Il 24 luglio 2021 è una di quelle date che può essere considerata spartiacque del corso degli eventi degli ultimi anni. Esattamente in questa giornata, lo scorso anno, migliaia di persone scendevano in piazza, in diverse città d’Italia per opporsi all’introduzione del green pass. Quella giornata ha dato inizio a una delle più grandi mobilitazioni di massa degli ultimi decenni. Sbaglia profondamente chi svaluta questo periodo di mobilitazioni soltanto perché attraverso esse non si sono ottenuti risultati tangibili immediati, come l’abolizione del green pass; la composizione variegata di quelle piazze, che ha visto talvolta anche la comparsa di personaggi e idee bizzarre era comunque caratterizzata, sostanzialmente, da un netto e radicale, come mai prima d’ora, rifiuto globale del sistema nel quale viviamo, sfiducia e condanna di chi occupa indegnamente le istituzioni, sentimenti sepolti del popolo italiano (e traditi a più riprese, dai 5stelle in primis) di cui la contingente necessità di abolire il green pass è stata solo un detonatore.
Di quelle piazze contro il green pass infatti è sopravvissuto un movimento di resistenza più organizzato, che ha ben chiari quali siano i problemi dell’Italia, che la opprimono da molto prima del green pass e dell’esperimento sociale mal riuscito del Covid19; in quelle stesse piazze dove un anno fa si gridava “no green pass”, “libertà”, oggi si grida “no alla NATO”.
Il 24 luglio, in barba a chi pensava che in Italia il gioco delle élite sarebbe stato stato facile e anche a chi si compiace dell’appellare i suoi stessi connazionali con locuzioni come “branco di pecore” e simili, con quel pizzico di autorazzismo che purtroppo ci appartiene, gran parte della popolazione di questo paese, nonostante due anni di terrorismo psicologico e di propaganda, ha detto chiaramente agli artifici di questo progetto distopico che “in Italia non si passa”.
Le elezioni anticipate al 25 settembre hanno lo scopo, o quantomeno portano al risultato, di escludere di fatto, ogni forza politica extraparlamentare che non avrà il tempo materiale per svolgere gli adempimenti burocratici, come la raccolta delle firme. Questa mossa esclude dalla competizione elettorale quelle forze politiche che avrebbero potuto essere espressione del dissenso manifestato nelle piazze in questi due anni, e in generale estromette chiunque non faccia parte dell’establishment. Questo ennesimo colpo alle istituzioni e alle pratiche democratiche avviene, inoltre, dopo due anni di stato di emergenza, di sospensione dei diritti fondamentali e costituzionali e di imposizione esterna di un presidente del consiglio che ha perpetrato, con green pass e obbligo vaccinale per lavorare, una delle più grandi violazioni dei diritti umani in questo paese dopo il G8 di Genova.
Il governo Draghi è caduto, ma il resto rimane. Rimane la NATO, l’UE, il dominio statunitense e quindi la sovranità limitata; la distruzione del tessuto economico, la povertà e il degrado sociale che le politiche del “governo dei migliori” e anche dei loro predecessori hanno iniziato. Resta, nonostante la farsa delle elezioni e anzi, soprattutto a causa di come sono state organizzate queste elezioni, il problema democratico.
La lotta del popolo italiano per costruire un paese libero è appena iniziata. Chi si figura la rivoluzione come l’assalto alla Bastiglia o la presa dei palazzi romani, non comprende che la rivoluzione è un processo. E quel processo, in questa precisa fase storica, in Italia è iniziato il 24 luglio 2021, quel giorno il testimone di chi ha lottato per l’indipendenza di questo paese, per la democrazia e per la libertà è stato raccolto, consapevolmente o meno, dalla massa di persone che è scesa in piazza per dire “no al green pass”, che oggi è ancora in piazza per dire “no alla NATO” e che resterà in piazza e continuerà ad organizzarsi e a lottare finché non avrà tolto dalle mani di questa gentaglia le redini del paese.
Veronica Duranti
23/07/2022