Tra i tanti flashmob che ho visto e in cui c’ero, il più bello è stato questo di Ancora Italia a piazza Barberini, centro della capitale consacrato per un pomeriggio alla più nobile e urgente delle cause, quella della libertà, di cui è simbolo e bandiera il corpo martoriato e la mente integra e irriducibile di Julian Assange, giornalista.
Una manifestazione di denuncia, solidarietà, lotta che ha coinvolto duecento persone in un pomeriggio domenicale di luglio, arroventato da una temperatura impietosa. Un flashmob organizzato dai ragazzi di Ancora Italia come meglio non si sarebbe potuto, in un tempo gravemente breve, quattro giorni, tra i mille impegni pubblici di questa chiusura di stagione e nell’assenza di altre forze poliche, o movimentiste che si collochino nel campo della battaglia contro regime e regimi.
Un’iniziativa la cui forza e il cui significato ha perfino convinto i dirigenti delle forze dell’ordine addetti al controllo a rinunciare a divieti e interventi censori, o limitanti.
Una coreografia spettacolare, con movimenti di “figuranti” a sottolineare il significato e le emozioni dell’intervento audio della madre di Assange. Una serie di interventi finali a rafforzamento del significato delll’operato di Julian Assange in difesa del diritto alla verità di chi la vede, la racconta, la diffonde e di chi la riceve; a denuncia di un’operazione strategica dei regimi NATO, con in testa Regno Unito e Stati Uniti, volta a manipolare la realtà e a imporne una visione conforme agli interessi di un’infima minoranza di privilegiati impegnati a imporre all’umanità la dittatura globale.
Una testimonianza dell’irriducibile consapevolezza che la ferocia del martirio di Assange, volta al suo annichilimento psicofisico, già in atto nella prigione di Belsham e da completare nelle carceri di massima sicurezza degli USA, sul modello di Guantanamo e Abu Ghraib, va oltre la figura di questo giornalista incorrotto e minaccia la categoria tutta di chi si assume il compito di informare. Da noi hanno incominciato, sui media servi, con le liste di proscrizione e i dossier dei servizi segreti più squalificati della nostra storia.
In un sistema mediatico che, in Italia soprattutto, ma in tutto l’Occidente atlantista, è sodomizzato dal progetto politico del Nuovo Ordine Modiale e ne costituisce ormai l’articolazione principale, l’iniziativa chiarificatrice e vindice di verità di Piazza Barberini rappresenta il perpetuarsi nelle piazze del crescente coro di voci, televisive, radiofoniche, cartacee, che minano e disgregano il menzognificio di regime. Duecento donne e uomini se ne sono fatti amplificazione.
Vi sono forze, più o meno organizzate, che si dichiarano rappresentanti, in varie forme, del disagio, della rabbia, dell’opposizione delle masse popolari seviziate dai vari tentacoli della piovra Grande Reset: povertà, guerra, manipolazione sanitaria, soppressione di sovranità, identità, cancel culture, autodeterminazione individuali, collettive, nazionali.
Alcune di queste sembrano impegnate prevalentemente a costituire un recinto di autocontemplazione; altre indicano nella fuga in oasi di separatezza e gratificazione della propria comunità , una soluzione. Ne abbiamo constatato l’assenza in piazza e, nelle comunicazioni, una presenza dal sapore eminentemente rituale.
Sono femonologie riservate a chi ha la fortuna di conservare spazi di manovra individuali, ma sono anche a volte manifestazioni di impotenza che soddisfano l’ego del pifferaio e sono di consolazione ai pifferati, ma sono viste con sollievo e soddisfazione da chi osserva dalle finestre dei palazzi del potere.
Il video della manifestazione
I rivoltati
04/07/2022