Gli Stati Uniti d’America dovrebbero rispondere in merito alla proposta dell’Unione Europea per rivitalizzare l’accordo sul nucleare iraniano, il JCPOA del 2015, e neutralizzato nel 2018 da Donald Trump. La proposta è stata accettata dall’Iran, al punto che l’Ue ha definito la risposta dell’Iran “ragionevole”.
In un momento delicato della trattativa certamente quello che è successo ieri potrebbe provocare tensioni tra Teheran e Washington che cerca il pretesto per non accettare il JCPOA. Seppur in tal senso ci sono le pressioni di Israele e della potente lobby sionista negli USA, anche a Washington sanno bene quanto sia fondamentale che il petrolio iraniano ritorni sui mercati internazionali senza sanzioni.
Comunque, per una difficile coincidenza, l’esercito statunitense, ieri, ha effettuato attacchi aerei nel nord-est della Siria contro strutture utilizzate da gruppi di miliziani legati al Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche dell’Iran. La notizia è stata riferita dal Comando centrale delle forze armate statunitensi.
Nel comunicato si precisa che le azioni militari sono state condotte nella città di Deir ez Zor e miravano a proteggere le forze di Washington dagli attacchi dei gruppi sostenuti da Teheran.
“Gli Stati Uniti hanno adottato misure deliberate e proporzionate progettate per limitare il rischio di escalation e ridurre al minimo il rischio di vittime”, ha affermato il colonnello Joe Buccino, portavoce del comando centrale. “Gli Stati Uniti non cercano il conflitto, ma continueranno a prendere le misure necessarie per proteggere e difendere la sua gente”, ha aggiunto.
Ha anche affermato che le forze statunitensi rimangono in Siria per garantire la sconfitta definitiva dell’ISIS. In pratica sarebbe il feticcio attraverso il quale Washington ruba migliaia di barili di petrolio alla Siria ogni giorno e giustificare la presenza delle sue truppe.
L’AntiDiplomatico
24/08/2022