“Noi non abbiamo paura”: parla uno dei sindacalisti scarcerati

Il Tribunale di Bologna annullagli arresti per l’accusa di associazione a delinquere per Usb e Sicobas (e meno male che per la procura di Piacenza non era un’inchiesta antisindacale…).

Ora che la decadenza delle misure cautelari più restrittive mi consente nuovamente di poter comunicare voglio innanzitutto ringraziare tutte e tutti coloro che ci hanno espresso solidarietà e si sono mobilitati a difesa del diritto di sciopero e di libera organizzazione sindacale.

Un particolare apprezzamento va rivolto all’onestà intellettuale di coloro che pur non condividendo progetti, pratiche e cultura politica del sindacalismo conflittuale e di classe hanno inteso difendere i principi fondamentali della Costituzione repubblicana e antifascista.

Senza dimenticare la generosa, competente, militante azione giuridica di Arturo e Marco, dell’ufficio legale di USB

“Noi non abbiamo paura” non è un’ostentazione di virilità machista (per quanto mi riguarda mi confronto quotidianamente con un sacco di paure, pur cercando sempre di addomesticarle per non farmi travolgere) è una scelta di vita, un imperativo ideologico, è l’ottimismo della volontà.

È soprattutto un insegnamento che mi ha dato la militanza nei magazzini della logistica dove si confrontano e confliggono due paure: quella che i padroni esercitano verso i facchini e quella che i facchini mettono in campo per difendersi dai padroni.

Il modo di produzione capitalistico si è “inventato”, per garantirsi il profitto, una composizione politica fondata sul dominio mediante la paura: la paura di ricevere contestazioni e sanzioni disciplinari sul lavoro, la paura di essere spostato a fare i lavori peggiori, la paura di essere trasferito in sedi lontane da casa, la paura di perdere il lavoro, la paura di perdere il diritto di cittadinanza ed essere spedito al paese di origine, la paura di non avere riconfermato il contratto a tempo determinato, la paura di continuare a lavorare part time con uno stipendio da fame, la paura di avere una busta paga sbagliata con meno soldi e ferie, la paura di essere denunciato se fai lo sciopero, la paura di essere massacrato di botte dai caporali e dai mafiosi se non obbedisci ai loro dictat, la paura di iscriverti al sindacato di classe, la paura di non arrivare a fine mese con lo stipendio, la paura di non tornare più a casa perché muori sul lavoro.

Noi abbiamo costruito coi facchini pratiche che contrastassero la paura dei padroni: abbiamo fatto lotte “spaventose”, scioperi che hanno spaventato i padroni e i loro servi, abbiamo agito legittima difesa dallo sfruttamento capitalistico. In questo senso “noi non abbiamo paura”.

Perché non vogliamo restare schiacciati dal peso dell’ingiustizia, vogliamo continuare a strappare risultati fino alla vittoria finale.

L’anomalia piacentina sta in un ribaltamento di ruoli e gerarchie che ha visto l’operato della questura di Piacenza “imboccare” e dirigere la Procura andando a rafforzare la paura contro i lavoratori.

Si sono abbondantemente sottovalutati i numerosi casi di infiltrazione della malavita organizzata nei poli logistici provinciali (sui quali hanno invece indagato gli organi di polizia giudiziaria campani e lombardi con ricadute in casa nostra) e il problema sono diventati quei “delinquenti” dei sindacati conflittuali piacentini che hanno maltrattato le povere multinazionali della logistica.

Nessuno si è accorto che le n’drine calabresi, o i clan camorristi facevano lavorare in nero, sottopagavano, evadevano tasse e contributi? Nessuno si è accorto che gli scioperi erano spesso contro quelle situazioni lì?

Ci hanno dipinto come quelli che strumentalizzavano i facchini che non avrebbero invece avuto alcuna ragione per lamentarsi della loro condizione.

Davvero un’indagine e delle conclusioni da brividi.

Sappiano però lorsignori che per quanto spaventati continueremo a sforzarci di essere, noi, un incubo per i padroni perché noi la paura la vinciamo e vinceremo.

Roberto Montanari (sindacalista Usb scarcerato il 5 agosto)

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