. Non male, come inizio, Sir.
Fabio Mini
01/07/2022
Prima l’Ucraina e poi l’Europa: Nato pronta alla Guerra Grande – Il Fatto Quotidiano