Dopo decenni di propaganda a senso unico, ormai in Italia la maggioranza della popolazione è convinta che abbiamo un settore pubblico sovradimensionato, sia per quanto riguarda il numero di aziende, di controllate e di partecipate, sia per quanto riguarda il numero di lavoratori. Peccato che i dati raccontino una storia diversa. Anzi, diametralmente opposta.
Andiamoli a vedere settore per settore.
PRIVATIZZAZIONI
Le entrate della privatizzazione degli anni 90 in l’Italia sono state pari a 121,05 miliardi di dollari (contro i 64,8 miliardi della Francia, i 48 della Germania e i 44 della Spagna), l’importo più elevato in Europa in termini assoluti e tra i più alti in percentuale al PIL: 13,3%¹
DIPENDENTI PUBBLICI
L’Italia ha il più basso rapporto tra dipendenti pubblici e popolazione della UE: meno del 6%. Ai primi posti troviamo Svezia, Danimarca, Finlandia ed Estonia che ne hanno tra il 14% e il 10%.
Nonostante questo, l’Italia è al contempo uno dei Paesi ad aver maggiormente ridotto la consistenza del personale in servizio nella PA tra il 2007 e il 2019 (da 3,5 a 3,3 milioni)².
Inoltre, nel settore pubblico italiano si riscontrava la maggiore incidenza di lavoratori con oltre 55 anni e la più bassa di quelli con meno di 35 anni² (grafico 2).
Nel computo dei dipendenti pubblici, tutti i Paesi europei inseriscono sia le amministrazioni centrali, sia quelle regionali, sia quelle locali. Tra i dipendenti l’Italia conteggia anche insegnanti e personale sanitario. A differenza, per esempio, della Germania. Le partecipate invece le contano tutti a parte³.
Anche andando a vedere i dipendenti dei settori solitamente pubblici e considerando quelli che alcuni Paesi conteggiano come dipendenti privati, l’Italia si trova comunque agli ultimi posti della classifica?
Noi impieghiamo 556.000 lavoratori nelle partecipate più grandi, contro i quasi 2 milioni dei francesi e gli 1,7 milioni dei tedeschi?
Anche guardando il rapporto tra occupazione totale e occupazione tra imprese di Stato, controllate e partecipate, l’Italia risulta agli ultimi posti tra i Paesi OCSE? con il 3%
Ai primi posti dopo la Cina troviamo la Norvegia (13%), la Finlandia (8%), la Francia (7,9%), la Lettonia (6,9%), l’Ungheria (5,5%), l’Estonia, la Svezia, la Repubblica Ceca, la Germania, l’Austria, la Slovacchia.
IMPRESE DI STATO, CONTROLLATE E PARTECIPATE
Rispetto all’Italia, il peso delle aziende di Stato, delle controllate e delle partecipate è molto più alto negli altri Paesi. Sia in termini di forza lavoro (come abbiamo già visto), sia per numero, sia in termini di PIL.
Nel 2021 nell’elenco delle migliori imprese stilato ogni anno da Fortune (Fortune Global 500), troviamo 143 imprese cinesi, 11 in più rispetto al 2020. Di queste, ben 82 sono imprese statali.
Nella sola Cina, il governo centrale possiede 51.341 imprese di Stato, valutate a 29,2 trilioni di dollari e danno lavoro a circa 20,2 milioni di persone.
La Cina è il più grande Paese per numero di aziende di Stato. Seguono Ungheria (370), India (270), Brasile (134), Repubblica Ceca (133), Lituania (128), Polonia (126) e Repubblica Slovacca (113).
Stando all’ultimo report OCSE (che è del 2017), per quanto riguarda l’Europa, in Germania le aziende interamente pubbliche sono 71, in Francia 51, in Svezia 49, in Finlandia 47, in Danimarca 21. In Italia sono 20.
Andando a vedere i dati di altri rapporti che hanno raccolto e aggregato i dati in maniera differente da quelli OCSE, i risultati non cambiano di molto.
Molti Paesi hanno una partecipazione (parziale o totale) dello Stato superiore al 10% nelle prime 10 aziende per dimensione e importanza. Così non è per l’Italia.
Anche andando a vedere il valore del patrimonio netto contabile delle grandi aziende di Stato rispetto al PIL, l’Italia si trova dietro a molti Paesi ben lontana dai primi posti.
Per quanto riguarda il valore di controllate e partecipate pubblica, l’Italia si colloca dietro a Francia, Germania e Spagna.
Nonostante questo, secondo gli ultimi dati ISAT, l’Italia tra il 2018 e il 2019 ha tagliato il numero di controllate e partecipate del 3,9%¹. In particolare è stato tagliato il numero di partecipate pubbliche attive nei settori dell’industria e dei servizi (-5%) e di quelle partecipate direttamente da almeno un’amministrazione pubblica regionale o locale (-6%).
Se si vanno a vedere i dati tra il 2012 e il 2019, il taglio è stato del 23,8%
La ripartizione territoriale con il maggior numero di imprese partecipate è invece il Nord-ovest (27,8%), che impiega il 30,7% di addetti e presenta una dimensione media di 171 addetti. Tra le regioni è la Lombardia ad avere il maggior peso in termini di partecipate pubbliche (17,2%), con il 18,6% degli addetti e una dimensione media di 167.
AIUTI DI STATO
Solo nei primi mesi del 2020, in seguito all’emergenza Covid, la Commissione Europea ha autorizzato 1.900 miliardi di aiuti di Stato. Di questi, più della metà (il 52%, circa 1.000 miliardi di euro) riguardano la Germania. All’Italia ne sono stati autorizzati il 17% del totale¹¹.
Secondo l’ultimo report – che si ferma al 2019 – della Commissione Europea sugli aiuti di Stato (esclusi gli aiuti all’agricoltura, alla pesca e alle ferrovie che vengono conteggiati a parte)¹², nel 2019 la spesa è aumentata, sia in valore assoluto che in rapporto al PIL. Gli Stati membri hanno speso 134,6 miliardi di euro, ovvero lo 0,81% del PIL. In termini nominali si tratta di un aumento di circa il 3,6% rispetto alla spesa del 2018.
In rapporto al PIL, nel 2019 i Paesi ad aver speso di più (tra l’1,8% e l’1,5%) sono stati Malta, Lituania, Ungheria e Germania. L’Italia (con lo 0,3%) occupa gli ultimi posti insieme a Irlanda, Lussemburgo, Spagna e Olanda.
In termini assoluti, nel 2019 il Paese europeo ad aver erogato più aiuti di Stato è stata la Germania con 53 miliardi di euro, il 39% di tutti gli aiuti di Stato erogati nella UE nel 2019.
Nell’Unione Europea gli aiuti di Stato sono generalmente aumentati negli ultimi 20 anni (addirittura raddoppiati negli ultimi 10 anni), tranne che in Italia, Spagna, Portogallo, Grecia, Lettonia, Bulgaria e Cipro dove sono diminuiti.
Le sovvenzioni al settore ferroviario nel 2019 sono state pari a 50,64 milioni di euro (lo 0,83% di tutti gli aiuti di Stato del 2019). Austria, Slovacchia, Ungheria, Belgio, Germania, Polonia, Francia e Lussemburgo sono i paesi ad aver speso di più superando al media Europa dello 0,3% del PIL. L’Italia, con poco più dello 0,15% del PIL è tra gli ultimi Paesi.
Gli aiuti di Stato all’agricoltura sono stati poco meno di 6 miliardi di euro. Il Paese ad aver speso di più nel 2019 è stata la Germania, con 707 milioni di euro, seguita da Spagna e Francia.
Infine, gli aiuti al settore della pesca e dell’acquacoltura sono stati circa 49 milioni di euro. In questo caso per il 2019 al primo posto troviamo l’Italia con circa 15 milioni di euro.
Andando a vedere i dati degli ultimi 10 anni divisi per Paese, quello ad aver speso di più è stata di gran lunga la Germania con 312,9 miliardi di aiuti di Stato.
La Francia nel periodo 2010-2019 ha speso 161,2 miliardi in aiuti di Stato.
L’Italia tra il 2010 e il 2019 si è fermata a quota 45,4 miliardi di euro. Circa 7 volte meno della Germania.
SALARI
Innanzitutto vale la pena ricordare che l’Italia è l’unico Paese UE in cui salari medi sono diminuiti dal 1990 al 2020: -2,9%¹³
In Italia un lavoratore su tre guadagna meno di mille euro lordi. Cioè meno del RdC¹. Nel dettaglio, circa 4 milioni di dipendenti, il 29,5 % del totale, sono a bassa retribuzione annua (la retribuzione annua è inferiore al valore soglia pari a circa 12 mila euro); tra questi 412 mila sono lavoratori standard (tempo indeterminato e full-time), di cui 12 mila con continuità lavorativa per i 12 mesi.
Inoltre, alla luce della progressiva risalita dei prezzi al consumo (+1,9 per cento IPCA) si è registrata una diminuzione in termini reali delle retribuzioni contrattuali e di fatto, rispettivamente dell’1,2% e dell’1,5%
Per la pubblica amministrazione il potere d’acquisto delle retribuzioni contrattuali è mediamente diminuito di circa il 7%, incorporando gli effetti delle misure di blocco delle retribuzioni.
POVERTA’ ASSOLUTA
Alla luce di quanto evidenziato sopra, non deve quindi sorprendere come tra il 2005 e il 2021, in Italia, la povertà assoluta sia triplicata tra gli individui e raddoppiata tra le famiglie.
FONTI
¹ https://www.slideserve.com/tale/1-la-valutazione-su-privatizzazioni-e-liberalizzazioni-italiane
² https://www.istat.it/it/archivio/271806
³ https://ec.europa.eu/eurostat/cache/digpub/european_economy/bloc-4d.html?lang=en
4 https://www.bollettinoadapt.it/wp-content/uploads/2018/05/I-pubblici-dipendenti-sono-troppo-pochi.pdf
5 https://www.repubblica.it/economia/2020/12/27/news/lo_stato_imprenditore-279642947/
6 https://read.oecd-ilibrary.org/governance/the-size-and-sectoral-distribution-of-state-owned-enterprises_9789264280663-en#page1
7 http://en.sasac.gov.cn/2021/08/03/c_7528.htm
8 https://voxeu.org/article/state-owned-enterprises-global-economy-reason-concern
9 https://ec.europa.eu/info/sites/default/files/file_import/eb010_en_2.pdf
¹0 https://www.istat.it/it/files//2022/02/REPORT_PARTECIPATE_PUBBLICHE_DEF.pdf
¹¹ https://24plus.ilsole24ore.com/art/ue-allarme-troppi-soldi-pubblici-imprese-tedesche-ADt8J2N
¹² https://ec.europa.eu/competition-policy/system/files/2021-06/state_aid_scoreboard_note_2020.pdf
¹³ https://www.openpolis.it/numeri/litalia-e-lunico-paese-europeo-in-cui-i-salari-sono-diminuiti-rispetto-al-1990/
¹4 https://www.istat.it/storage/rapporto-annuale/2022/Rapporto_Annuale_2022.pdf
Gilberto Trombetta
12/08/2022