Fabio Giuseppe Carlo Carisio (Gospa News) – 10/01/2023
«Quegli stessi media che “ci continuano a proporre storie struggenti di dolore e morte che colpiscono in profondità l’opinione pubblica e la preparano a una pericolosissima corsa al riarmo. Per quel che riguarda l’Italia, a un aumento delle spese militari fino a raggiungere il due per cento del Pil. Un investimento di tale portata in costi militari comporterà inevitabilmente una contrazione delle spese destinate al welfare della popolazione».
Ho espunto questa frase dall’appello alla pace e alla trasparenza giornalistica firmato da 11 famosi corrispondenti di guerra italiani, tra cui Massimo Alberizzi e Toni Capuozzo, e rilanciato da un media di Silvio Berlusconi proprio in occasione del Natale ortodosso, come abbiamo riportato ieri.
La loro previsione si è confermata azzeccata al cento per cento alla luce dei vergognosi rincari dei carburanti che si rifletteranno in modo ancor più drammatico sui beni di prima necessità per l’ovvia ricaduta dei costi aumentati degli autotrasportatori.
Ciò avviene secondo una strategia governativa che pare assolutamente funzionale al Great Reset del World Economic Forum più che alla buona e sana gestione di una nazione.
Per sostenere l’invio di maggiori e più potenti strumenti bellici a Kiev (tra cui lo scudo spaziale anti-aereo da poco annunciato che ben poco potrà contro i missili ipersonici russi di nuova generazione Sarmat e Zircon da quale settimana già in dotazione all’aeronautica di Mosca) la prosopopea del governo di Giorgia Meloni è giunta, di fatto, a imitare Benito Mussolini nel peggiore di modi.
Il Duce del Regno d’Italia, infatti, sotto lo scudo della monarchia, quando impose l’accise ancora vigente sulla benzina per finanziare la guerra in Etiopia, operava in un regime di matrice fascista di cui è stata poi vietata persino la sua apologia o riorganizzazione nell’art. 4 della legge Scelba attuativa della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione della Repubblica Italiana.
Oggi l’articolo 1 della medesima Carta sancisce che «l’Italia è una Repubblica democratica e che la sovranità appartiene al popolo».
Ciò è vero solo in mera teoria perché il Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella, ormai più potente di un monarca in quanto calatosi nel nuovo ruolo di occulto ambasciatore del Nuovo Ordine Mondiale, ha approvato Decreti Leggi con palesi violazioni del dettato costituzionale.
Proprio Mattarella, infatti, strepita contro una sciagurata guerra in Ucraina sebbene gli aiuti militari siano stati autorizzati in contrasto con l’articolo 11 della Costituzione e sulla scia di vergognosi conflitti d’interessi macroeconomici e geopolitici di cui abbiamo scritto nei dossier Lobby Armi e in altre inchieste.
Proprio Mattarella, nel giorno storico del suo secondo insediamento come Capo dello Stato (3 febbraio 2022, ricorrenza non casuale dello spostamento della capitale del Regno d’Italia da Firenze a Roma dopo l’attacco massonico allo Stato Pontificio con la Breccia di Porta Pia del 1870), si fece araldo di sventure prevedendo «Nuove difficoltà si presentano. Le famiglie e le imprese dovranno fare i conti con gli aumenti del prezzo dell’energia. Preoccupa la scarsità e l’aumento del prezzo di alcuni beni di importanza fondamentale per i settori produttivi».
Fece queste affermazioni sulla china della “economia di guerra” preannunciata dal suo alfiere Mario Draghi come se la partecipazione bellica fosse una soluzione ineluttabile e non un preciso orientamento per rincorrere potenze della NATO e del G7 che non hanno finanze come quelle italiane disastrate da decenni di corruzione e mafia imperante.
Ma per certe lobby affaristiche-militari internazionali la storia è soltanto maestra di speculazioni e non delle imprevedibili conseguenze che possono ingenerare scenari apocalittici di distruzione, carestia e fame peraltro già profetizzati da Gospa News il 22 febbraio 2022.
Ecco dunque che i rincari dei carburanti sono perfettamente imputabili, indirettamente, in quei “tagli al welfare” previsti dai corrispondenti di guerra e operati dalla manovra finanziaria del governo Meloni, proprio per avere più risorse di cassa “libere” (ad libitum dicevano i latini…) per investire sulla guerra in Ucraina e sulla corte dei miracoli che ruota intorno alla multinazionale bellica italiana Leonardo, come ad esempio il famigerato fondo d’investimento BlackRock.
In questo contesto fa letto il ripristino delle accise in un momento di totale incertezza nel mercato energetico del greggio e del gas che fa eco, come vedere, alla storica manovra del Duce che impose tale nuovo balzello per finanziare la missione coloniale in Etiopia.
Come Mussolini finanziò direttamente con la benzina la guerra fascista in Abissinia (antico nome del paese etiope), la Meloni sta supportando, indirettamente, la resistenza suicida e senza tregua (nemmeno a Natale) del regime neo-Nazista di Volodymyr Zelensky in Ucraina.
D’altronde le simpatie verso i paramilitari neonazisti del Battaglione Azov (inquadrato nella Guardia Nazionale Ucraina nonostante le denunce di Amnesty International per violazione dei diritti umani nel Donbass) sono state pubblicamente esternate e ribadite con fierezza marziale dall’ideologo di Fratelli d’Italia Giovanbattista Fratoianni, nominato Sottosegretario del Programma di Governo dalla nuova viragica premier Giorgia.
Ora svisceriamo la questione nei dettagli finanziari.
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L’articolo integrale qui: RINCARI CARBURANTI PER LE GUERRE NAZI-FASCISTE. Per Armare l’Ucraina Meloni ripristina l’Accise del Duce sull’Etiopia (gospanews.net)
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