Comunicato CC 5/2023 – 16 febbraio 2023
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La grande bufala della “grande vittoria della destra”
Dare un obiettivo politico alla crescente mobilitazione delle masse popolari!
Anche l’esito delle elezioni regionali del 12 e 13 febbraio 2023 nel Lazio e in Lombardia ha confermato che cresce il distacco delle masse popolari dagli esponenti politici dei vertici (Vaticano, gruppi imperialisti USA/NATO, gruppi imperialisti UE, clan della Criminalità Organizzata, Associazioni Padronali) della Repubblica Pontificia (RP).
In particolare ha mostrato che il successo ottenuto dal partito di Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia, nelle elezioni politiche dello scorso 25 settembre è aleatorio: era dovuto all’apparente opposizione di FdI al governo pro UE e pro NATO delle Larghe Intese presieduto da Mario Draghi (succeduto nel febbraio 2021 all’esaurimento dei governi Conte – M5S) ed è stato anzi una conferma dell’opposizione delle masse popolari alle autorità della RP.
Infatti FdI ha raccolto
in Lazio 220.000 voti alle regionali del 4 marzo 2018, saliti a 850.000 alle politiche del 25 settembre 2022 ma scesi già a 550.000 alle regionali 2023, dopo neanche cento giorni di governo;
in Lombardia 191.000 nel 2018, 1.400.000 alle politiche del 25 settembre 2022 e 725.000 alle regionali 2023.
– La coalizione che dal 25 settembre 2022 (cioè da poco più di cento giorni) in Parlamento vota e registra le misure prese dal governo Meloni e a Palazzo Chigi litiga nel governo Meloni,
in Lazio ha raccolto 965.000 voti presidenziali e 923.000 voti di liste (il voto disgiunto della legge elettorale non consente di essere più precisi) alle regionali 2018, 935.000 voti presidenziali e 885.000 voti di liste alle regionali 2023;
in Lombardia ha raccolto 2.793.000 voti presidenziali e 2.687.000 voti di liste alle regionali 2018, 1.774.000 voti presidenziali e 1.621.000 voti di liste alle regionali 2023.
– I partiti pro UE e pro NATO che fino al 25 settembre 2022 in varia misura e forma contribuivano al sostegno del governo Draghi, dopo le elezioni del 25 settembre si sono divisi tra partiti pro UE e pro NATO sostenitori del governo Meloni da una parte e dall’altra partiti pro UE e pro NATO oppositori del governo Meloni. Tutti insieme
in Lazio hanno raccolto 1.983.000 voti presidenziali e 1.790.057 voti di liste alle regionali 2018 e 1.721.000 voti presidenziali e 1.580.000 voti di liste alle regionali 2023;
in Lombardia hanno raccolto 4.497.000 voti presidenziali e 4.101.000 voti di liste alle regionali 2018 e 3.196.000 voti presidenziali e 2.341.000 voti di lista alle regionali 2023.
– Gli astenuti e le schede bianche e nulle
in Lazio sono passati da 1.686.000 alle regionali 2018 a 3.028.000 alle regionali 2023;
in Lombardia sono passati da 2.268.000 alle regionali 2018 a 4.765.000 alle regionali 2023.
In entrambe le regioni astenuti e schede bianche e nulle costituiscono di gran lunga la maggiore coalizione.
Giova ricordare che la coalizione che dal 25 settembre 2022 (cioè da poco più di cento giorni) sostiene il governo Meloni in Parlamento e litiga nel governo Meloni a Palazzo Chigi, “ha vinto” (stando a quello che a ogni piè sospinto proclamano Meloni, Salvini, Berlusconi e soci) le elezioni politiche nazionali del 25 settembre 2022 con 12.390.000 voti (di residenti in Italia o all’estero), di contro a 14.327.000 voti delle altre tre liste che hanno eletti in Parlamento (coalizione PD, M5S, Azione-Italia Viva), a 1.512.000 voti delle liste che non hanno avuto eletti e a 21.594.000 di elettori non votanti o votanti scheda nulla.
Cioè la maggioranza parlamentare di sostenitori del governo Meloni è frutto della legge elettorale truffa: non rappresenta neanche la maggioranza degli elettori che lo scorso 25 settembre sono andati a votare.
Ma quanti adulti sono o non sono rappresentati in Parlamento è in realtà secondario ai fini della lotta per il potere politico. Il Parlamento non ha mai deciso del governo del nostro paese, anche se la Costituzione del 1948 dice che al Parlamento spetta di decidere. In Italia dal 1947 (fine dei governi del Comitato di Liberazione Nazionale) vige un regime di controrivoluzione preventiva (rcp) analogo a quello vigente negli altri paesi imperialisti. Il rpc è il regime che all’inizio dell’epoca imperialista ha preso il posto della democrazia borghese (che invece era il potere politico in mano a istituzioni elette solo dai membri delle classi dirigenti). La particolarità nazionale del rcp italiano sta nell’esistenza di un governo occulto di ultima istanza (il Vaticano) e del protettorato USA di fatto. Una realtà alla quale chi opera per cambiare il corso delle cose deve porre fine e che quindi deve ben comprendere.
Gli intellettuali e gli esponenti politici che trattando del regime politico vigente in Italia trascurano questi fatti e parlano ancora di democrazia borghese, sono fuori strada: o non conoscono abbastanza o cercano di ingannare il loro pubblico.
A fronte della situazione reale che abbiamo illustrato, i comunisti devono chiedersi cos’è che ostacola (o perlomeno rallenta) la trasformazione delle masse popolari che hanno rotto con il regime politico vigente nel nostro paese, in una forza rivoluzionaria che lotta per instaurare il socialismo. I comunisti che per instaurare il socialismo hanno già fatto propria la nostra linea, la linea seguita dal (n)PCI, devono chiedersi cosa è che ostacola (o ritarda) l’instaurazione di un governo d’emergenza delle organizzazioni operaie e popolari, il governo che chiamiamo anche Governo di Blocco Popolare. Ognuno di essi deve chiedersi cosa deve fare per accelerare il cammino.
Gli “italiani che contano” (i vertici della Repubblica Pontificia) e i loro esponenti politici, i loro partiti per avere voti (e sempre meno ci riescono) contano sulle vecchie clientele ereditate dal passato, sull’influenza e sulla struttura capillare della Chiesa, sull’esperienza di sottomissione e rassegnazione che milioni di persone vivono ogni giorno, sull’ignoranza, sulla propaganda, sulla manipolazione dell’informazione e delle opinioni, sull’abbrutimento delle menti e dei cuori, sulla corruzione, sulla disperazione.
Noi siamo tutt’altro che contrari a giovarci per mobilitare e organizzare le masse popolari anche delle elezioni indette dalle autorità della RP, ma i promotori delle attuali “liste alternative” cosa contrappongono per avere voti ai punti forti degli esponenti politici dei vertici della RP, se non fanno leva sulla mobilitazione, sul protagonismo, sull’organizzazione e sullo slancio delle organizzazioni operaie e popolari per attuare da subito gli obiettivi, le rivendicazioni e le aspirazioni che le animano (pace, lavoro, diritti, ambiente, sanità, ecc.) rompendo con tutto quello che va contro la Costituzione del 1948? L’esperienza del M5S in proposito è istruttiva!
Oggi in Italia esiste un vasto insieme di organismi operai e popolari, molti sono i sindacati di base e alternativi. Molti di questi fanno capo o comunque sono collegati con i promotori delle liste elettorali alternative. La triste esperienza fatta dalle liste anti Larghe Intese nelle elezioni dello scorso 25 settembre mostra che praticare e predicare l’osservanza delle leggi (il legalitarismo) e limitarsi a protestare e a rivendicare dal governo e dalle giunte regionali e comunali (economicismo e rivendicazionismo economico e politico: l’attività alla quale si ridusse sempre più nel corso degli anni il vecchio PCI) porta a risultati elettorali zero, perché costituiscono una linea fallimentare e scoraggiano le masse.
Le masse popolari sono comunque già oppresse e sfiduciate per la sconfitta che hanno vissuto: la rinuncia a instaurare il socialismo e il venir meno del vecchio PCI fino al suo scioglimento, alla deriva filopadronale della CGIL e alla frantumazione del PRC, la decadenza delle Democrazie Popolari dell’Europa orientale e del primo paese socialista, l’URSS di Lenin e di Stalin, fino alla dissoluzione dell’URSS nel 1991. Il sistema di controrivoluzione preventiva denigra a più non posso la prima ondata mondiale della rivoluzione proletaria e nasconde le grandi trasformazioni che essa ha prodotto nel mondo e l’opera che continua nei paesi socialisti (prima tra tutte la Repubblica Popolare Cinese) che sono in una delle tre fasi illustrate nel cap. 1.7.3 del Manifesto Programma del (n)PCI e nei paesi che si oppongono alla Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti USA, sionisti ed europei e alle residue imposizioni e procedure dell’egemonia USA instaurata nel 1945.
Gli esponenti della sinistra borghese e del movimento comunista cosciente e organizzato devono giovarsi sempre più sistematicamente della mobilitazione e organizzazione delle masse popolari di cui sono già capaci, per attuare le misure che governi, organismi dell’amministrazione pubblica e giunte regionali e comunali non attuano.
Noi ci appelliamo a tutti quelli che vogliono instaurare il socialismo perché facciano propri la concezione comunista del mondo (oggi marxismo-leninismo-maoismo), il bilancio della prima ondata della rivoluzione proletaria, l’analisi del corso delle cose che abbiamo elaborato e proposto: senza teoria rivoluzionaria il movimento rivoluzionario non si sviluppa. Su questo abbiamo costruito e continuiamo a promuovere e ci proponiamo di elevare la nostra capacità di promuovere organizzazione (comitati di partito clandestini in ogni regione, provincia e città, in ogni azienda, scuola, ospedale e caserma). Ci siamo dati da fare e cerchiamo di darci da fare ancora meglio per promuovere la crescita quantitativa e di livello del nostro Partito fratello (il Partito dei CARC) e di altri organismi che operano giovandosi delle libertà instaurate con la Resistenza e ancora vigenti. La riforma intellettuale e morale che pratichiamo nelle nostre file e che prescriviamo a chi vuole arruolarsi nelle nostre file, uno dei sei principali apporti del maoismo alla concezione comunista, è indispensabile per chi vuole avere un ruolo da promotore della rivoluzione socialista.
La borghesia imperialista non ha futuro di progresso da proporre all’umanità. La permanenza dei suo regime è decadenza intellettuale e morale dell’umanità e distruzione delle condizioni della vita umana sulla Terra. L’instaurazione del socialismo è l’unica via di progresso, la costituzione del Governo di Blocco Popolare è un salto in avanti verso l’instaurazione del socialismo.
I comunisti devono diventare sempre più abili nel mobilitare e organizzare le masse popolari. Il distacco di larga parte delle masse popolari del nostro paese (come di altri paesi imperialisti) dalle istituzioni politiche della borghesia imperialista è un ottimo punto di partenza.
La nostra impresa è difficile ma la vittoria è possibile. Gli effetti della sconfitta dei nostri predecessori siamo in grado di superarli, alcuni li abbiamo individuati e già superati. Avanti quindi!
Combattere a modo nostro fino a vincere! Osare sognare! Osare lottare per realizzare il nostro sogno! Osare vincere!
Apprendere, assimilare, applicare la concezione comunista del mondo!
Costituire clandestinamente Comitati del Partito in ogni azienda e in ogni centro abitato!
Fare di ogni lotta una scuola di comunismo!