Rete Ambientalista – Rassegna del 21/12/2022
Andranno letti, sospendendo la severità del giudizio, gli atti appena depositati dalla Procura della Repubblica di Alessandria con l’ipotesi di disastro ambientale colposo a carico della Solvay di Spinetta Marengo. Questo processo si avvierà in primavera e avrà prevedibilmente durata decennale. Non sia un alibi per il Sindaco di Alessandria e per il Parlamento per attendere di provvedere d’urgenza rispettivamente: a emettere ordinanza di fermata delle produzioni inquinanti, ad approvare una Legge che metta al bando in Italia produzione, utilizzo, consumo dei famigerati Pfas.
Clicca qui la notizia di cronaca, con relativo apprezzamento del docufilm: pur rilevando il particolare curioso se non clamoroso che in tutta la sua durata non viene mai citato Lino Balza (e il suo cinquantenario operato), verso il quale l’autrice, Monica Gasparini, nutre una antipatia viscerale per essere stata a suo tempo criticata come cronista (ma poi rivalutata). Il suo inscalfibile ostracismo nuoce alla deontologia giornalistica del bisettimanale locale, e soprattutto alla completezza dell’informazione sulla questione Solvay: come si evince nello stesso docufilm (al quale una consulenza non sarebbe stata superflua). Comunque, alla completezza stanno provvedendo esaurientemente i nostri Sito e Lista (38mila lettori! tra cui i locali).
3M esce dalla sciagurata produzione Pfas. Solvay perché no?
La domanda la rivolgiamo a Ilham Kadri.
3M comunica che entro la fine del 2025 (meglio tardi che mai) interromperà la produzione di tutti i fluoropolimeri, fluidi fluorurati e prodotti additivi a base di PFAS. Perché Solvay non comunica che non sarà da meno della 3M, anzi uscirà ancora prima: entro il 2024? O addirittura entro il 2023, come chiediamo noi.
Così la 3M motiva la propria risoluzione: “La decisione di 3M si basa su un’attenta considerazione e una valutazione approfondita del panorama esterno in evoluzione, inclusi molteplici fattori come l’accelerazione delle tendenze normative incentrate sulla riduzione o l’eliminazione della presenza di PFAS nell’ambiente e le mutevoli aspettative delle parti interessate”. Perché le considerazioni etiche e le valutazioni economiche e legali di Mike Roman presidente e amministratore delegato della 3M non debbono valere anche per Ilham Kadri presidente e amministratore delegato della Solvay? Ce lo spieghi Lei.
Afferma Mike Roman: “Interromperemo l’uso di PFAS in tutto il nostro portafoglio di prodotti entro la fine del 2025: abbiamo già ridotto il nostro uso di PFAS negli ultimi tre anni attraverso la continua ricerca e sviluppo e continueremo a innovare nuove soluzioni per i clienti”. Perché Lei, Ilham Kadri, non ha fatto altrettanto?
Mike Roman fa i conti con le proprie responsabilità per i danni dei Pfas e prodotti chimici correlati: “3M continuerà a porre rimedio e ad affrontare i contenziosi difendendosi in tribunale o attraverso risoluzioni negoziate, il tutto a seconda dei casi”. A Ilham Kadri sul bilancio non pesano ancora sufficienti cause legali.
Mike Roman si millanta: “Sono presidente di una azienda da 35 miliardi di dollari che migliora la vita in tutto il mondo. I 96.000 dipendenti dell’azienda sono uniti da uno scopo comune: sbloccare il valore delle persone, della scienza e delle idee per reimmaginare ciò che è possibile”. Ilham Kadri di cosa si vanta?
In definitiva, la 3M afferma obtorto collo che il beneficio della cessazione dei pfas vale più del sacrificio finanziario. Invece la Solvay sfida magistratura, sindaci, parlamento italiano. Il cinismo di Solvay non conosce confini. Spinetta Marengo è un business coloniale. La popolazione è solo un puntino sulla carta geografica.
Nessuno si aspetti una replica di Ilham Kadri a queste nostre note.
A volte ritornano. E cercano di censurarci.
Blogger censura la libertà di espressione e d’informazione (Art. 21 Costituzione italiana) (Art. 11 Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea). Così si giustifica: “Abbiamo ricevuto una richiesta di revisione per il tuo post intitolato ‘Contestata la Giuria del Premio Acqui Ambiente’. Abbiamo stabilito che viola le nostre norme e dal Blog abbiamo eliminato il post”.
Chi ha chiesto la revisione? Quale violazione? Cliccando qui, ognuno può leggere la “contestazione” in oggetto, che fu ripresa dagli organi di informazione dell’epoca. I fatti risalgono addirittura al 2017, quando la selezione di otto finalisti operata dalla Giuria della XI edizione del “Premio letterario biennale 2016-2017 Acquiambiente” rappresentò una scelta culturale e politica in netta contraddizione con lo spirito che lo costituì nel 1997. Ebbene, ognuno può leggere che trattasi di opinabile quanto pertinente quanto legittima critica. Che, però, si estendeva a quella sfera politica (e qui casca l’asino) oggi quanto mai in auge. Ci chiedevamo: “Fino a che punto affonderà l’impronta politica e culturale sempre più marcata che sta dando ai Premi Acqui Storia e Ambiente l’assessore alla cultura Carlo Sburlati politico di lungo e controverso corso?”.
Considerate, scrivemmo sui giornali, che col Premio Acqui Ambiente sono passati da una chiara caratterizzazione anticapitalista del premio ad una altrettanto chiara rappresentazione non conflittuale, conservatrice del sistema: il premio è stato politicamente e culturalmente snaturato, ha perso ogni ispirazione a Ken Saro Wiwa e alle lotte della Valle Bormida. Il patron Carlo Sburlati ha condotto analoga operazione fatta col Premio Acqui Storia, al quale ha stravolto la genesi antifascista. D’altronde Sburlati non ha mai nascosto le sue simpatie nostalgiche per il fascismo, anzi filonaziste (celebrazione del romeno Codreanu). La sua lottizzazione per palesi fini politici ha sfigurato il Premio Storia e offeso la memoria dei morti della Divisione Acqui a Cefalonia, ai quali Marcello Venturi dedicò il Premio: quale vera e propria manifestazione antifascista! ALLA VIGILIA DEL 25 APRILE QUESTE VERITA’ VANNO DETTE CON FORZA.
Infatti, contro Sburlati e Premio Acqui, con noi si scagliò (clicca qui) l’Associazione nazionale Divisione Acqui, di cui fanno parte reduci e parenti delle vittime dell’eccidio nazista di Cefalonia del 1943 (11mila morti): “Nelle giurie di Sburlati trovano posto diversi giornalisti, intellettuali e accademici di destra, vicini ad Alleanza nazionale o quantomeno non davvero «simpatizzanti» per la lotta di Liberazione. An, del resto, è il partito di Sburlati, un ginecologo che non ha mai nascosto le sue simpatie nostalgiche per il fascismo…”.
D’altronde i Premi di Acqui Terme, dopo la “svolta Sburlati”, erano stati più volte contestati a sinistra. A cominciare da Giorgio Nebbia che si dimise per protesta dalla giuria (clicca qui).
Noi, oggi, contro la censura di Blogger, rivendichiamo il nostro antifascismo.