04/09/2022
Emiliano Brancaccio: Speculatori e guerrafondai. Così restiamo prigionieri sul gas
Speculatori e guerrafondai. Così restiamo prigionieri sul gas
Intervista a Emiliano Brancaccio
L’aumento del prezzo del gas? “La causa principale può essere sintetizzata così: gli speculatori stanno scommettendo sui guerrafondai”. È chiaro sul punto Emiliano Brancaccio, docente di politica economica presso l’Università del Sannio e protagonista di dibattiti con alcuni tra i massimi esponenti della teoria e della politica economica internazionale, tra cui Mario Monti, Olivier Blanchard, Daron Acemoglu.
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Cosa comporta tutto questo?
Questa politica europea, così avventurista e forzata, suscita forti aspettative di aumento dei prezzi dell’energia e quindi crea enormi occasioni di guadagno speculativo: i professionisti sui mercati si fanno prestare denaro, comprano gas, attendono che il prezzo salga, lo rivendono, restituiscono i prestiti e si tengono i guadagni netti. Il risultato è che il prezzo esplode, a livelli anche superiori rispetto a quelli causati dalla sola guerra.
Roberto Gabriele: L’avanzata della destra si affronta con le lotte in difesa del salario e del reddito di cittadinanza, contro le sanzioni e la guerra
L’avanzata della destra si affronta con le lotte in difesa del salario e del reddito di cittadinanza, contro le sanzioni e la guerra
di Roberto Gabriele
Anche se le grandi manovre del potere che conta sono ancora in pieno svolgimento, è ormai dato per scontato che la Meloni possa essere il capo del nuovo governo di destra. Che questa destra sia anche una destra sgangherata non vi è dubbio, sia per le divisioni interne che la attraversano, sia per la qualità dei personaggi che la animano. Tuttavia ci troviamo di fronte a uno schieramento che porterà all’accelerazione della linea liberista e repressiva. Per questo nel valutare la situazione bisogna uscire dai giochi diplomatici che tendono a presentare le elezioni del 25 settembre come un’occasione per le alternanze politiche previste dalla democrazia parlamentare e capire invece la vera posta in gioco.
Il diluvio di dibattiti e interviste a cui assistiamo in questi giorni tende a rappresentare un clima di confronto civile con l’indicazione “vinca il migliore”. Ebbene, se una cosa dobbiamo fare è quella di uscire da un clima elettoralistico di questo genere e porci i veri problemi che ci stanno di fronte. La guerra innanzitutto.
Bollettino Culturale: Crisi della legge del valore e divenire rendita del profitto in Carlo Vercellone
Crisi della legge del valore e divenire rendita del profitto in Carlo Vercellone
di Bollettino Culturale
Carlo Vercellone con la sua tesi sulla “crisi della legge del valore e divenire rendita del profitto” afferma che il profitto e la legge del valore, con lo sviluppo del capitale, acquisiscono un carattere maggiormente rentier. Dopo la crisi del fordismo si può osservare un ritorno e una moltiplicazione della rendita, che implica una generale inversione del rapporto tra salario, rendita e profitto. Secondo l’autore, c’è un approccio molto diffuso all’interno delle teorie marxiste che considerano la rendita un’eredità precapitalista che ostacola lo sviluppo del capitale stesso. Il capitalismo puro non consentirebbe l’esistenza della rendita. Allo stesso modo, esiste una lettura che sostituisce la rendita fondiaria con la rendita finanziaria e interpreta la crisi del 2008 come un conflitto tra questa vocazione rentier del capitale finanziario e il capitale produttivo “buono”, che genera profitto e occupazione. Capitale e lavoro avrebbero stipulato un accordo che implicherebbe il controllo del prezzo dei beni, salari compresi, con l’obiettivo di garantire la piena occupazione e ristabilire il funzionamento della legge del valore tempo di lavoro socialmente necessario, contro le distorsioni causate dall’intervento del settore finanziario sul settore produttivo. Vercellone afferma di non essere d’accordo con questa lettura per quattro motivi: (1) la rendita non è al di fuori delle dinamiche del capitale, né si oppone al profitto; (2) la rendita non è separata dall’aumento della dimensione immateriale e cognitiva del lavoro, successiva alla crisi del fordismo, di cui fanno parte i servizi finanziari; (3) c’è un esaurimento della logica industriale dell’accumulazione di capitale e un aumento della vocazione rentier e speculativa dello stesso capitalismo produttivo; (4) nega la natura globale della finanza, che ora è nell’intero ciclo economico, rendendo ancora più difficile distinguere tra economia finanziaria ed economia reale.
Luigi Pandolfi: Siamo alla canna del gas: ma Putin, per ora, non c’entra
Siamo alla canna del gas: ma Putin, per ora, non c’entra
di Luigi Pandolfi
1.
Il prezzo fuori controllo del metano minaccia la tenuta del nostro sistema economico. C’è il rischio di chiusure a catena di attività economiche e della perdita di un numero elevatissimo di posti di lavoro. Con le famiglie a basso reddito costrette a scegliere tra mangiare e pagare le prossime bollette di luce e gas. Come si è arrivati a tanto? Come è stato possibile che il prezzo a megawattora di questa materia prima sia passato da venti a trecento euro in poco più di un anno? La colpa è di Putin che vuole ricattare l’Europa?
Prima di rispondere a queste domande, è utile premettere che, nelle condizioni attuali, la formazione del prezzo del gas naturale non ha niente a che vedere con la reale domanda e la reale offerta dello stesso. Il regime di scarsità, insomma, non è dato dall’interruzione – o da una pesante diminuzione – delle forniture da parte di Mosca, né da un’impennata “reale” della domanda, bensì dal trading (cioè l’acquisto e la vendita di titolo finanziari) su contratti derivati (cioè contratti a termine per la consegna di una determinata quantità di un certo sottostante a un prezzo e a una data prefissati) aventi il gas come “materia” sottostante.
Paolo Ferrero: Crisi energetica, un disastro europeo: eppure esiste una strada semplicissima
Crisi energetica, un disastro europeo: eppure esiste una strada semplicissima
di Paolo Ferrero
Il maggior guaio che pesa sulla testa degli italiani alla fine dell’estate è l’aumento senza freni del prezzo del gas e dell’energia elettrica. Questo significa infatti non solo un salasso pazzesco per le famiglie ma anche la chiusura di molte aziende che con questi costi finirebbero letteralmente “fuori mercato”. Stiamo parlando di aumenti assurdi che vanno da 5 a 10 volte in un anno in larga parte generati dai maxi profitti delle aziende: per avere un’idea, nei primi sei mesi del 2022 l’Eni ha aumentato i profitti rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso del 600%.
Non si tratta di un problema mondiale ma di un disastro europeo, frutto unicamente delle scelte politiche fatte dai governi europei. Non è quindi un problema irrisolvibile: basta cambiare politica e il governo italiano lo potrebbe fare domattina se solo volesse.
Di fronte a questo disastro le forze politiche a favore della guerra, da quelle che compongono il governo Draghi fino a Fratelli d’Italia, propongono provvedimenti ridicoli, che vanno dal consiglio di riscaldarsi un po’ meno a qualche contributo per coprire parzialmente l’aumento del prezzo del gas o dell’energia elettrica.
Pierluigi Fagan: Logica della storia
Logica della storia
di Pierluigi Fagan
Nella disciplina, ci sono due correnti di pensiero. Quella dominante, fortemente influita dalla impostazione anglosassone, come non diversamente potrebbe essere visto l’egemonia estesa che questa ha in ogni aspetto della nostra cultura, che pone i Grandi Uomini sopra gli eventi.
Sì, ci sono gli eventi, i fenomeni, il tessuto delle cause ed effetti aggrovigliato e dinamico, ma è il Grande Uomo quello che dà la svolta alla storia, nel bene come nel male. Ne seguono la raccolta delle figurine Panini sugli Uomini Illustri ed i volumi seriali il cui primo è venduto in allegato al quotidiano nazionale ad 1 euro sulle grandi figure che hanno fatto la Storia, comprati da quelli che in genere la Storia la subiscono. Così si fanno una cultura sapendo per merito o colpa di chi la debbono subire.
Fu un britannico vittoriano, Thomas Carlyle, a dare più di ogni altro questa impronta che è nota come una vera e propria teoria di studi storici, la Great Man Theory. L’unità metodologica della cultura anglosassone in senso esteso è l’individuo; quindi, è ovvio che la storia la fanno i Grandi Individui. Come ogni semplificazione che ci fa risparmiare spazio (mentale), tempo (che non abbiamo) e quindi fatica cognitiva (frustrazione), ha avuto ed ha grande successo.
Lidia Undiemi: Reagire e non aspettare: il manifesto della lotta di classe nel XXI secolo
Reagire e non aspettare: il manifesto della lotta di classe nel XXI secolo
di Lidia Undiemi
Mentre il dibattito sul lavoro prosegue spedito su questioni spicciole, la realtà corre molto più velocemente verso un inesorabile stravolgimento della capacità dei lavoratori di produrre reddito, per sé e per la propria famiglia.
Sino a poco tempo fa abbiamo vissuto nel mito del lavoro dipendente “stabile” e in grado di garantire il benessere economico, senza troppe pretese.
Adesso siamo nella fase di stordimento, quella in cui tutti ci siamo bene o male resi conto che il lavoro dipendente sta gradualmente perdendo i suoi due attributi di “stabilità” e “benessere”.
Senza capire il perché è inutile discutere di quale sia l’alternativa.
Come spiego in dettaglio nell’indagine compiuta nel libro “La lotta di classe nel XXI secolo”, i motivi sono sostanzialmente legati alla deriva del sistema capitalista globalista, che inevitabilmente conduce a conflitti tra super potenze, di cui oggi possiamo iniziare a cogliere le conseguenze con il pericoloso aumento del costo della vita dovuto alla guerra energetica.
Il ritorno al lavoro tecnologico di stampo fordista
Riguardo alla tecnologia, questa ha indubbiamente migliorato per molti versi taluni processi di lavoro e la qualità della vita in generale, ma d’altro canto sta producendo gravi danni al benessere dei lavoratori, riproponendo modelli di organizzazione del lavoro sempre più simili alle catene di montaggio dell’800 e del 900: tempi di lavoro scanditi in modo standardizzato dalle macchine “virtuali”, risultati sempre più basati sulla mera capacità dei lavoratori di elaborare pratiche nel più breve tempo possibile senza un rilevante apporto di conoscenze, che sono invece inglobate direttamente nei software delle macchine in uso.
Steve Templeton: Il Problema della Scienza sono gli Scienziati
Il Problema della Scienza sono gli Scienziati
di Steve Templeton
Un articolo di Steve Templeton, dal suo blog “Fear of a Microbial Planet” (L’avevo già postato un anno fa, ma mi sembra sempre attuale, e quindi è il caso di ripostarlo. Tanto per ribadire certe cose) [UB]
Cinque anni fa l’astrofisico e divulgatore scientifico Neil deGrasse Tyson ha twittato un testo davvero memorabile e degno di una citazione:
Il mondo ideale di Tyson era attraente per molti a causa della politica istintiva e guidata dalle emozioni e della guerra politica tribale che aveva invaso ogni arena della vita pubblica, inclusa la scienza. Ha attirato molti dei suoi colleghi scienziati, persone addestrate a pensare in modo obiettivo e testare ipotesi basate su osservazioni sul mondo naturale.
L’unico problema: l’enorme peso delle prove dimostra perché il paese virtuale “Rationalia” semplicemente non esisterà mai.
Questo perché, per gli umani, pensare razionalmente richiede un’enorme quantità di energia e sforzo. Di conseguenza, la maggior parte delle volte non ci preoccupiamo di farlo. Invece, nella stragrande maggioranza dei casi, il nostro pensiero è guidato completamente dalla nostra intuizione e dai nostri istinti, senza che entri in gioco quel fastidioso pensiero razionale che interferisce sulle nostre decisioni.
Questa dicotomia è magistralmente spiegata nei minimi dettagli dal premio Nobel Daniel Kahneman nel suo libro Thinking Fast and Slow, ed è anche trattata con un focus sulle divisioni politiche nel capolavoro di Jonathan Haidt, The Righteous Mind. Entrambi sono opere interessantissime come tali e forniscono spiegazioni affascinanti sul perché ognuno di noi ha punti di vista diversi e perché è così difficile cambiarli.
Fabrizio Marchi: Le ragioni di una scelta
Le ragioni di una scelta
di Fabrizio Marchi
L’imperativo categorico alle prossime elezioni del 25 settembre è NON votare per i due schieramenti di centrosinistra (PD più cespugli e cespuglietti, Calenda, Renzi, Bonino, Fratoianni) e di centrodestra (Meloni, Salvini, Berlusconi).
Si tratta di due coalizioni falsamente contrapposte ma in realtà del tutto organiche all’attuale sistema capitalista, neoliberista e imperialista. Si differenziano – per ragioni meramente strumentali ed elettoralistiche – solo nel modo di interpretare l’ideologia politicamente corretta e neoliberale dominante, alla quale in realtà aderiscono in toto.
Il compito che queste forze sono chiamate ad assolvere, infatti, è proprio quello di tenere in piedi la finzione di una falsa dialettica all’interno di un sistema “neo-liberale” (e per questo in realtà illiberale, lo abbiamo visto in azione durante la gestione della crisi pandemica…) e sostanzialmente da tempo non più democratico. Infatti, i vecchi partiti di massa che con tutte le loro contraddizioni, rappresentavano bisogni e interessi sociali contrapposti che si confrontavano e si scontravano in una autentica dialettica politica, non esistono più.
Chiara Ciampi: Antinfiammatori. L’angolo cieco della sanità
Antinfiammatori. L’angolo cieco della sanità
di Chiara Ciampi
L’assenza di protocolli di cura è stata la precondizione affinché farmaci sperimentali fossero approvati in via emergenziale. In più, averli nomenclati sotto la dicitura vaccini ha ulteriormente evitato il percorso di approvazione di una tecnologia mRna che, altrimenti, avrebbe richiesto una sperimentazione obbligata in merito a sicurezza, posologia e utilità clinica, inclusi i presunti vantaggi rispetto ad eventuali farmaci già in commercio.
Con disinvoltura si è dato anche il via libera al mix and match di vaccini differenti, alla somministrazione in gravidanza, all’abbassamento delle fasce di età, rendendo questo trattamento sanitario, di fatto, un vincolo per l’accesso al lavoro.
Oggi, a distanza di 2 anni, uno studio pubblicato su The Lancet afferma che l’uso di antinfiammatori alla comparsa dei primi sintomi dati dal Covid riduce dell’85-90% il rischio di ricovero.
Una notizia tale da far saltare sulla sedia i tanti responsabili di omissione di soccorso.
Francesco Cappello: Eni rivende il gas russo 10 volte più caro rispetto al prezzo a cui lo acquista
Eni rivende il gas russo 10 volte più caro rispetto al prezzo a cui lo acquista
di Francesco Cappello
La minaccia di sanzioni ha stranamente fatto aumentare la quantità di gas russo importato…
Eni compra a poco dai russi e rivende a prezzi da 10 a 15 volte più alti agli italiani con la protezione e l’avallo del governo. La colpa degli aumenti viene addebitata a Putin. Gli extra profitti in forma di dividendi vengono distribuiti agli azionisti tra cui i grandi fondi di investimento
Che io sappia il primo a parlarne è stato Carlo Cottarelli in un intervento su la Stampa dello scorso 14 marzo, chiamando in causa il governo che ha fatto orecchie da mercante… Il caro bollette secondo Cottarelli è dovuto alle speculazioni sul prezzo del gas indicizzato a quello che ci commercializza finanziariamente presso la borsa di Amsterdam. Cottarelli aveva già chiamato in causa il governo che si è guardato bene dall’intervenire.
Salvatore Carollo (ex dirigente Eni), intervistato nel corso di una trasmissione televisiva (Non è l’arena), andata in onda ad aprile scorso, alla domanda del gionalista sul rapporto tra guerra in Ucraina e prezzo del gas rispondeva: fondamentalmente nessun rapporto con la guerra perché non c’è stato un solo metro cubo di gas che è mancato. La stessa quantità allo stesso prezzo.
Sara Gandini: Bambini e covid, l’articolo del secolo
Bambini e covid, l’articolo del secolo
di Sara Gandini
È uscito l’articolo del secolo. Da qui non si torna più indietro.
Su una delle riviste scientifiche più importanti in assoluto, PNAS, si dimostra che essere a contatto con i bambini addirittura protegge significativamente dalla malattia Covid19 grave!
E ora vorrei vedere i virostar oltre che i politici ammettere di essersi sbagliati a spaventare i giovani e le loro famiglie e smettere di imporre le maschierine a scuola.
Altro insegnamento di questo articolo: infezione non vuol dire malattia. E quando è stato fatto questo studio non c’erano ancora i vaccini, per cui ora non ci sono più scuse.
La protezione significativa si vede con l’esposizione con i bambini più piccoli ma nessun rischio di malattia si è visto anche con i ragazzini più grandi.
In questo studio hanno usato una delle tecniche statistiche più sofisticate per tenere conto delle fonti di bias e confondimento, il propensity-matched, ed è uno studio di coorte enorme, condotto a livello di popolazione con più di 3 milioni di persone.