Trieste, ennesimo licenziamento illegittimo di un portuale contrario al Green Pass

Ennesimo licenziamento in porto a Trieste, dopo quello di Stefano Puzzer e di altri lavoratori portuali avvenuti nelle settimane e nei mesi scorsi.

Questa volta il licenziamento illegittimo è avvenuto ai danni di Andrea Donaggio, portuale da ben 3 generazioni, stimato lavoratore, membro del direttivo del sindacato CLPT nel periodo relativo alle proteste del 15 ottobre a Trieste, oltre che membro attivo del Comitato “La Gente Come Noi”, istituito per portare solidarietà diffusa ai lavoratori, portuali e non, come i sanitari e gli insegnanti, tutti colpiti dai decreti ‘apartheid’ che hanno istituito gli inutili Green Pazz sul posto di lavoro, e l’obbligo vaccinale, due gravi violazioni costituzionali.

Il licenziamento firmato dal presidente dell’Agenzia del Lavoro Portuale di Trieste, ex direzione nazionalr del PDS nella sezione “trasporti e marittimi” e continuamente nominato dalla politica, Francesco Palmiro Mariani, è chiaramente motivato dall’esigenza di compiacere la politica criminale di Fedriga, Serracchiani e Patuanelli, i veri beneficiari politici dei molti licenziamenti, avvenuti in conseguenza della “strategia della repressione” attuata con gli idranti e coi saluti fascisti di un dirigente della Lamorgese, davanti al molo VII del Porto di Trieste il 18 ottobre.

Una vera e propria vendetta, consumata e a lungo pianificata, con un cecchinaggio avvenuto attraverso l’ingaggio – pagato per di più con soldi pubblici – di costosissimi studi legali e il supporto di agenti investigativi ad hoc che hanno usato tecniche di spionaggio di servizi di famigerata memoria, che ricordano le stagioni di Gladio e della P2, che Imposimato ha ben descritto nei libri che mi ha regalato.

I professionisti d’incarichi pubblici, eterni cortigiani della politica, già noti alle cronache (non de “Il Piccolo”, asservito a questi poteri) per aver fatto ogni sforzo per uscire da leggi anticorruzione che limitavano il continuo scambio delle loro poltrone, hanno quindi avuto buon gioco nel consolidarsi all’interno dell’entourage dei baciapantofole dell’ex finanziere della Goldman Sachs, l’attuale Presidente del Consiglio Mario Draghi.

Il loro attuale mandato, quello di farla pagare attraverso il licenziamento dei protagonisti dello scorso 15 ottobre, pur di allineare i “ribelli” ai “ricattati”, va quindi accolto nel tripudio del silenzio di questi partiti, ora al Governo del paese, che usano la strategia di esacerbare ogni emergenza a loro utile, pur di soggiogare ogni voce dissenziente ai loro affari.

Le proteste sono state lo smascheramento finale dei sindacati confederati CGIL-CISL-UIL, servi tremebondi del regime che ha imbavagliato e sospeso i nostri diritti costituzionali, ricordando all’Italia tutta, l’orgoglio del CLPT, di un sindacato che non ha voluto piegarsi, pur di tenere alto il fuoco della verità, della giustizia e del diritto inalienabile allo sciopero oltre che quello della libera manifestazione del pensiero.

Quei maledetti decreti criminali sono ancora lì e verranno richiamati nel prossimo autunno, a loro uso e consumo, attraverso i loro cortigiani e i loro giullari.

Mentre Draghi è stato innestato come il più alto rappresentante dei “white collars” statunitensi, affiliato a ben 5 logge asservite all’alta finanza internazionale (cit. G.Magaldi “Massoni, società a responsabilità illimitata” ed. Chiarelettere), pur di svendere i diritti dei lavoratori e creare nuovi schiavi, attraverso una continua e strisciante privatizzatizzazione dei diritti fondamentali nel nostro paese.

Grazie ai coraggiosi e indefessi portuali di Trieste, ci ricordiamo che abbiamo, ogni giorno, il dovere di difendere il primo articolo della nostra amata Costituzione Italiana:
“L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.”

W i portuali di Trieste, W il #CLPT.

07/07/2022

Massimo Enrico Baroni | Facebook

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