Clara Statello per l’AntiDiplomatico – 03/06/2023
Siamo tutti Andrea Lucidi! Il giornalista Andrea Lucidi è stato inserito nella lista nera di Mirotvoretz. “Ho visto il mio nome citato in un articolo del “centro per la comunicazione strategica”, organo del governo ucraino controllato dal ministero dell’informazione e della cultura di Kiev. Dopo aver visto questo articolo sono andato a controllare Mirotvoretz ed ho scoperto di essere stato inserito, probabilmente a fine maggio scorso”, spiega in una nota inviata a l’AntiDiplomatico.
Andrea è un caro amico, un collega e un compagno nella nostra battaglia per la libertà di pensiero e stampa, per la pace e contro la propaganda bellica di Kiev e della NATO. Non è possibile scrivere di lui senza menzionare la sua grande umanità, l’umiltà con cui si è avvicinato alla causa dei popoli del Donbass e la dedizione con cui dà loro voce. Un profondo senso di giustizia lo ha spinto lo scorso dicembre a Lugansk e si è subito legato visceralmente a questa piccola coraggiosa repubblica che resiste da nove anni ad una guerra tremenda, una guerra che non ha trovato spazio nella nostra “stampa libera”. Gli è stato riconosciuto un accredito di giornalista ed ha iniziato a documentare quei fatti e quelle opinioni con cui l’Occidente non può e non vuole confrontarsi.
Ha mostrato i corpi dei civili giustiziati nei block post ucraini, i condomini utilizzati come punti di fuoco dalle forze armate di Kiev, le camere di tortura dei sotterranei del palazzo dell’SBU e della famigerata biblioteca, l’aeroporto di Mariupol adibito a quartiere generale delle forze di sicurezza e dei battaglioni banderisti. Ha mostrato le fosse comuni di civili negli ex territori ucraini ed il dolore dei parenti delle vittime.
Ma soprattutto Lucidi ha dato voce alle vittime della repressione ucraina post-Maidan, agli ex-prigionieri di quelle carceri, alle donne del Donbass che indicavano chiaramente il loro nemico: il governo di Kiev, non Mosca.
Con il suo lavoro non ha svelato delle Verità, contrariamente ai nostri media che etichettano le voci critiche come “Putinversteher“ . Piuttosto ha mostrato la realtà nella sua complessità ed proprio questa complessità che la propaganda ucraina e NATO ha la necessità di semplificare nel dogma “c’è un aggressore ed un aggredito”. E’ questo il suo crimine ed è questo che gli è valso l’inserimento nel database di Myrotvoretz.
E’ in buona compagnia, assieme a personalità del calibro di Roger Waters, Steven Seagal, Scott Ritter, e tra gli italiani la video maker e scrittrice Sara Reginella. Sono finiti nel famigerato elenco dei nemici dell’Ucraina per aver documentato la guerra in Donbass dal punto di vista dei “filorussi” o per aver criticato il governo di Kiev o ancora aver promosso la pace. Spicca anche il nome dell’ex europarlamentare Eleonora Forenza, ricercata dai “pacificatori ucraini” dopo aver portato aiuti umanitari ai bambini di Donetsk e Lugansk con la Carovana Antifascista, nel 2017.
Cos’è Myrotvoretz
Molto cinicamente il nome Myrotvoretz in italiano è traducibile come “il pacificatore”. Tuttavia la black list creata nel 2014 e promossa da Anton Gerashenko, co-fondatore e successivamente consigliere del Ministero degli affari interni dell’Ucraina, non ha proprio nulla a che vedere con la pace. Il database contiene i nomi, le foto e dati personali (come indirizzo, numero di telefono o passaporto) dei “nemici dell’Ucraina”, che vengono inseriti nella lista sulla base di delazione. Nel sito compare una apposita scheda per denunciare qualsiasi persona ritenuta ostile al governo di Kiev.
Ben in vista nella home page, accanto alla scritta Myrotvoretz, appaiono in chiaro le località geografiche di Varsavia, in Polonia, e Langley, in Virginia, negli Stati Uniti, la stessa città dove si trova il quartier generale della CIA, l’intelligence statunitense.
Il centro raccoglie e diffonde i dati non solo dei “separatisti”, ovvero gli ucraini anti-Maidan, o di politici e militari russi, ma anche di cittadini di ogni nazionalità, giornalisti e personaggi pubblici. Myrotvoretz costituisce un rischio per la sicurezza di queste persone e dei loro familiari, sottoposti ad una gogna mediatica e dunque possibili target di azioni di odio e violenza da parte di nazionalisti o fanatici. Alcuni nomi che compaiono nella lista sono segnati con una X perché sono state uccise. Tra questi c’è il fotoreporter italiano Andrea Rocchelli. E’ dunque legittimo supporre che l’eliminazione dei “nemici dell’Ucraina” sia uno degli obiettivi di Myrotvoretz.
Questo modus operandi non ha nulla a che vedere con lo Stato di diritto o con la democrazia, piuttosto la delazione e il linciaggio pubblico caratterizzano le dittature fasciste e gli Stati di polizia.
Pensavamo fossero democratici invece sono delatori
“La data di inserimento su questo infame database è praticamente contemporanea ad un attacco squadrista che ho ricevuto sul mio profilo twitter ad opera dei vari account “NAFO”. Tra l’altro su twitter sono stato attaccato addirittura da due professori universitari, Luca Lanini, dell’Università di Pisa, che mi ha scritto: “Fun fact: la durata della vita media dei collaborazionisti nei territori temporaneamente occupati dalla dittatura fascista e genocida del Cremlino è più breve rispetto a quella dei loro coetanei che non hanno tradito. ” e Daniele Zuddas, dell’Università di Trieste, che mi definiva un “obiettivo legittimo per l’Ucraina”, prosegue Andrea Lucidi nella sua dichiarazione.
Nelle ultime settimane, infatti, non solo lui, ma anche Vincenzo Lorusso di Donbass Italia, così come altri canali Telegram che si occupano di controinformazione (compreso quello della scrivente), sono stati bersaglio di azioni coordinate di squadrismo dei cosiddetti NAFO, i sedicenti troll pro-NATO che imperseverano su Twitter e Facebook. Oltre alle personalità citate sopra da Lucidi, è intervenuto pure David Puente con alcuni tweet il cui fine non era certo cercare un confronto civile piuttosto impedirlo, denigrando e disumanizzando gli avversari dialettici. Questa gogna pubblica ha richiamato orde di haters, dediti al linciaggio mediatico e ad auspicare la morte di chi fa controinformazione. Questo è il loro concetto di libertà.
Evidentemente l’odio non si è fermato ai social, ma qualcuno ha compilato la scheda informativa di Myrotvoretz, sperando di annientare Andrea Lucidi. E’ questo il modo in cui operano i “difensori della democrazia contro il dittatore Putin”?
“E’ chiaro che anche il dibattito pubblico in Italia stia subendo una profonda radicalizzazione. Evidentemente il lavoro di chi offre una prospettiva diversa del conflitto e cerca di dare voce al popolo del Donbass viene ritenuto pericoloso dal regime di Kiev e da alcuni “liberali” italiani”, conclude la nota.
Il principio di democrazia si è affermato e consolidato nella storia dell’umanità in opposizione alle liste nere di proscrizione, ai roghi dei libri e alle persecuzioni di dissidenti e giornalisti. Le black list sono il sintomo eclatante della grave malattia di cui soffre il sistema democratico occidentale. L’attivismo di NAFO e dei cosiddetti fact checker indipendenti (ma schierati dalla parte di Kiev) è la dimostrazione dell’incapacità democratica di questi soggetti, che non riescono a reggere il confronto dialettico senza organizzare azioni squadristiche di trollaggio, linciaggio mediatico, diffondere odio, augurare morte e denunciare le loro vittime nelle liste di proscrizione.
Evidentemente l’odio non si è fermato ai social, ma qualcuno ha compilato la scheda informativa di Myrotvoretz, sperando di annientare Andrea Lucidi. E’ questo il modo in cui operano i “difensori della democrazia contro il dittatore Putin”?
“E’ chiaro che anche il dibattito pubblico in Italia stia subendo una profonda radicalizzazione. Evidentemente il lavoro di chi offre una prospettiva diversa del conflitto e cerca di dare voce al popolo del Donbass viene ritenuto pericoloso dal regime di Kiev e da alcuni “liberali” italiani”, conclude la nota.
Il principio di democrazia si è affermato e consolidato nella storia dell’umanità in opposizione alle liste nere di proscrizione, ai roghi dei libri e alle persecuzioni di dissidenti e giornalisti. Le black list sono il sintomo eclatante della grave malattia di cui soffre il sistema democratico occidentale. L’attivismo di NAFO e dei cosiddetti fact checker indipendenti (ma schierati dalla parte di Kiev) è la dimostrazione dell’incapacità democratica di questi soggetti, che non riescono a reggere il confronto dialettico senza organizzare azioni squadristiche di trollaggio, linciaggio mediatico, diffondere odio, augurare morte e denunciare le loro vittime nelle liste di proscrizione.