[sinistrainrete] Chiara Bonaiuti: Solo armi: le scelte dei leader Ue, tre chiavi di lettura

Rassegna del 05/03/2023

 

 

Chiara Bonaiuti: Solo armi: le scelte dei leader Ue, tre chiavi di lettura

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Solo armi: le scelte dei leader Ue, tre chiavi di lettura

di Chiara Bonaiuti

Il comportamento dei leader europei nella corsa al riarmo per la guerra in Ucraina non corrisponde né ai principi condivisi nel diritto internazionale, né agli interessi strategici, tanto meno a quelli economici. Analisti di diverse famiglie teoriche lo confermano: la mancanza di trattative è sonnambulismo e cova la catastrofe

ff194846 29c1 405f bfac 77d4126806d6 755x491Premessa

Il confronto tra pacifisti e interventisti viene spesso presentato come una contrapposizione tra idealisti e realisti, irrazionali e razionali. Ma è davvero realista chi ritiene che la guerra, il riarmo e l’escalation più siano l’unico modo per respingere Putin? Sono davvero così irrazionali i pacifisti che premono per l’apertura di un tavolo delle trattative oppure lo sono i decisori politici europei che stanno andando dritti verso la catastrofe come dei sonnambuli?

Con un approccio analitico vorremmo analizzare qui quali siano i fattori che spiegano questa corsa al riarmo da parte della classe dirigente italiana ed europea. Facendo riferimento alla letteratura sul commercio di armi, consideriamo tre gruppi di variabili che possono spiegare il comportamento dei leader europei: gli ideali; gli interessi strategici o gli interessi economici. Ciascun gruppo di variabili fa riferimento ad una diversa famiglia di teorie della politica estera europea: i costruttivisti, i realisti e neorealisti e i liberisti.

 

I principi della democrazia e della difesa dei diritti umani

Un primo gruppo di teorie ruota attorno al costruttivismo, secondo cui le idee e i valori sono importanti e possono influenzare le scelte politiche. Tra gli studiosi costruttivisti, Manners introduce il concetto di potere normativo europeo. Egli sostiene che l’identità e il comportamento dell’UE si basano su un insieme di valori comuni: pace, diritti umani, democrazia, Stato di diritto, uguaglianza, solidarietà sociale, libertà, sviluppo sostenibile e buon governo, contenuti nei trattati dell’UE. Questi valori hanno un fondamento giuridico e si trovano formalizzati nei Trattati dell’Unione.

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Luca Benedini: Obsoleti nell’UE gli inceneritori per rifiuti solidi urbani (R.S.U.)

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Obsoleti nell’UE gli inceneritori per rifiuti solidi urbani (R.S.U.)

di Luca Benedini

inceneritore3Viene qui riprodotto in buona parte, e aggiornato, un intervento – apparso una decina d’anni fa in una rivista locale – che si muoveva tra il campo giuridico, quello tecnico e quello ecologico focalizzandosi sulle prescrizioni dell’UE nel campo dei rifiuti, sui modi di ottimizzarle e sulle possibilità di migliorare ulteriormente la loro capacità di incidere sulla realtà corrente della produzione e del consumo. Dal momento che la realizzazione di inceneritori (o, come è divenuto di modo definirli, “termovalorizzatori”) costituisce ancora oggi un argomento capace di scatenare grandissime discussioni e addirittura di far cadere in pratica un governo, appare essere il caso di puntualizzare la questione, nelle attuali circostanze, con la maggiore precisione e affidabilità possibile.

* * * *

Nell’esauriente articolo Gli inceneritori per R.S.U. sono ormai obsoleti e fuorilegge, redatto da Luca Benedini, Fausto Fraccalini e Caterina Di Francesco e pubblicato nel mensile locale lombardo La Civetta dell’ottobre 2011, si leggeva quanto segue (che è totalmente valido ancora oggi né se ne prevede alcuna significativa variazione nel breve e medio termine):

«La gestione dei rifiuti in Italia e negli altri paesi dell’UE è regolata dalla legislazione europea: precisamente, dalla Direttiva 2008/98/CE del 19 novembre 2008, alla quale tutti gli altri livelli di legge devono adeguarsi.

L’art. 4 di questa direttiva stabilisce una precisa “gerarchia dei rifiuti”, in base alla quale negli Stati membri dell’UE va fatto il possibile per:

    1. ridurre i rifiuti (ad esempio, abbandonando l’“usa e getta”, facilitando il riuso dei prodotti ed estendendo il loro ciclo di vita);

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Pierluigi Fagan: Ma dici a me?

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Ma dici a me?

di Pierluigi Fagan

Della recente intervista del portavoce del ministro degli Esteri cinese Wang Wenbin (link a seguire, ringrazio Turi Comito per la segnalazione), gira sui social uno stralcio saporito in cui il cinese ricorda che gli Stati Uniti sono stati in una qualche guerra per 224 anni dei 240 della loro breve storia. Attori protagonisti nell’ l’80% di tutti i conflitti armati del secondo dopoguerra, dalla fine della Seconda guerra mondiale -secondo il cinese- hanno cercato di sovvertire più di 50 governi stranieri, interferito nelle elezioni in almeno 30 paesi e tentato l’assassinio di oltre 50 leader stranieri. A guida NATO sono stati attori promotori delle guerre in Afghanistan, Iraq e Siria che hanno ucciso più di 900.000 persone e creato 37 milioni di rifugiati.

Ma c’era anche una parte precedente di quelle dichiarazioni. Recentemente, pare che gli USA si siano opposti ad un tentativo in sede ONU di regolamentare il commercio d’armi internazionale, armi che sono la ragion per cui di vaste organizzazioni criminali, del terrorismo diffuso e dei tanti conflitti irregolari locali che disordinano il mondo.

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Dante Barontini: Lo spirito di Genova

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Lo spirito di Genova

di Dante Barontini

Chiunque abbia visto dal vivo il corteo di Genova ha subito còlto un elemento di novità. Magari difficile da delineare, come accade sempre agli albori di un diverso momento storico, ma molto netto.

Quel fiume di persone è stato molto più grande delle attese più rosee e delle previsioni più malevole (la questura locale aveva anticipato uno striminzitissimo “milleduecento”).

Certo, è ancora e comunque inferiore alle necessità, se si vuole cominciare a intravedere un’inversione di rotta nei rapporti di forza sociali e politici. Ma spazza via – speriamo in modo definitivo – quel sentiment diffuso tra i leoni da tastiera che vivono guardando la tv e sbirciando tra i giornali on line per poi sentenziare, sempre con le stesse frasi, “non c’è nessuno che si muove…”

Al di là dei numeri, però, conta la “composizione” e l’intenzione di quel corteo che – senza che nessuno l’avesse progettato esattamente in questo modo – ha messo insieme un mondo fin qui tenuto “compartimentato” in cortili separati, spesso litigiosi.

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Alba Vastano: “Non ci provare!” Un secolo di coraggio femminile

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“Non ci provare!” Un secolo di coraggio femminile

di Alba Vastano

“Abbiamo guardato per 4000 anni, adesso abbiamo visto” (Carla Lonzi, Carla Accardi, Elvira Banotti- Manifesto rivolta femminile –luglio 1970)

Correva l’anno 1886. In un’Italia appena unificata, il 31 maggio di quell’anno, Italia Donati, una giovane donna, si tolse la vita. Causa: molestie sul lavoro. Lascia una lettera in cui racconta la sua storia. Una storia di soprusi e di ricatti. Soprattutto di molestie subite dalle maestre della sua epoca. All’epoca le donne insegnanti erano ancora viste dal ‘maschio’ come possibili sovversive del ruolo femminile tradizionale. Se si allontanavano da casa, in particolare per motivi professionali legati ad un’attività lavorativa, lasciando incustodito quel luogo in cui da Vestali dovevano mantenere il sacro fuoco vivo, in attesa del ritorno del signore e padrone, dovevano pagare il fio per aver trasgredito le leggi secolari del ruolo tradizionale.

Donne che sceglievano di svolgere nel pubblico un lavoro fino ad allora destinato agli uomini. Italia aveva scelto di uscire da quel ruolo, di spezzare le catene che per secoli relegavano le donne ad un unico ruolo, quello della cura del proprio focolare, dei figli, della famiglia.

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Giorgio Agamben: Sull’anarchia, oggi

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Sull’anarchia, oggi

di Giorgio Agamben

Se per chi intenda pensare la politica, di cui costituisce in qualche modo l’estremo fuoco o punto di fuga, l’anarchia non ha mai cessato di essere attuale, tale essa è oggi anche per l’ingiusta, feroce persecuzione cui è sottoposto un anarchico nelle carceri italiane. Parlare di anarchia, come pure si è dovuto fare, sul piano del diritto implica, però, necessariamente un paradosso, perché è quanto meno contraddittorio chiedere che lo stato riconosca il diritto di negare lo stato, così come, se si intende portare il diritto di resistenza fino alle sue conseguenze ultime, non si può ragionevolmente esigere che sia giuridicamente tutelata la possibilità della guerra civile.

Per pensare l’anarchia oggi converrà pertanto porsi in tutt’altra prospettiva e interrogare piuttosto il modo in cui Engels la concepiva, quando rimproverava agli anarchici di voler sostituire l’amministrazione allo stato. In quest’accusa si nasconde infatti un problema politico decisivo, che né i marxisti né forse gli stessi anarchici hanno posto correttamente.

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Davide Miccione: Graeber

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Graeber

di Davide Miccione

Un intellettuale militante nel ventunesimo secolo è merce preziosa. L’intellettuale, abituato a procurarsi da vivere (allo stato brado) in un mondo, quello delle pratiche abituali della produzione culturale (scrittura saggistica, curatele ed editing, traduzioni, articoli, conferenze) dove il denaro non vi è mai stato o va scomparendo oppure (se ridotto allo stato di domesticità accademica) addestrato agli esercizi di produzione bibliometricamente misurati e ai rituali burocratici autovalutativi (pratiche il cui risultato sulla personalità dei partecipanti potrà essere misurato tra qualche anno) si fa fauna in via di estinzione o, quando sussiste, di fragile complessione e timida interazione con il mondo.

Restano ovviamente i produttori di narrative che santificano il sistema, ne cantano la giustezza e le magnifiche sorti. Ma senza la libertà interiore di pensiero ed esteriore di scrittura, con una produzione concettuale che si limiti a fare da voce fuoricampo che commenta la creazione capitalistica, consumistica, industrial-culturale aggiungendo “… e vide che era cosa buona”, parlare di intellettuali sarebbe certo fuori luogo e poco rispettoso della storia, per quanto non priva di contraddizioni e ambiguità, con cui essi vengono identificati.

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István Mészáros: Il concetto lukacsiano di dialettica

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Il concetto lukacsiano di dialettica

di István Mészáros

[Da Lukács. Maestro di pensiero critico, a c. di A. Infranca e R. Mapelli, Edizioni PuntoRosso, Milano 2022. Il saggio, pubblicato in inglese nel 1971, venne tradotto in italiano in forma più breve in G. Oldrini, Lukács negli scritti di…, Isedi, Milano 1979. I curatori della versione che qui si presenta hanno inserito nel testo a stampa dei segni grafici per indicare le nuove parti tradotte, che qui però sono state eliminate per comodità di lettura. Sono stati corretti diversi refusi e, lì dove la traduzione non era chiara, sono state suggerite delle possibili traduzioni alternative, poste in parentesi quadre, seguite da un punto interrogativo. Nota dei curatori del sito]

kiuhgrewsdPrefazione

Poco dopo aver terminato la sua Estetica, Lukács diede inizio alla realizzazione di un progetto di lungo termine: scrivere un’Etica sistematica, che sarebbe la sintesi di tutte le sue opere. Produsse un abbozzo senza difficoltà e, in una lettera scritta a Budapest, datata 10 maggio 1962, rivelò la struttura generale dell’opera, esplicitando anche quale sarebbe stato il titolo: Die Stelle der Ethik im System menschlichen Aktivitäten (Il luogo dell’etica nel sistema delle attività umane). Due mesi dopo, nel frattempo, si lamentava che la sua Etica avanzava «molto lentamente. Si è rivelato necessario per me, scrivere prima una grande parte introduttoria sull’ontologia dell’essere sociale e anche questa introduzione avanza molto lentamente» (Budapest, 13 gennaio 1964).

Questa “parte introduttoria” finì per diventare un’opera gigantesca, di circa duemila pagine, intitolata Per un’ontologia dell’essere sociale. Questa, a sua volta, obbligò Lukács a scrivere i Prolegomeni per un’ontologia dell’essere sociale – opera alla quale tentava di dare i ritocchi finali, quando morì il 4 giugno 1971. Così, Lukács non riuscì a realizzare quello che, forse, era stato il progetto che gli era più caro: l’elaborazione dei principi fondamentali di un’etica marxista. Intanto, tutta la discussione futura riguardo all’Ontologia dell’essere sociale di Lukács, non deve disconoscere il fatto che l’opera fosse stata concepita come parte integrante del suo impegno ad esplicitare il quadro referenziale etico proprio delle relazioni umane socialiste.

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Lorenzo Esposito: L’ultimo metrò

moneta e credito

L’ultimo metrò

Recensione di Lorenzo Esposito*

Bellofiore R. e Garibaldo F. (2022), L’ultimo metrò. L’Europa tra crisi economica e crisi sanitaria, Milano: Mimesis, pp. 264, ISBN: 9788857590486

postmodernismo reggia di caserta 1 1024x793Questo recente testo di Bellofiore e Garibaldo affronta il tema di grande attualità. Si tratta di un insieme di saggi, alcuni scritti nel fuoco degli eventi, con taglio e obiettivo differente ma che trovano una loro ragione unitaria nella valutazione dello stato dell’arte del progetto di unificazione europea. Dopo le successive ondate della crisi del 2008, della pandemia e oggi della guerra, è evidente che il progetto sia in grande sofferenza. Tuttavia è importante l’opera di scavo analitico, proposta dal libro, perché le evidenti difficoltà del progetto europeo non siano esaminate in modo superficiale, determinando proposte politiche talmente deboli da risultare, seppure involontariamente, funzionali alla conservazione dello status quo.

Il primo e più ampio capitolo comincia con una sintesi ragionata delle interpretazioni che di questa dinamica hanno dato alcuni degli economisti eterodossi più interessanti degli ultimi tempi. Si parte con Halevi, che legge il percorso di sviluppo dell’Unione in chiave di composizione della produzione tedesca. In particolare, la chiave di volta dello sviluppo tedesco è stato il settore dei beni capitali, soprattutto delle macchine che producono altre macchine, che è meno sensibile alla concorrenza di prezzo e molto dipendente dal progresso tecnico. L’agenda politica del paese è così da sempre dominata da aziende di grandi dimensioni, con forti capacità innovative e di proiezione internazionale, quello che Hilferding aveva definito il capitalismo organizzato. Tuttavia, a differenza di quanto pensavano i teorici socialdemocratici del tempo, questa configurazione non è necessariamente più stabile di quella concorrenziale classica, va anzi difesa dalle tendenze stagnazioniste di cui parlarono nel dopoguerra Steindl, Sweezy e altri.

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Luigi Longo: La svolta storica della fase multicentrica

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La svolta storica della fase multicentrica

di Luigi Longo

Quando leggo nel mio Plutarco le vite
degli uomini grandi mi viene a schifo
questo secolo parolajo.

Federico Schiller*

Ho trovato interessante la lettura dello scritto di Piero Pagliani Slittamento di paradigma, apparso in www.sinistreinrete.info del 18/2/23 e ripreso qui: http://italiaeilmondo.com/2023/02/28/slittamento-di-paradigma-paradossi-nonsense-e-pericoli-di-una-svolta-storica-di-piero-pagliani/, perché stimola una serie di riflessioni da sviluppare e approfondire.

Le elenco, per comodità di sintesi, per punti, senza ordine di priorità.

Primo. La svolta storica rappresentata dalla decisione politica della Russia di abbandonare le relazioni, improntate soprattutto alla sfera economica, con l’Europa (a seguito di fatti irreversibili: il boicottaggio Usa-Nato al Nord Stream 1 e 2; la guerra alla Russia via Nato-Europa-Ucraina; le sanzioni alla Russia che si sono rilevate un boomerang contro la serva Europa; il ladrocinio degli attivi monetari detenuti all’estero dalla banca centrale russa; la trappola europea, tramite Francia e Germania, garanti degli accordi di Minsk; eccetera) e di lavorare in coordinamento e in cooperazione con la Cina, alla costruzione del polo asiatico allargato (con altre nazioni dell’Africa e dell’America Latina) in grado di sfidare l’egemonia assoluta degli Usa (in relativo declino) e proporre un nuovo modello di sviluppo e di relazioni sociali dentro la fase multicentrica (rimando alla letteratura ormai solida sulle forti potenzialità del polo in tutte le sfere sociali: economica, finanziaria, militare, scientifica, tecnologica, sociale, culturale, eccetera).

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Fabrizio Marchi: La farsa delle primarie

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La farsa delle primarie

di Fabrizio Marchi

Non c’è nulla di più antidemocratico delle “primarie”, spacciate invece dai neoliberali come il trionfo della democrazia

Nulla di più falso. La logica delle primarie si fonda proprio sull’annullamento del vero dibattito democratico in favore degli “umori”, del “sentito dire”, di una immagine, di un’espressione, un volto, un sorriso visti o ascoltati più o meno distrattamente in televisione.

Alle primarie di un partito possono votare tutti, anche quelli di un partito opposto e contrario. Chiunque può esprimere il proprio voto per le ragioni più disparate che molto spesso nulla hanno a che vedere con i contenuti, i programmi, la strategia e la linea politica dell’esponente politico al quale si dà la preferenza.

Un segretario di partito, come era giustamente una volta, dovrebbe essere eletto dagli iscritti e dai militanti di quel partito, dopo un lungo e approfondito dibattito interno.

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Fabrizio Casari: Nicaragua, tradimenti e passaporti

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Nicaragua, tradimenti e passaporti

di Fabrizio Casari

Non potendo più protestare per i prigionieri “politici”, il mainstream della destra, in condivisione con quello della finta sinistra, ha scelto il nuovo terreno di scontro con il Nicaragua Sandinista: la presunta ingiustizia nel privare della nazionalità i terroristi spediti negli USA in accordo con Washington.

Cosa dovrebbe fare il Nicaragua non è chiaro. Se si difende dal colpo di Stato violento è repressiva. Se li arresta ha prigionieri politici. Se li espelle e li priva della nazionalità viola i loro diritti. Sarà che l’unico gesto possibile sarebbe quello di consegnargli le chiavi del paese?

Si può condividere o meno il dispositivo della sentenza che priva della nazionalità nicaraguense, ma senza inserire la decisione nel contesto politico e giuridico nel quale è maturata si fa solo inutile accademia. La verità dei fatti non ammette interpretazioni: non sono dei perseguitati ai quali vengono tolti diritti, sono terroristi che hanno usufruito di un generoso indulto. Sono stati protagonisti attivi di una provata e documentata cospirazione internazionale ordita dagli USA e con ramificazioni in Europa e America latina, finalizzata ad un cambio politico violento dell’organizzazione politica ed istituzionale del Nicaragua. In altre parole, un colpo di Stato.

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Andrea Ventura: L’invasione dell’Ucraina e la crisi del neoliberismo, due facce della stessa medaglia

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L’invasione dell’Ucraina e la crisi del neoliberismo, due facce della stessa medaglia

di Andrea Ventura

Un’epoca storica è finita. L’ordine internazionale neoliberale sta implodendo lasciando immensi problemi non risolti oltre all’incognita della supremazia geopolitica che la Cina sta tentando di soffiare agli Stati Uniti

Il capitalismo era forte e assicurava benessere quando i governi avevano ancora la capacità di orientare le politiche pubbliche in funzione del miglioramento del benessere generale. Erano i primi decenni del secondo dopoguerra, detti anche “trenta gloriosi” o anni del “compromesso socialdemocratico”. Quel modello economico, indirizzato appunto a diffondere il benessere a strati sempre più vasti della popolazione, fu in grado di vincere la sfida col comunismo dell’Est europeo ed assicurare all’Occidente la supremazia economica sul resto del mondo. Vi è un lato oscuro di quel successo: i Paesi avanzati disponevano di una supremazia globale – che si esercitava anche con la violenza e la guerra – che gli consentiva di accedere a risorse energetiche e a materie prime a buon mercato in gran parte del mondo. Quel benessere, in breve, era assicurato anche a spese dei Paesi che non riuscivano ad uscire dalla loro condizione di povertà.

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