Negli Usa definiscono running amok la pulsione omicida e suicida di chi imbraccia un’arma per compiere stragi per furia e disperazione.
Marzo 2012 / Marzo 2022: grazie per averci fatto compagnia per tutto questo tempo e per aver alimentato la voglia di camminare ancora |
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Negli Usa definiscono running amok la pulsione omicida e suicida di chi imbraccia un’arma per compiere stragi per furia e disperazione. La guerra in Ucraina ha i caratteri del running amok: furia omicida che alimenta la guerra. E getta l’Europa nel caos |
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L’ampia ricognizione di Rafael Poch, analista di notevole spessore, sui grandi problemi dei protagonisti della guerra per interposto paese, l’Ucraina, mostra un quadro e drammatico. È prevedibile, tuttavia, che non riuscendo a tirarsi fuori dal tremendo vicolo cieco in cui hanno ficcato mezzo mondo, le vere potenze contendenti siano tentate di allungare i tempi e allargare le dimensioni del conflitto, minaccia nucleare inclusa. Ogni soluzione indirizzata verso la pace, qualora non venga imposta da grandi sommovimenti dal basso, appare sempre più improbabile… |
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Il marketing della guerra si nutre di una retorica tutta sua sul concetto di resistenza. Così vengono inventati paragoni traballanti (ad esempio tra le resistenza degli ucraini e la Resistenza italiana) e non si invoca l’invio di armi per altre resistenze sparse nel pianeta |
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Ray Acheson è una femminista e da molti anni è impegnata nella campagne antinucleari. In questo articolo spiega perché il Trattato internazionale sulla proibizione delle armi nucleari è un documento importante, ma soprattutto diverso dalla maggior parte degli altri documenti dell’Onu, e ricorda quali sono i limiti del testo. “Non stiamo solo costruendo un Trattato, stiamo costruendo una comunità. Una comunità di attori che comprendono la realtà delle armi nucleari e che hanno il coraggio di rinunciarvi e di investire in un mondo migliore… Il nostro futuro dipende da questo…” |
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Dietro la retorica dominante, alcune strategie comunicative rivelano l’essenza dell’atteggiamento assunto dall’Italia e dall’Ue nei confronti della guerra |
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Lunedì a Siracusa avrebbe dovuto svolgersi il funerale di un senza tetto: la bara con la salma era pronta e sigillata. Ma Josef, il senza tetto, non è morto. Una storia assurda, anzi no, una storia di chi vive in basso |
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Come ci si racconta? L’esperienza di Mondeggi Bene Comune risponde |
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Il greenwashing, lo sfruttamento delle spiagge e il tour di Jovanotti |
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Le mistificazioni su gas, inceneritori e nucleare approvate dal parlamento Ue |
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In questi giorni sono tanti i giovani di diverse città che raggiungono piazza della Libertà, a Trieste, dove ogni pomeriggio c’è chi autogestisce l’accoglienza dei migranti della rotta balcanica. Semi di una nuova cultura politica. Intanto, il sindaco minaccia di chiudere quella piazza |
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La vita nel Mediterraneo è piena di fatti assai difficili da spiegare |
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Dovrebbero essere in tanti e tante, grandi e piccoli, a organizzare nei prossimi mesi un salto a Orvieto. A due passi dal Duomo c’è la possibilità di scoprire, innamorarsi e studiare l’autore di favole moderne più letto, uno degli autori più prolifici di letteratura del secondo Novecento, uno straordinario scrittore di filastrocche ma anche un grande giornalista, di certo un autore studiato nelle università di diversi paesi del mondo. Il Centro studi “Gianni Rodari”, nato nel 1987 – e rimasto aperto fino al 2010 – per iniziativa del Comune di Orvieto e della famiglia Rodari, è stato ed è il primo Centro dedicato a Rodari nato in Italia: oggi, con i suoi 1.500 documenti, trova finalmente una sede importante al centro della città |
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