Contropiano-Domenico Caldaralo: “Ingerenza liberale”, autodeterminazione e realismo nelle relazioni internazionali

Rassegna del 18/06/2023

 

 

Redazione Contropiano – Domenico Caldaralo: “Ingerenza liberale”, autodeterminazione e realismo nelle relazioni internazionali

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“Ingerenza liberale”, autodeterminazione e realismo nelle relazioni internazionali

di Redazione Contropiano – Domenico Caldaralo*

ingerenza autodeterminazione realismoSiamo sempre alla ricerca di qualche bagliore di intelligenza in questi tempi cupi. Una guerra che rischia in ogni momento di diventare mondiale e nucleare (i due termini sono ormai sinonimi) ci viene “narrata” dal sistema dei media – con poche e dunque lodevolissime eccezioni – come uno scontro biblico tra “democrazie” e “autocrazie”. Mettendo decisamente sotto il tappeto sia gli interessi economici, sia le palesi incongruenze di queste definizioni.

Senza alcuna voglia di scherzarci sopra, bisognerebbe ricordare che l’”autocrazia” russa tiene regolarmente elezioni a tutti i livelli (da quelli federali a quelli locali), è presente un largo numero di partiti concorrenti (tra cui anche alcuni partiti comunisti), anche se – certamente – il vincitore da oltre venti anni (Putin, insomma) esercita il suo potere con un notevole autoritarismo. Si voterà l’anno prossimo, per esempio, e non è detto che Putin vinca ancora una volta…

Ma bisognerebbe anche ricordare che la “democratica” Ucraina attuale viene invece da un golpe (Majdan, 2014) che ha rovesciato il governo democraticamente eletto, permesso massacri come quello nel Palazzo dei Sindacati ad Odessa, e messo fuorilegge tutti i partiti di opposizione (dodici!).

Oltre, come tutti sanno – persino Emanuele Parsi (vedi l’incipit di un suo articolo pre-guerra, quando era solo il Donbass sotto le bombe) – a promuovere i nazisti in ogni ambito della vita nazionale (dal governo parsi ucraina 2015all’esercito).

Ma chi lo ricorda ora viene immediatamente indicato come “putiniano”, anche se magari (come noi) ha passato gli ultimi decenni a denunciarne le malefatte, fin da quando – nominato da Eltsin – contribuì alla dissoluzione dell’Unione Sovietica.

Un briciolo di intelligenza, e quindi di riconoscimento/indagine della realtà oggettiva, è invece assolutamente necessario se si vuole almeno provare a capire qualcosa di come sta andando il mondo di questi tempi.

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Fulvio Bellini: Turchia: la vittoria di Erdogan mette in discussione il futuro della NATO?

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Turchia: la vittoria di Erdogan mette in discussione il futuro della NATO?

di Fulvio Bellini

Immagine per home articolo TURCHIA.jfif Premessa: lo strano concetto di democrazia propagandata in Italia

Il 28 maggio scorso si è svolto il ballottaggio per l’elezione del Presidente turco tra il candidato uscente Recep Tayyip Erdogan e lo sfidante Kemal Kılıçdaroğlu. Il 14 maggio, in concomitanza del primo turno delle presidenziali, si erano svolte anche le elezioni generali per la composizione del nuovo parlamento. L’esito delle elezioni ha visto la vittoria di Erdogan che, grazie ai 27.834.692 (52,18%) consensi ricevuti, ha ottenuto il terzo mandato consecutivo. Se si sommano i gli incarichi come Primo ministro e Capo dello Stato, Erdogan si trova ai vertici del potere turco da vent’anni, avendo preso la guida del governo il 14 marzo del 2003. Se si guarda ai risultati delle elezioni parlamentari, la compagine del Presidente confermato, Partito della Giustizia e dello Sviluppo è risultato il più votato. Personalmente nutro un certo rispetto nei confronti di Radio Radicale che nasce dalla sua linea editoriale netta e trasparente, anche se non condivisibile: atlantismo senza tentennamenti, russofobia e cinofobia spinti al loro eccesso, apprezzamento dell’attuale stato di vassallaggio della UE nei confronti degli Stati Uniti, promozione dei diritti civili ma solo se disgiunti da quelli sociali ed economici, i quali vanno ignorati, liberismo senza limiti in economia, privatizzazioni di ogni servizio e di ogni risorsa. In estrema sintesi: libertà totale per la borghesia, elevazione dei suoi capricci e delle sue perversioni al rango di diritti civili. Se si sceglie Radio Radicale si sa chi si ascolta. Non è una notazione marginale, esistono radio intellettualmente disoneste, le quali condividono in gran parte la piattaforma politica radicale ma si travestono da radio di sinistra: il riferimento a Radio Popolare è puramente voluto.

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Greg Godels: La malsana tentazione del “marxismo occidentale”

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La malsana tentazione del “marxismo occidentale”

di Greg Godels*

mbvvfywLa storia del marxismo trova un’immagine speculare in quella dell’anti-marxismo – le correnti intellettuali che si presentano come vero marxismo.

Prima ancora che il marxismo venisse a costituire un’ideologia coesa, Marx ed Engels dedicarono una parte sovente trascurata del loro Manifesto Comunista del 1848 alla demolizione delle ideologie rivali che aspiravano a rappresentare il vero socialismo.

Via via che il movimento operaio andava faticosamente alla ricerca di un sistema di pensiero in grado di ispirare la sua reazione al capitalismo, le idee di Karl Marx e Friedrich Engels conquistarono progressivamente gli operai, i contadini e gli oppressi. Non si trattò di una vittoria facile. Il liberalismo – l’ideologia dominante della classe capitalista – aveva coadiuvato la lotta degli operai e dei contadini contro la tirannide assolutista.

Una volta che il capitalismo e le istituzioni liberali si furono consolidati, l’anarchismo – l’ideologia della piccola borghesia delusa – iniziò a contendere al marxismo la guida del movimento operaio. Gli anarchici – che in modo contraddittorio professavano un individualismo estremo e una democrazia utopistica ricavata dal capitalismo, ma al tempo stesso manifestavano un acceso odio nei riguardi delle istituzioni e delle strutture economiche del capitalismo – non furono tuttavia in grado di offrire una via d’uscita praticabile dalla pesante oppressione capitalista.

Con la conquista del potere da parte del bolscevismo, nel 1917, il movimento operaio si trovò di fronte un esempio di socialismo autentico ed esistente guidato da marxisti autentici e dichiarati – un potente faro che indicava la via nella lotta contro il capitalismo.

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Fabio Mini: La “controffensiva” è un fumetto di sangue

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La “controffensiva” è un fumetto di sangue

di Fabio Mini

70mila uomini, caos e “vittoria” impossibile Solo 4 brigate di soldati, un fronte di 300 km. Non potrà mai essere un’offensiva su larga scala: zero obiettivi strategici raggiungibili

Sulla mappa dell’Ucraina finalmente ritornano le freccette (simbolo di direzione di movimento), i cerchietti (simbolo di aree di combattimento) e la designazione degli obiettivi strategici ovvero quelli da conquistare e mantenere per dichiarare la vittoria. Mancano ancora i soldatini e i carrarmatini così cari ai nostri narratori di guerra, ma è questione di poco, arriveranno anche loro.

La controffensiva ucraina è già iniziata o quasi. Per qualcuno è un’offensiva caratterizzata da azioni multiple su 4-5 direzioni d’attacco, per qualcun altro “soltanto” su tre. Non è un atto unico “come lo sbarco in Normandia”, ma una serie di azioni offensive calibrate in relazione alla resistenza opposta dal nemico che vede impegnate quattro brigate ucraine armate e addestrate dalla Nato per un totale di 70mila uomini. In verità anche lo sbarco in Normandia non è stato un atto unico e proprio lo sbarco in corrispondenza delle difese tedesche è stato un massacro. Basta visitare i cimiteri di guerra della zona o aver visto il film Salvate il soldato Ryan di Spielberg.

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Federico Dezzani: Ragionamento a freddo sul berlusconismo

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Ragionamento a freddo sul berlusconismo

di Federico Dezzani

La morte di Silvio Berlusconi offre lo spunto per un’analisi disincanta della sua figura e della sua funzione storica. Grazie alla sua discesa, e soprattutto, alla sua “permanenza in campo”, la politica italiana è stata polarizzata in campi opposti, producendo la paralisi de facto del Paese in un contesto internazionale in rapidissimo cambiamento. Il peso mediterraneo dell’Italia è crollato e la Francia ha acquisito ampie porzioni dell’economia nazionale. In cambio, Berlusconi è servito da “modello” per Donald Trump.

 

Se non ci fosse stato, avrebbero dovuto inventarlo

Il 12 giugno si è spento all’età di 86 anni Silvio Berlusconi, magnate televisivo e quattro volte presidente del Consiglio. Sebbene la sua attività politica si fosse sostanzialmente conclusa del 2011, il suo partito è tuttora parte della maggioranza di governo e, nel complesso, si può dire Berlusconi abbia caratterizzato un ventennio della politica italiana.

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Francesco Cappello: Abbraccio mortale. L’urlo di Draghi

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Abbraccio mortale. L’urlo di Draghi

Gli Usa affondano. Per salvarsi trascinano sott’acqua l’Ue

di Francesco Cappello

Nelle precedenti analisi avevamo visto come il processo di perdita di valore del dollaro sui mercati internazionali sia ormai irreversibile (1). Esso procede a ritmi crescenti malgrado il tentativo, continuamente frustrato, della Federal Reserve di tenerlo artificiosamente in vita continuando ad alzare i tassi di interesse, operazione sicuramente non indolore.

Ne risente l’intero sistema bancario statunitense ove si sta verificando una fuga, come mai prima, dei depositi (risparmi) degli utenti. Tale fuga spesso verso l’estero non fa che retroagire sulla stabilità delle banche costringendo la Federal Reserve a tamponare le falle che si aprono con il solito sistema del Quantitative easing inaugurato all’indomani della precedente crisi del 2007. In pratica creazione di denaro di banca centrale per bloccare sul nascere le ormai continuamente incipienti crisi con potenziale evoluzione sistemica (2). L’innalzamento dei tassi ha un’altra conseguenza assai poco controllabile sui rendimenti dei titoli di stato USA. Malgrado i rendimenti salgano gli investitori non si fidano più e li mettono in vendita piuttosto che comprarne di nuovi mentre aumentano i titoli derivati (credit default swap) di chi scommette sul default USA.

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Il Chimico Scettico: Ridinosauri (considerazioni romanzesche e non sul pharma businnes e altro)

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Ridinosauri (considerazioni romanzesche e non sul pharma businnes e altro)

di Il Chimico Scettico

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Fabrizio Poggi: Attentato al Nord Stream: iniziano ad emergere le tracce polacche

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Attentato al Nord Stream: iniziano ad emergere le tracce polacche

di Fabrizio Poggi

Gli investigatori tedeschi avrebbero stabilito che l’imbarcazione “Andromeda”, che aveva trasportato l’esplosivo HMX (ottogene) fino all’area dell’attentato alle linee del gasdotto North stream 1 e 2, prima di quel momento incrociava in acque territoriali polacche. E la Polonia, come proclamato ripetutamente anche prima del settembre 2022, mira da tempo a trasformarsi in hub europeo per il gas americano, per cui il gas russo portato in Germania e Europa occidentale attraverso il North stream costituiva semplicemente un pericoloso concorrente.

I Servizi tedeschi ritengono comunque, nota Andrej Rezcikov sulla russa Vzgljad, che Varsavia non fosse in grado di portare a termine autonomamente l’operazione, anche se era sicuramente al corrente dei piani; tecnicamente, solo due paesi hanno le capacità tecniche necessarie. The Wall Street Journal sostiene che la Polonia abbia agito in qualità di “centro logistico” e di finanziamento per l’azione.

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Aurelien: Secondo round? Non c’è nessun secondo round

italiaeilmondo

Secondo round? Non c’è nessun secondo round

La partita è praticamente finita in Ucraina

di Aurelien

ucraina carri armati russia ansaOra che l’Occidente globale sembra finalmente capire che la guerra in Ucraina sta andando malissimo per Kiev, i suoi opinionisti si consolano pensando che questo è solo il primo round e che ci sono ancora cinque o addirittura dieci anni di succose opportunità per abbattere l’Orso russo con ogni sorta di mezzi subdoli e per piantare finalmente la bandiera della NATO sul tetto del Cremlino. Si illudono, ovviamente, ma è utile fare un passo indietro e considerare quanto si illudono e perché.

Non dirò molto sull’attuale “offensiva” ucraina, perché non sono uno specialista militare, e comunque potrebbe essere già in gran parte finita quando leggerete questo articolo. Sembra che le previsioni di una sanguinosa catastrofe fatte dagli esperti prima dell’operazione si stiano probabilmente avverando e che, in pochi giorni o al massimo settimane, a seconda di quanto gli ucraini cercheranno di insistere, la loro capacità militare sarà in gran parte distrutta. Non molti opinionisti occidentali sembrano aver riflettuto sulle conseguenze di ciò, quindi lo faremo noi per loro. Ma nel frattempo la punditocrazia si diverte e si occupa di nuovi scenari che ritiene di poter imporre ai russi, sia in cambio di “concessioni” che la NATO potrebbe fare, sia perché… beh, questa è una domanda interessante: dopotutto sono degli illusi.

Analizziamo quindi la questione in due parti: in primo luogo, ciò che probabilmente accadrà a livello strategico nel resto dell’anno e, in secondo luogo, se c’è qualcosa, per quanto limitato, che la NATO può fare per cambiare il probabile risultato a lungo termine.

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Neil Novello: La speranza che diviene

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La speranza che diviene

di Neil Novello

0 yyRASTPziYxbx2ImQuando scrive il suo libro forse più disperato, Realismo capitalista, da Spettri di Marx di Jacques Derrida Mark Fisher eredita una categoria: hauntology. È un concetto che vale un destino comunitario. Per il pensatore di Leicester, la cognizione esprime una nostalgia, appunto una malattia del ritorno. Essa però è rovesciata nel significato temporale e riqualificata come impossibilità a realizzarsi nella storia. Hauntology allora non si declina al passato, non è una nostalgia memoriale né consente una gratificazione finale, il possesso sentimentale, culturale dell’oggetto nostalgico. Per Fisher, il sovvertimento del passato si fa nostalgia del futuro ed essa appare senza speranza, vuota di ogni escatologia secolare, vacua. Ecco allora che hauntology ammette l’immagine di un futuro destoricizzato dell’accadente, un futuro perduto come perduta è la stessa possibilità di immaginarlo addirittura quale presenza di sé nel mondo.

Nell’appendice a Speranza e utopia. Conversazioni 1964-1975 di Ernst Bloch, a cura di Rainer Traub e Harald Wieser, Mimesis, 2022, la soglia di Laura Boella, icastica e perentoria, richiama proprio un’immagine hauntologica. Specie quando la filosofa scrive che «“speranza” e “futuro”», nel «filosofo della speranza» e dell’«utopia concreta» esprimono un carattere di «incompiutezza», di naturale «incognito». Ma il sentimento del «non-ancora» come orizzonte del realizzabile appare già qualcosa di più aperto in confronto alla recisa, assoluta coscienza fisheriana del mai più. Le conversazioni blochiane pongono quindi un’estrema domanda, l’interrogazione ultimativa sul concreto significato dello sperare.

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Pierluigi Fagan: Sistemi pensanti

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Sistemi pensanti

di Pierluigi Fagan

351139557 214620344723476 343368159553849594 nCome testimonia la foto del settore cervello-mente (in senso letterale, psicologia o psicoanalisi o logica o altro attinente alle funzioni mentali stanno altrove) della mia biblioteca, sono anni che studio l’argomento. Pare ovvio che l’interesse per i prodotti della mente come, ad esempio, le immagini di mondo, chiami curiosità sugli organi che li producono. Vengo dalla lettura del saggio di uno tra i più noti neuroscienziati, S. Dehaene, francese, sulla coscienza [Coscienza e cervello, Cortina, 2014]. Il testo mi sollecita delle riflessioni.

Dovete sapere che sebbene tutte le cose importanti dell’essere propriamente umani provengano dal nostro cervello-mente, la scienza ha approcciato il tremendo argomento solo di molto recente. C’era un motivo tecnico ovvero che il cervello produce mente quando è vivo al pari del corpo di cui è parte. Ma un organo così complesso era impossibile da studiare in vivo, di solito la scienza biologica parte da dissezioni di cose morte. Solo negli ultimi decenni si sono prodotte tecnologie che riescono a farci sapere qualcosa del ciò che accade lì mentre funziona.

Ma c’era forse anche un motivo culturale aggiunto. Abbiamo prodotto talmente tanto pensato, a base di credenze di ogni tipo, tra cui alcune metafisiche rilevanti come la credenza dell’anima e della sua possibile eternità (l’eternità presuppone l’immaterialità, ovvio), che sembra noi si sia ritrosi ad andare a scoprire come funzionano le cose lì dove tutto questo origina.

Per dirne una, non c’è libro sul cervello-mente che non citi una o più volte Cartesio e la sua idea dualistica della cosa estesa (materia) e la cosa pensante (mente o anima), incluso il celebre “L’errore di Cartesio” influente best seller di A. Damasio.

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Michele Castaldo: La morte di un liberista

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La morte di un liberista

di Michele Castaldo

Diciamo la verità: fa un certo effetto vedere alcune migliaia di signore e signori osannarsi nel proprio isolamento in piazza del Duomo a Milano al seguito della bara del loro rappresentante, il cavaliere Silvio Berlusconi che da dio in terra riposa come tutti i comuni mortali in una bara di legno pregiato.

Si, poi ci sono i giornali di destra che piangono il loro finanziatore, le varie mogli che da rivali si ritrovano in un cordoglio unitario, le escort rimaste orfane di festini, i personaggetti da quattro soldi della politica che devono decidere dove acclimatarsi, i personaggi televisivi che a Lui devono tutto, i tifosi del Milan che ricordano i trofei vinti e quel diabolico trio – Gullit, Raikard e Van Basten – ecc. ecc. e un vescovo chiamato a destreggiarsi nell’arte della retorica galleggiando tra il dire e non dire calibrando parola per parola, sillaba per sillaba per non scontentare e contemporaneamente non accontentare troppo.

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Vincenzo Costa: Berlusconismo, il Frankenstein sfuggito a Repubblica

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Berlusconismo, il Frankenstein sfuggito a Repubblica

di Vincenzo Costa

Il berlusconismo fu l’effetto indesiderato della dissoluzione della sfera pubblica democratica organizzata attraverso corpi intermedi e partiti di massa, perorata da think tank come Repubblica

Il berlusconismo: un effetto indesiderato (un rozzo tentativo di analisi)

Forse è ora che si mettano da parte le polemiche e si avvii un’analisi seria del Berlusconismo. Sinora la maggior parte dei discorsi attacca il fondatore di Mediaset, la sua figura, le sue azioni, la sua persona, e inevitabilmente il discorso diviene morale. Berlusconi avrebbe inquinato la vita italiana introducendo fenomeni di costume negativi, su cui non è necessario soffermarsi. Questo tipo di approccio ha una funzione: impedire un’analisi politica e storica di un fenomeno che è politico e storico.

La domanda che si tende a evitare è semplice: perché il leader di Forza Italia ebbe così tanto successo? Perché lo votavano a Mirafiori, i ceti medi, quelli popolari, la borghesia milanese e i disoccupati del sud? La critica moraleggiante spiega qualcosa di questo fenomeno? Una volta che ci si è assicurati della nostra superiorità morale va tutto bene?

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Marco Belpoliti: Berlusconi, l’immagine e la morte

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Berlusconi, l’immagine e la morte

di Marco Belpoliti

Ha scritto Maurice Blanchot che è solo nella morte che il defunto comincia a rassomigliare a sé stesso, sino ad arrivare ad affermare che “il cadavere è la propria immagine”. I vivi sarebbero del tutto privi di somiglianza. Eppure, se c’è stato un uomo che ha costruito da vivo la propria somiglianza, questo è stato Silvio Berlusconi. Per lui l’immagine era tutto, così ha lungamente modellato il proprio corpo per essere l’immagine più perfetta di sé. Con una intuizione formidabile ha compreso che doveva in ogni caso e in ogni momento avere quella immagine che si legava per lui all’essere un Capo, sia che fosse il proprietario di una società immobiliare come di una televisione commerciale, il fondatore di un partito personale come il Presidente del Consiglio dell’Italia.

Avere un’immagine è necessario se si è, o si vuole essere, un capo, senza immagine non c’è il Capo. Italo Calvino l’aveva scritto in anni non sospetti, quando ancora nessuno avrebbe immaginato che dopo il corpo del Duce avremmo avuto il corpo di Berlusconi al centro della nostra vita politica, come in quella immaginaria.

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Antiper: Sulla differenza tra plusvalore e profitto

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Sulla differenza tra plusvalore e profitto

di Antiper

Come è noto una delle grandi acquisizioni scientifiche di Marx, sviluppata nel primo libro del Capitale, riguarda il meccanismo che permette al capitalista di appropriarsi di plusvalore attraverso il mancato pagamento di una quota di tempo di lavoro che Marx chiama pluslavoro.

Alla fine del processo produttivo il plusvalore è ancora ingabbiato all’interno di una merce; per estrarre questo plusvalore-merce serve il passaggio della cosiddetta “realizzazione”: la merce deve essere venduta, monetizzata, trasformata in plusvalore-denaro e il plusvalore deve essere trasformato in profitto.

Possiamo dunque dire che il profitto è la versione realizzata del plusvalore, è plusvalore in atto (e che dunque il plusvalore è profitto in potenza).

Possiamo anche dire che il plusvalore è la forma transitoria e necessaria dell’accumulazione di capitale. Certo, esiste anche una forma di accumulazione diretta, di tipo esclusivamente “finanziario”, che non prevede il passaggio attraverso la forma-merce intermedia (con la simbologia di Marx, D-D’).

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Redazione: Machiavelli: chi è l’aggressore?

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Machiavelli: chi è l’aggressore?

di Redazione

“… non equivalenza morale tra le due classi dirigenti: l’aggredito non può essere equiparato all’aggressore, tra i due c’è una differenza decisiva e ineliminabile”. (Libero 11.06).

“C’è un aggressore e un aggredito” (la gran parte dei giornalisti e intellettuali che ha parola e scrittura sui media dall’inizio dell’operazione speciale russa in Ucraina).

Sono questi gli argomenti con i quali i servi degli americani provano a giustificare la loro incontendibile posizione per il sostegno militare occidentale all’Ucraina. Ovviamente, c’è poco di sensato in questa loro affermazione che nel momento stesso in cui viene posta chiude qualsiasi possibilità di discussione, almeno dal loro punto di vista. Accettare una simile falsa premessa equivale ad abdicare a qualsiasi autonomia di giudizio o di critica sulla situazione reale. Saremmo portati a pensare che tutti costoro siano soltanto degli esaltati che cercano di nascondere dietro l’apoditticità delle loro indimostrate asserzioni una faziosità anche peggiore di quella talebana.

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