Adesso è chiaro a cosa servono le sanzioni alla Russia che hanno causato la crisi del gas in Europa, i prezzi impossibili dell’energia e la fine dell’abbondanza. Servono agli Stati Uniti, che finalmente hanno reso sostenibile il loro business del fracking vendendoci più che a peso d’oro il gas liquefatto. E’ così caro che non aveva tutto ‘sto gran mercato. Negli Stati Uniti, l’estrazione del gas col fracking (il cosiddetto shale gas) si reggeva tradizionalmente grazie a finanziamenti ricevuti dalle banche e concessi nella prospettiva di espansioni future. Ora il business è sostenibile perché si regge sulle nostre spalle e sulle nostre bollette.
Nei primi sei mesi del 2022 gli Stati Uniti sono diventati il primo esportatore mondiale di gas liquefatto e ne mandano in Europa quasi il 75%.
Il gas russo che in Europa è sempre più difficile da procurare a causa della guerra in Ucraina e delle sanzioni viene da giacimenti convenzionali ed è trasportato grazie ai gasdotti. Per questo costa pochissimo. Il gas liquefatto statunitense ha invece prezzi stratosferici. Le cause? Il trasporto via nave e la tecnica del fracking, o fratturazione idraulica, con la quale viene estratto.
Infatti, esauriti ormai i giacimenti convenzionali, negli Stati Uniti l’estrazione avviene fratturando le profondità della Terra per liberare il gas contenuto nelle rocce porose. A questo scopo si pompano copiosamente nel sottosuolo a gran pressione liquidi tossici che, così come il gas, possono filtrare nelle falde di acqua potabile. Per smaltirli, li si inietta di nuovo in profondità: sono talmente tanti e talmente sporchi che non possono rimanere sulla faccia della Terra. L’operazione innesca terremoti. Si tratta il più delle volte di piccole scosse. Il più delle volte: ma non sempre.
Oltre ad essere una bestemmia ecologica per tutti questi motivi, il fracking è caro. Ci vogliono molta energia e molti soldi per scassare le profondità della Terra. Ma non basta. Per attraversare l’oceano Atlantico e giungere in Europa, il gas statunitense deve essere raffreddato finché non diventa liquido e caricato su una nave in grado di mantenerlo tale durante il viaggio. Anche questo costa e richiede molta energia.
Giunto a destinazione, prima di essere immesso nella rete di distribuzione il gas liquefatto deve tornare gas. Se ne incaricano i rigassificatori, come quello acquistato dal ministro Cingolani (costa 600 milioni di nostri soldi) e destinato a Piombino. I rigassificatori sono a rischio di incidente grave e non privi di altri problemi ambientali.
Per tutti questi motivi, si era visto in Europa ben poco gas liquefatto statunitense. Le cose sono cambiate a partire dagli ultimissimi giorni del 2021 e dalle avvisaglie della crisi con la Russia.
Da anni gli Stati Uniti volevano ampliare gli orizzonti del loro gas liquefatto inducendo l’Europa a rinunciare al gas russo a buon mercato. Ci sono riusciti con la guerra in Ucraina e con le sanzioni istituite da Governi e UE proni agli interessi di Washington. Così ora noi, attraverso le bollette che costano sangue, teniamo su il business del fracking statunitense.
GIULIA BURGAZZI
26/08/2022