[Sinistrainrete] Carlo Di Mascio: Proletari e dominio di classe

Nikolai Alexandrovic,

si trova da me il compagno Ivan Afanasevic Cekunov, un contadino assai interessante, che propaganda a modo suo i principi del comunismo. Egli ha perso gli occhiali e ha pagato 15 mila rubli per una porcheria! Non lo si potrebbe aiutare a trovare dei buoni occhiali? Vi prego molto di aiutarlo e di pregare il vostro segretario di comunicarmi se ci siete riuscito.

Lenin, Al compagno Semascko

I

Lenin, in modo estremamente chiaro, affermava che in una società fondata sulla lotta di classe, in cui esistono dominanti e dominati, non può esistere una scienza imparziale, per cui anche la filosofia, che mira a giustificare e a ricucire il vecchio con il nuovo in funzione di un ordine minacciato1, destinata cioè a servire o a sfruttare le pratiche scientifiche, come sottolineava Althusser, non può in definitiva che rappresentare istanze di parte2. Si tratta quindi di schierarsi, di prendere posizione a favore o contro qualcosa o qualcuno, si tratta in buona sostanza di demistificare chi pretende di costruire ideologicamente la realtà per un obiettivo di classe, soprattutto quando questo obiettivo è finalizzato a controllare la conflittualità sociale e ad implementare massivamente il rapporto tra chi sfrutta e chi è sfruttato.

Il dominio di classe, dunque, quando si sente minacciato si difende, e per farlo ricorre ad ogni accorgimento, sapendo che tutto deve in ogni caso svolgersi all’interno dell’organizzazione del capitale che non è altro che organizzazione della società, sicché il suo sistema ideologico, filosofico e burocratico-giudiziario, non rappresenta altro che la condizione essenziale della dialettica dello sviluppo capitalistico-borghese, la quale si dipana violentemente tra imposizione al lavoro e riproduzione sociale del rapporto di sfruttamento.

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Vladimiro Merlin: Morto un Draghi, se ne farà un altro?

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Morto un Draghi, se ne farà un altro?

di Vladimiro Merlin

IMG 20220801 103518Stiamo parlando, ovviamente, di una morte politica. In questa morte, come per Giulio Cesare, le coltellate sono venute da molte parti e da molti “figliocci” del ex premier.

Da molti suoi seguaci che, fino al giorno prima, lo esaltavano e lo adulavano.

SuperMario era il nuovo “uomo della provvidenza”, l’italiano più “prestigioso” a livello internazionale, l’unico che poteva portare l’Italia fuori dalla crisi sanitaria, economica, ecc. le adulazioni di molti leader politici e di quasi tutti i media erano persino imbarazzanti, non si erano mai viste, in quei termini, nella storia della Repubblica; bisogna tornare agli “imperi” per trovarne di analoghe, da quello del ventennio del ‘900 a quelli più antichi.

Ma appena si è aperto uno spiraglio, una possibilità, è stato subito liquidato.

Più che ironica è ridicola questa situazione se si pensa che poco tempo fa, quando è stato rieletto Presidente della Repubblica Mattarella, quasi contro la sua volontà, nonostante la disponibilità avanzata dallo stesso Draghi, si è sostenuto che non si poteva eleggere Draghi perché era “indispensabile” come Presidente del Consiglio.

Noi non siamo certo tra quelli che si strappano i capelli per la fine prematura di superMario, anzi, ne siamo felici, vista non solo la sua “carriera” precedente ma anche quanto ha fatto, e quanto non ha fatto, da Presidente del Consiglio.

Tra i suoi assassini c’è lo stesso Draghi, quando ha deciso di far scattare un attacco pesante volto alla distruzione del M5S.

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Sergio Cesaratto: “L’inflazione si batte con la fine della guerra, non con la recessione”

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“L’inflazione si batte con la fine della guerra, non con la recessione”

Lorenzo Torrisi intervista Sergio Cesaratto

L’economia italiana è andata meglio del previsto, ma ci sono nubi all’orizzonte, senza dimenticare che a fine settembre ci saranno le elezioni

A giugno il tasso di occupazione in Italia è arrivato al 60,1%, un dato che non si vedeva dal 1977. E proprio il secondo trimestre ha fatto segnare, nelle stime dell’Istat, un rialzo del Pil pari all’1% rispetto ai primi tre mesi dell’anno, superiore quindi a quello medio dell’Eurozona (+0,7%). «Evidentemente – ci dice Sergio Cesaratto, professore di politica monetaria europea all’Università di Siena – il sostegno della spesa pubblica, in particolare l’onda lunga del superbonus, non è venuto meno a fronte di difficoltà della componente estera e dell’agricoltura, colpita dalla siccità. Anche il turismo tira. Tutti desideriamo dimenticare il Covid, la guerra e fuggire dal cambiamento climatico (aggravandolo).

Ricordiamo poi che il tasso di crescita del 4,6% del secondo semestre 2022 è una media annua che tiene conto, “acquisisce” come si usa dire, la crescita robusta dei secondi due semestri del 2021.

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Pierluigi Fagan: Ipotesi sullo sguardo asiatico

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Ipotesi sullo sguardo asiatico

di Pierluigi Fagan

Se assumessimo l’obiettivo strategico americano verso la Cina, ovvero se non proprio isolarla metterla seriamente in difficoltà, mettere dell’attrito sul corso della sua crescita economica, quindi di potenza e di stabilità interna, come dovremmo valutare il viaggio della Pelosi?

Il primo guaio degli articoli e commenti che leggo a riguardo è che essi sono fatti con una mentalità occidentale e si rivolgono ad un pubblico occidentale. Ma la partita è prettamente orientale. Non solo è orientale la Cina, è orientale il sistema in cui è inscritta la Cina. E’ questo sistema, il sistema asiatico, che alimenta la crescita cinese e di pari vi dipende.

Il secondo guaio è il tipo di immagine di mondo che ha l’analista. Ora vanno molto i geopolitici dopo un lungo dominio degli economisti. Purtroppo però, così come gli economisti fanno analisi monofocali che ignorano la grammatica geopolitica, i geopolitici scontano altrettanta parzialità monofocale verso o fatti economici. E’ un bel guaio, dato che lì nella realtà delle cose, così come nelle mentalità politiche degli attori in campo (capi dei vari governi dell’area) non esiste tale divisione, al realtà con la quale avere a che fare è una.

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Comitato NoMuos/NoSigonella: Sigonella e le esecuzioni mirate

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Sigonella e le esecuzioni mirate

di Comitato NoMuos/NoSigonella

Non importa dove vi nascondiate, se siete una minaccia per il nostro popolo, gli Stati Uniti vi troveranno e vi elimineranno. C’è poco da fare: che si tratti di Garibaldi, Mussolini o Di Maio, non è facile trattenere l’emozione quando un leader politico si affaccia al balcone e parla al popolo. Non è roba di routine, lo si fa per annunciare la rottura delle reni elleniche, l’abolizione della povertà o la cancellazione dalla faccia della terra di Ayman al-Zawahiri. Già, chi l’avrebbe detto che l’onore del discorso balcone, per l’eliminazione dell’emiro di al Qaeda, sarebbe toccato al compassato Joe Biden, autore della solenne affermazione del nostro incipit… La pratica delle esecuzioni “mirate” non è certo prerogativa esclusiva degli Stati Uniti, le forze armate israeliane ne fanno uso da decenni in Palestina inventando spesso Target Killing anche solo quando si tratta di ribadire il fatto che a Gaza o Jenin possono colpire dove e quando vogliono. Un bel salto di qualità lo ha determinato poi, naturalmente, l’uso massiccio dei droni. Si tratta di vere operazioni di guerra, di assassinii ordinari mascherati, oppure solo di condanne a morte senza processo? Dipende. E cosa accade se i droni partono da territori nazionali che in guerra “ufficialmente” non sono mai scesi? In quali conseguenze possono incorrere le popolazioni che abitano quei territori?

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Paolo Cacciari: Decrescita, se non ora quando?

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Decrescita, se non ora quando?

di Paolo Cacciari

L’idea di una società orientata alla decrescita – Serge Latouche e Maurizio Pallante sono tra i suoi promulgatori più conosciuti in Italia – sta facendosi strada anche in ambienti inaspettati. Nella seconda parte del IV Rapporto 2022 dell’Ipcc, il consesso di scienziati dell’Onu che studia il cambiamento climatico indica ai decisori politici la decrescita – correttamente intesa come decremento reale e pianificato dei flussi di materia impiegati nei cicli produttivi – come una delle vie più sicure per raggiungere gli obiettivi dello sviluppo sostenibile (SDGs). L’Eeb (European Envirinmental Bureau) smaschera – letteralmente: “debunked” – la pretesa di disgiungere la crescita del Pil dall’aumento della pressione sull’ambiente naturale rimanendo all’interno della logica del sistema economico attuale regolato dal mercato. L’Eea (l’Agenzia ambientale europea) auspica una “crescita senza crescita economica” (growth without economic growth), che è un altro modo di dire che bisogna uscire dal calcolo del valore monetario delle produzioni. L’Ispra (l’Istituto superiore per la ricerca e l’ambiente) ha tenuto un incontro dal titolo significativo: Oltre la crescita.

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Sandro Moiso: Armi letali / 3: A cercar la bella morte

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Armi letali / 3: A cercar la bella morte

di Sandro Moiso

Dedicato a tutti i giovani che hanno meravigliosamente animato il festival Alta Felicità a Venaus dal 29 al 31 luglio

gesù 300x225«La resa per noi è inaccettabile, non avremmo grandi possibilità di sopravvivere se venissimo catturati. I nemici vogliono distruggere gli ucraini, per noi è chiarissimo. Noi siamo consapevoli che potremmo morire in qualsiasi momento, stiamo provando a vivere con onore. I nostri contatti con il mondo esterno potrebbero essere sempre gli ultimi. Siamo accerchiati, non possiamo andare via, in nessuna direzione. Abbiamo rinunciato alle priorità della difesa personale. Non sprecate i nostri sforzi perché stiamo difendendo il mondo libero a un prezzo molto alto». (capitano Svyatoslav Kalina Palamar, vice comandante del battaglione Azov).

«Scappare è da codardi. Non possiamo fermarci e trattare, il nostro obiettivo è fermare la minaccia russa: stiamo lottando non solo per l’Ucraina ma per il mondo libero… La debole reazione del mondo è uno dei motivi per cui siamo ancora qui. L’Ucraina è lo scudo dell’Europa, lo è stata negli ultimi due secoli. Abbiamo lottato contro le invasioni nei tempi passati, adesso è un’altra storia. Lottiamo da soli da quasi due mesi e mezzo, abbiamo ancora acqua, munizioni e armi. I soldati mangiano una volta al giorno, ma continueremo a lottare». (Denis ‘Radis’ Prokopenko, comandante del battaglione Azov)

“I nostri militari in un certo senso stanno ripetendo quello che ha fatto Gesù Cristo, sacrificando la propria vita per il prossimo, per i figli, per la propria gente e difendendo la loro terra dall’aggressore. Per questo consacro le loro armi, perché le usino per riprendersi la nostra terra benedetta da Dio”. (Mykola Medynskyy, cappellano militare ucraino membro del partito Pravyj Sektor)

La saga di Azovstal è terminata ormai da tempo. Il sacrificio in stile Götterdämmerung (crepuscolo degli dei) auspicato in un primo tempo da Zelensky e dal suo governo non c’è stato (forse anche per le proteste dei famigliari dei combattenti là asserragliati) e i russi sono stati abbastanza saggi da non trucidarne i difensori sotto gli occhi di tutto il mondo.

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Claudio Gnesutta: Che cosa preannuncia la ripresa dell’inflazione?

sbilanciamoci

Che cosa preannuncia la ripresa dell’inflazione?

di Claudio Gnesutta

Da dove viene il ritorno dell’inflazione e che politiche sono possibili? Un confronto con gli anni Ottanta, sui prezzi delle materie prime, instabilità internazionale, conflitti, ristrutturazione produttiva. E sull’antica questione del contenimento dei salari

ClipboardDa un po’ di tempo serpeggia sulla stampa quotidiana, non solo su quella economica, l’apprensione per la crescita dei prezzi, dell’inflazione. La possibilità che la pressione inflattiva possa acuirsi e, radicandosi in una spirale prezzi-salari, passare «da un regime di bassa inflazione a un regime di alta inflazione» è esplicitamente considerato nel recente Rapporto annuale della Banca dei Regolamenti internazionali (BIS, No Respite, Annual Economic Report, June 2022, https://www.bis.org/about/areport/areport2022.pdf). Sono considerazioni stimolate dallo shock subito dal prezzo del gas e da quello del grano in seguito alla guerra in Ucraina.

La tendenza all’aumento dei prezzi delle materie prime, soprattutto di quelle legate all’energia, non sembra però dipendere da motivi contingenti; essa è latente nel sistema globale da diversi anni e, oltre a interessare le granaglie (frumento, riso, soia ecc.) come ricordano le ricorrenti crisi alimentari dei paesi più poveri, riguardano molte materie prime (oltre a quelle energetiche, il rame, litio, cobalto, nickel…) la cui domanda, crescente con la crescita della produzione mondiale (e per le necessità della transizione energetica), tende a eccedere un’offerta insufficiente per i colli di bottiglia nella catena globale dell’approvvigionamento, per le sanzioni e correlate restrizioni, per l’accumulo di scorte strategiche da parte dei paesi manifatturieri. L’impatto di un costante aumento di tali prezzi sul costo dei manufatti, assieme al perdurare di una situazione di incertezza produttiva (a causa del Covid e della guerra in Ucraina), sembra consolidare una prospettiva – come ricorda il citato Rapporto – del formarsi di una situazione in cui la stagnazione produttiva convive con un’inflazione monetaria richiama alla mente quella sperimentata a livello globale negli anni Ottanta.

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Carlo Formenti: Dichiarazione di voto

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Dichiarazione di voto

di Carlo Formenti

Cari amici e compagni

Il 25 settembre, che casualmente è anche la data del mio 75° compleanno, ammesso e non concesso che l’infame dispositivo che obbliga le poche forze realmente di opposizione a raccogliere le forme in tempi ridicolmente brevi, voterò per il PC di Rizzo. Scelta scontata, penseranno alcuni, visto che a quel partito sono iscritto e che negli ultimi uno/due anni l’ho sostenuto in varie occasioni, anche accettando di candidarmi alle recenti elezioni comunali di Milano. Invece la scelta non è affatto scontata per i motivi che cerco di spiegare qui di seguito.

In primo luogo perché sulla scheda elettorale non troverò il simbolo di quel partito ma un per me indigesto simbolo in cui non vedo né una falce e martello né la parola comunista, e nemmeno la parola socialista, rimpiazzata dall’aggettivo popolare che sta sotto le parole Italia e sovrana. Chiarisco che non è il riferimento alla sovranità nazionale a imbarazzarmi: è dai tempi in cui assieme ad altri amici avevo fondato il gruppo Nuova Direzione che vengo sistematicamente accusato di rossobrunismo per cui ci ho fatto il callo.

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Fosco Giannini: Nel nulla politico italiano, la questione Taiwan (spiegata facile)

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Nel nulla politico italiano, la questione Taiwan (spiegata facile)

di Fosco Giannini

In Italia il “discorso” politico è in questi giorni dominato sia dall’inessenziale assoluto eletto a questione strategica (il PD si allea con Calenda: liberismo atlantista più liberismo atlantista, cosa c’è da stupirsi o da esultare?), che dal surrealismo politico opportunista spacciato per questione politica e morale (Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana e Bonelli, portavoce dei Verdi, avrebbero subito voluto allearsi con il PD ma forse recedono poichè col PD si allea Calenda, “la même chose” del PD). Cioè: quando la lana caprina si vende per seta.

Mentre un “nulla” equivoco agita le acque italiane, il mondo è attraversato dal pericolo più grande del XXI secolo: la questione Taiwan, la  crisi Taiwan.

La speaker della Camera dei Rappresentanti Usa, Nancy Pelosi, ha mantenuto la sua folle e aggressiva promessa colma di guerra mondiale ed è sbarcata a Taiwan. E in seguito a ciò la marina e l’aviazione cinesi hanno iniziato le esercitazioni militari al largo dell’isola, lanciando missili a 15 chilometri dalla costa.

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comidad: È la lobby della deflazione a gestire il quantitative easing

comidad

È la lobby della deflazione a gestire il quantitative easing

di comidad

La vera funzione sociale del cosiddetto “dibattito” non è purtroppo quella di confrontare le rispettive idee ed argomentazioni, bensì di fissare delle gerarchie nella comunicazione. Si tratta quindi di stabilire chi ha il privilegio di occupare il piedistallo dell’accusatore o del giudice e chi invece si trova nella condizione cronica di imputato. Non conta che le accuse siano infondate o assurde, anzi, più lo sono e meglio è, poiché con punti di riferimento vaghi diventa molto più complicato discolparsi. La gerarchizzazione comporta non solo l’assegnazione dei ruoli ma anche la recinzione in cui il dibattito può svolgersi, cioè gli argomenti che ti fanno acquisire status e quelli che invece ti squalificano. Ciò vale anche per il dibattito elettorale; infatti il risultato delle elezioni non va valutato contando chi ha preso più voti, il che spesso è del tutto irrilevante, bensì in base a chi è riuscito a detenere il controllo della cosiddetta “realtà”, alla quale qualsiasi governo dovrà poi piegarsi. L’irrilevanza del dato numerico del voto è uno schema che funziona anche al netto delle trasversalità che si riscontrano nel sistema dei partiti, per cui, ad esempio, Enrico Letta e Giorgia Meloni sono tutti e due nell’Aspen Institute, mentre la Lega ed il PD spingono entrambi per l’autonomia differenziata.

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Pierluigi Fagan: Cornice

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Cornice

di Pierluigi Fagan

Siamo tutti persi in un oceano di notizie relative a fatti. Ma in natura, nella realtà, i fatti sono connessi tra loro a fare il “mondo” e nel mondo ci sono attori intenzionali con strategie, strategie che vogliono far fronte a previsioni. Questi ultimi due elementi, strategia fatte su previsioni, fanno la cornice in cui s’inquadra il groviglio dei fatti del mondo. Vorrei fornire una versione interpretativa di questa cornice, poiché i molti fatti interagiscono proprio con la cornice, anche se spesso non la vediamo.

Il periodo moderno dura un po’ più di tre secoli. In esso, la parte che chiamiamo Occidente, prima solo Europa, poi Stati Uniti con Europa, ha dominato questo periodo storico. Colonialismo, imperialismo, sviluppo scientifico e tecnico (o forse il contrario), modo economico moderno, armi, conoscenza hanno garantito al sistema occidentale un incredibile potere sul resto del mondo. Questo ha permesso il poter importare materie, energie e lavoro a bassi costi per alimentare il modo economico che ha dato ordine dinamico alle nostre forme di vita associata. In questo mondo al nostro servizio, abbiamo poi esportato resti di produzione, scarti, disordine.

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