Ovvero: la produzione di uova spiegata passo-passo, per mostrare che implica sofferenza e morte per galline e pulcini. Sempre. Senza eccezione.
“Le uova vanno evitate perché possono essere fecondate e avere il pulcino dentro? Da dove arrivano le galline ovaiole? Come avviene la riproduzione?” Sono tanti i dubbi delle persone sulla produzione di uova: proprio perché le idee in merito sono confuse, molti, anche in buona fede, si sforzano di immaginare una modalità – anche solo teorica – per produrre uova senza uccidere animali.
Tanto accanimento per che cosa? Per avere un prodotto del tutto inutile e dannoso? Inutile perché in cucina non serve mai, se si impara come sostituirlo nelle ricette tradizionali. Dannoso perché è pieno di grassi e colesterolo.
Non indaghiamo sui motivi di questo accanimento, ma ci concentriamo su come funziona la produzione di uova, per dimostrare che non esiste un modo per ottenere uova non cruente, né in teoria né in pratica.
Seguici nel ragionamento: se sei vegan, per avere le idee più chiare e saper argomentare con gli altri; se non lo sei, per capire e scegliere secondo coscienza.
Primo passo: come funziona in natura
Tutte le specie selvatiche di uccelli depongono pochissime uova in un anno e solo in alcuni periodi specifici, per riprodursi. Anche le galline e i galli sono uccelli: quando i loro antenati vivevano in natura, le femmine della specie deponevano le uova solo per la riproduzione, come ogni altro volatile.
Cosa succede se togliamo le uova da un nido? La femmina cercherà di deporne altre. E se togliamo anche quelle, ne deporrà ancora altre. Alla lunga, questo avrà gravi ripercussioni sulla sua salute, perché produrre un uovo richiede non poche energie e “materia prima” che l’animale deve prelevare dal proprio organismo, soprattutto calcio (di cui è formato il guscio).
Il dispendio anomalo di calcio, che si verifica sempre quando l’animale deve deporre uova in quantità innaturale, in modo forzato, espone a osteoporosi, fratture ossee e altri disturbi.
È esattamente questo che accade alle attuali galline d’allevamento: attraverso una selezione genetica durata decenni, sono state ottenute razze di galline che producono uova in una quantità impensabile in natura, e che continuano a produrle perché vengono tolte loro ogni volta.
Il solo fatto di costringere le galline a produrre uova in continuazione è un maltrattamento grave e, da solo, sarebbe sufficiente a rendere la pratica condannabile. Ma a questo maltrattamento se ne aggiungono molti altri: vediamo quali.
Secondo passo: come funziona negli allevamenti, andando a ritroso
Per capire come funziona tutto il processo, iniziamo da zero e andiamo a ritroso lungo la catena produttiva.
Immaginiamo di voler creare un nuovo stabilimento per la produzione di uova. Saranno uova non fecondate, perché non dobbiamo far nascere pulcini, ma venderle per il consumo umano.
Per il nostro nuovo stabilimento, ovviamente ci servono le galline. Niente galli, non ci servirebbero a nulla. Dove prendiamo queste galline? Le prendiamo dalle “fabbriche” di galline ovaiole, dette incubatoi. In questi stabilimenti si trovano uova fecondate, perché vogliamo far nascere i pulcini, che diventeranno “galline ovaiole”, da usare per produrre le uova, non fecondate, che venderemo ai negozi.
Facciamo un altro passo a ritroso: da dove vengono le uova fecondate degli incubatoi? Vengono da stabilimenti ancora diversi, quelli di riproduzione. Lì le uova vengono fecondate: le galline vengono fatte accoppiare coi galli, oppure sono fecondate artificialmente, e depongono le uova con l’embrione di pulcino. Ma non le possono covare: le uova vengono portate via, in modo che le galline ne depongano altre.
Quando le galline saranno ridotte allo stremo da questa deposizione forzata e non saranno più produttive, verranno macellate. E anche i galli faranno la stessa fine. Non si salva nessuno, come in tutti gli allevamenti.
Terzo passo: rifacciamo il percorso in avanti, dalla nascita al macello
Fin qui abbiamo fatto il percorso alla rovescia, partendo dalla nostra necessità di galline ovaiole per un nuovo allevamento a abbiamo appreso che vi sono 3 tipi di allevamenti. Rifacciamo il percorso in avanti.
Il primo stabilimento è quello di riproduzione – chiamiamolo “allevamento 1” – che serve a produrre le uova fecondate. Tolte alle galline, esse vengono portate nello stabilimento di incubazione, chiamiamolo “allevamento 2”.
Nell’incubatoio cosa succede? I pulcini dentro alle uova iniziano a formarsi e dopo circa 3 settimane sono pronti per uscire. Per questi animaletti, con la nascita inizia l’incubo.
I pulcini che nascono sono per metà maschi e per metà femmine. Le femmine sono quelle che serviranno per il nostro ipotetico stabilimento di produzione di uova, che chiamiamo “allevamento 3”.
I maschi sono inutili, sono scarti. Che fine fanno? Vengono uccisi subito, tritati vivi o gettati in sacchi e fatti morire soffocati.
Si potrebbe pensare di “riciclarli” per produrre carne. Non che questo cambierebbe il loro destino in meglio, anzi: verrebbero fatti penare per qualche settimana e poi uccisi al macello. Ma non lo si fa, perché non sono della razza giusta. I “polli da carne”, maschi e femmine, sono di una razza diversa, selezionata per crescere a dismisura, in modo anormale, in poco tempo. Così è molto più conveniente per l’allevatore.
Mentre i pulcini maschi vengono tritati vivi, le femmine vengono “debeccate”: la punta del loro becco viene tagliata con una lama. Questa ulteriore tortura serve perché le galline non si becchino tra loro – e quindi non si “danneggino” causando perdite all’allevatore. E perché si dovrebbero beccare tra loro? In una situazione normale non lo farebbero mai.
Ma “l’allevamento 3”, quello per la produzione di uova, non è una situazione normale. E’ una situazione di tale sofferenza che le galline impazziscono e quindi diventano violente tra loro. Allora si prevengono i danni tagliando il becco.
I pulcini femmina solo allevati per qualche mese, fino a quando raggiungono l’età di deposizione delle uova: a quel punto le galline sono chiuse negli stabilimenti di produzione di uova, fino a 20 mila animali per capannone, e il loro calvario si inasprisce e peggiora, ogni giorno, fino alla morte.
In allevamento le galline sono forzate a produrre circa un uovo al giorno; soffrono di dolori alle zampe, perdono le piume, impazziscono per la reclusione; rimangono intrappolate tra le sbarre e sono lasciate a morire lentamente; soffrono di problemi respiratori, perché i capannoni non vengono mai puliti, se non “a fine ciclo”.
Cosa avviene a fine ciclo? Avviene che le galline sono tutte uccise, a circa 2 anni di età. Sono afferrate con violenza, gettate in cassette e portate al macello; lì sono appese a testa in giù e sgozzate, spesso ancora coscienti.
Tutti i tipi di allevamento seguono questa trafila, senza differenze. Le galline ovaiole possono avere un po’ di spazio in più, negli allevamenti detti “a terra” o “all’aperto”, ma sono differenze minime: morte e violenza, lungo tutta la filiera, rimangono le stesse. Chi sostiene che non sia così, diffonde menzogne.
Quarto passo: ricapitoliamo e concludiamo
- Allevamento 1, di riproduzione: qui galline e galli sono allevati per la riproduzione. Le galline depongono uova fecondate. La fecondazione può essere artificiale oppure avvenire con l’accoppiamento di gallo e gallina.
- Allevamento 2, incubatoio: qui sono portate le uova fecondate dell’allevamento 1 e sono messe nelle incubatrici, fino alla schiusa. Qui sono uccisi tutti i maschi appena nati e debeccate tutte le femmine.
- Allevamento 3, di galline ovaiole: qui arrivano i pulcini femmina (nati nell’allevamento 2) non appena in grado di deporre le uova.
Questa trafila avviene per ogni genere di allevamento: bio, a terra, “all’aperto” (“all’aperto” è più un’etichetta che una realtà).
Gli animali usati per la riproduzione sono uccisi quando non servono più. Sempre.
I pulcini maschi sono uccisi appena nati. Sempre.
Le galline ovaiole sono uccise a fine sfruttamento. Sempre.
Per evitare tanta violenza, evita le uova. Sempre.
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OPUSCOLO
AgireOra
15/01/2020