Fulvio Grimaldi: “Armi di distruzione di massa… e di consolazione (per Zelensky)”

Fulvio Grimaldi – 13/07/2023

MONDOCANE: A grappolo, all’uranio, al fosforo ARMI DI DISTRUZIONE DI MASSA… E DI CONSOLAZIONE (PER CHI RESTA NELL’ANTICAMERA NATO (fulviogrimaldi.blogspot.com)

 

A grappolo, all’uranio, al fosforo

ARMI DI DISTRUZIONE DI MASSA… E DI CONSOLAZIONE (PER CHI RESTA NELL’ANTICAMERA NATO)

 

A colloquio con il collega Paolo Arigotti sulle armi di distruzione di massa, proibite da convenzioni internazionali, ma che solo USA e NATO continuano ad utilizzare contro le popolazioni civili.

Armi chimiche, armi meteorologiche, Napalm, Agente Orange, fosforo bianco, armi a grappolo, armi all’uranio impoverito, armi di distruzione di massa di civili, da noi concepite, fabbricate e usate, ma attribuite alle vittime: strumenti per la valorizzazione e diffusione dei valori dell’Occidente euroatlantico. Ecco, siccome sono i “nostri valori”, li inalberiamo con vigore morale e lasciamo che si abbattano su chi sta sotto, di qua o di là, dove c’è gente. Serve a che il bene trionfi.

Si capisce che la marionetta horror di Kiev abbia pestato i piedi perché, pur avendo da quattro anni sostenuto e praticato i migliori tra questi valori occidentali, non gli sia stato ancora riconosciuto la formale appartenenza al “Giro Canaglia”, pur essendosene, lui, dimostrato degno e meritevole, più e meglio di un qualsiasi kapo’ israeliano.

Ma è tutto una sciarada. Sappiamo benissimo che Zelensky è NATO più di quanto lo possa essere perfino il più sparacchione dei marò italiani, spediti a far sventolare il vessillo della rosa dei venti tra raffiche di mitra su pescatori indiani, o il nostro carabiniere stupratore a Mogadiscio, o il più esperto dei praticanti di waterboarding a Guantanamo, o Abu Ghraib. Solo che, a negare al pupazzetto hororr la bollinatura formale, si leva a Putin il pretesto di polverizzare quanto di nazismo ancora alligna attorno al Donbass ucraino e che ci sta molto a cuore come futuro Zeitgeist planetario. Inammissibile il decadimento di questo modello che, nell’Occidente democratico, era stato fatto comparire alle folle come, la Madonna Pellegrina – vecchietti, ricordiamocelo – quando si trattava di salvaguardare certi risultati elettorali su certe portaerei naturali NATO nel Mediterraneo.

La marionetta horror sgambettava furiosa e, con lei, l’armata degli avventizi della comunicazione horror impegnata a fornire carne ucraina ai missili russi. Si trattava di placarne la frustrazione da mancato genocidio, formalmente marchiato NATO, soddisfacendone comunque la necrofilia horror, quale è stata messa in campo al momento della proclamazione della “Guerra al terrorismo” (11/9/2001). Un bel pacco-doni di armi di distruzione di massa. Quelle vere.

Non avrebbero risolto niente, come in tutte le occasioni precedenti. Dall’iprite di Churchill sui patrioti di Baghdad nel 1922, dal suo fosforo bianco su Dresda, Berlino, Francoforte, Colonia e andare, tra il 1944 e il 1945, a punire quelli che qualcuno eternizza come i “cattivi tedeschi”, ai gas di Graziani su faccette nere da romanizzare, dall’orgia di bombe sul Laos dal 1964 al 1973 e di Agente Orange e Napalm sul Vietnam per vent’anni, agli attacchi al gas nervino di jihadisti NATO su civili e soldati siriani a Ghouta Est nel 2013, false flag attribuita ad Assad. Fino alle, ora riabilitate, bombe a grappolo, bombe all’uranio, e bombe al fosforo bianco già collaudate recentemente su passanti, specie bambini, in Serbia, Iraq, Libano, Palestina.

Risolvevano niente ma, perbacco, se davano l’idea della dimensione della nostra misura di malvagità. E lasciavano la nostra impronta, sia nelle carni che nella Storia, come spetta ai grandi protagonisti della Storia.

Io c’ero. Io ho visto.

1965-1975, Napalm, agente incendiario, e Agente Orange, diossina, dagli USA lanciato ininterrottamente su tutto il Vietnam, con effetti genetici che continuano a produrre morti e nascite deformi. Marzo-maggio 1999, 78 giorni di bombardamenti su tutta la Serbia, in parte all’uranio impoverito, con particolare concentrazione sugli impianti petrolchimici di Pancevo. Bombe meteorologiche per provocare piogge che facessero uscire il Danubio dagli argini e così spargere su vasta scala la contaminazione chimica. Maggio 1999, bombardamento a tappeto di NIS, Serbia, nell’ora di massima circolazione degli abitanti al centro della città. Marzo-aprile 2003, bombe e missili all’uranio su tutto l’Iraq (seconda serie, dopo quella della prima Guerra del Golfo 1991). Novembre 2004, Fallujah, centro della resistenza, bombe al fosforo bianco, già usate da Churchill sulle città tedesche a fine guerra, perquanto svuotate di presenze militari. Luglio 2006, invasione israeliana del Libano, Beirut disintegrata e uso di tonnellate di bombe a grappolo su tutto il Sud agricolo. Dicembre 2008-novembre 2009, operazioni israeliana “Piombo Fuso” su Gaza, fosforo bianco, bombe a grappolo, maschi “sospetti” giustiziati sul posto. Scritte sulle pareti: “Siamo stati qui. Morte agli arabi”

Civili bruciati vivi e carbonizzati. Primato europeo di leucemie in Serbia. In Iraq il più alto tasso del mondo di neonati deformi, destinati a morte entro mesi. Bimbi con tre braccia o con nessuno, senza organi sessuali o ciechi, madri in nero che li accudiscono per i mesi che restano; bambini nei campi coltivati del Sud Libano che, a distanza di 16 anni dall’irruzione dei mostri, pestano una bombetta del grappolo e ci rimettono l’arto a vita; a Gaza, cavernicoli del terzo millennio che escono dalle macerie che erano una casa e mi mostrano una sagoma nera incisa nell’asfalto, l’orma di un corpo che il fosforo ha carbonizzato. Non decarbonizzano gli Israeliani. A Hanoi due gemellini di 4 anni, per mano a una madre senza luce, distanti 40 anni dalla fine della guerra, che io vedo, con la testa più grande del corpo, e loro non vedono me.

Alla notizia che dopo Londra con gli ordigni all’uranio, il mentecatto Biden avrebbe mandato in Ucraina bombe a grappolo, i furieri della nostra caserma mediatica hanno dato meno rilievo che a Barbara D’Urso a mani giunte davanti alla bara del farabutto. Siamo dalla parte delle democrazie, del bene.

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