di Andrea Zhok | Facebook – 27/08/2022
Qualche giorno fa il banchiere d’affari della Rothschild, nonché presidente protempore della Repubblica francese, Emmanuel Macron ha affermato, compunto, che è “finita l’era dell’abbondanza e della spensieratezza”. E’ giunta l’era dei sacrifici.
E giù applausi in eurovisione per la dimostrazione di sobria consapevolezza e responsabile tranquillità.
Già perché la crisi energetica, la guerra in Ucraina, come prima la pandemia, come prima ancora la Crisi Subprime, come in futuro lasciamoci stupire, sono sempre grandiose causali per chiedere spirito di sacrificio e abnegazione, “senso di responsabilità”, e solo dei maledetti “sdentati” (cit. Hollande) privi di queste virtù civiche potrebbero opporsi.
Come dar torto a questo generoso richiamo all’essere tutti nella stessa barca: i sacrifici li faremo tutti, Macron rinunciando alla riverniciatura dello Yacht e Gino il barbiere chiudendo bottega e andando a dormire sotto i ponti.
Quel che è giusto è giusto.
Ecco, prima di essere sopraffatti da cotanta equanimità, rammentiamo un dettaglio. Oggi il denaro non è innanzitutto un mezzo per l’accesso al consumo; naturalmente lo è anche, ma non è questo il suo principale significato sociale.
Il denaro, quando disponibile in quantità estremamente asimmetriche, enormi ad un estremo, minime ad un altro, è innanzitutto Potere: è esercizio di potere sul prossimo.
Il denaro in grandi concentrazioni è potere politico, è potere mediatico, è potere di ricatto, è potere senza aggettivi.
Ergo, quando uno come Macron o chi per lui chiede sacrifici alla massa di quelli che hanno margini modesti, sta proponendo loro – con proverbiale garbatezza – di diventare i suoi futuri servi della gleba (e lui il vostro amichevole feudatario).
Non vi sta chiedendo di rinunciare alla “consueta spensieratezza” (e chi l’ha vista?), vi sta chiedendo di trasferire la presente sproporzione assoluta tra il vertice e la base della piramide nel nuovo mondo coraggioso che stanno approntando, in cui la base della piramide, impoverita in modo terminale, sarà semplicemente alla completa mercé del vertice.
Ecco, quando ci chiedono sacrifici, da ora alla fine dei tempi, rispondiamo pure che certo, siamo tutti disposti a fare la nostra parte, se necessario. Ma non in qualunque ordine.
Di fronte a nobilissime cause che chiedono sacrifici, di fronte ad appelli al bene superiore che non possono essere elusi, daremo tutti il nostro contributo, ma solo un quarto d’ora dopo che TUTTI quelli – individui o gruppi – che hanno patrimonializzazioni di decine o centinaia di volte le disponibilità medie le avranno ridotte a proporzioni commensurabili (non pretendiamo uguali) con quelle degli “sdentati”.
Quando questo accadrà saremo tutti nella stessa barca e una nuova felice era di corresponsabilità avrà avuto luce.
Ma finché questo non accade evitate di prenderci in giro, perché non tira aria.